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ATP Cup: vince la Russia, Fognini e Berrettini travolti da Rublev e Medvedev
Senza storia la finale della competizione a squadre: nei due singolari i nostri giocatori raccolgono in tutto 9 giochi appena

ATP Cup 2021 – Finale
Russia-Italia 2-0
[RUS] A. Rublev b. [ITA] F. Fognini 6-1 6-2
[RUS] D. Medvedev b. [ITA] M. Berrettini 6-4 6-2
L’UOMO PLAYSTATION – L’Italia non era certamente favorita alla vigilia della finale di ATP contro la formidabile squadra russa composta da Daniil Medvedev e Andrey Rublev: alla fine la prova del campo è risultata molto più severa di quella sulla carta: prima Rublev vince in un’ora di semi-allenamento agonistico contro Fabio Fognini, che pure aveva vinto 5 dei 6 precedenti contro il potentissimo biondo. Altro Fognini e altro Rublev però. Il 2020 dei due giocatori era lì da vedere.
Fin dai primi scambi Rublev ha mostrato una velocità di braccio supersonica sia al servizio che alla risposta: mentre i suoi turni di battuta scivolavano via in assoluta scioltezza, Fabio annaspava nei suoi complice una velocità di battuta molto più bassa. Il giocatore ligure non ha nemmeno giocato male il primo set non esagerando coi gratuiti. Dopo 25 minuti era già finito: 6-1 con il russo capace di tirare il dritto piatto a una media 130 km/h. Le gambe di Fabio non sono veloci come ai bei tempi e per tenere testa al videogioco sparapalle umano c’è bisogno di una fase difensiva coi controfiocchi. Rublev come sempre è capace di diventare straripante quando prende vantaggio e quindi si rende conto che oggi non può proprio perdere. Il tetto chiuso favorisce ancora di più le sue caratteristiche rispetto a quelle del nostro giocatore.
Fognini salva una palla break nel primo gioco del secondo parziale ma capitola infine nel terzo e sul servizio di Andrey non si può negoziare.
61 minuti sono sufficienti a terminare l’agonia con un perentorio 6-1 6-2…

IL CYBORG-GEOMETRA – L’unico motivo per cui la sconfitta di Matteo Berrettini è meno severa nel punteggio rispetto a quella di Fognini sta nella differenza di qualità del servizio. Un’arma tale da consentire al N.1 d’Italia di raccogliere almeno 6 giochi. Ma anche qui fin dall’inizio è apparsa chiara la differenza di qualità di gioco tra i due: anche il 6-4 del primo set in realtà dice poco. C’è stata vera lotta solo in due giochi, quello che è valso il break decisivo nel terzo gioco al quarto tentativo e quello successivo dove Matteo ha mancato due palle del controbreak (più per meriti del suo avversario). Una volta confermato il break per il 3-1 il campione delle ATP Finals ha messo il pilota automatico, mostrando le consuete geometrie di altissimo livello e infierendo in maniera quasi sadica sul rovescio di Berrettini: su quella diagonale la differenza tra i due giocatori è pressoché abissale. Matteo se ne rende conto e cerca di uscirne alla prima occasione non disdegnando l’uso costante della smorzata. Medvedev si adatta abbastanza rapidamente anche a questa variazione come se avesse un microchip nel cervello pronto ad adattarsi a ogni evenienza

Non ha problemi nemmeno a rispondere diversi metri dietro la linea di fondo per disinnescare il servizio di Matteo che a quel punto comincia a non saper più cosa fare: il suo avversario non sbaglia mai e sembra poter gestire qualsiasi proposta gli arrivi dal Nostro. Il secondo set è un’autentica dimostrazione di forza di Medvedev che ottiene 2 break e avrebbe potuto chiudere 6-1 se un suo dritto angolato non fosse uscito di un soffio sul primo match point.
Per riassumere il match basta guardare la faccia di Berrettini quando Medvedev sul 5-1 sbaglia la prima palla dopo 25 minuti. Matteo guarda in alto e sembra dire: “Era ora…” Per sua sfortuna è utile solo a raggranellare un altro game dopo aver annullato la decima e undicesima palla break concessa nel match.
