I migliori colpi in WTA: la risposta - Pagina 2 di 3

Al femminile

I migliori colpi in WTA: la risposta

Seconda puntata della serie dedicata alle giocatrici migliori nel singolo colpo. Kerber o Muguruza, Halep o Yastremska: chi risponde meglio?

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Angelique Kerber - 2016
 

RISPOSTE INTERLOCUTORIE
Come detto, per quanto riguarda le risposte interlocutorie, la statistica più utile è quella della percentuale di risposte in campo. Dato fondamentale, che però di per sé non è sufficiente per valutare la qualità di un colpo. Perché un conto è mandare di là una palla morbida e corta, un’altra è essere in grado di giocarla profonda, nell’ultimo metro di campo, mettendo subito in imbarazzo l’avversaria nella costruzione del gioco. In teoria, con i software sofisticati di oggi, anche questi sarebbero aspetti misurabili, ma purtroppo si tratta di informazioni di solito non disponibili e quindi occorre ancora, almeno in parte, affidarsi alle proprie sensazioni.

Sulla scelta dei nomi: le due escluse in extremis in questa categoria sono state Elina Svitolina e Barbora Strycova. Forse Strycova può sembrare una ipotesi a sorpresa, ma ricordo che molto spesso le migliori doppiste hanno, prima ancora che nel servizio, un punto di forza proprio nella risposta. In ogni caso, queste sono le tre scelte definitive:

3. Elise Mertens
Nata il 17 novembre 1995, Elise Mertens si è affacciata ai piani alti del ranking WTA quasi con discrezione. Non che non abbia ottenuto risultati significativi (la semifinale all’Australian Open 2018, la vittoria nel Premier di Doha 2019), ma per il momento non ha ancora raggiunto traguardi da prima pagina. Anche il suo tennis non è di quello che sforna prodezze da farti saltare sul divano davanti alla TV. Entrata in Top 20 nel 2018 (con un best ranking da numero 12 in novembre), nelle ultime stagioni si è mantenuta regolarmente fra la posizione 15 e la 25. In sostanza, una presenza di livello medio-alto dell’attuale circuito: al momento è numero 23.

Pur avendo un rovescio leggermente più incisivo del dritto, Mertens è una tennista con un insieme di gioco piuttosto equilibrato. E siccome non è tipo da gettare via punti, questo la rende una avversaria difficile da battere, oltre che con una rara costanza di rendimento nel corso della stagione.

Descritta così, sembrerebbe la classica rappresentante della “medietà”, quindi una giocatrice che difficilmente può trovare posto in una serie di articoli come questa, alla ricerca dell’eccellenza nel singolo colpo. Però ci sono alcuni numeri che fanno spiccare almeno una delle qualità di Elise. Ed è la ragione per cui compare come terza assoluta nella classifica delle risposte interlocutorie.

Fra chi ha giocato almeno 10 match, Mertens nel 2020 è seconda per game e punti vinti in risposta (dietro Simona Halep), mentre è risultata la migliore in assoluto all’ultimo US Open per risposte in campo tra chi ha vinto almeno tre match, con l’86%. A Wimbledon qualche mese prima aveva raggiunto l’82%. In sostanza questi dati sono la dimostrazione che un gioco solido non può prescindere dalle basi, e saper tenere in campo molte più risposte della media è una base fondamentale per impostare un tipo di tennis come quello di Elise.

Un ultimo numero, senza che questo la sposti nella categoria delle risposte aggressive. Nell’ultimo US Open (dove è arrivata sino ai quarti di finale) Mertens compare al decimo posto per risposte direttamente vincenti (10 in totale). Certo, ben dietro alle 28 di Serena Williams (o alle 16 di Goerges in soli quattro match), ma comunque un valore interessante che dimostra ancora una volta la sua rimarchevole completezza in questo fondamentale.

