Rassegna stampa
Un Sonego da applausi. Ma nella battaglia la spunta De Minaur (Crivelli, Mastroluca, Bertellino, Mecca). Federer chiede aiuto alla magia di Londra:”Sono su di giri, mi sento da titolo”(Crivelli). Federer, vent’anni felici:”E mi diverto ancora”(Marcotti). Wimbledon, la carica delle racchette azzurre (Longhi)
La rassegna stampa del 27 giugno 2021
Un Sonego da applausi. Ma nella battaglia la spunta De Minaur (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
[…] Attenti a quel due. Un applauso sentito devo però accomunare i due protagonisti, capaci di offrire al pubblico una finale spettacolare, palpitante, che ha esaltato le migliori qualità di entrambi e si è risolta al tie break del terzo set dopo 2 ore e 40 minuti di battaglia. L’australiano era arrivato all’atto decisivo senza perdere neppure un set, ma nel primo parziale deve fare i conti con la micidiale combinazione servizio-dritto di Lollo, tornata a colpire con letale pericolosità. Il senso tecnico del match cambia tuttavia a inizio del secondo set, quando De Minaur diventa molto aggressivo in risposta, soprattutto se il torinese non mette la prima. La sfida è molto divertente, sicuramente stimolata dalla continua ricerca di soluzioni vincenti che tutti e due perseguono, frequentando con profitto anche la rete, pur nella diversità di stili: Sonego cerca il controllo dello scambio fin dal primi colpi a rimbalzo, l’avversario conferma le grandi doti di difensore ma sa contrattaccare con grande profitto. Il terzo set corre sul filo dell’equilibrio, al servizio non si concede nulla e la soluzione non può che essere il tie break, dove Lorenzo si ritrova sotto 5-3, recupera fino al 5-5 grazie a un meraviglioso passante incrociato in corsa di dritto ma poi si arrende a due prodezze di Alex, la seconda costruita con una fantastica risposta lungolinea. Per l’eroe dei tre mondi (è nato in Australia da padre uruguaiano e madre spagnola e vive ad Alicante) si tratta del quinto trionfo in carriera, il primo sull’ erba, che gli vale il best ranking al numero 14 del mondo: «Sono stato molto forte di testa, penso di essere stato più aggressivo sui pochi punti decisivi. Però devo congratularmi con Lorenzo, tutti sanno che è uno degli avversari più tosti nel circuito, per batterlo devi sempre giocare íl tuo miglior tennis. Nessuno vorrà incontrarlo a Wimbledon». Appunto: Sonego e De Minaur ai Championships saranno avversari pericolosi per tutti, perché conoscono I segreti dell’erba e posseggono la faccia tosta dei guerrieri. malgrado la sconfitta, che lo lascia al numero 27 del mondo, Lollo ormai si sta consolidando al top: «Una settimana fantastica, è stato bello sentire il tifo degli italiani. Dedico questo risultato a mia nonna, scomparsa due settimane fa». Cuore d’oro.
