Chris Evert in esclusiva: “Io e Navratilova abbiamo portato il tennis a un altro livello”

Interviste

Chris Evert in esclusiva: “Io e Navratilova abbiamo portato il tennis a un altro livello”

La leggenda americana racconta la sua lunga e inimitabile carriera e dice la sua su Serena Williams e sullo US Open. Poi su Nadal: “Non vedo perché dovrebbe andare a New York”

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Chris Evert - Wimbledon 2017 (photo Art Seitz c2017)
 

La pubblicazione di questa intervista con Chris Evert sostituisce in via straordinaria il canonico appuntamento con le ‘Lettere al Direttore’, che per questa settimana si spostano a domenica.


Sono quasi in imbarazzo nel compilare il solito bignami dei successi della nostra ospite di oggi, perché la carriera di Chris Evert è talmente straordinaria che ci vorrebbero fiumi di metaforico inchiostro. Giusto per intenderci: 18 titoli Slam (sette Roland Garros, sei US Open su due superfici diverse, tre Wimbledon, due Australian Open) con almeno un titolo vinto per 13 anni di fila (nemmeno li giocava tutti, perché come ci ha detto non erano una priorità assoluta all’epoca), 260 settimane da N.1 (sette volte ha chiuso la stagione davanti a tutte), 52 semifinali e 54 quarti raggiunti su 56 Slam disputati e 125 vittorie consecutive sulla terra e il 94.28% di vittorie sulla superficie – insomma, io e Steve Flink, suo esegeta, abbiamo intervistato la Storia del tennis.

Oggi dirige una Academy di grande successo in Florida con il fratello John (la scuola porta il nome di quest’ultimo, che sarà contento di avermi sentito dire proprio ‘John Evert Academy’!), fa la commentatrice per ESPN, ed è l’editrice della rivista “Tennis”.

 

L’INTERVISTA COMPLETA

Chat live with Chris Evert and Steve Flink

Pubblicato da Ubitennis su Martedì 7 luglio 2020

I MOMENTI SALIENTI

Minuto 00: introduzione. Chris non si annoia a parlare ancora dei suoi record dopo tutti questi anni?

03:49: “Ho tanti momenti indimenticabili, e per fortuna! Forse il mio primo US Open, a 16 anni [nel 1971, ndr], fu come una favola. Anche gli ultimi due Roland Garros, nell’85 e nell’86, sono importanti per me, perché nessuno pensava che potessi ancora farcela. La rivalità con Martina è anch’essa fondamentale, perché lei mi ha spinta a diventare una giocatrice migliore – eravamo tanto diverse, ogni match era speciale. Ma non perdono Steve per essere sempre stato, segretamente, un tifoso di Martina!”.

07:26: “Ai miei tempi gli Slam non erano importanti come oggi. Davamo la priorità a tanti altri eventi perché stavamo cercando di costruire il nostro tour da zero, e quindi dovevamo esserci per supportare gli eventi del Virginia Slims Circuit organizzato da Billie Jean King e Gladys Heldman. (una storia che vi abbiamo raccontato nella serie di articoli dedicata alle ‘Original 9’). Per vendere biglietti e trovare sponsor era necessario che giocassimo ogni settimana e che partecipassimo a tutte le conferenze stampa, anche perché eravamo il primo sport a creare un campionato professionistico per donne. Gli Slam erano in secondo piano per noi, quasi una vacanza – io ho giocato l’Australian Open sei volte e ho saltato il Roland Garros tre volte quando ero N.1”. I casi Rosewall, Laver e Gonzales, descritto da Chris come “imponente e intimidatorio, aveva il miglior servizio e il miglior dritto che abbia mai visto”.

13:44: Steve Flink è il più grande Evertologo vivente, ma sa quante volte Chris ha vinto Roma?

17:00: Serena Williams e il record maledetto di Margaret Court: “Ha perso quattro finali, ma tutte le avversarie hanno sempre giocato in modo fantastico, soprattutto Kerber e Halep! Nessuna di loro aveva niente da perdere, mentre Serena ha chiaramente avvertito la pressione del momento. Francamente, non la escluderò mai dal novero delle potenziali vincitrici di un torneo. Ho visto qualche video dei suoi allenamenti, e sembra in grande forma – credo che abbia ancora tante possibilità di vincere degli Slam. Non credo che l’assenza del pubblico la condizionerà, ha una grande energia interiore, un po’ come Nadal”.

