Kudla è positivo al Covid, ma glielo dicono in campo (Crivelli). Panatta, la Davis e il tennis in strada (Mecca). Zeppieri: «Io non ho fretta» (Guerrini)

Rassegna stampa

Kudla è positivo al Covid, ma glielo dicono in campo (Crivelli). Panatta, la Davis e il tennis in strada (Mecca). Zeppieri: «Io non ho fretta» (Guerrini)

La rassegna stampa di mercoledì 13 gennaio 2021

Pubblicato

il

Kudla è positivo al Covid, ma glielo dicono in campo (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il Covid si insinua nelle qualificazioni maschili degli Australian Open a Doha, gettando qualche ombra sull’organizzazione locale. L’argentino Cerundolo, 139 Atp, e lo statunitense Kudla, 114, sono infatti risultati positivi lunedì dopo le loro partite di primo turno (peraltro vinte) e di conseguenza sono stati cancellati dal torneo. Particolarmente curiosa, e piuttosto inquietante, la vicenda di Kudla, cui la positività è stata comunicata durante il match contro il franco-marocchino Benchetrit: l’americano conduceva 6-4 5-3 e, secondo il regolamento, andava completato il game fino al cambio campo. Kudla ha strappato il servizio all’avversario e si è aggiudicato la sfida, beffando dunque Benchetrit che in quanto sconfitto non poteva più essere ripescato. Buone notizie per l’australiano Sweeney e lo spagnolo Martinez, che si ritrovano al turno decisivo senza giocare. […]

Panatta, la Davis e il tennis in strada. Sono gli Anni Settanta (Giorgia Mecca, Corriere della Sera – Torino)

All’improvviso il tennis fece boom. Fino agli anni Sessanta era stato una prerogativa dei gesti bianchi e dei circoli esclusivi; con il nuovo decennio diventò il passatempo pomeridiano dei figli dei dipendenti della Fiat. Tutto merito del miracolo economico e dello squadrone azzurro di Coppa Davis: Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli guidati da capitan Nicola Pietrangeli. Da snob semisconosciuti, i tennisti diventarono improvvisamente testimonial di scarpe e compagnie aeree, scapoli d’oro, protagonisti delle cronache mondane. Adriano Panatta, l’anno della vittoria al Roland Garros, non riusciva nemmeno a fare una passeggiata in santa pace, lo fermavano tutti, un autografo, una stretta di mano, una fotografia. Erano giovani, erano forti ed erano belli, i ragazzi li ammiravano, le ragazze se ne innamorarono, con la conseguenza che le racchette diventarono finalmente popolari. La tennis-mania scoppiò ovunque in Italia, anche a Torino. Venanzio Baù si ricorda perfettamente di quegli anni. «Io mi sono appassionato quando ero bambino, negli anni Sessanta facevo il raccattapalle allo Sporting, allora sì che il tennis era uno sport esclusivo». Nei campi si incontravano soltanto industriali, primari, banchieri, notai, commercialisti, nessuno di loro aveva voglia di abbassarsi per andare a recuperare le palline, se le facevano raccogliere da ragazzini veloci e silenziosi, in cambio di qualche lira di mancia. «Per accedere ai circoli famosi un tempo c’era bisogno, oltre che di tanti soldi, anche di una lettera di accompagnamento da parte di un altro socio. Io facevo il raccattapalle e quindi non avevo di questi pensieri. Soprattutto, per statuto, avevo il divieto assoluto di giocare a tennis». Per fortuna i tempi stavano cambiando, il figlio del custode di un club romano stava per vincere gli Internazionali d’Italia (Panatta), il suo compagno in azzurro (Zugarelli) aveva cominciato rincorrendo le palline degli altri per ritrovarsi con la Davis tra le mani. Per sopravvivere, il tennis si aprì anche ai comuni mortali. […] Olivetti, Lancia, Michelin, il Cral per i dipendenti della Stampa, il dopolavoro per i ferrovieri e quello per i tramvieri, tutte le industrie in quegli anni cominciarono a costruire impianti sportivi ad uso e consumo di colletti bianchi e di tute blu, dirigenti e operai. […] Era tennis improvvisato, senza lo straccio di un maestro, di una lezione sul servizio. Ci si vestiva con quello che si trovava negli armadi, ogni tanto la Rai trasmetteva gli incontri di Davis e si provava a imitare i gesti dei campioni, in sintesi ognuno faceva quello che riusciva: buttare la pallina di là come meglio poteva. […] Altro che manuali, lezioni, scuole agonistiche, era vero e proprio tennis di strada.

