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Rassegna stampa

Finals, inizia il sogno (Crivelli). «C’è l’Italia al centro del tennis» (Bonsignore). Gaudenzi progetta: «Un tennis unito» (Guerrini)

La rassegna stampa di venerdì 15 gennaio 2021

Last updated: 15/01/2021 10:02
By Alessia Gentile Published 15/01/2021
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10 Min Read

Finals, inizia il sogno (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Circondati dalle montagne innevate che si specchiano sulle vetrate dello splendido Grattacielo Intesa, gli «alpinisti per caso» si ritrovano a celebrare l’inizio dell’avventura. La definizione è del presidente della Federtennis, Angelo Binaghi: «Il successo degli Internazionali d’Italia è stato l’apice del nostro percorso di vent’anni. Così, un po’ per caso, quando nel novembre del 2018 ci è stato detto che si apriva il bando per le Atp Finals, ci siamo messi in moto per capire fino a che punto avremmo potuto arrivare. E alla fine ci siamo ritrovati ad aver scalato l’Everest, riuscendo a portarle a Torino con uno sforzo straordinario che ha coinvolto tutte le istituzioni, mai così coese». Il Masters, definizione romantica dell’ultimo appuntamento stagionale che raccoglie i migliori otto del mondo, dal 1970 è garanzia di spettacolo tecnico e, con il passare del tempo, si è trasformato in un evento di massa capace di coniugare lo sport con il business grazie a un indotto che può approdare anche a 600 milioni di euro per i cinque anni del contratto che lega la Federazione all’Atp (il torneo si disputerà in Italia dal 2021 al 2025). Pareva un’impresa folle, poiché si trattava di entrare in un circolo virtuoso che nella storia aveva coinvolto anche metropoli come New York, Shanghai e Londra, sede delle ultime 12 edizioni. Invece, a dieci mesi esatti dal primo punto che si giocherà sul campo (debutto il 14 novembre, finale il 21), i numeri di partenza destano impressione. Nel primo mese la prevendita ha fatto registrare richieste per 40.000 biglietti sui 180.000 a disposizione, con il 20% di acquisti effettuato da appassionati al di fuori dall’Europa. L’incasso sfiora già i 5 milioni di euro. La speranza, ovviamente, è che alla fine dell’autunno la pandemia abbia smesso di mordere, consentendo l’affluenza piena, ma in ogni caso al momento sono stati assegnati solo i settori e non i posti, in modo da poter reagire con prontezza ad eventuali nuove regole sul distanziamento. Le Finals sono l’occasione di un rilancio di tutta l’economia cittadina e regionale, come ricorda la sindaca, Chiara Appendino: «Dovremo far conoscere le nostre eccellenze, a tutti i livelli. Per cinque anni Torino sarà al centro del mondo, perciò stiamo lavorando tutti insieme per creare un evento in grado di durare tutti i giorni dell’anno, con la città coinvolta e con grande attenzione a tutte le realtà del territorio». […] E così una scommessa all’apparenza incosciente sta prendendo il largo con un vento assai favorevole, accompagnata pure dal rinascimento azzurro delle racchette, con Berrettini numero 10 al mondo, Fognini numero 17 e Sinner miglior under 20 planetario: «Vogliamo trasformare le 15.000 persone che ci attendiamo ogni giorno da spettatori a tifosi – sogna il presidente Binaghi – perché siamo sicuri che a Torino, magari già da quest’anno, vedremo giocatori italiani alle Finals». […]

«C’è l’Italia al centro del tennis» (Filippo Bonsignore, Corriere dello Sport)

