Game over! (Semeraro). Wimbled(on) off (Crivelli). Cancellato (Piccardi). Chiude Wimbledon. Ha vinto il virus (Rossi)

Rassegna stampa

Game over! (Semeraro). Wimbled(on) off (Crivelli). Cancellato (Piccardi). Chiude Wimbledon. Ha vinto il virus (Rossi)

La rassegna stampa di giovedì 2 aprile 2020

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Game over! (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

L’ora più buia del tennis è stata alle cinque del pomeriggio, l’ora del tè e delle tragedie, quando gli schermi di mezzo mondo si riempiono del comunicato atteso e temuto da giorni. Quello che cancella Wimbledon dal 2020. «E’ con grande rammarico che il Main Board dell’All England Club (AELTC) e il Comitato di Gestione dei Championships hanno deciso oggi (ieri; ndr) che i Campionati 2020 saranno cancellati a causa delle preoccupazioni di salute pubblica legate all’epidemia di coronavirus. I 134esimi Championships saranno organizzati dal 28 giugno all’11 luglio 2021». E’ appena l’undicesima edizione che viene annullata dalla nascita del torneo, nel 1877. Le prime dieci (1915-18 e 1940-45) erano state vittima delle due guerre mondiali, e nel 1940 il Centre Court era stato addirittura bombardato dalla Luftwaffe. Stavolta è bastata una minuscola, ma letale mina chimica. Roger Federer posta un aggettivo che dice tutto: «Devastato». E non aggiunge nessuna immagine, «perché nessuna “gif” può descrivere i miei sentimenti». Neanche la tecnologia aiuta ad alleggerire la botta. Federer deve rinviare alla soglia dei 40 anni il suo sogno di alzare la nona coppa a Church Road, ma il lutto lo devono elaborare tutti. Wimbledon non è solo un torneo – e comunque insieme alla decisione dello Slam inglese è arrivata anche quella di Atp, Wta e Itf di sospendere ogni attività almeno fino al 13 luglio – Wimbledon “è” il tennis. L’anima, la storia, la tradizione, l’immagine del Gioco. «I’m shocked», twitta Serena Williams. Le altre cancellazioni, sospensioni o spostamenti – compreso quello del Roland Garros – erano stati difficili da digerire. Questo proprio non va giù, colpisce l’immaginario di tutti, oltre che le tasche di molti. Le alternative – rinviare ad agosto, giocare a porte chiuse – non erano realistiche, non solo per questioni climatiche e logistiche (lo stato dell’erba, le ore di luce) ma perché avrebbero messo a rischio la copertura assicurativa. Il giro di affari del torneo è di circa 300 milioni di euro, dei quali una quarantina foraggia la federtennis inglese, e che normalmente vanno a favore di tante iniziative sportive e benefiche oltre a garantire spese, paghe e stipendi dei 6000 membri dello staff. «Ci è pesato molto il fatto che i Campionati fossero stati interrotti in precedenza solo dalle guerre mondiali», ammette Ian Hewitt, presidente dell’Aeltc, e sembra di ascoltare Radio Londra ai tempi di Churchill. «Ma crediamo che annullare i Championships sia la decisione giusta quest’anno, per concentrarci su come possiamo utilizzare l’ampiezza delle risorse di Wimbledon per aiutare coloro che sono nelle nostre comunità locali e non solo. Il nostro pensiero va a tutti coloro che sono stati e continuano a essere colpiti da questi tempi senza precedenti» […]

