Fognini&Travaglia, batosta russa (Semeraro, Azzolini, Frasca). Kyrgios, il "cattivo" con l'animo nobile (Crivelli). Federer e Nadal, numeri da capogiro (Semeraro)

Rassegna stampa

Fognini&Travaglia, batosta russa (Semeraro, Azzolini, Frasca). Kyrgios, il “cattivo” con l’animo nobile (Crivelli). Federer e Nadal, numeri da capogiro (Semeraro)

La rassegna stampa del 4 gennaio

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Fognini&Travaglia, batosta russa (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Le gare a squadre per ora continuano a non portare fortuna all’Italia, che nella Atp Cup a Perth ha ricominciato da dove aveva smesso in novembre a Madrid: una sconfitta. Pesante, ma non definitiva. Allora era stato un ko amaro con gli Usa in un match che valeva i quarti delle finali di Davis, stavolta una batosta prevedibile, per 3-0, e comunque dolorosa, con il Dream Team della Coppa, la Russia di Andrey Medvedev e Karen Khachanov. Stefano Travaglia, numero 2 di un’Italia priva di Berrettini (infortunato) e Sonego (che non si è iscritto) aveva un po’ illuso la truppa azzurra scattando 5-2 contro Khachanov, n.17 Atp. […] Un doppio fallo maledetto, il pugnetto di Khachanov che iniziava ad agitarsi e sono arrivati sei game consecutivi per il russo, che ha chiuso senza troppi patemi 7-5 6-3 dopo un’ora e 28 minuti. Daniil Medvedev, il n.5 del mondo, ha dovuto invece rimontare il 6-1 che gli ha rifilato in apertura Fabio Fognini. Nel secondo set però il finalista degli US Open è riuscito ad allungare gli scambi, mentre il Fognini magistrale dell’inizio iniziava a mostrare stanchezza, anche perché Fabio in Australia è arrivato tardi, dopo la nascita della seconda figlia. Medvedev è salito in cattedra, e anche nel terzo set, comunque giocato ad ottimo livello da entrambi, gli sono bastati tre game per strappare il servizio all’italiano (1-6 6-1 6-3). Niente da fare neanche nel doppio, che aveva comunque importanza perché in Atp Cup, come nella nuova Davis, contano tutti i punti per la dassifica avulsa del girone (passano le prime di ogni girone e le due migliori seconde): Khachanov e Medvedev hanno piegato in due set la coppia un po’ arrangiata Bolelli-Lorenzi. Ora arrivano i match più abbordabili: domenica la Norvegia, martedì gli Usa

