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Reading: I dolori di Thiem, tra ginocchio malconcio e pensieri negativi: “Sono caduto come in un buco”
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I dolori di Thiem, tra ginocchio malconcio e pensieri negativi: “Sono caduto come in un buco”

L'austriaco spiega al Der Standard di avere un piccolo problema congenito alle ginocchia, che ogni tanto riemerge. E che la pandemia 'si è presa le cose più belle del tennis'

Last updated: 23/04/2021 8:55
By Tommaso Villa Published 19/04/2021
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9 Min Read
Dominic Thiem - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)

Assente dai campi da un mese e titolare di un inizio di 2021 sfortunato, Dominic Thiem ha parlato del suo momento con il quotidiano austriaco Der Standard, soffermandosi sulle problematiche accusate in questi mesi, sia a livello fisico che mentale, in vista del suo ritorno in campo previsto per il torneo di Madrid.

Sezioni
GLI INFORTUNI E LA PREPARAZIONEI DISAGI DELLE BOLLE E DELLE PORTE CHIUSEIL ROLAND GARROS RIMANE IL GRANDE SOGNO

GLI INFORTUNI E LA PREPARAZIONE

Per quanto riguarda le sue condizioni di salute, il Dominator ha ribadito di non aver patito un grave infortunio: “Si tratta di piccoli acciacchi, ora al ginocchio sinistro, per esempio. Lo scorso anno, durante il primo lockdown, mi è capitata la stessa cosa, ma al destro; all’epoca chiaramente non mi sono dovuto cancellare da nessun torneo, visto che non si stava giocando, quindi ho avuto tutto il tempo necessario per guarire“. Allo stesso tempo, però, si tratta di un fardello di lungo corso: “È un piccolo problema congenito che di tanto in tanto riemerge, anche se questa è la prima volta che l’opinione pubblica ne viene a sapere. Mi ci vorrà qualche settimana prima di non avere più dolore, è così dall’Australia“.

Thiem è da sempre un giocatore dalla preparazione maniacale. Molti ricorderanno il suo sfogo nei confronti degli organizzatori degli Internazionali nel 2019, quando quest’ultimi obbligarono i giocatori a rimanere in attesa al Foro Italico per tutta la giornata di mercoledì nonostante la pioggia battente, impedendo così loro di prepararsi a dovere per il doppio impegno del giorno successivo. Non stupisce quindi che questa serie di problemi fisici lo stia condizionando: “La mia vita è interamente pianificata, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, tutto è organizzato. Mi sento meglio quando so cosa succederà domani. Questa possibilità non esiste al momento“.

Per lui è necessario essere al meglio, o il suo tipo di tennis non può reggere: “Se non sei al 100 percento perdi, come successo a Doha e Dubai; il livello è veramente alto e gli avversari sono sempre fortissimi, quindi se non sei in forma puoi perdere al primo o al secondo turno. Rimanere fuori fino a quando non si è pronti è probabilmente la scelta più intelligente: se fossi andato a Belgrado questa settimana avrei perso ancora al primo turno, e sarei entrato in una spirale negativa. Visto che voglio evitare che succeda, preferisco stare a casa e recuperare, non sono il primo e non sarò l’ultimo a fare una scelta di questo tipo“.

I DISAGI DELLE BOLLE E DELLE PORTE CHIUSE

Purtroppo, però, non sono solo gli infortuni a gravare sui tennisti e sulle tenniste in questo momento – tutto ciò che a suo dire animava il circuito è venuto a mancare, e questo non lo aiuta a livello mentale: “Nonostante l’assenza del pubblico il tour è proseguito normalmente […]. Un sacco di pezzi del tennis si stanno perdendo. Il coronavirus si è preso le parti più belle del nostro lavoro, a partire dai viaggi e dalla libertà di spostarsi. Di contro, le cose peggiori sono rimaste. È difficile giocare tutte le settimane in queste condizioni […]. C’è un senso di vuoto, settimana scorsa non ho nemmeno guardato i match di Champions League, e ho seguito pochissimo il torneo di Montecarlo“.