2. Simona Halep
Per quanto riguarda la risposta, direi che Simona Halep rappresenta la versione di livello superiore dell’approccio che ho tratteggiato parlando di Elise Mertens. Del resto anche Halep, malgrado abbia nel rovescio il colpo più naturale, è diventata nel corso del tempo una giocatrice sostanzialmente simmetrica, vale a dire con una efficacia quasi equivalente tra dritto e rovescio.

Tutti i numeri relativi alle fasi di risposta delle ultime stagioni la vedono sistematicamente ai vertici: seconda per game vinti nel 2015, quarta nel 2016, ottava nel 2017, prima nel 2018, seconda nel 2019. Nei primi mesi del 2020 era la prima tra quelle con più di 10 match disputati.

Naturalmente i dati di punti e game vinti in risposta non possono essere scorporati dallo svolgimento dello scambio, e quindi non sarebbe corretto collegarli esclusivamente alla risposta. Per saperne di più dobbiamo rivolgerci agli Slam, che offrono classificazioni più complete e dettagliate: negli ultimi due Major dello scorso anno, Halep vanta una percentuale di risposte in campo dell’82% (Wimbledon) e dell’88% (US Open). A Londra non viene fornito il dato medio di tutte le giocatrici, ma possiamo confrontarlo con la media ufficiale fornita a New York, che è del 77%.

Insomma, praticamente ogni numero è dalla sua. Dovessi trovare un limite in questo colpo, direi che Simona a volte soffre per via di un allungo non eccezionale, determinato da una statura un po’ sotto la media. Ma significa davvero andare alla ricerca del pelo nell’uovo.

1. Angelique Kerber
Se escludiamo l’anno “magico” 2016, nel quale Kerber ha raccolto la maggior parte dei titoli pesanti della carriera, le ultime stagioni di Angelique sono state, sul piano dei numeri, complessivamente meno positive rispetto a quelle di Simona Halep. Di conseguenza lo sono state anche le classifiche specifiche che WTA elabora sulle singole fasi di gioco. Malgrado tutto, però, Kerber eccelle, anche davanti ad Halep, proprio nella percentuale di risposte in campo; negli ultimi Major ha addirittura superato il 90%. Un valore assolutamente eccezionale.

Un’altra ragione che mi ha portato a preferirla ad Halep è la maggior capacità acrobatica; una dote che le permette, a volte, di intercettare e rimandare servizi che sarebbero sicuri ace contro returner meno forti. Kerber infatti possiede una naturale attitudine ai recuperi impossibili, frutto della grande facilità nel coordinarsi e colpire in corsa, anche in tempi limitatissimi e con posizioni improbabili, al limite del tuffo.

Nelle ultime stagioni la sua percentuale di risposte in campo è ulteriormente aumentata; credo che questo progresso derivi in parte dalla decisione di arretrare la posizione di attesa della battuta avversaria. Ci sono pro e contro in una decisione del genere. In generale non è una scelta molto frequente nel tennis femminile, visto che la maggior parte delle tenniste di vertice preferisce mantenersi a ridosso della linea di fondo. Le battute difficilmente superano i 180 km/h, e quindi (se si dispone di discreti riflessi) colpendo da una posizione più avanzata si riduce la porzione di spazio da coprire, per ovvie ragioni geometriche.

La posizione più arretrata concede più tempo per organizzarsi, e questo è sicuramente un vantaggio; d’altra parte richiede maggiore mobilità (più campo da coprire) e rende meno incisive le risposte, perché colpendo da più lontano si concede più tempo anche a chi ha servito di preparare il terzo colpo (quello in uscita dal servizio).

Ergo: se non si risponde con sufficiente profondità si rischia di esporsi alla aggressione avversaria. Ma Angelique con le sue parabole riesce quasi sempre a trovare gli ultimi metri di campo e in questo modo è spesso in grado di disinnescare il servizio anche delle grandi battitrici. Una ragione in più per meritare il numero 1 in questa classifica.

a pagina 3: Le migliori risposte aggressive

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