Contro un cyborg di questo livello non resta che mettersi a guardare in alto: 6-4 6-2 in 1h19 di puro dominio

ATP
ATP Pechino, Sinner come Panatta: batte Alcaraz e scrive la Storia, è il nuovo numero 4 del mondo
Jannik raggiunge la finale a Pechino, dopo 47 anni un italiano rientra nella top4 del ranking ATP. Alcaraz cede di schianto a metà secondo set

[6] J. Sinner b. [1] C. Alcaraz 7-6(4) 6-1

Martedì 3 Ottobre 2023: una data destinata a restare nella storia del tennis italiano.
Jannik Sinner grazie alla vittoria nella semifinale del China Open aggiunge un mattoncino prestigioso alla sua carriera e contemporaneamente aggiorna la storia del tennis italiano, diventando il numero 4 del mondo (best ranking) quarantasette anni dopo Panatta (24 Agosto 1976).
Da quando esiste il ranking del computer (1973) nessun italiano si è mai spinto oltre il numero quattro.
Nella semifinale del China Open di Pechino Sinner ha sconfitto in due set il numero due del mondo Carlos Alcaraz, disputando uno dei migliori match della carriera (una prestazione inferiore solo a quella proprio con Alcaraz nella sconfitta allo US Open del 2022 ) e domani alle ore 13.30 (diretta su Supertennis) affronterà in finale Daniil Medvedev per portare a casa il suo secondo ATP500 dopo quello di Washington del 2021
Il traguardo storico raggiunto dal 22enne di San Candido non deve far passare in secondo piano la prestazione tennistica di oggi: il palcoscenico non era tra i piùprestigiosi (ma l’entry list sì, con otto dei primi dieci giocatori del mondo iscritti nel torneo cinese) anche se in ogni caso l’attesa era enorme ed Alcaraz ha subito cercato di travolgere Jannik nei primi minuti della partita, ma il nuovo numero 4 del mondo ha reagito da campione, sfoderando probabilmente la miglior prestazione di dritto della vita (13 vincenti e una velocità media ingestibile per chiunque) e mandando completamente in tilt il rivale spagnolo, costretto ad una vera e propria resa nel corso degli ultimi minuti della sfida.
“Tra di noi non c’è una rivalità, lui ha vinto troppo più di me” , aveva ammesso Jannik nei giorni scorsi, ma il campo in questo caso ha raccontato una storia un pochino diversa: Alcaraz soffre la potenza di Sinner e forse oggi ne ha sofferto per la prima volta perfino la personalità, con Jannik che ha annullato con grande freddezza quelle cinque palle break concesse in apertura di secondo set che avrebbero potuto riaprire la partita.
Sinner ha spazzato via i dubbi sulle sue condizioni fisiche dopo il malessere accusato in campo nel corso del quarto di finale con Grigor Dimitrov sfidando Alcaraz sul piano atletico e uscendo spesso vincitore dagli estenuanti scambi a ritmo forsennato ormai tipici della loro rivalità.
Domani con Medvedev servirà una vera e propria impresa: i precedenti sono pessimi (6-0 Medvedev e solamente tre set vinti in totale dall’italiano) e in generale a livello tecnico Sinner soffre l’accoppiamento col russo, grande ribattitore e difensore superbo, ma Jannik oggi ha fatto qualcosa di speciale e nella finale di mercoledì entrerà ovviamente in campo per vincere.
LA CRONACA DELLA PARTITA:
Primo set: Alcaraz parte a razzo, ma Sinner rimonta grazie ad un tennis eccezionale
La partenza di Carlos Alcaraz è allucinante: lo spagnolo è una furia, spinge qualsiasi palla a partire dalla risposta, per lui le righe e la rete sembrano invisibili. Sinner riesce a tenere una percentuale di prime piuttosto alta, ma non c’è niente da fare.