Italia, non è un ko (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Un po’ autentica e per il resto verosimile, l’Atp Cup spalanca porte e finestre al tennis della nuova stagione per far prendere aria alla casa, rimasta sigillata dalle Finals di novembre. […] Per quanto sia, uno Shapovalov che piega Tsitsipas in due tie break vale più di un interrogativo sul canadese che sembra già in buonissima forma e pronto a recitare da protagonista sin dalle prime battute di un anno che potrebbe consegnarlo definitivamente ai piani alti del tennis. Presto sarà nella Top Ten. Non lo dichiara apertamente, ma lo fa capire tenendo a distanza, quel tanto che serve, il quasi coetaneo greco. C’è l’Italia in campo e alla fine raccoglie briciole. La Russia, con tutti i suoi effettivi, è semplicemente più forte. […] Ha in squadra Khachanov come numero due, e Medvedev come primo della classe e non ha alcuna intenzione di fare esperimenti, tanto che li spedisce in campo anche per il doppio, a toglierci l’ultimo punticino che sarebbe stato utile (eccome) in caso di arrivo in volata, per un eventuale passaggio ai quarti fra le “due migliori seconde’. Finisce tre a zero, ma c’è di buono che i russi se lo devono sudare, e nemmeno poco. Stefano Travaglia dà un senso spregiudicato alla sua prima coppa in azzurro andando all’assalto di Karen Khachanov, lo aggredisce quasi gli avesse fatto un torto, e ne ricava svelto un 4-2 nel primo set, sigillato da una gran botta di rovescio, che poi diventa un 5-2 che sembra propedeutico di una bella avventura. C’è anche un set point, sul successivo 5-3, ma sul filo di lana Khachanov ritrova appoggi e certezze e un po’ alla volta recupera le linee guida del suo gioco. Superata la paura, ottiene due break l’uno via l’altro che valgono cinque game consecutivi e il set. «Amo il tennis per questo.. Non sempre c’entra la forza, la qualità o la presenza mentale a dare forma a un bel match. A volte devi lasciarti guidare da ciò che senti dentro, ed è come viaggiare sulle onde magnetiche». Perbacco, è come essere al luna park… Anche Fabio Fognini si prende le sue soddisfazioni con Medvedev, che ha battuto una sola volta quando Daniil era ancora un pupo. Con classe e colpi che il russo poco comprende gli sfila il primo set, lasciandogli un game appena, poi avverte la stanchezza di un viaggio che l’ha condotto a Perth all’ultimo momento, e il numero 5 Atp mette le mani sul match, restituisce il 6-1 e chiude il terzo con un break facile, malgrado gli affanni di Fabio nel salvarsi dai molteplici break points (14 su 18, alla fine). «Sono arrivato alle tre del mattino, ho dormito, mi sono allenato venti minuti. Eppure ho giocato un bel tennis, è stato un match coinvolgente. Sono partito all’ultimo per essere sicuro che tutto filasse liscio. Flavia… La piccola appena nata…». Preoccupazioni logiche. Il girone dell’Italia (“D”), con i nostri sul fondo della classifica, appare alla fine ribaltato nei valori, grazie alla vittoria imprevista (e impensabile) della piccola Norvegia sul colosso statunitense. È il giovane Casper Ruud a prendere in contropiede pivot Isner, uscendo vivo dalla gragnola di ace (33) che l’americano gli scatena contro. Fa della resistenza il suo pregio, Ruud, e resta attaccato ai gamboni di Isner evitando zampate letali. Perde il primo tie break, ma strappa il secondo al ventiduesimo punto, e nel terzo (dopo 2h 43′) viene a capo della disputa rifilando l’unico break del match, per il 7-5 finale. La Norvegia è il prossimo appuntamento per l’Italia (alla mezzanotte di oggi). Non sembrava difficile superarla. Ora un po’ di più.

Atp Cup, Italia travolta dalla Russia:0-3 (Guido Frasca, Il Messaggero)

Fognini illude, Travaglia si smarrisce e l’Italia si arrende alla Russia nella prima giornata dell’ATP Cup a Perth, una delle tre sedi della neonata competizione per nazioni (si gioca anche a Brisbane e Sydney). E’ bastato un set a Daniil Medvedev, n.5 del ranking, per ritrovare la fenomenale solidità che la scorsa estate lo aveva spinto sino alla finale degli US Open. Il 23enne moscovita si è imposto in rimonta su Fognini: 1-6 6-1 6-3. […] A condannare Travaglia è stata invece la mancanza di esperienza contro Khachanov (n.17). Il 28enne marchigiano aveva il primo set in pugno (5-2 e servizio), si è irrigidito e ha finito col cedere 7-5 6-3. Gli stessi Khachanov e Medvedev hanno regalato il 3-0 alla Russia battendo in doppio per 6-4 6-3 Lorenzi-Bolelli. Nella notte italiana l’Italia affronterà la Norvegia, che trascinata da Ruud ha sconfitto per 2-1 gli Stati Uniti di Isner. Oggi è il giorno del debutto di Nadal, che sempre a Perth con la sua Spagna sfida la Georgia (diretta su SuperTennis dalle 10.30). A 33 anni Rafa è l’unico capace di sedere sul trono mondiale in tre decenni diversi col sistema di classifica stilato dal computer dal 1973. […] Per la cronaca ha chiuso l’anno da n.1 nel 2008, 2010, 2013, 2017 e 2019. Cinque volte come Federer e Djokovic (anche per il serbo esordio oggi contro il Sudafrica), i suoi grandi rivali. Un record sensazionale se si considerano i tanti gravi infortuni e i lunghi stop.