Zeppieri: «Io non ho fretta» (Piero Guerrini, Tuttosport)

Una settimana di allenamenti al Circolo della Stampa Sporting, a fianco della sede di un sogno, le Atp Finals. E confrontandosi con Lorenzo Sonego, n. 33 al mondo. Giulio Zeppieri, seguito come un’ombra dal suo coach storico Piero Melaranci e osservato da Umberto Rianna per la Fit, ha iniziato così il suo 2021. A 19 anni compiuti in dicembre, n. 328 al mondo con obiettivo top 100 senza però urlarlo contro il cielo. Valeva la pena di fare una chiacchierata, al Circolo torinese, con entrambi per conoscere programmi e aspirazioni del mancino laziale che disputò la semifinale dell’Australian Open jr nel 2019 contro Musetti. «L’impatto con il professionismo vero è stato importante, ma non traumatico. Ho dovuto adattarmi a un altro livello. Poi nel 2020 ho avuto problemi fisici. Ora mi aspetto di migliorarmi molto, soprattutto nella gestione nella personalità in campo. Una settimana come questa, al di là dell’esperienza, è uno stimolo importante. Così come lo è l’attuale movimento italiano, la crescita degli altri giovani. Il programma prevede di disputare più tornei challenger possibili, quelli in cui entrerò. In questo momento non ho un obiettivo di gioco, devo diventare più propositivo. Non mi sento diverso dagli altri ragazzi soltanto perché ho avuto una vita differente, ognuno fa le sue scelte. A 13 anni ho deciso che questa sarebbe stata la mia vita, ho lasciato la scuola pubblica pur continuando a studiare, concentrandomi sul tennis. All’inizio un po’ pesava, ma ho fatto una vita che agli altri non è concessa, mi sento privilegiato e fortunato. Non mi piace sempre viaggiare, ma vedere posti, gente nuova sì. Roger Federer era l’idolo da piccolo. Adesso mi piace Medvedev, ha un suo modo unico, sembra tutto storto ma il modo in cui muove i piedi è eccellente. E su quello lavoro molto. Se devo scegliere un momento della mia vita tennistica, lo Us Open, uno dei primi tornei giocati da junior, una grande emozione e poi ci siamo divertiti come pazzi. Il peggiore è invece legato al finale della scorsa stagione, non riuscivo a stare bene in campo. Ho viaggiato tanto con Musetti, è un amico vero e anche le nostre famiglie si conoscono. Ora le nostre strade tennistiche si sono separate, sono davvero felice per lui, merita tutto quello che si è conquistato con lavoro e sacrifici. Io voglio crescere e so che posso farcela, ma non mi pongo obiettivi stagionali, l’importante è non avere fretta, ognuno ha il suo percorso. Se si hanno le qualità, alla fine si arriva». […] Piero Melaranci conosce Zeppieri meglio di chiunque. «Il talento lo si riconosce presto, poi c’è tutto il resto per fare un tennista. Il tennis è cambiato, certo, ma di un cambiamento e di un progresso costanti. Se devo riconoscere una qualità di Giulio, direi l’ostinazione, attraverso la quale è emerso poco alla volta. Ho cominciato a portarlo in giro presto, intorno agli 11 anni, tra Spagna, Norvegia, perché sviluppasse un certo tipo di mentalità, più aperta. Poi ha completato il percorso tra tornei giovanili, Futures, Challenger. Ha già raggiunto buon risultati, è un 2001, ma di dicembre. Abbiamo lavorato su aspetti tecnici, fisici, ma con particolare attenzione alla parte emozionale. E’ quella che fa la differenza, perché c’è tanta gente nel mondo che gioca bene. Tecnicamente, ha una mano molto veloce, la palla esce facilmente. Ha un grande servizio, un ottimo rovescio, può migliorare nella presa della rete e nel gioco di volo, ma già si avvicina. Deve crescere nella gestione emotiva della partita. E poi c’è la questione fisica, ormai determinante per mettere sempre pressione sulla palla. L’obiettivo è arrivare nei primi 100, ma senza mettere fretta. Più importante è che Giulio abbia un gioco da top 100. E secondo me c’è già. Il punto è esserlo ad ogni match». […]

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement