Roland Garros: Iga Swiatek è la nuova regina di Parigi

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Roland Garros: Iga Swiatek è la nuova regina di Parigi

In una finale senza storia Swiatek supera Sofia Kenin e si aggiudica senza perdere un set il suo primo torneo dello Slam

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Iga Swiatek al Roland Garros 2020 (foto Twitter @rolandgarros)
 

I. Swiatek b. [4] S. Kenin 6-4 6-1

In quella che sicuramente è stata la più deludente finale femminile di un torneo del Grande Slam in questo disgraziato 2020 la polacca Iga Swiatek ha completato un’entusiasmante cavalcata verso il suo primo titolo “Major” che l’ha vista cedere 28 game in totale in tutto il torneo e mai più di cinque nella stessa partita. La vincitrice della prima prova dell’anno a Melbourne, Sofia Kenin, non è riuscita ad opporre una resistenza apprezzabile alla giovane polacca anche perché dall’inizio del secondo set in poi ha dovuto fare i conti con un infortunio che ha richiesto l’intervento del medico. Tuttavia il match aveva già preso una piega piuttosto decisa a quel punto, con Swiatek che appariva maggiormente in controllo del proprio destino e sicuramente più in grado di mettere a segno i propri colpi vincenti a discapito di una giornata non straordinaria al servizio.

IL MATCH

La prima finale della carriera per Swiatek inizia esattamente come tutte le altre sue partite, ovvero a menare fendenti di diritto e di rovescio (ma soprattutto di diritto) per comandare il gioco. La polacca arriva 3-0 in un attimo, ma la prima buca sulla sua strada è in agguato: forse la realizzazione di essere nella partita conclusiva del Roland Garros le fa tremare un po’ il braccio, fatto sta che un paio di diritti volano oltre le righe, la seconda di servizio traballa e Kenin l’aggredisce, provocando anche un successivo doppio fallo. In un altro attimo si torna in parità, 3-3, con le due protagoniste che faticano a infilare più di due punti consecutivi.

Il match-up non è molto spettacolare: nessuna delle due ha interesse a scambiare, perché Swiatek cerca di tirare vincenti appena può e Kenin deve impedirglielo togliendole il tempo di aggiustarsi i dirittoni. Inoltre entrambe non giocano il loro miglior tennis, con la polacca incerta sul rovescio e alla battuta e la statunitense in affanno a controllare i pallettoni potenti e liftati della sua avversaria. Nel game più lungo dell’incontro fino a quel momento (16 punti) Kenin cede di nuovo la battuta mandando Swiatek a servire per il set. La 19enne però trema ancora e con un game quasi specchio rispetto al precedente break subito rimette l’avversaria in corsa. Come detto, tuttavia, non è una buona partita, e Kenin con tre errori gratuiti concede un altro break che le costa il set.

L’americana prova a partire con il piede giusto nel secondo parziale, forzando la risposta e strappando immediatamente la battuta a Swiatek, la quale anche lei subisce il terzo break della giornata, ma la campionessa dell’Australian Open non è al 100% fisicamente ed è costretta a chiedere un medical time-out che la porta ad uscire dal campo. I pochi spettatori sugli spalti provano a scaldare l’ambiente, che nonostante la giornata soleggiata vede una temperatura poco sotto i 15 gradi e una brezza gelida che in tribuna fa intirizzire i presenti. Durante il time-out Swiatek prova qualche servizio mentre la claque polacca presente prova a improvvisare canti a supporto della loro connazionale.

L’intervento del medico non pare sortire alcun effetto: un parziale di 17 punti a 3 per Swiatek manda la polacca a servire per il match. Dopo 1 ora e 24 minuti, uno sganassone di diritto incrociato, marchio di fabbrica della giovane polacca, consegna il nome di Iga Swiatek alla lista delle campionesse dello Slam. Dopo essersi fermata un attimo sulla linea del servizio a contemplare l’impresa compiuta, Iga saluta l’avversaria e chiede immediatamente all’arbitro se può scalare le tribune per andare ad abbracciare il suo team. La sua scalata è certamente più facile di quella di Pat Cash a Wimbledon nel 1987 (quando fu il primo ad arrampicarsi in tribuna per stare con il suo “angolo”), dato che ci sono pochissimi spettatori sul Philippe Chatrier. Ancora più facile è ricevere la Coupe Suzanne Lenglen dalle mani di una elegantissima Mary Pierce ed alzarla al cielo davanti a tutti i presenti. La prima di quella che potrebbe essere una lunga serie.

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