25:40: “La vittoria di Roberta Vinci contro Serena è certamente fra le più clamorose che io ricordi, ed ero lì. Prima del match pensavo che Williams l’avrebbe spazzata via, non vedevo come Vinci potesse farle male. E invece Roberta ha giocato un match di straordinaria intelligenza, alternando slice, lob e discese a rete in controtempo, l’ha mandata fuori ritmo e Serena ha perso tutta la sua tranquillità. Chi avrebbe pensato che le due ragazze italiane sarebbero arrivate in finale?”. Steve non ha ancora imparato a pronunciare il cognome di Flavia Pennetta! 

30:42: La carriera su ESPN: “Quando mi sono ritirata, i miei agenti hanno spinto subito affinché andassi a lavorare in TV, e fu un disastro. Non mi sentivo a mio agio e non volevo criticare delle ragazze che conoscevo bene; inoltre, il mio gioco era sempre stato basato sull’istinto, quindi le mie analisi tecniche non erano molto approfondite. Per nove anni ho smesso di fare la commentatrice per costruire una famiglia, e ho fondato una Academy con mio fratello John. Questo mi ha permesso di capire come giocano le nuove generazioni, così quando sono tornata è stato tutto molto più divertente, e ho anche imparato a informarmi sui giocatori.

36:56: “La rivalità con Martina, così densa di contrasti e colpi di scena, era riuscita ad attirare fan che non seguivano il tennis, aveva trasceso il gioco, e devo dire che se Tracy Austin non si fosse fatta male da giovane sarebbe stato tutto ancora più interessante. Anche un dominio come quello di Serena è una buona cosa per la popolarità del gioco – le sue finali a New York spesso sono più seguite di quelle maschili. È quando non c’è nessuno che spicca che il gioco diventa noioso, almeno secondo me”.

Martina Navratilova e Chris Evert – Wimbledon 1978 (foto via Twitter, @Wimbledon)

41:53: “La mia longevità ad alti livelli è qualcosa di cui vado molto fiera, più ancora dei miei record, anzi, sono contenta di non averci pensato troppo mentre giocavo, in particolare alle 13 stagioni consecutive con almeno uno Slam vinto e alle 125 vittorie di fila sulla terra”. Secondo Steve sarebbe stato un disonore per Chris perdere il suo ultimo match a Wimbledon contro Laura Golarsa (Evert rimontò da 2-5 nel terzo), qui si sfiora l’incidente diplomatico!

47:34: “In famiglia, tutti abbiamo iniziato a giocare grazie a nostro padre, anche mia sorella Jeanne, che se n’è andata quest’anno [il 20 febbraio, ndr], ha giocato sul tour; inoltre mia sorella Clare e i miei due fratelli hanno tutti ricevuto borse di studio per giocare a tennis all’università. Perciò lui è stato una figura fondamentale per me, e ho vinto tanti match per lui, compreso quello contro Golarsa, visto che quel giorno entrambi i miei genitori erano lì. Quando giocavo spesso li chiamavo subito dopo, perché i match non erano trasmessi in TV”.

50:52: La vittoria contro Tracy Austin, che l’aveva battuta cinque volte di fila, allo US Open del 1980: “Fu Don Candy [ex-giocatore australiano, campione a Parigi nel 1956, ndr] a consigliarmi di cambiare il mio gioco per quel match. Partii malissimo, 4-0 per lei, ma alla fine mi adattai e vinsi 4-6 6-1 6-1”. Le ho chiesto se Camila Giorgi non dovrebbe fare qualcosa di simile per raggiungere il suo potenziale: “Certo, bisogna pensare a come gioca l’avversario, non solo ai propri colpi”.

58:06: “Non ho seguito la vicenda legata alle revisione dei ranking, e sul perché la WTA sia più lenta nel prendere una decisione [l’intervista si è svolta prima che la stessa misura fosse adottata per le classifiche femminili, ndr] perché qui siamo tutti focalizzati sullo US Open e su come far sì che si possa giocare senza rischi, ma posso dirvi che dal mio punto di vista le giocatrici sono state un po’ più disciplinate dei loro colleghi durante la pandemia…”.

01:01:52:Non vedo perché Nadal dovrebbe rischiare un infortunio venendo a New York quando può rimanere in Europa ad allenarsi sulla terra. Su Djokovic non sarei così sicura, se vuole il record di Slam e vede che Federer, Nadal e altri non ci saranno, non sarebbe nel suo interesse cercare di vincere a Flushing Meadows? Credo che la USTA stia facendo un grande lavoro per far sì che il torneo si svolga ottemperando a tutte le misure di sicurezza, ma alla fine saranno i giocatori a decidere, probabilmente con poche settimane di preavviso”.

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Laver Cup, McEnroe: “Ben e Felix hanno giocato il doppio da singolaristi. Ai miei tempi non era così, ma oggi funziona”

“Ho sempre ammirato Auger-Aliassime: la sua concentrazione e la sua dedizione per il lavoro sono d’ispirazione”, le parole di Ben Shelton nei confronti del compagno di doppio canadese

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John McEnroe e Ben Shelton, Vancouver - Laver Cup 2023 (Photo by Matthew Stockam/ Getty Images for Laver Cup)

Un autentico assolo americano quest’anno alla manifestazione ideata da Rod Laver e Roger Federer. Dopo la prima vittoria del Team World lo scorso anno ai danni degli europei, in questi giorni Cerundolo, Auger-Aliassime, Fritz, Tiafoe e Shelton stanno letteralmente prendendo a pallate la squadra di Bjorn Borg, che fino ad ora ha ottenuto solamente una vittoria (Ruud ha sconfitto Paul). Protagonisti del doppio nella seconda giornata sono stati Felix Auger-Aliassime e Ben Shelton, che hanno regolato di potenza la coppia formata da Gael Monfils e Hubert Hurkacz, con lo score finale di 7-5 6-4. Nonostante i due americani non avessero mai giocato assieme si è potuta osservare un’ottima sintonia iniziata già dal primo singolare del canadese, con lo statunitense che nei cambi di campo lo incitava a gran voce. Anche capitan John McEnroe è rimasto colpito dalla chimica tra i due giovani, che spera in futuro di conoscere meglio. Ma vediamo ora le parole di Felix, Ben e John in conferenza stampa, dove hanno presenziato con un sorriso a trentadue denti.

D: Ben, sappiamo che voi ragazzi avete ancora lavoro da fare e non volete sbilanciarvi troppo, ma considerando lo US Open e questo evento in cui sei venuto inizialmente come un novellino ma ora stai trascinando la squadra alla vittoria prima con il singolo poi con la vittoria in doppio con Felix, consideri tutto ciò come il tennis dei tuoi sogni?

Shelton: “Sicuramente è stato un buon mese per me, sono soddisfatto di quello che ho raggiunto. Allo stesso tempo, però, cerco di mettermi in testa che devo migliorare e pensare in avanti invece che guardarmi indietro. Più partite gioco in cui mi diverto e nelle quali so di esprimere un alto livello, più mi sento progredire nel mio tennis. Quando si è in campo con qualcuno concentrato come Felix si sta in riga costantemente. Lui è un leader là fuori e mi diverto a condividere il campo con lui”.

 

D: Parlateci un po’ della chimica che c’è stata tra voi due in campo.  Come avete gestito la partita? Che tattiche avete utilizzato?

Auger-Aliassime: “Abbiamo entrambi servizi potenti e buone risposte; oggi hanno funzionato piuttosto bene. Se si riesce a dettare lo scambio dal primo colpo si è a cavallo. L’energia era ottima, quindi è quello che ha fatto la differenza”.

Shelton: “Le cose funzionavano tra di noi quest’oggi. Con un giocatore come Felix in campo è facile performare bene; il gioco d’attacco viene naturale a tutti e due. Ci completiamo a vicenda e in alcuni momenti lui mi ha tirato su il morale quando serviva. Spero di aver fatto lo stesso nei suoi confronti”.

Auger-Aliassime: “Decisamente”.

D: È sembrato che dall’inizio del match di Felix nella prima giornata voi due abbiate sempre cercato di spronarvi. Eravate amici prima di questo evento o è l’inizio di una bella amicizia?

Auger-Aliassime: “Negli anni ho creato delle belle amicizie con i ragazzi in questo evento e da quando ho visto Ben lui mi ha dato l’impressione di un ragazzo positivo, che ama competere e che si porta dietro una bella energia. Poi è concentrato ed è un trascinatore: tutti aspetti che apprezzo molto”.

