Australian Open, San Valentino è delle donne: supersfide Muguruza-Osaka e Swiatek-Halep

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Australian Open, San Valentino è delle donne: supersfide Muguruza-Osaka e Swiatek-Halep

La Middle Sunday dell’Australian Open offre un programma clamoroso per quanto riguarda il tabellone femminile. C’è anche Serena vs Sabalenka

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Il tabellone femminile si è ormai allineato agli ottavi di finale e subito, scorrendo la lista dei vari accoppiamenti, balzano all’occhio due partite in particolare: Osaka-Muguruza e Swiatek-Halep. Due incroci tra campionesse Slam, anche recenti peraltro, non rappresentano proprio la normalità a questo punto del torneo. Nelle ultime dieci edizioni di ciascuno Slam è successo solo tre volte: Australian Open 2012 (Li-Klijsters; Kvitova-Ivanovic), Wimbledon 2012 (Kvitova-Schiavone; Azarenka-Ivanovic) e 2010 (Serena-Sharapova; Clijsters-Henin). In questo caso però, la situazione appare particolarmente eccezionale perché tutte e quattro sembrano davvero da corsa, potenziali candidate alla vittoria finale. Mai come questa volta riteniamo di poter spendere, senza remore, la definizione cliché di “finale anticipata” per entrambi i match.

Tutte hanno dimostrato di essere in ottima forma. Forse solo Halep ha lasciato intravedere qualche incertezza nella durissima partita contro Ajla Tomljanovic, ma nel complesso tutte hanno gestito con autorevolezza i primi impegni qui a Melbourne. Garbine Muguruza ha raggiunto la finale dello Yarra Valley Classic, perdendo appena dieci game in quattro partite, finendo poi per cedere il passo alla numero uno del mondo Ashleigh Barty. Nell’Happy Slam ha però ripreso l’impressionante ruolino di marcia, lasciando per strada ancora dieci giochi contro Gasparyan, Samsonova e Diyas.

Anche Naomi Osaka ha dimostrato di essere in palla, se è vero che le maggiori difficoltà finora le ha trovate nell’affrontare una farfalla particolarmente affettuosa. Dopo la semifinale al Gippsland Trophy, nella quale non è scesa in campo probabilmente per cautela, Naomi ha disposto agevolmente di avversarie di buon livello come Pavlyuchenkova, Garcia e Jabeur. Sia Muguruza che Osaka hanno discreta confidenza con questi campi: la prima è la finalista uscente, mentre Naomi ha vinto qui nel 2019. La sfida tra le due si preannuncia scoppiettante e varrà certamente la pena di rinunciare a qualche ora di sonno per godersela.

Per certi versi ancora più affascinante il confronto tra Simona Halep e Iga Swiatek. Le due si incontrano solo negli Slam e i primi due precedenti, entrambi al Roland Garros, sono stati a “senso unico alternato” (dominio Halep nel 2019, dominio Swiatek nel 2020). Entrambe sono state curiosamente eliminate dalla stessa avversaria, Ekaterina Alexandrova, nel corso della loro prima apparizione stagionale al Gippsland Trophy, ma sembrano aver ritrovato il filo del loro tennis. Soprattutto Swiatek ha mostrato una buonissima maturità tecnica e mentale, in maniera non dissimile da quanto fatto ammirare durante il trionfale Roland Garros 2020. I dubbi che restano sono perlopiù legati alla superficie: sul rapido riuscirà a far impazzire Halep come a Parigi? 
Iga sembra infatti nata per giocare sulla terra e si sta adattando bene anche al cemento nelle ultime uscite, ma il suo gioco punta molto su variazioni, al servizio e da fondo, che forse potrebbero essere un po’ spuntate sul duro.

A queste due finali anticipate potremmo aggiungere anche la partita tra Aryna Sabalenka e Serena Williams. Dopotutto Serena è sempre Serena e, considerate le tante e varie giocatrici che abbiamo visto lottare per un trofeo Slam negli ultimi anni, anche la bielorussa tirata a lucido non sfigurerebbe affatto in una finale di quel livello. Il pronostico, anche solo per una questione di esperienza e personalità, dovrebbe pendere dalla parte di Serena, ma sappiamo bene che Sabalenka non guarda molto chi c’è dall’altra parte della rete. Non ha forse la varietà per far muovere Serena con variazioni e cambi di traiettoria, ma è perfettamente in grado di non farle toccare palla sulle accelerazioni e anche di vincere il braccio di ferro da fondo in quanto a potenza. Certo, c’è il dettaglio non secondario di dover mantenere la palla entro le righe, ma i dati dei primi turni sono confortanti per Aryna: 86 vincenti su 333 punti, ovvero il 26% (per intendersi un punto su quattro si è concluso con un suo vincente).

TUTTA (O QUASI) LA QUALITA’ A SUD

In generale allargando lo sguardo si nota un fortissimo sbilanciamento tra parte alta e parte bassa, con quest’ultima molto più intrigante e potenzialmente intrigante in termini di palmares, appeal tennistico e stato di forma delle protagoniste.

Proprio aprendo il capitolo palmares, il confronto tra le due metà è impietoso. Nella parte bassa, cinque tenniste su otto sono campionesse Slam e sei su otto hanno raggiunto almeno la finale, per un totale di 31 titoli (23 Serena, 3 Osaka, 2 Halep e Muguruza, 1 Swiatek) e 16 finali perse. Nella parte alta invece, sono Ashleigh Barty vanta uno Slam in bacheca (nell’unica finale giocata, al Roland Garros 2019), mentre le altre sette giocatrici rimaste in corsa non hanno mai superato le semifinali.

L’australiana affronterà Shelby Rogers, mentre le altre tre sfide saranno Mertens-Muchova, Vekic-Brady e Pegula Svitolina. Per Barty la strada verso la finale sembra spianata, ma chissà che questa sezione di tabellone non abbia ancora qualche sorpresa in serbo.

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