Sonego sul filo del rasoio si arrende al “diavolo” (Alessandro Mastroluca, Il Corriere dello Sport)
Ha dato tutto, Lorenzo Sonego, con l’appassionata generosità che lo rappresenta. Non è bastato per vincere la finale dell’ATP 250 di Eastboume, ultimo step di preparazione a Wimbledon, ma avrà comunque guadagnato nuovi tifosi in Inghilterra. Li ha divertiti con il suo tennis vario e brillante, poi li ha commossi con la dedica alla nonna, scomparsa due settimane fa, al termine dell’incontro. «Era la mia prima tifosa», ha raccontato il torinese, che si è fermato a due punti dal titolo contro l’australiano Alex De Minaur; capace sull’erba di rispecchiare meglio che altrove il soprannome di “Demon”. LA FINALE. Qui diventa un “diavoletto” sveltissimo, che copre tutto il campo, attacca e difende, agile e scattante. Sonego, che ha vinto due delle quattro finali ATP raggiunte in carriera, ha mostrato di non sentire la pressione delle finali. Ha giocato un match sicuro, con un tennis spigliato e brillante, confermando grandi progressi tuttavia non sufficienti ad evitare la sconfitta. Il 4-6 6-4 7-6(5) conferma l’equilibrio sottile che ha caratterizzato tutta la partita. MINA VAGANTE. «Nel tie-break De Minaur ha servito bene e in risposta è quello che gioca meglio dei due. E stato aggressivo e attaccato il mio rovescio con palle basse. Tatticamente è stato perfetto, ha vinto i punti decisivi e ha meritato la vittoria», ha detto il torinese, proiettato al quindicesimo posto nella Race to Turin, la classifica che considera i soli piazzamenti stagionali e qualifica per le Nitto ATP Finals in programma per la prima volta nella sua Torino. […] «Tutti sanno che Lorenzo è uno degli avversari più tosti nel circuito, per batterlo devi sempre giocare il tuo miglior tennis, nessuno vorrà fronteggiarlo a Wimbledon», ha ammesso il 22enne di Sydney che grazie al suo quinto titolo in carriera su nove finali, il secondo dei 2021, raggiungerà il suo nuovo best ranking al 14mo posto della classifica ATP VERSO WIMBLEDON. Adesso entrambi si concentrano su Wimbledon. L’australiano affronterà Sebastian Korda, sempre più in ascesa e sempre meno figlio d’arte. L’azzurro debutterà martedì contro Pedro Sousa. Finora, però, non ha studiato il tabellone dei Championships. «Ero concentrato su questo torneo, ho dato solo un’occhiata all’avversario del match di primo turno – ha spiegato -. Non voglio guardare troppo in là perché sull’erba le partite si decidono su pochi punti e il divario anche fra il numero 20 e il 200 del mondo si appiattisce. Voglio pensare una partita alla volta, ma so che con il giusto atteggiamento posso fare bene». Ormai è un dato di fatto, gli azzurri sono di casa anche sull’erba, superficie tradizionalmente più ostica per i tennisti italiani. Anche a Wimbledon, dove il miglior risultato resta la semifinale di Nicola Pietrangeli nel 1960, possiamo sognare in grande
Sonego stoppato per un filo d’erba (Roberto Bertellino, Tuttosport)
Un diritto steccato nel tie-break del set conclusivo ha fatto la differenza in favore di Alex De Minaur che dopo 2 ore e 39 minuti di sfida all’ultimo quindici ha superato Lorenzo Sonego, alla seconda finale stagionale e quarta di carriera (2 vinte e 2 perse il bilancio) in quel di Eastbourne (ATP 250). […] Nel primo set l’azzurro ha rincorso in avvio (1-2 con un break da recuperare) ma è subito risalito e ha centrato il break decisivo nel decimo gioco. La seconda frazione è stata indirizzata dal vantaggio iniziale conquistato da De Minaur. Break mantenuto fino al termine, con occasione del 5-5 sfumata su un diritto passante di Sonego finito largo di pochissimo. Nel set decisivo i due hanno camminato di pari passo verso il tie-break non concedendosi chance. Sonego è calato un po’ in risposta negli ultimi game e nella mini-sezione finale di gara si è trovato nuovamente indietro (prima 1-3 poi 2-5). Ha tenuto due servizi consecutivi e pareggiato i conti sul 