Shelton: “Ho sempre ammirato Felix da quando sono entrato nel tour: la sua concentrazione per il mestiere e la sua dedizione mi spronano a fare meglio. A volte mi deconcentro durante gli allenamenti, mentre Felix è professionale e disciplinato. È bello girargli attorno per vedere come lui e il suo team lavorano”.

D: In singolo si dice a un tennista di giocare con i suoi punti di forza, ma in doppio è tutto diverso. Come cambiano le dinamiche dal punto di vista del coach?

McEnroe: “Ovviamente il doppio è completamente diverso da come lo giocavo io. Ora i giocatori possono stare a fondo campo giocando quasi un doppio-singolo. Possono giocare la loro versione del singolare ma insieme e in una partita di doppio. È importante sapersi infiltrare nelle migliori posizioni in campo; Ben e Felix ci sono riusciti. Hanno messo a segno volée al momento giusto nonostante gli avversari stessero giocando altrettanto bene. Non pensavo giocasse Monfils; invece, con Hurkacz ha giocato alla grande. Sicuramente questi ragazzi (gli americani,ndr) non hanno giocato moltissimi doppi, ma imparano velocemente”.

D: Oggi là fuori si è visto un tennis esplosivo e alcuni colpi incredibili. È difficile non farsi trascinare dall’atmosfera che c’è in campo e rimanere composti?

McEnroe: “Quello che cerco di portare in campo, anche se penso che non ce ne sia troppo bisogno conoscendo i ragazzi, è solamente energia e intensità, facendo il possibile per captare qualche sensazione da loro per poi restituirgli un feedback, anche minimo ma essenziale. Quest’anno non sono potuto andare in Australia, per cui ora mi piacerebbe poter essere più vicino ai giocatori per comprenderli meglio. A questo punto, però, spero solo di potermi sedere in panchina e vederli vincere. Siamo in una buona posizione (una vittoria e vincono il trofeo per il secondo anno consecutivo, ndr) e mi viene solamente da dire che la combinazione tra giovinezza ed esperienza mi sembra stia funzionando”.

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Roger Federer e la vita dopo il ritiro: “Ora sono l’autista e il manager dei miei figli!”

Roger Federer tornato alla Laver Cup rilascia una simpatica intervista con Jim Courier

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Roger Federer - Instagram @rogerfederer)

Un anno fa tutto il popolo del tennis si commuoveva nel dare l’addio al tennis giocato di Roger Federer. Per salutare il suo mondo, Roger scelse di giocare un doppio nella manifestazione da lui creata la Laver Cup, insieme all’amico e rivale di sempre Rafael Nadal. Alla fine del match, loro due seduti vicini in lacrime che si tengono la mano sono una delle immagini sportive più belle ed emozionanti degli ultimi anni.

A un anno di distanza, Roger Federer è tornato alla Laver Cup che quest’anno si svolge a Vancouver e ha anche giocato qualche scambio, come se il tempo non si fosse mai fermato. Sul campo nero, di fronte a uno stadio gremito, Jim Courier ha intervistato Re Roger. Una bella intervista di circa 20 minuti in cui il campione svizzero ha parlato del suo ritiro, della nuova vita che conduce tra allenamenti in palestra e impegni dei quattro figli, del futuro del tennis e tanto altro…

Per anni ho sempre temuto quel momento perché sapevo che sarebbe arrivato. E so che a volte, quando vediamo i nostri eroi del tennis, non ricordiamo come se ne sono andati, ricordiamo solo tutte le grandi cose che hanno fatto per il tennis, ed ero preoccupato che la mia fine in qualche modo non sarebbe stata bella. Ed è stato il contrario. È stato fantastico. Mi sono sentito davvero bene e molto felice e credo di essere stato molto fortunato a sperimentarlo.

 

“Ovviamente mi manca il tennis. In un certo senso mi manca tutto del gioco e dei momenti emozionanti trascorsi in campo. I breakpoint salvati, la vittoria sui match point, alzare trofei, l’affetto dei tifosi, i selfie. Fa tutto parte di una grande famiglia felice durante il tour. Di tanto in tanto mi ritaglio ancora quei momenti in cui vado a Wimbledon o ad Halle e mi sono ripromesso che non sarei mai stato un estraneo nel tour. Cercherò di tornare di tanto in tanto. Ed è per questo che sono così felice di essere qui. È stato anche bello stare di più a casa”.

