Il circuito femminile sarà il primo a ripartire nel 2020, e nello specifico ripartirà da Palermo, ma i dubbi sono ancora tanti. Dopo la tappa siciliana le ragazze che sceglieranno di competere in Europa potranno spostarsi a Praga, per poi volare alla volta di New York in vista dell’accoppiata Cincinnati-US Open. Eppure c’è ancora chi sostiene che il Citi Open di Washington (data d’inizio 14 agosto) abbia speranze di essere un combined; lo hanno supposto anche Clarey e Rothenberg del New York Times, nonostante invece Peter Bodo (di ESPN) abbia detto a Ubitennis che le speranze, secondo lui, sono minime.
Insomma, la confusione è tanta. Anche in considerazione del fatto che le entry list di Palermo e Praga sarebbero dovute essere già pubbliche (mancano rispettivamente quattro e cinque settimane all’inizio, e le entry list sono solitamente pubblicate sei settimane prima) e invece se del torneo ceco non si sa nulla, i profili social del Ladies Open hanno comunicato che la lista verrà rilasciata solo domani, lunedì 6 luglio. Sembrano certe le presenze italiane di Giorgi e Paolini, oltre a Sakkari e Bertens; buone possibilità anche per Halep, ma è tutto in divenire.
Sembra che venerdì ci sia stato un meeting della WTA, alla presenza di alcune rappresentanti delle giocatrici, ai cui contenuti il portale Open Court avrebbe avuto accesso. Il problema principale restano gli spostamenti intercontinentali, poiché se dall’inizio di luglio i paesi membri dell’Unione Europea hanno allentato le restrizioni, non lo hanno fatto per i voli provenienti da tutti i paesi del mondo; l’ingresso in Europa per alcune giocatrici potrebbe essere complicato. Inoltre, se i paesi europei interessati dallo swing sulla terra battuta (Italia, Spagna e Francia) intenderanno ancora imporre la quarantena a chi viene dagli Stati Uniti, sarebbe impossibile per le giocatrici (in questo caso anche per i giocatori) competere.
“Si tratta di una situazione assai variabile e dobbiamo accettarlo” ha detto Steve Simone, il CEO della WTA. “Dobbiamo prendere atto del fatto che la situazione è in continuo mutamento ed essere pronti ad eventuali adattamenti” gli ha fatto eco Vanessa Webb, ex giocatrice attualmente membro del WTA Board in rappresentanza delle top 100. “Abbiamo giocatrici che vogliono giocare e altre che non vogliono; giocatrici che possono giocare e altre che non possono giocare ovunque” – e questo sembra un riassunto abbastanza accurato della situazione.
La differenza principale rispetto all’ATP, che pure non può vantare troppe certezze in più, è che il circuito maschile ripartirà direttamente dagli Stati Uniti (un paio di settimane più tardi) che hanno già da mesi ufficializzato delle eccezioni per l’ingresso di atleti di rilevanza mondiale nel paese. Certo, anche per lo US Open potrebbe esserci qualche problema poiché lo stato di New York ha imposto delle restrizioni supplementari per coloro che arrivano da 16 stati americani, quelli in cui la crescita dei casi è ancora preoccupante; ci sono Florida, California e Texas, che messe assieme superano gli 80 milioni di abitanti.
Insomma, la ATP non ATP ride, ma in WTA sembra si rida ancor meno.