Berrettini: "Un anno magico grazie a Federer" (Bonsignore). Serena a lezione da Tyson per ritrovare il colpo del ko (Zanni). "Italia, cresco anch'io" (Guerrini)

Rassegna stampa

Berrettini: “Un anno magico grazie a Federer” (Bonsignore). Serena a lezione da Tyson per ritrovare il colpo del ko (Zanni). “Italia, cresco anch’io” (Guerrini)

La rassegna stampa del 21 dicembre

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Berrettini: “Un anno magico grazie a Federer” (Filippo Bonsignore, Il Corriere dello Sport)

Il sogno continua. […] Matteo Berrettini ha appena vinto il Super Tennis Award di “Miglior giocatore” in quella Torino che vuole vederlo protagonista tra due anni alle Atp Finals, a poche ore di distanza dal riconoscimento della Atp come giocatore che più è migliorato nell’anno, e rilancia subito la sfida. «Penso di essermi meritato di stare nell’Olimpo del tennis: l’obiettivo è continuare a spingere per farne parte anche nei prossimi anni». Partiamo proprio dall’ultimo episodio della storia, dalle Finals di Londra «E’ stata un’esperienza fantastica, difficile da immaginare. E’ andato tutto così velocemente ma me la porterò sempre dentro» La vittoria con Thiem ha messo il punto esclamativo «E’ stata una stagione bellissima, da incorniciare, con tanti bei risultati. Sono stato continuo e sono riuscito a giocare ad alto livello su tutte le superfici. Penso che l’Award dei giocatori sia la ciliegina sulla torta». Non è stato l’unico azzurro protagonista. «Tra di noi c’è stima e i risultati ci aiutano. Fognini ha vinto a Montecarlo, Sonego ad Antalya, ci stavamo inseguendo con i risultati.. . Quali sono stati gli highlights della sua stagione? «I tre momenti più belli sono la vittoria con Zverev a Roma, quella con Monfils a New York e l’ingresso in campo alle Finals» E i momenti chiave? «Le svolte importanti sono arrivate dopo delle sconfitte. A Montecarlo contro Dimitrov sono uscito dal campo molto deluso, non tanto per la sconfitta, quanto per il modo in cui è maturata. Così ho parlato con il mio team e ho detto loro che bisognava cambiare marcia». La risposta dei coach Santopadre e Rianna qual è stata? «Mi hanno dato ragione, ma mi hanno detto: credi in te stesso perché il livello c’è. E da lì in poi abbiamo visto tante belle cose, tanti bei risultati… Anche la ‘lezione” contro Federer a Wimbledon mi ha permesso di fare grandissime cose agli Us Open. […] Confermarsi, adesso, comporterà più responsabilità? «Sarà difficile, le responsabilità cambiano, ma fa parte del gioco. Quando uno migliora ovviamente chiede in primis a se stesso sempre di più. Sono contento dei risultati che ho fatto, ora starà a me e al mio team lavorare con la stessa calma di sempre, senza farsi prendere dalla frenesia del risultato né di dover dimostrare qualcosa a qualcuno». Avverte la pressione? «Un po’ sì, ma non è malvagia. Quando non sono teso e non ho paura, non riesco a giocare il mio miglior tennis; la pressione mi fa bene. Non deve essere una cosa che non mi fa vivere bene ma allo stesso tempo gli atleti sono abituati a conviverci, fa tutto parte del processo. […] La Coppa Davis è un rimpianto? «Sono arrivato distrutto, fisicamente e mentalmente. La stagione è stata molto lunga, eravamo a fine novembre, tant’è che l’acciacco che avevo me lo sono portato avanti e mi dà ancora un po’ fastidio. Ma è il tennis: bisogna imparare dalla programmazione di quest’anno». Quali saranno i suoi piani per il 2020? «Non si può pensare di giocare tutte le partite che ho giocato. Giocherò meno partite e cercherò di concentrarmi sui tornei più importanti» Si partirà subito dagli Australian Open. «L’acciacco muscolare non mi permetterà di giocare l’Atp Cup. Il primo Slam stagionale è alle porte e bisogna centellinare gli impegni ed essere competitivi nei momenti più importanti». In quali aspetti del gioco può crescere? «Ci sono tanti aspetti che possono essere migliorati, c’è tanto da lavorare: in primis gli spostamenti dalla parte del rovescio e poi essere più intraprendente verso la rete. Anche fisicamente si può fare un ulteriore step ma mi piacerebbe fare anche un salto di qualità con il diritto e il servizio che sono le mie due armi principali» Che cosa chiede al 2020? «Non ci siamo mai messi obiettivi di risultati prima di una stagione, continueremo così. I miei obiettivi, è inutile nasconderlo, sono gli Slam e i “mille” ma voglio continuare a crescere e diventare un giocatore migliore».

Serena a lezione da Tyson per ritrovare il colpo del ko (Roberto Zanni, Il Corriere dello Sport)