5-5 grazie ad un diritto lungo del rivale. Gli ultimi due punti li ha però vinti De Minaur che ha chiuso 7-5 alzando le braccia al cielo: «Per battere Sonego – ha detto in premiazione – devi giocare il tuo miglior tennis. Appena cali lui è pronto a scappare via». Sonego, commosso, ha avuto una dedica speciale per la raggiunta finale: «A mia nonna che è scomparsa due settimane fa. Un ringraziamento al mio team e congratulazioni ad Alex che ha giocato benissimo». Il torinese ha confermato la sua crescita e la sua versatilità che gli ha consentito nell’ultimo anno di vincere e conquistare posizioni di prestigio su più superfici. In chiusura di 2020 ha battuto Djokovic a Vienna (ATP 500) e poi colto la finale nello stesso torneo sul veloce indoor. Nel 2021 ha vinto a Cagliari sul rosso e agguantato la semifinale a Roma, ancora su terra, entrando nella storia del torneo e del tennis italiano. Nella settimana appena chiusa, agonisticamente parlando, ha messo in mostra anche un tennis da erba con un rovescio decisamente migliorato rispetto al passato, sia coperto che in back utilizzato anche nella fase di attacco. Domani inizierà Wimbledon (sarà in campo martedì) per un gioco di scarti di punteggio, al posto numero 27 del ranking mondiale e sarà non solo testa di serie (n° 23) ma anche una sorta di “mina” vagante visto il rendimento messo in mostra a Eastbourne. Esordirà contro il portoghese Pedro Sousa in un confronto ampiamente alla sua portata e nell’auspicato secondo turno troverà il vincente del confronto tra due giocatori più abili sul rosso come Galan e Federico Coria. […] Daniel Medvedev può guardare a Wimbledon con grande fiducia in ragione del suo primo successo in carriera colto sull’erba nell’ATP 250 di Maiorca, per la prima volta in calendario. ll russo, n° 2 del mondo, è cresciuto di rendimento di partita in partita e nel match per il titolo ha concesso poco al bombardiere americano Sam Querrey al quale ha letteralmente disinnescato il servizio, arma solitamente micidiale, dominando gli scambi da fondo con le proverbiali accelerazioni e facendo vedere anche delle buone soluzioni nei pressi della rete. Come già successo in semifinale ha sigillato il testa a testa con il decimo ace e dopo soli 62 minuti. C’è un po’ di Italia anche a Maiorca perchè il titolo di doppio è andato al tandem italo-argentino Bolella/Gonzalez che hanno fermato il neozelandese Marcus Daniell e l’austriaco Philipp Oswaldin due set. Terza vittoria stagionale per il bolognese e l’ormai classico compagno di gioco sudamericano. Rimanendo in casa nostra sarà finale oggi per Gian Marco Moroni nell’Aspria Tennis Cup di Milano (Challenger). Il romano ha brillantemente superato in semifinale il 18enne talento danese Holger Rune, alcune settimane fa in trionfo nel Challenger di Biella, il 7° della serie 2021 nella città piemontese. Moroni, il cui obiettivo dichiarato è rientrare presto tra i top 200 ATP, cercherà oggi il titolo (diretta Supertennis TV dalle 16,30) contro l’argentino Federico Coria, n°1 del seeding e 89 del ranking mondiale. In archivio anche i tornei femminili in programma nella settimana pre-Wimbledon. A Eastbourne (WTA 500) è tornata alla vittoria dopo quasi due anni la lettone Jelena Ostapenko, ricordiamo campionessa al Roland Garros 2017. L’allieva di Marion Barton, francese che sull’erba ha vinto e proprio a Wimbledon, ha stoppato in finale la corsa dell’estone Anne Kontaveit: «Sono molto felice – ha detto al termine la Ostapenko – per come ho giocato l’intera settimana. Ci sono stati match molto serrati ma sono stata brava a combattere fino all’ultimo momento». In casa ha sorriso nel WTA 250 di Bad Homburg (Ger) l’ex numero 1 del mondo, Angelique Kerber. Per lei il 13° trionfo in carriera a livello WTA contro la giovane ceca Katerina Siniakova
Sonego, ora a Wimbledon (Giorgia Mecca, Corriere edizione Torino)