Kyrgios, il “cattivo” con l’animo nobile (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

In fondo non è cattivo, solo che gli è sempre piaciuto dipingersi cosi. Guascone, monello, sostanzialmente disinteressato al tennis se non nelle partite contro i big, sotto la scorza da bad boy di Kyrgios si nasconde invece un cuore d’oro. Che lo conduce fin quasi alle lacrime alla fine della fatica vincente contro Struff, quando nell’intervista in campo gli ricordano che grazie ai 20 ace messi a segno ha contribuito con 4000 dollari australiani (2500 euro) alla causa degli sfollati per gli incendi, tremenda piaga degli ultimi mesi in Australia. Alfiere solidale […] Anche perché Canberra, la sua città, si trova nel cuore di una delle zone più martoriate dalle fiamme e il fumo che ha reso l’aria irrespirabile ha obbligato gli organizzatori a spostare a Bendigo il tradizionale challenger che precede gli Australian Open (a cui è iscritto anche Sinner). Colpito molto da vicino dal dramma che sta sconvolgendo íl suo paese, Kyrgios ha deciso nelle ore appena precedenti l’Atp Cup di versare 200 dollari australiani (125 euro) in beneficenza per ogni ace da qui alla fine del mese e ispirando altri sportivi, non solo tennisti, a seguirlo: intanto l’Atp ha deciso di aggiungere 100 dollari australiani all’iniziativa dei servizi vincenti (e dunque alla fine del match contro il tedesco sono stati raccolti fondi per 6000 dollari, cioè 3700 euro) e l’associazione dei fantini ha deliberato di versare alla causa parte dei premi delle corse dei prossimi giorni. Un solo pensiero […] Eppure i singhiozzi di ieri hanno mostrato l’anima nobile di Nick: «E’ davvero dura assistere a quanto sta avvenendo. La città dove sono nato, Canberra, ha l’aria più tossica al mondo. È triste. Non mi interessano i complimenti, abbiamo la capacità e la volontà di fare qualcosa. Il ricavato andrà a tutte le famiglie, ai vigili del fuoco, a chi ha perso cose o animali. E qualcosa di molto più grande del tennis. A ogni servizio che giocavo, il pensiero andava a tutte quelle persone, è stato difíìcile rimanere concentrato sul gioco, ma sono stato trascinato dall’affetto della gente in tribuna». Il destino che cambia direzione, insomma. E l’impegno di Kyrgios non si esaurirà con la Atp Cup: il 15 gennaio, a cinque giorni dal via degli Australian Open, scenderà in campo in un’esibizione a Melbourne cui hanno già aderito anche giocatori stranieri. I 20 ace del Kid, in aggiunta, hanno consentito all’Australia di prendersi il primo punto contro la Germania, successo poi perfezionato dal trionfo in rimonta di De Minaur su Zverev in una grande partita. Lasciando al momento da parte le polemiche sull’utilità della manifestazione, l’Atp Cup è certamente cominciata al top, da uno splendido Shapovalov che piega Tsitsipas ai due match point annullati da Ruud a Isner. E, tutto intorno, l’aura di un (finto) cattivo che elargisce bontà.