Wimbled(on) off (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Ora che è arrivata l’uffïcialità, la tristezza ci colpisce come la lama di un pugnale conficcata nel cuore di milioni di appassionati. Si sapeva, era stato anticipato da molteplici voci: il torneo di Wimbledon 2020, che doveva giocarsi sui prati più celebri del mondo dal 29 giugno al 12 luglio, è stato cancellato. Eppure, di fronte a un evento traumatico che a questo punto ricorda davvero le conseguenze di un conflitto, mette i brividi pensare che in 134 anni di storia (prima edizione nel 1877, le donne dal 1884) solo due guerre vere, la Prima e la Seconda, abbiano obbligato lo Slam più celebre e affascinante a tenere chiusi i cancelli (in totale dieci edizioni, tra il 1915 e il 1918 e dal 1940 al 1945), mentre stavolta il vincitore è un nemico più subdolo, il coronavirus, microscopico ma ferale. Così, dopo 75 anni, i Doherty Gates non apriranno per accogliere i 500.000 fortunati possessori di un biglietto. E i 19 campi del Club, a partire dal Centrale, rimarranno coperti dai teloni, senza mostrare al mondo la perfezione dell’erba tagliata a 8 millimetri e calpestata da tre secoli da tutti i campioni più grandi. Nel giorno in cui la Gran Bretagna, per la prima volta, ha avuto più di 500 morti in 24 ore, non ci potevano essere indugi, dopo che la settimana scorsa la decisione era stata rinviata in attesa di novità che non potevano essere benauguranti e col punto fermo del rifiuto a giocare a porte chiuse, se fosse stato possibile. Così, alle 4 del pomeriggio italiane, il comunicato degli organizzatori ha confermato una scelta ineluttabile […] Contestualmente, nella nota si ufficializzano le date del prossimo anno: dal 28 giugno all’11 luglio. Troppi rischi, soprattutto nell’immediato: la preparazione di un appuntamento complesso come Wimbledon richiede che le operazioni comincino a fine aprile quando, nel contesto attuale, saranno sicuramente ancora in vigore le restrizioni per spostamenti, viaggi, distanze sociali. Una situazione ben chiara agli organizzatori: «Il nostro primo pensiero è andato soprattutto alla salute e alla sicurezza di tutti coloro che contribuiscono a mettere in piedi il torneo: il pubblico nel Regno Unito e i visitatori da tutto il mondo, i nostri giocatori, ospiti, membri, personale, volontari, partner, appaltatori e residenti locali. Ritenendo probabile che le misure del Governo continueranno ancora per parecchi mesi, riteniamo di dover agire in modo responsabile per proteggere il gran numero di persone necessarie per preparare i Championships, dall’allenamento di migliaia di raccattapalle agli ufficiali, giudici di linea, steward, giocatori, fornitori, media e appaltatori. E di considerare allo stesso modo che le persone, le forniture e i servizi richiesti per organizzare i Campionati non sarebbero comunque disponibili in nessun momento questa estate, rendendo impossibile lo spostamento in avanti». […] Non appena Wimbledon ha reso nota la propria decisione, Atp e Wta hanno annunciato la cancellazione di tutta la stagione sull’erba (in totale 14 tornei) e la sospensione di ogni attività fino al 13 luglio. Certo, nel momento in cui bisogna aspettare altri 15 mesi per godersi la tradizione di Wimbledon, il pensiero è andato a Federer e a Serena e Venus Williams, che nel luglio 2021 avranno già compiuto o si avvicineranno ai quarant’anni e magari avranno deciso che il tennis, dopo averli portati nella leggenda, non farà più per loro. Roger ha affidato a un tweet le prime emozioni: «Sono devastato. Non esiste nulla per esprimere ciò che sento». Ma un’ora dopo, su Instagram, ha rassicurato i fan con una story nella quale dice «non vedo l’ora di tornare l’anno prossimo, ma intanto state in casa e al sicuro». […]