Ho anche viaggiato un po’ occupato, ma è bello non dover aspettare un’altra partita, un altro allenamento dove magari il corpo non è a posto. E passare del tempo con gli amici e la famiglia è stato incredibile, è stato un anno incredibile, onestamente. Ma certo, mi mancano molti dei posti in cui viaggiavo regolarmente, e ho così tanti amici lì, e ci divertivamo moltissimo, quindi non posso avere tutto.”

“Mi sembra ancora di non avere molto tempo per me, con quattro figli. E ancora vado in palestra, incredibilmente. Ora sono un autista professionista, un organizzatore e un manager per i miei figli!.

Jim Courier: Sappiamo che sei un po’ musicista ma non sapevamo che in realtà facevi parte di una band. Avete mai sentito parlare di una band che potrebbero suonare nella porta accanto in questo momento. Coldplay, di cosa si trattava? Dove è successo? Cosa facevi sul palco con i Coldplay?

“Non so cosa stessi facendo. Stavo muovendo la mano, sorridendo. Ho ricevuto l’invito da Chris Martin dei Coldplay. Ha detto, vuoi salire sul palco domani? In quel momento mi trovavo a Zurigo. E ho guardato mia figlia e le ho detto, pensi che dovrei salire sul palco e fare questo? Lei dice, “Ovviamente, papà, si vive solo una volta. Ovviamente devi farlo”. Quindi dico, okay, salirò sul palco. Lo farò. E ovviamente mi è piaciuto. Questa è la mia carriera musicale. L’ho finito proprio lì.”

Alle domande di Courier si sono aggiunte quelle di alcuni fan che hanno permesso a Roger di toccare diversi argomenti. Sulla solitudine che si può provare durante la stagione ha detto “Sì, puoi sentirti molto solo in tour. Naturalmente sono stato molto fortunato ad avere una squadra meravigliosa durante tutta la mia carriera. Poi anche i miei genitori si univano a me di tanto in tanto. Avevamo un sacco di amici, come ho detto prima, che venivano sempre a trovarmi in tour. E poi sono arrivati ​​i bambini, quindi eravamo un intero circo itinerante. Quindi è stato incredibile. Ma essere in un ambiente di squadra, penso che per un atleta individuale, come un giocatore di tennis, sia una cosa grandiosa. Ed è per questo che sono sempre stato un grande giocatore di squadra. E per me, la Laver Cup è una straordinaria combinazione di tutto questo. Essere in squadra con altri grandi giocatori e stare insieme, cenare insieme, pranzare insieme, parlare di tennis tutto il giorno e nutrirsi a vicenda e, si spera, lasciare la Laver Cup motivati ​​e ispirati ad andare avanti e a fare grandi cose e vincere ogni torneo possibile.

Sulla possibilità di essere capitano del Team Europe in futuro: “Non finché ci sarai tu, Bjorn! Grazie ancora di essere qui. Perché no? Magari un giorno… Magari potrei fare l’assistente, o il tuo co-capitano. Sarebbe comunque un modo per tornare a competere e quindi, perché no?”

I migliori match della Laver Cup? “So che molte persone trovano noiosi i grandi servitori. Io li adoro! è la cosa più bella quando arriva un bell’ace! Frances Tiafoe e Stefanos Tsitsipas dell’anno scorso è stato un match incredibile in cui ha salvato quattro o cinque match point. Anche Zverev contro Raonic, c’era un sacco di energia nella squadra.”

Ad impreziosire il momento anche un video-messaggio con una domanda di Rafa Nadal: “Chi è il tuo compagno di doppio preferito?” “Credo dovrei rispondere mia moglie. Ma è Rafa!”.

E con la simpatia e la brillantezza che da sempre lo caratterizza, alla domanda di una bambina del pubblico su cosa le consiglierebbe per migliorare a tennis a soli 9 anni, Roger risponde: Magari potrai avere una carriera migliore usando il rovescio a due mani!”