Per certi versi, sembra essere lo stillicidio creato dal Covid a condizionarlo di più, perché inizialmente le cose stavano andando bene: “Dopo la vittoria di New York ero euforico, ma i risultati hanno continuato ad arrivare, visto che ho raggiunto la finale delle Finals Quando ho iniziato a prepararmi per questa stagione, però, sono caduto come in un buco. Pensavo che mi sarei sentito più rilassato dopo aver vinto uno Slam, e spero ancora che quella sensazione arrivi“.

Dominic Thiem – US Open 2020 (via Twitter, @usopen)

Soprattutto di recente, però, le cose sono peggiorate, perché il mondo si è mosso a ritmi diversi da quelli dell’ATP Tour: “A Dubai le restrizioni erano estreme, perché noi eravamo rinchiusi nella bolla, ma al di fuori la vita era tornata alla normalità. Potevamo solo andare dall’hotel ad uno stadio vuoto; non era una bella situazione in cui trovarsi”.

Il momento che l’ha messo più in difficoltà, però, è avvenuto a Melbourne, dove un mini-lockdown è stato implementato durante il programma della parte alta del terzo turno (nel caso del match fra Djokovic e Fritz, al pubblico fu intimato di lasciare lo stadio a match in corso). Quel giorno, Thiem stava giocando un match estremamente intenso, e questa combinazione di fattore gli è pesata non poco: “In Australia ho fatto un grande sforzo ma senza ottenere grandi risultati. Stavo giocando uno dei match più memorabili della mia carriera, rimontando due set al beniamino locale Kyrgios, e c’era un’atmosfera incredibile a Melbourne, anche se il pubblico non tifava per me. Finito il match, tutto d’un tratto è iniziato un altro lockdown; ero nello spogliatoio, ancora madido di sudore, e la struttura è stata evacuata, come se ci fosse stato un attacco nucleare. Nel match successivo con Dimitrov mi sono trovato a giocare sotto il sole di mezzogiorno in uno stadio vuoto, e non sono stato in grado di gestire la situazione“.

Curiosamente, peraltro, Thiem ha anche indicato il tipo di giocatore che potrebbe trarre beneficio dalle norme attuali, facendo due esempi che a prima vista potrebbero apparire contro-intuitivi per via della loro natura istrionica, ma evidentemente secondo l’austriaco è l’impossibilità di svagarsi l’aporia che decide chi sopravvive e chi no nel tennis pandemico: “Ci sono giocatori che riescono a non pensarci, per i quali la bolla potrebbe addirittura essere un vantaggio, per esempio Evans o Bublik. Sono giocatori che in tempi normali fanno fatica a concentrarsi sullo sport, quindi per loro questa situazione è ottima, perché c’è solo il tennis a cui pensare“.

IL ROLAND GARROS RIMANE IL GRANDE SOGNO

Ora che la consacrazione ad altissimi livelli è arrivata, il N.4 ATP vorrebbe rivedere le sue priorità: “Ho inseguito il mio grande obiettivo per 15 anni senza distrazioni. Ora l’ho raggiunto, seppur in circostanze particolari, ma questo non è importante dal mio punto di vista. Nel frattempo ho dovuto mettere da parte molte cose, come la mia vita privata e gli interessi al di fuori del tennis. A un certo punto devi fare qualcosa per la tua testa; finora c’è stato solo il tennis, ma da qui in avanti voglio cambiare un po‘“.

Detto questo, le sue mire sono ancora molto chiare, e quella di detronizzare Nadal verrà perseguita con la dedizione di sempre: “Il Roland Garros è ancora il mio grande obiettivo. Ovviamente ho un problema in questo momento, e cioè che non affronto i migliori da parecchio, mi mancano quei match nelle gambe, quindi non so quale sia il mio livello. Spero di poter recuperare, in questo senso, a Madrid e Roma. Il mio obiettivo è di essere al massimo a Parigi, ma sarebbe un sogno anche vincere una medaglia alle Olimpiadi, sempre che si disputino. Mi piacerebbe saperlo, ma purtroppo sarà la pandemia a decidere. In ogni caso, non lascerò che la mia passione per il tennis mi venga portata via, perché a un certo punto si tornerà alla normalità“.


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