Cancellato (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Correva l’anno 1940. A giugno Parigi si era arresa a Hitler, solo la Gran Bretagna resisteva all’invasore. L’11 ottobre, piovvero bombe: cinque, sganciate dai cacciabombardieri tedeschi, atterrarono sul villaggio di Wimbledon, a sud di Londra; una di esse centrò il tetto del campo centrale di un circolo fondato nel 1868, sbriciolando 1200 seggiolini. Il torneo annuale su erba (nato nel 1877) sarebbe ripreso solo nel 1946, con la vittoria del francese Yvon Petra, e poi avanti per 74 anni consecutivi. Ma nella primavera 2020 piovve dal cielo il coronavirus, e Wimbledon si fermò. Dove riuscirono solo le guerre, mette a segno il suo letale ace al centro (del cuore) la pandemia. “It is with great regret…” Le parole che non avremmo mai voluto leggere sono l’incipit del comunicato bordato di viola e verde che alle 16 ora di Londra annulla il più antico, prestigioso e affascinante evento dello sport: «E’ con grande dispiacere che il board dell’All England Lawn Tennis Club ha deciso di cancellare Wimbledon 2020 in ragione dell’allarme per la salute pubblica. La prossima edizione di The Championships si terrà dal 28 giugno all’11 luglio 2021». Niente Wimbledon, niente erba, niente tennis. Inutile pensare a un posticipo nell’antica data dell’Olimpiade (24 luglio): i prati sarebbero troppo secchi, la luce molto diversa e in Church Road qualsiasi soluzione che non preveda l’eccellenza non è nemmeno contemplata. Tanto più che gli inglesi sono assicurati contro l’ipotesi di «cancellazione per pandemia»: il danno, più che monetario, è emotivo. Il Tempio non apre i battenti, tutta la stagione sul verde è annientata: Atp, Wta e Itf annunciano che le racchette resteranno nei foderi e le palline nei tubi almeno fino al 13 luglio. «Devastante» scrive Roger Federer, che a quasi 39 anni affidava all’erba le speranze di un 21°, miracoloso, titolo Major. «Sono sotto choc» confessa Serena Williams, coeva del maestro svizzero, ossessionata da quello sporco, ultimo, Slam (sarebbero 24 come la primatista assoluta Margaret Court). E ancora non è chiaro — lo scopriremo solo vivendo —, se questo stop forzato allungherà la carriera ai dinosauri del circuito oppure offrirà loro la scorciatoia per un buen retiro meritato. Senza più certezze né punti di riferimento, mentre la classifica mondiale rimane congelata, è un mondo che brancola nel buio. La verità è che tutto il tennis, fino alle Atp Finals di Londra e alla Coppa Davis di Madrid, è a rischio. […] Un’intera generazione di giocatori (non esistono solo i top-10) e tornei di fascia media comincia a immaginarsi un futuro diverso. I miliardari e gli assicurati sono una fortunata minoranza e il Tour, che non brilla per lungimiranza né per rapidità di decisioni, non ha da parte i fondi per sostenere tutti.[…]

Chiude Wimbledon. Ha vinto il virus (Paolo Rossi, La Repubblica)

Un’estate senza Wimbledon è il mondo che si rovescia. La gara più antica del mondo, in calendario dal 29 giugno al 12 luglio, non ci sarà. La tradizione spazzata via da un nemico invisibile: in 143 anni di storia, solo le bombe delle due guerre mondiali erano riuscite a interrompere il torneo, prima del coronavirus. I signori dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club dovranno riaggiornare le pagine di storia. Pensavano che Wimbledon avesse un fascino senza tempo, immune a qualsiasi virus della modernità. Gli inglesi avevano resistito a tutte le pressioni, dal passaggio dei dilettanti al professionismo, avevano vinto anche sul boicottaggio del ’73, quando 82 giocatori ribelli abbandonarono il tabellone pochi giorni prima del via. Certo, nel corso del tempo le palle bianche si sono estinte, oggi c’è il tie-break al quinto set sul 12-12, i tennisti non si inchinano più passando davanti al Royal Box, ma l’erba è rimasta, e con essa le liturgie del tempio. Contro la pandemia, però, c’è solo la resa. «Abbiamo pensato alla salute e alla sicurezza di coloro che partecipano a Wimbledon» hanno scritto gli organizzatori, comunicando al mondo la decisione intuita da giorni da tutti. «Eh, anche loro hanno dovuto rassegnarsi: fa un certo effetto», commenta Nicola Pietrangeli. «Sono devastato», il commento di Roger. Serena Williams è «sotto shock». Sarà per il 2021. «Troppe persone in movimento oltre ai giocatori: abbiamo immaginato gli scenari, non era ipotizzabile». Così come è stato impossibile un rinvio: l’umidità cambia l’erba, Wimbledon è unico anche per questa ragione. Pochi minuti dopo l’annuncio di Londra, è arrivato il comunicato congiunto di Atp e Wta, le associazioni di giocatori e giocatrici, della sospensione di ogni torneo fino al 13 luglio: spazzate via la stagione della terra rossa e quella sull’erba. L’orizzonte si sposta dunque verso l’America: New York oggi ha i suoi grandi problemi, il Billie Jean King National Tennis Center è un ospedale da campo da 350 letti, ma ci sono quattro mesi e mezzo fino agli Us Open, in programma dal 24 agosto. Può salvarsi il Roland Garros, rinviato al 20 settembre, ma pure qui non vi è certezza. Craig Tiley, direttore di Tennis Australia, è convinto che non si giocherà più a tennis: «È uno sport globale, che richiede viaggi. Molto, molto difficile»

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