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evidenza

Sabalenka tra passato e futuro: “Pensavo ai doppi falli e non riuscivo a controllarmi. Ora voglio vincere altri Slam”

La nuova numero uno del mondo si racconta a Tennis Magazine, dall’amicizia con Badosa alla sua passione per la velocità

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Aryna Sabalenka - US Open 2023 (foto Twitter @rolandgarros)

Uscita dallo US Open senza quello che sarebbe stato il suo secondo titolo Slam, ma con in mano lo scettro di nuova regina del tennis mondiale, Aryna Sabalenka ha ancora davanti qualche giorno di riposo e allenamenti prima di rientrare nel circuito. La bielorussa ha infatti deciso di saltare il 1000 di Guadalajara e ha optato per la stessa soluzione anche in relazione al 500 di Tokyo. Il suo primo match da numero uno del mondo sarà quindi a Pechino, nell’ultimo ‘mille’ della stagione femminile. Così, nel frattempo, Aryna ha concesso un’intervista a Tennis Magazine in cui ha affrontato argomenti tennistici e non. Innanzitutto, la campionessa dell’ultimo Australian Open ha ribadito ancora una volta la sua fame di Slam, scoperta proprio dopo la vittoria a Melbourne: “E’ stato il risultato più importante della mia carriera fin qui. Le sensazioni provate dopo quel successo sono così meravigliose che non si provano in nessun altro ambito della vita, quindi voglio viverle di nuovo, molte altre volte”.

Tra i temi extra-campo ma che comunque hanno punti di contatto con il tennis giocato c’è il grande rapporto di amicizia con Paula Badosa, alle prese con un infortunio alla schiena che ha già messo termine alla sua stagione. Le due hanno disputato alcuni tornei di doppio insieme e, in carriera, si sono scontrate quattro volte (con due vittorie a testa): “nessuna delle due si arrabbia e nemmeno esulta per un bel punto – dice però Aryna – durante la partita ci sono momenti in cui si pensa troppo, momenti in cui vorrei urlare, ma so che non devo farlo perché lei è mia amica e non voglio che si arrabbi con me. Continueremo a supportarci a vicenda, come facciamo sempre”.

A proposito di doppi, la bielorussa ha poi spiegato la scelta di ridurre drasticamente il suo impegno in questa specialità, in particolare durante i tornei del Grande Slam: “È molto difficile competere in entrambi i circuiti, anche mentalmente. Ci sono state volte in cui ho disputato singolare e doppio negli Slam, ma durante il doppio stavo lì a pensare al singolare del giorno dopo. Non sapevo se dare il massimo o meno, come gestire le mie energie. Pensavo troppo e poi perdevo il singolare. Nonostante i successi in doppio (ha vinto, in coppia con Elise Mertens, lo US Open nel 2019 e l’Australian Open nel 2021, oltre a due 1000 e altri tre tornei, ndr) il mio obiettivo principale è sempre stato il singolare. Ne ho parlato con la mia squadra e abbiamo deciso di smettere di giocare il doppio nella speranza che la mia concentrazione sul singolo migliorasse. Questo mi ha aiutato molto”.

 

Con un collegamento un po’ forzato, ci spostiamo dal doppio ai doppi falli, che hanno a lungo rappresentato un vero e proprio incubo per Sabalenka. Prima della svolta di fine 2022, Aryna, pur essendo riconosciuta da tutti come un’ottima giocatrice, doveva fare i conti con la poco onorevole nomea di regina dei doppi falli. Con grande abnegazione e capacità di lavorare su se stessa, la numero uno del mondo è però riuscita a mettersi alle spalle questo tormento: “Era una questione innanzitutto psicologica, mi sono successe molte cose negli ultimi anni, molte emozioni nella mia testa, e poi sono arrivati i problemi tecnici. Ho lavorato molto duramente per risolverli, individuando il problema. Ora ho cambiato la meccanica del servizio, sia il mio movimento, sia il lancio, sia l’atteggiamento. Ero in estrema difficoltà, era assurdo iniziare a commettere così tanti doppi falli. Ci pensavo così tanto che non riuscivo nemmeno a controllare il mio corpo o il mio braccio… era come se fossero staccati dal resto. Abbiamo lavorato molto sulla biomeccanica e questo ci ha aiutato”.

Infine, Aryna ha provato a descrivere brevemente la sua personalità fuori dal campo, non così simile a quella a cui siamo abituati: “[Nella vita di tutti i giorni] non sono esattamente come in campo… forse solo quando guido, amo le auto sportive e mi piace guidare veloce. Ma nella vita in generale non sono così impulsiva, mi piace divertirmi, sono abbastanza rilassata, non troppo frenetica. È un buon equilibrio, quindi quando mi ritirerò dovrò continuare a praticare sport per scaricare le energie”.

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