Tornei senza raccattapalle: necessità temporanea o nuovo trend?

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Tornei senza raccattapalle: necessità temporanea o nuovo trend?

Si sta giocando senza raccattapalle a Todi, ad esempio. Cosa ne pensiamo (e cosa ne pensate)?

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(foto Chryslène Caillaud / @Sport Vision)
 

Ammettiamolo: tutti noi, chi molto e chi poco, abbiamo provato un po’ di piacere a vedere i supercampioni della racchetta raccogliere le palle da soli durante una di quelle partite che si giocano in questo periodo, mentre aggiustiamo il nostro mondo alla convivenza con il COVID-19 in attesa del vaccino. Questi superviziati semidei della pallina gialla, abituati ad essere serviti e riveriti su ogni campo e ad ogni latitudine, non solo non vengono più inseguiti dall’immancabile ragazzino che porge loro l’asciugamano zuppo di sudore, ma devono pure andarsi a raccattare le palline negli angoli, in mezzo ai vasi di fiori e sotto la rete per poter andare a servire il punto successivo.

Tra le misure introdotte da alcuni degli eventi-esibizione organizzati in queste settimane per lanciare la ripartenza del tour c’è stata quella dell’eliminazione dei raccattapalle, in modo da ridurre il numero di persone in campo e facilitare così il distanziamento sociale. E non c’è modo migliore di scoprire che non hai bisogno di qualcuno che vedertelo scomparire all’improvviso, esperienza che tutti noi cerchiamo di evitare succeda al nostro capo.

Inevitabile a questo punto porsi la domanda: ma c’è davvero bisogno dei raccattapalle? Non se ne potrebbe davvero fare a meno, come capita al torneo sociale e anche in tanti Futures?

Un aspetto non secondario, in questo periodo di pandemia, è quello della responsabilità legale da parte degli organizzatori dei tornei nei confronti di individui che solitamente sono ben al di sotto della maggiore età. È sicuramente questo uno dei motivi che ha spinto la USTA a scegliere esclusivamente raccattapalle adulti per il prossimo US Open (e relativo prologo “cincinnatese”) in modo tale da non avere minorenni nella “bolla”. Già a Flushing Meadows vengono abitualmente selezionati anche candidati di età più avanzata del solito perché devono essere in grado di lanciare la palla da una parte all’altra del campo (dato che non vengono fatte rotolare come negli altri tornei), ma nel 2020 è stato deciso di escludere i non adulti dal torneo.

Inoltre, i ragazzini molto giovani hanno anche il problema che spesso non sono indipendenti a livello di trasporti, generando quindi un flusso supplementare di persone per il “servizio di chauffeur”.

L’eliminazione dei raccattapalle comporterebbe meno persone da gestire, meno divise da distribuire, meno pasti da fornire, quindi sarebbe sicuramente un risparmio per l’organizzazione. E verrebbe anche eliminato il problema della coincidenza con le lezioni scolastiche: spesso accade che i tornei si disputino durante orari che normalmente sarebbero riservati alla scuola, e i raccattapalle sono così costretti “loro malgrado” a saltare quasi una settimana di lezioni. Spesso si trovano accordi tra l’organizzazione e gli istituti scolastici, ma si tratta di un problema piuttosto spinoso, soprattutto in Italia dove tradizionalmente la scuola vede qualunque attività extra-curricolare, specialmente se legata allo sport, come il fumo negli occhi.

Tuttavia bisogna considerare anche l’altro lato della medaglia: fare da raccattapalle ai campioni può essere un’esperienza estremamente motivante per un ragazzino. Ricordiamo su tutti Roger Federer, che per anni ha raccolto palline al torneo di Basilea ed ha più volte dichiarato come sia stato per lui molto motivante poter essere a contatto con i professionisti, al punto tale che ogni anno alla fine del torneo offre una pizza a tutti quanti i raccattapalle.

Alla fine, molto probabilmente quando rientrerà l’emergenza COVID-19 tutti i tornei torneranno ad avere il tradizionale servizio di raccattapalle, e c’è da scommettere che anche prima del tanto agognato vaccino verranno sperimentati metodi efficaci affinché chi è deputato a raccogliere le palline possa farlo in sicurezza. Nel Credit One Invitational di Charleston in corso questa settimana, per esempio, i raccattapalle sono dotati di tubo raccogli palline in modo da non dover toccare le palline usate dalle giocatrici. Ogni torneo cerca sempre modi diversi per rendere la vita più confortevole ai giocatori, per cui è difficile immaginare come un servizio così consolidato come quello di raccolta delle palline non possa tornare universalmente adottato in tempi relativamente breve.

Intanto però ci siamo tolti la soddisfazione di vedere Andy Murray raccogliersi le palline durante una partita del campionato inglese. Chi di voi l’avrebbe mai detto?

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