Voglio dedicare questo torneo a mia nonna, che purtroppo ci ha lasciati due settimane fa». Era commosso Lorenzo Sonego durante la premiazione del torneo Atp 250 di Eastbourne, mentre si congratulava con l’avversario e rivelava il lutto recente, la donna che gli ha trasmesso, tra le altre cose, anche la passione per il Toro, la sua squadra del cuore. […] L’avventura a Eastbourne per il campione torinese si è conclusa solo in finale, tra gli applausi del pubblico e del vincitore del torneo Alex De Minaur (da lunedì numero 15 del mondo), uniti a qualche rimpianto e un po’ di amarezza per le occasioni mancate. Sonny e stato infatti due volte a due punti dal match e dalla conquista titolo, in entrambe le occasioni un errore millimetrico gli ha impedito di andare a giocarsi il match point. E finita 4-6 6-4 7-6; una partita equilibratissima che il ventiduenne australiano è riuscito a portare a rasa in rimonta. «Chiunque voglia battere l’italiano deve giocare il suo miglior tennis, altrimenti è impossibile riuscirci» ha detto De Minaur che certamente oltre al proprio match si riferiva anche a quello tra l’italiano e Djokovic in semifinale agli Internazionali di Roma. […] Per fortuna però, come al solito, c’è poco tempo per tornare sugli errori non forzati commessi, con qualche giorno di ritardo rispetto al suoi compagni per cause di forza maggiore (la finale da giocare) Sonego oggi raggiungerti il resto del dream team azzurro a Londra, dove domani comincia il torneo di Wimbledon. E chi l’ha detto che gli italiani con l’erba non vanno proprio d’accordo? Le ultime due settimane, la vittoria di Matteo Berrettini al Queen’s prima e la finale di Sonego poi, smentiscono questa tesi, la nostra antipatia nei confronti del torneo inglese. La verità, e i risultati di questa d stagione lo stanno dimostrando, è che i tennisti made in Italy hanno imparato a fare male ovunque, dal cemento di Miami alla terra rossa di Cagliari, fino ad arrivare all’erba britannica dove ieri Sonny ha preso In più occasioni il possesso della rete, dimostrando di avere soluzioni, gambe e servizio per ogni superficie, anche quelle considerate più ostiche per i mediterranei come lui. E dunque, dopo un breve pit stop, qualche massaggio e un po’ di fisioterapia, si riparte dal primo turno dei Championships, e in particolare da Pedro Sousa, numero 121 del ranking. Sonny lo affronterà da numero 27 aI mondo, dopo aver giocato uno delle finali più equilibrate della stagione. Il calcio a Wembley, il tennis a Wimbledon, in entrambi i casi e in entrambi gli sport l’Italia è pronta e sa come dare spettacolo.
Federer chiede aiuto alla magia di Londra: “Sono su di giri, mi sento da titolo” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
[…] Le più brucianti, probabilmente, Roger Federer le porta nell’anima e sono i graffì mai guariti di quei due match point sprecati nella finale contro Djokovic dei 2019: a quasi 38 anni, il Maestro avrebbe suonato la nona sinfonia a Wimbledon, si sarebbe regalato un’altra pagina leggendaria di un romanzo agonistico infinito, avrebbe battuto un avversario mai troppo amato e messo il sigillo sul 21° Slam, allungando nella corsa al record che invece, da quel pomeriggio, si è infiammata ancor di più: Nadal adesso lo ha raggiunto a quota 20 e Nole è appena sotto con 19 e ha decisamente imboccato la corsia di sorpasso. Gll obiettivi Sono passati due anni da quella dolorosa pugnalata impossibile da metabolizzare perfino per il Più Grande e in mezzo ci sono state due operazioni chirurgiche che all’inizio ne hanno minato certezze consolidate da anni e una pandemia che ha finito per cambiare il mondo. Soprattutto, Federer sta bussando ai quarant’anni, che compirà l’8 agosto, l’età in cui si fanno bilanci su ciò che è stato piuttosto che progetti su ciò che verrà. Ma Roger è intimamente convinto di poter cancellare il ricordo di quei due match point, di non lasciare ai posteri come ultima immagine di una carriera inimitabile quella di lui quasi in lacrime