2-0 Alcaraz, e due palle (non consecutive) per il doppio break, con Jannik costretto a sfoderare i suoi colpi migliori per bussare e provare ad entrare dentro la partita.
La tenacia e la fantasia di Sinner vengono premiate, annulla una palla break con un dritto anomalo stretto in avanzamento fin troppo bello per essere vero (questa tipologia di dritti potrebbero fare la differenza tra una bella carriera e una carriera da campione) e tiene il servizio.
Comincia dunque la partita ma quella vera, con Alcaraz costretto a scendere dalla nuvola tecnica e a confrontarsi sulla terra, colpo dopo colpo, col tennis solido dell’italiano.
Sinner prima ricuce sul due pari, poi però perde un brutto turno di servizio, quasi per distrazione, subendo tre punti consecutivi dal 30-15, ma anche in questo caso rimedia immediatamente: la partita c’è, 3 pari.
Jannik alla battuta trema e concede, nei primi quattro turni di servizio ne perde due, uno lo tiene annullando due palle break e un altro ai vantaggi, sempre sul filo del rasoio, ma adesso quello in apnea è il suo avversario, i primi minuti del match sono solo un brutto ricordo e il dritto del numero due del mondo sta cominciando a scricchiolare.
Si arriva al solito tie break (ben sette in sei precedenti nel circuito maggiore, 5-2 Alcaraz) senza particolari sussulti, e il livello improvvisamente e comprensibilmente si abbassa, con un Sinner concreto che si porta avanti sul *5-2 ma trema e perde entrambi i punti al servizio.
Lo spagnolo regala ancora e stavolta Jannik non si fa pregare: chiude gli occhi e fa partire dalle corde una risposta vincente di dritto che vale troppo: il tie break finisce 7 punti a 4 dopo un’ora e tredici minuti di ottimo tennis.
Secondo set: Sinner annulla cinque palle break in apertura, Alcaraz si arrende
Sinner parte meglio sull’onda dell’entusiasmo del tie break e strappa subito il servizio all’avversario in apertura grazie ad un game perfetto. Alcaraz arranca ma prova a rimanere aggrappato alla partita, in attesa che il dritto di Jannik si prenda una pausa. Ma le pause si superano con la tenacia e Sinner in piena trance agonistica annulla ben cinque palle break totali nell’arco di due turni di servizio, recuperando addirittura dallo 0-40 nel corso del quarto game. Il ritmo è molto alto e gli errori inevitabili, ma il numero uno d’Italia mette in campo una tranquillità forse mai vista nel corso della sua giovane carriera.
Il quarto game spezza definitivamente il match, e Sinner, nel pieno della miglior prestazione di dritto della vita, non si guarda più indietro.
Forse per la prima volta nella storia della loro rivalità uno dei due si arrende, Alcaraz non c’è più e e Sinner in pochi minuti chiude col punteggio di 6-1 (tre break totali nel set).
Jacopo Gadarco
ATP
ATP Pechino: super Medvedev regola in due set Zverev, è in finale
Vittoria numero 59 in stagione per il russo che approda all’ultimo atto del China Open. Finale numero 35 in carriera, l’ottava stagionale per Medvedev

[2] D. Medvedev b. [8] A. Zverev 6-4 6-3
Le premesse erano quelle di un match spettacolare, e chi si attendeva un gran match non è rimasto deluso. La prima semifinale del China Open tra Daniil Medvedev e Alexander Zverev regala lo spettacolo che ci si attendeva. Ad avere la meglio dopo un’ora e ventisei minuti di gioco è il tennista russo, numero 3 al mondo, che con cinismo converte tutte e quattro le palle break conquistate e approda in finale nell’ATP 500 cinese. Vittoria numero 59 in stagione per il russo, la numero 42 sul duro.
Quella di Pechino sarà la finale numero 35 in carriera per il russo, l’ottava in stagione, e contro il vincente di Alcaraz-Sinner Medvedev andrà a caccia del titolo numero 21.
Per Zverev si tratta della quarta sconfitta nei cinque match disputati in stagione contro Medvedev, la decima sconfitta per il numero 10 ATP in diciassette precedenti.