Federer e Nadal, numeri da capogiro (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

[…] A metà dicembre Roger Federer ha compiuto 1000 settimane da top 30, più di 19 anni senza mai staccarsi dagli ultimi piani della classifica. Un secondo dopo la mezzanotte del 31 dicembre Rafa Nadal è diventato l’unico tennista della storia, maschio o femmina, ad occupare il numero 1 del ranking mondiale per tre decenni. La prima volta era il 15 agosto 2008, Rafa aveva 24 anni. Oggi ne ha 33, si è sposato, ma il trono non lo molla. Pochi, forse nessuno, un anno fa gli avrebbe cucito addosso un 2019 come quello che si è appena concluso: il dodicesimo Roland Garros, il quarto US Open. La medaglia di numero 1 di fine anno più anziano di sempre, a 33 anni e mezzo. […] Il tutto affrontato con una filosofia invidiabile: «fin da ragazzino ho lottato con gli infortuni, ho imparato in fretta a godermi le cose buone della vita e ad accettare con tranquillità quelle cattive». Numero uno, anche in questo. LEGGENDE Solo Federer e Djokovic possono pareggiare questo nuovo record davvero epocale, fra le ragazze Serena Williams e molto teoricamente – sua sorella Venus, Maria Sharapova e Kim Clijsters, che ha da poco annunciato il suo secondo rientro. In Australia, dove sta giocando la Atp Cup con la Spagna, a fine gennaio Nadal invece potrebbe compiere l’ennesima impresa, raggiungendo a quota 20 Slam il suo rivale di sempre, Roger Federer. Alzando la seconda coppa degli Australian Open, aggancerebbe anche un’altra coppia da leggenda, Rod Laver e Ray Emerson, gli unici che prima di lui sono riusciti a vincere tutte le quattro prove del gran Slam almeno due volte (anche se “Emmo” sfruttò meglio di tutti il periodo di bando dei professionisti fra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80). Le statistiche contano il giusto, per carità, e non sempre rendono giustizia a tutti specialmente nel non tennis dove fra l’era del dilettantismo e quella Open più che uno stacco c’è una faglia, un canyon che separa due mondi. I record della Premiata Ditta Rafa&Roger restano però quasi sconcertanti. La prima volta che Federer ha messo piedi e bandana fra i primi 20 del ranking era il 30 ottobre 2000, aveva appena 19 anni. Lo scorso agosto ne ha compiuti 38, mancando di un punto il nono trionfo a Wimbledon. In due decenni abbondanti da professionista ha accumulato 103 titoli – a soli 6 dal record assoluto, e un po’ gonfiato, di Jimbo Connors – 20 Slam e 310 settimane da numero 1, trovando anche il tempo di mettere al mondo 4 gemelli. TERZO INCOMODO. Il tutto attraversando un decennio, quello appena concluso, in cui a fare meglio di tutti è stato il Terzo Incomodo, ovvero Novak Djokovic, che fra il 2010 e il 2019 ha vinto 15 dei suoi 16 Slam – contro i 13 di Nadal ed i 5 di Federer – ed è rimasto numero 1 per 275 settimane (su 520). Non un avversario banale, quando si parla di record. “Un trio del genere non si è mai visto nella storia del tennis” ha ammesso in questi giorni un altro numero 1 del Terzo Millennio, Marat Safin, e forse la frase suona un po’ ingenerosa nei confronti di Borg, McEnroe, Lendl e Connors, che si infastidirono a vicenda tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80. […] A testimoniare la grandezza di Nadal, Federer e Djokovic c’è però anche l’ammirazione quasi religiosa dei loro colleghi più giovani. “Qual è il mio sogno?” – ha dichiarato qualche giorno fa Marco Cecchinato – “Giocare a San Siro con la maglia del Milan e incontrare Roger Federer”. Non è il solo a sognarlo, specie ora che si avvicina il ritiro del Patriarca. Anche Daniel Brand, l’ex pro tedesco, quando a dicembre gli hanno chiesto di riassumere la sua carriera non ha citato i trofei o le partite vinte, ma più semplicemente ha detto: “Sono stato fortunato ad aver giocato contro Federer e Nadal”.

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