Il paradosso del campo da tennis di West Palm Beach su cui si è giocato il mini-torneo di esibizione vinto da Reilly Opelka è persino geografico, trattandosi di uno dei campi più meridionali degli Stati Uniti che pure è seguito, scendendo le coste della Florida verso Delray Beach, Boca Raton, Fort Lauderdale e infine Miami, da tanti e tanti altri rettangoli da gioco – perlopiù in cemento. ‘Persino’, perché di paradossi da raccontare ce ne sarebbero tanti altri. Ne vedremo qualcuno.
Il torneo è stato organizzato dall’UTR, Universal Tennis Rating, una sorta di circuito universale che accoglie e conferisce un ranking a chiunque abbia disputato degli incontri sotto l’egida di una delle sigle riconosciute (tutte quelle internazionali con l’aggiunta di molte federazioni nazionali; ci sono diverse nazioni europee, manca però l’Italia). Il simpatico meccanismo del sito consente poi di sfidare uno degli altri giocatori in classifica. In linea teorica si può invitare alla pugna anche Djokovic, neanche a dirlo numero uno pure qui, come dimostra questa invitante call to action.
Tra i quattro tennisti selezionati dagli organizzatori sulla base di criteri di ampia decenza tennistica (sono tutti top 60) e prossimità geografica, oltre al vincitore Opelka, figuravano anche il finalista Kecmanovic, Tommy Paul e Hubert Hurkacz – che ha sostituto Berrettini, originariamente in lista ma fermato da un guaio alla caviglia. Il torneo si è giocato con regole NextGen (partite al meglio dei tre, set corti a 4, tie-break sul 3-3) e con la formula del round robin: tutti i tennisti si sono sfidati almeno una volta tra loro, i primi due della classifica che si è delineata hanno giocato la finale e gli altri due si sono contesi medaglia di bronzo (vinta da Hurkacz) e medaglia di legno (‘vinta’ da Paul). Sarebbe dovuto durare tre giorni, ma l’infausto meteo di oggi – a West Palm Beach piove che Dio la manda – ha suggerito di contrarre tutto nello spazio di 48 ore: sabato si sono dunque giocati gli ultimi due match di round robin e le due finali, incontri conclusi tutti al terzo set.
La finale è stata decisa da un break di Opelka sul 2-2 del set decisivo, ottenuto – udite udite – con un poderoso rovescio lungolinea che trovate al minuto 9:05 del video qui in basso. Dopo il punto conclusivo, una risposta terzacategoriesca spedita in corridoio da Kecmanovic su una prima neanche troppo robusta di Opelka, si è consumato l’inusitato rituale del vincitore che gira in tondo perché non sa bene come e cosa ci sia da festeggiare, dal momento che non può andare a salutare l’avversario. In realtà qualche istante dopo i due si incrociano, a debita distanza, e si scambiano un cenno d’intesa utilizzando la racchetta.
Sul seggiolone siede il terzo essere umano ammesso in campo, un giudice di sedia adeguatamente bardato con mascherina. Per il resto c’è posto soltanto per due panchine di plastica, rigorosamente separate, e un paio di telecamere addizionali. Alcune riprese dall’alto sono fatte da un drone che sorvola il campo e il cui ronzio è abbastanza percettibile durante la partita. Fuori dalla recinzione siede qualche altro figuro – con la mascherina non si capisce mai dove finisca la precauzione e inizi il bandito, sembriamo tutti poco raccomandabili – annoiato, avvilito, che certamente si domanda a cosa stia assistendo (è tennis? almeno gli somiglia? come diceva Quelo, la risposta è dentro di me ma è sbagliata?).
Niente pubblico, ovviamente. Con un po’ di cattiveria si potrebbe obiettare che Opelka-Kecmanovic – sfida andata in scena due volte tra challenger e qualificazioni, mai nel circuito maggiore – di pubblico ne avrebbe avuto pochino anche a porte aperte. Mancava persino lo spazio, per il pubblico. Neanche un mezzo abbozzo di spalti, giusto qualche sediolina qui e là. Il campo sorge all’interno di un club privato, non sappiamo se sia stato tirato su ad hoc o già fosse situato in un luogo particolarmente favorevole allo pratica del tennis d.c., dopo coronavirus, considerando che le riprese ci suggeriscono si trovi proprio nel mezzo del nulla.
Anche se ‘nulla’ non è esatto. Intorno al campo c’è qualche mucca, provvidenzialmente inquadrata dalle telecamere durante il match tra Hurkacz e Paul. L’ex tennista indiano Prakash Amritraj, commentatore di Tennis Channel (che ha comprato i diritti del torneo, come Sky Sport), era talmente preso dalla contesa che si è interrogato sulla possibilità di dare un nome alla mucca inquadrata, rispondendosi poi che avrebbe prima dovuto conoscerne il sesso. Che un indiano manifesti tale interesse per una mucca, peraltro, non è neanche così bizzarro. Non più bizzarro di quello che abbiamo visto: Opelka vincere la partita col rovescio lungolinea, le mascherine attorno a lui, il drone sopra di lui. Mentre tutto intorno è solamente sanificazione e Florida.