Primo set: Medvedev domina negli scambi lunghi. Zverev trema quando è chiamato a restare nel set
Sotto il tetto del campo principale di Pechino va in scena un match tra due tennisti che non si amano. I precedenti sono stati ricchi di polemiche, come evidenziato dalle parole grosse volate dopo il match di Montecarlo. Sarà invece amichevole e all’insegna dei sorrisi la stretta di mano finale. Le premesse erano all’insegna di equilibrio e così è stato. L’inizio è decisamente positivo per il russo che tiene il servizio a zero coadiuvato dalla prima. Medvedev gioca come di consueto diversi metri oltre la linea di fondo campo, con una media di oltre i 5 metri nelle fasi iniziali del match. Il russo è il più aggressivo, sin dal primo colpo in uscita dal servizio, commettendo però qualche errore di troppo sopratutto di dritto.
Il primo a cercare di sparigliare le carte è Zverev. Il numero 10 ATP cerca di trovare delle variazioni tattiche, sfruttando la distanza siderale dalla linea di fondo di campo, puntando sulle discese a rete.
La prima palla break la conquista Zverev nel settimo gioco. Aggressivo in risposta il tedesco riesce a portarsi sul 30-30. Medvedev fa correre Zverev che con un recupero strappa gli applausi del pubblico. Il russo con sufficienza non chiude a rete e Zverev si ritrova con una insperata palla nei suoi dintorni che si trasforma in un occasione per andare a palla break, tra gli applausi del pubblico. Occasione per il break che si trasforma il una lotta durata ben 19 colpo. Zverev cede alla stanchezza, sparacchiando il dritto in corridoio. Il tedesco fiuta l’occasione e riesce a conquistarne una seconda, annullata con il primo ace del match da Medvedev.
Sul 4-5 Zverev perde il supporto della prima di servizio. Sul 15-15 Medvedev tira fuori una risposta vincente che fulmina Zverev. Sotto pressione il tedesco commette un sanguinoso doppio fallo che significa due set point. Sulla prima si salva con un servizio vincente al centro, sulla seconda esce indenne grazie ad un attacco in contrattempo ben giocato. Gli scambi combattuti sono un leitmotiv di questo match e al termine di un altro di questi braccio di ferro, il tedesco va fuori giri con il rovescio per il terzo set point. Stavolta il russo tira fuori un altro passante chirurgico che trafigge a rete Zverev.
Negli scambi lunghi sopra i 9 punti dominio del russo con 8 punti vinti a zero. Tedesco che paga pure dazio quando mette in campo la seconda, con solo il 43% di punti vinti.
Secondo set: un cinico Medvedev ha la meglio grazie alla solidità del servizio
Primi due game molto veloci, prima del passaggio a vuoto di Medvedev nel terzo game. Il rovescio tradisce il russo con ben due errori, e arrivano due palle break per il tedesco. Medvedev continua ad essere una sentenza con il servizio e le annulla con due prime. Medvedev sa di avere nel servizio un’arma ancora più di quello che si rivela per Zverev, con il servizio esterno che lascia spesso inerme il tedesco.
Zverev rispetto al primo set riesce a trovare maggior consistenza negli scambi più lunghi riuscendo a trovare varchi nella mura difensive erette da Daniil Medvedev.
L’umidità di Pechino si fa sentire sui due giocatori che al termine degli scambi più combattuti fanno fatica a riprendere il ritmo, sebbene il russo mostri una maggiore freschezza fisica rispetto al tedesco
Medvedev continua a lavorare ai fianchi Zverev. Entrambi corrono molto, ma sembra essere il russo colui che trova per primo la soluzione per porre fine agli scambi maratona. Il match continua ad essere entusiasmante per la gioia degli appassionati cinesi presenti sugli spalti che non lesinano applausi per i due protagonisti. La fatica si fa sentire su Zverev che, in un dispendiosissimo ottavo game, lotta ma si trova a dover fronteggiare una palla break. Il russo continua ad essere cinico e converte ancora una volta la palla break punendo con un passante di dritto la discesa a rete del tedesco, sempre più con le energie al lumicino.
