L'investitura di Toni Nadal: "Sinner può diventare numero uno"

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L’investitura di Toni Nadal: “Sinner può diventare numero uno”

Lo zio ed ex allenatore di Rafa ha parlato al Corriere dello Sport: “Jannik, Tsitsipas e Medvedev lotteranno per il primo posto nei prossimi anni”

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Toni Nadal - ATP Finals 2017 (foto Alberto Pezzali/Ubitennis)
 

Sinner? Non mi sembra granché...”. Un sorriso che entra nell’obiettivo dello smartphone. Non fa mica sul serio, Toni Nadal. Anzi. “Sto scherzando, chiaro. Jannik è un grande giocatore, candidato a diventare il numero uno del mondo. Nonostante la sua gioventù dimostra maturità nel gioco“. Si è espresso così, sulla stellina azzurra, lo zio ed ex allenatore del maiorchino. Che è intervenuto dall’Academy di Manacor in una chiacchierata con l’associazione dei corrispondenti stranieri in Spagna. È il Corriere dello Sport ad averlo sollecitato sul giocatore del momento, ottenendo referenze più che interessanti: “L’ho visto alcune volte, l’ultima contro Rafa al Roland Garros. Conosco le sue qualità già da tempo, avevo visto dei suoi video su Youtube, ha un grande futuro e sicuramente lui, Tsitsipas e Medvedev lotteranno per il primo posto nei prossimi anni. Sinner mi sembra completo, fa tutto abbastanza bene, anzi molto bene“.

IMPARARE – Sul nipote, alle prese con il tabu Finals, non è entrato nell’attualità. Ma ha colto lo spunto per risalire alla sorgente. Al percorso di formazione del campione, che ha seguito da vicino per 16 anni. Si nasce o si diventa Rafa Nadal? “Pablo Picasso diceva: ‘L’ispirazione esiste, ma deve trovarti mentre stai lavorando’. Se lo diceva lui, è così. Un esempio: non si diventa Messi lavorando, ma si nasce. Se Leo però avesse giocato a un altro sport, non sarebbe stato lo stesso. Sento parlare spesso di talento, ma io ho sempre detto che nella vita c’è un talento speciale, che è la capacità di imparare. Quello significa per me è avere talento: c’è chi impiega tre ore a capire una cosa, chi un’ora. Lavoro più talento ti fa diventare il numero uno. Per quanto riguarda Rafa non mi preoccupavo che ne avesse molto o poco, ma mi premeva che arrivasse al suo massimo potenziale. E a dirla tutta non avrei mai pensato potesse vincere 20 Grandi Slam.

L’attività di allenatore continua, con un occhio dedicato ai giovani. “Ma posso dirlo con certezza – ha concluso – non ne avrò mai un altro come lui, ma continuo a credere di poter dare qualcosa a questi ragazzi“.

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