Non c’è dubbio, nelle ultime quattro finali di Slam perse (due a – Wimbledon, altrettante agli US Open), il colpo del ko proprio non si è visto. E così Serena Williams ha dovuto rinunciare (o rimandare?) l’aggancio di Margaret Court, la regina all-time degli Slam: 24 successi l’australiana, 23 la statunitense. Ma la caccia continua, anche a 38 anni, e in vista della nuova stagione che avrà subito, il mese prossimo, nel mirino gli Australia Open (conquistati dalla Williams sette volte, l’ultima nel 2017, ma anche l’ultimo Slam) ecco che Serena ha pensato di colmare la lacuna: così per cercare un’altra maniera per mettere fuori combattimento le avversarie, specialmente nelle finali, è andata a lezione da Mike Tyson. In un breve clip twittato dall’ex campione del mondo dei massimi, poi in un altro postato su Instagram dalla tennista e dal suo coach Patrick Mouratoglou, la si vede infatti, indossando vistosi guantoni rossi, alle prese con il sacco: sinistri e destri potenti, mentreTyson la consiglia, la osserva, la aiuta. […] ANCHE IL CINEMA. Le due leggende si sono incontrare a Boca Raton, in Florida. «Ha una grande potenza – ha poi scritto Tyson – non voglio salire sul ring con questa GOAT (Greatest Of The Time, la più grande di tutti i tempi): @serenawilliams tanto amore e rispetto». E l’attrice Hilary Swank (Oscar per il celeberrimo ‘Million Dollar Baby’) ha subito postato un tweet con un «Vorrei essere li» ricevendo in risposta un invito da Mouratoglou. […] Serena ha precedenti con la boxe: se infatti Muhammad Ali è uno dei suoi miti, ha lavorato con Mackie Shilstone, che ha sua volta aveva allenato campioni del ring come Andre Ward, Bernard Hopkins e Roy Jones Jr All’incontro non poteva mancare Milan, figlia di Tyson, promessa proprio del tennis, che ovviamente idolatra le sorelle Williams. E non importa se anni fa Iron Mike, grande appassionato di tennis, aveva affannato di considerare Martina Navratilova (che aveva ospitato nella sua casa del New Jersey) giocatrice più completa della Williams. Il tempo passa…

“Italia, cresco anch’io” (Piero Guerrini, Tuttosport)

Il ragazzo non è timido. Ha ritirato giovedì il premio di Next Gen 2019 per la Fit senza mostrare al cospetto di Berrettini e Fognini, dell’emergente Jannick Sinner, segni di sudditanza. Piuttosto di quell’ammirazione che inducono a lavorare il doppio: «Avere giocatori importanti davanti a me è uno stimolo in più. Lo è Sinner. Il suo percorso incredibile è un riferimento per me». Il ragazzo è duro come il marmo di Carrara dovè nato. Si chiama, è noto, Lorenzo Musetti e a 17 anni ha nel cassetto dei ricordi buoni la finale dell’Us Open jr 2018 e il trionfo nell’Australian Open jr 2019. Ora è il miglior 2002 del mondo Atp. Musetti, ricorderà il suo 2019 per il titolo storico a Melbourne jr? «[…]E’ il punto di partenza, ma adesso tornerò laggù con altri obiettivi, perché tra i pro è tutto un altro mondo. Ho avuto alti bassi nella mia prima stagione, ma anche la possibilità di giocare con top 100. Ringrazio la Fit per le wild card che ho ricevute. E ricordo la partita persa in qualificazione a Roma con Sinner. Jannik era già in rampa di lancia Bellissimo giocare nel Pietrangeli, è durata 3 ore e alla fine ero contento seppur avevo perso». Tra quelli che considera alti e bassi è intanto al n. 358 del mondo. “Dopo la vittoria in Australia e un percorso bellissimo che ricorderò, in accordo con il mio coach Simone Tartarini s’è deciso di passare ai tornei pro. E’ stato un anno di transizione, di passaggio. Ho avuto alti e bassi, maturato esperienze. Ho uno staff che lavora con me, a cominciare da Simone che mi conosce come nessun altro, è un rapporto che va avanti da quando avevo 9 anni e ha creduto subito in me. E poi ce Tirrenia che alza il livello della sfida. Ho fatto solo un primo passo». Insomma avere tre campioni davanti e altri buoni italiani non è un freno. «No, Jannick ha realizzato qualcosa d’incredibile. Lo stesso Berrettini dice che avere italiani di alto livello è stimolo reciproco. Fognini ha conquistato un Masters 1000, il tennis italiano attraversa forse il miglior momento di sempre, con un gruppo di ragazzi che è molto coeso. Nel nostro piccolo anche Giulio Zeppieri (un 2001, ndr) ed io ci facciamo avanti e ci spingiamo a vicenda». Il tennis è sport che spinge dalla vita normale e reale. Come si adegua? «Bisogna essere consapevole di fare qualcuno non consentito a tutti, un privilegio. Rendere la propria passione lavoro, viaggiare. Alla fine è una scelta libera». Si pone obiettivi per il 2020. E quali? «Parto a giorni, vado a giocare un 15.000 dollari in Nuova Zelanda e poi le qualificazioni all’Australian Open. Entrare in tabellone sarebbe bellissimo. Mi piacerebbe poter giocare challenger importanti, magari già qualche 250mila dollari, raggiungere una posizione tra i primi 200 e i 100 al mondo, affrontare qualche giocatore di valore, confrontarmi. Voglio crescere, maturando esperienze». Lei tra l’altro ha un gioco diverso, originale, non robotizzato. «Forse più simile ai vecchi tempi, con molte variazioni di colpi e ritmo. Ho un gioco molto spontaneo, non troppo scolastico, non sono un robot. […]. Nel frattempo riesce a studiare. «Si, scuola privata, mi mandano anche lezioni online. E’ importante non fermarsi». Ha iniziato spinto da papà, vero? «Si, papà giocava, non a livello professionale. Mi ha messo una racchetta in mano da bambino e trasmesso la passione. La famiglia mi ha sempre appoggiato e sostenuto». Cosa riesce a fare Musetti nel tempo libero? «Intanto il tempo libero è assai ridotto. In questo periodo gli allenamenti durano 6 ore al giorno. Ascolto musica, papà mi ha fatto sentire quella Anni 80-90, ma mi piace anche quella attuale. […]

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