Chiamato a servire per il match, il russo tira fuori tutto quello che ha del servizio e con tre ace consecutivi chiude la contesa. In finale Medvedev troverà il vincente tra Alcaraz e Sinner. 90% di punti vinti con la prima per Medvedev nel secondo set, forte di un 80% di prime messe in campo.
Medvedev guida 6-0 nei precedenti contro il tennista italiano, mentre il bilancio con il tennista spagnolo è di due vittorie a testa.
ATP
ATP Astana: il trionfo di Mannarino, battuto Korda in rimonta
Quarto titolo in carriera per il veterano francese, Korda si scioglie sul più bello

[6] A. Mannarino b. [5] S. Korda 4-6 6-3 6-2
Adrian Mannarino trionfa nella finale dell’Astana Open, battendo in rimonta Sebastian Korda (23 anni, numero 28 del ranking) e conquistando così il quarto titolo ATP della carriera (‘s-Hertogenbosch 2019, Winston-Salem 2022 e Newport 2023).
Mannarino (35 anni, numero 34 del ranking ) nella prima fase della carriera aveva avuto un rapporto complicato con le finali ATP, perdendo infatti le prime sei che aveva disputato, ma nel corso degli ultimi anni si è tolto uno sfizio dietro l’altro, conquistando vittorie e titoli in particolare sulle superfici più rapide, ideali per il suo tennis d’altri tempi.
Sebastian Korda perde la quinta finale della sua giovane carriera, la quarta consecutiva.
La perde perché nel corso della partita non è riuscito a fare tutto quello che invece è riuscito a fare il suo avversario nel momento in cui si è ritrovato in svantaggio per 4-6 1-3: cambiare la strategia di gioco, reagire emotivamente e agonisticamente, lottare in difesa, cercando di ribaltare lo scambio.
I difetti di Korda sono riemersi all’improvviso, uniti ovviamente a un’inevitabile stanchezza dopo la semifinale con Medjedovic di lunedì (quasi tre ore di lotta).
Il 23enne figlio di Petr può però consolarsi grazie ad una serie di prestazioni di buon livello e ad un rendimento eccellente al servizio, che l’ha comunque sostenuto nel corso di tutto il torneo.
Ricordiamo che Korda aveva cominciato alla grande la sua stagione, con l’obiettivo di avvicinarsi ai migliori giocatori del mondo, ma purtroppo un infortunio al polso aveva interrotto il suo salto di qualità (finale ad Adelaide con Djokovic, quarti di finale all’Australian Open dominando Medvedev)
Grazie a questo successo Mannarino nella prossima classifica ATP tornerà al numero 23 del mondo, riavvicinandosi al suo best ranking di numero 22 ottenuto nel Marzo del 2018.
Primo set: Korda è perfetto al servizio e alla prima occasione piazza il break
Parte meglio il veterano francese, che nel secondo game della partita si procura immediatamente due palle break consecutive, ma Korda le annulla entrambe con un ace e un servizio vincente: il servizio dell’americano è il tema principale di questi giorni decisivi del torneo di Astana.
Sebastian non si è mai fatto breakkare nel corso della semifinale con Medjedovic, in diciotto turni di battuta ha infatti perso solamente dieci punti con la prima palla in campo e in generale ha subito solo una manciata di break nel corso di tutto il torneo (solamente tre in tutta la settimana).
Korda però ovviamente non si aggrappa solo al servizio: è infatti uno dei tennisti più talentuosi del circuito e lo dimostra nel corso del primo parziale, quando appunto riesce a non farsi irretire dal fioretto di Mannarino.
La ragnatela francese che nel corso degli ultimi anni ha destabilizzato uno dietro l’altro i più potenti tennisti del circuito sembra invece esaltare la mano delicata di Korda, che risponde con delicatezza alle traiettorie senza peso dell’avversario, per poi cambiare ritmo, accelerando all’improvviso, come ad esempio nel nono (e decisivo) game del primo set: Korda vince il primo punto con uno scambio meraviglioso, costruito col fioretto (in particolare con un back in cross corto e stretto) e chiuso con un rovescio lungolinea vincente, e ripete lo schema nel punto successivo (back per rallentare lo scambio, e poi accelerazione improvvisa).