«Faremo vedere al mondo l’Italia e Torino». Andrea Gaudenzi guarda la città della Mole dall’alto del grattacielo di Intesa Sanpaolo e lancia le Atp Finals 2021 con grande orgoglio italiano. C’è una sfida epocale che il nostro Paese ha conquistato: l’organizzazione fino al 2025, nel capoluogo piemontese, del grande evento tennistico. Un appuntamento che l’ex tennista faentino ha soltanto sfiorato da giocatore e che ora vivrà da presidente dell’Atp, l’Associazione dei tennisti professionisti. «Era un sogno ma purtroppo non ho mai partecipato; ora lo farò da presidente e, da italiano, sono orgoglioso che si svolga in Italia e in una città bella come Torino». Il countdown è partito, mancano 303 giomi al 14 novembre, quando i migliori otto giocatori del mondo e le migliori otto coppie di doppio sbarcheranno sotto la Mole. Una settimana di spettacolo, sotto gli occhi di tutto il pianeta «Lo standard è alto, perché Londra ha accumulato 2,8 milioni di spettatori in dodici anni, ma siamo molto ambiziosi e fiduciosi di poter fare un grande lavoro. Il progetto della Fit e dei suoi partner è importante: in Italia siamo bravi ad ospitare, ad accogliere, a creare. La vittoria è stata una combinazione di molti fattori: l’entusiasmo, la passione e la qualità del progetto sono stati fondamentali, così come la credibilità ottenuta negli anni con gli Internazionali d’Italia e la crescita di tanti giovani italiani». […] La grande incognita, ovviamente, che pesa sull’evento è la pandemia. Gaudenzi rilancia: «Cominciamo in un anno difficile con il Covid, ma sapremo superare queste difficoltà, sono molto ottimista. Il tennis è uno sport globale, abbiamo un miliardo di fan nei cinque continenti: vogliamo migliorare la distribuzione del prodotto attraverso i media e offrire ai tifosi lo spettacolo migliore. Le Finals possono rappresentare una svolta come le Olimpiadi invernali di Torino 2006: stiamo discutendo di soluzioni innovative con la Fit, bisogna sempre evolvere». […]

Gaudenzi progetta: «Un tennis unito» (Piero Guerrini, Tuttosport)

E’ diventato presidente dell’Atp Tour, primo non di origine anglosassone, in piena pandemia. Ma Andrea Gaudenzi, ex campione, protagonista dell’ultima marcia azzurra verso la finale di Davis (1998, quando si infortunò alla spalla) non è tipo da preoccuparsi. Gaudenzi le sue sensazioni sulle Finals a Torino? «Il tennis è uno dei pochi sport globali, ha un miliardo di fans. E le Finals, con le prove dello Slam, sono uno dei migliori veicoli promozionali nel mondo intero. Anzi le Finals rappresentano l’evento più importante organizzato da AtpTour. Sono felice e orgoglioso, da italiano, che siano arrivate dopo 50 anni in Italia. E sono sicuro che faremo bene, vogliamo mostrare al mondo il nostro Paese e una città bella come Torino. L’Atp, da missione, deve aiutare gli organizzatori locali: il progetto della Fit e dei partner è importante. In Italia siamo bravi a ospitare, ad accogliere, a creare. Londra ha strutture eccellenti, numeri importanti, 8-9 milioni di abitanti. Ma qui credo che possiamo attrarre anche chi è vicino, Milano è a 45 minuti di treno. Non sono preoccupato».

Comincia un anno difficile per il tennis.

Si, ma lo è per tutti gli sport e per il mondo in generale. Cercheremo di fare del nostro meglio. Il tennis ha la complessità di dover gestire i viaggi internazionali, intercontinentali. Le difficoltà si amplificano. Pero l’anno scorso abbiamo fatto un buon lavoro. Quest’anno muovendoci trimestre per trimestre col calendario e la classifica, collaborando con i grandi Slam e Wta, siamo ottimisti e fiduciosi. Da aprile in poi, per ora, non abbiamo toccato nulla. Dipenderà dalle decisioni dei singoli governi. Poi c’è il tema del supporto economico ai tornei, perché senza gli spettatori è un bel bagno di sangue. I più piccoli soffrono parecchio. […]

Il tennis deve cambiare qualcosa, a prescindere? «Sono partito con l’idea di ripensare tutto a lungo termine, immaginando un foglio di carta bianco, appena possibile, riprenderò. Abbiamo i nostri punti di forza, ma ci sono tanti aspetti da migliorare, ad esempio come lavoriamo tra Atp, Wta, Grandi Slam. Alla fine offriamo un prodotto unico, eppure siamo molto frammentati fra regole e diritti, dati. Possiamo migliorare, ma assieme. E l’aspetto positivo è che la pandemia ci ha costretti a farlo. Siamo in un condominio, dobbiamo imparare a lavorare assieme. Abbiamo cominciato in remoto, è un bene. Vedersi 4 volte l’anno è troppo poco per cambiare.

Rapporti con la nuova associazione di Djokovic?

Siamo in contatto con tutti, c’è questo movimento, il desiderio che i giocatori siano più ascoltati. Siamo disponibili ma convinti che l’Atp, dove i giocatori hanno 3 rappresentanti su 6 nel board e governano di fatto, sia l’ideale. L’alternativa è il divorzio, ma ci si dovrebbe comunque confrontare. Siamo disponibili, ma cercheremo di convincerli che questa è la struttura migliore. Ora abbiamo bisogno di unione, non di un’altra divisione. […]


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