Mannarino ci mette tutto il resto, ovvero due clamorosi errori gratuiti consecutivi (il primo col rovescio, il secondo col dritto, un colpo più facile dell’altro) e arriva inevitabilmente il break: 5-4 e servizio per il figlio di Petr, che tiene a 15 grazie ad altri tre errori di un frustrato Mannarino: 6-4 in 40 minuti di gioco, per Korda cinque ace e solamente sette punti al servizio nel corso del parziale (8/12 con la seconda).
Secondo set: Korda si scioglie ad un passo dal trionfo, Mannarino rimonta
Il break di Korda stavolta arriva in fretta, per la precisione nel terzo game. Mannarino commette tre doppi falli, uno dei quali sulla palla break: ha tutta l’aria di essere una resa, e infatti l’americano conferma subito il vantaggio e si porta sul 3 a 1.
Ma a questo punto Korda si blocca, lasciandosi travolgere – come spesso gli succede – innanzitutto dal punto di vista agonistico e poi, ma solo successivamente, anche dal punto di vista tecnico.
Mannarino butta alle ortiche il piano partita, fa un passo in avanti e diventa improvvisamente aggressivo, in particolare con la risposta al servizio: due risposte vincenti, poi uno scambio intensissimo, ed è controbreak.
Ma il numero 34 del mondo non si ferma più, con Korda che invece ha lo sguardo sperduto e la solita faccia sbagliata, e il parziale diventa sempre più pesante, col 3-1 Korda diventa in pochi minuti un 5-3 Mannarino, perché Sebastian ha smesso di spingere con le gambe, il servizio è diventato quasi innocuo e le risposte francesi sono invece semplicemente fulminanti.
Mannarino si fa sentire e vola per il campo, Korda invece non ha reazioni di alcun tipo e anzi accetta in silenzio l’evoluzione della partita e l’improvvisa inferiorità fisica e tecnica.
I game consecutivi diventano cinque: Mannarino stavolta non ha riacciuffato il match col fioretto ma con l’improvvisazione (in particolare con la risposta) e grazie ad una fase difensiva da grande atleta. 6-3 e terzo set.
Terzo set: Korda non c’è più, Mannarino chiude la partita con un parziale di 11 game a 2
Korda rientra dalla sosta negli spogliatoi e si rende subito pericoloso ma si tratta solamente di un ultimo sussulto travestito da reazione.
Mannarino concede una palla break nel secondo game ma la annulla con un rovescio solido e profondo, e la partita di fatto finisce qui.
Il francese infatti nel game successivo breakka l’avversario a zero e scappa nel punteggio (3-1) con Korda ormai stanco (la semi di lunedì con Medjedovic ha sfiorato le tre ore) e pesantissimo negli spostamenti, completamente incapace di opporre un qualsiasi tipo di resistenza, emotiva, fisica o tecnica.
Mannarino invece si arrampica su una nuvola e gioca da lì, sciorinando tutto il repertorio, anche se le chicche sono rappresentate dalle risposte di rovescio in anticipo, ad esempio come quella lungolinea con cui chiude ogni tipo di storia breakkando nuovamente Korda sul 4-2: un mago del tempo.
Ma l’aspetto più impressionante è rappresentato dall’eccellente condizione atletica di questo ragazzino di 35 anni, che nel terzo set ha completamente stroncato le gambe di un 23enne, saltellando da un angolo all’altro del campo. Il tennis, la magia, ma anche la difesa.
Korda annulla due match point consecutivi, ma ormai è troppo tardi, e un servizio vincente regala il parziale (6-2) e la partita al veterano francese, che completa la rimonta con un parziale di 11 game a 2 e alza al cielo il quarto trofeo della sua carriera.
Jacopo Gadarco