che stranito accoglie tra le mani il trofeo dello sconfitto. E così, tornato nel suo regno, quello che si schiude dietro le Doherty Gates pronte a riaprirsi dopo lo stop forzato del 2020, il Divino almeno nello spirito sembra aver riscoperto il sacro fuoco: «Sono sinceramente felice di poter essere qui dopo l’anno difficile che abbiamo avuto tutti e dopo i miei infortuni. Ora sono a Wimbledon e ho una possibilità di puntare al titolo. So che se raggiungo la seconda settimana, che è il mio obiettivo immediato, sarò sempre più forte partita dopo partita e penso che a quel punto tutto diventerà possibile». […] È palese, tuttavia, che il problema principale non saranno gli avversari, ma la condizione psicofisica di un quasi quarantenne che negli ultimi 19 mesi ha giocato otto partite in tutto e che sugli amati prati di Halle, dopo aver lasciato il Roland Garros prima degli ottavi con Berrettini, è uscito al secondo turno. Eppure Roger è convinto che l’aria di Londra sarà nuovamente un balsamo per le sue ambizioni: «Ad Halle ho avuto un momento mentale in cui mi sono sentito solo, in cui non ero contento di come stavano andando le cose. È la sensazione che provi quando inizi a non piacerti per quello che stai facendo in campo, quando il match deraglia. Sicuramente ci sono modi diversi per perdere una partita e quello non era lo standard che mi ero prefissato su come affrontare la situazione. La cosa positiva, adesso che posso guardare indietro, è che sono sicuro non accadrà qui, perché mi sento pronto, eccitato e davvero su di giri». Strani Incontri Di certo, con la pandemia che continua a mordere, non sarà il solito, tradizionale appuntamento con rituali sempre uguali a se stessi: «Questo Wimbledon non ha niente a che fare con quello che ho conosciuto negli ultimi vent’anni. Ero abituato ad arrivare con la famiglia, i bambini correvano in tutte le direzioni, si organizzavano i giochi, ci sistemavamo in casa. Adesso invece sono in hotel con il mio team». E che si tratti di un’edizione diversa da tutte le altre, lo dimostra anche il compagno che Federer si è scelto per l’allenamento di venerdì: Andy Murray, che giocherà il torneo grazie a una wild card e rimane tignosamente attaccato alla voglia di tennis malgrado i problemi alle anche. Un incontro tra due vecchi signori, già numeri uno del mondo e adesso padri di famiglia, così insolito che il precedente non li ha messi d’accordo: «Andy riteneva che l’ultima volta che ci allenammo insieme fosse in Australia nel 2005, lo penso invece che successe a Roma l’anno dopo». Passione inesauribile, ecco ciò che li muove, anche se il tempo scorre e costringe a riflettere. Perciò l’Olimpiade di Federer non è ancora sicura: «Come giocherò qui avrà un impatto su tutta l’estate. Mi piacerebbe andare a Tokyo, vorrei giocare più tornei possibili e deciderò dopo Wimbledon. Ma le cose non sono così semplici come in passato. Con l’età, devi essere più selettivo». Anche i re si ritrovano con le rughe
Federer, vent’anni felici: “E mi diverto ancora” (Gabriele Marcotti, Il Corriere dello Sport)
Vent’anni fa il mondo scoprì Roger Federer, capace di detronizzare – al termine di un match superlativo – Pete Sampras, fin lì il re indiscusso dei prati londinesi. Da allora lo svizzero, da brillante promessa è sbocciato in campione assoluto, capace di trionfare otto volto ai Championships, e stabilendo un nuovo record per l’All England Club dove quest’anno arriva alla partecipazione n.23 in carriera. Due anni fa la corsa di Federer si era conclusa, mestamente, nella finale persa contro Novak Djokovic. L’ultimo squillo risale ormai al 2017, quando riuscì a battere in finale Cilic. Reduce da 18 mesi di sostanziale inattività, per via del doppio intervento chirurgico e di una riabilitazione più lunga e difficoltosa del previsto, sulla soglia dei 40 anni Federer non si pone né limiti né obiettivo alla vigilia del debutto contro il francese Adrian Mannarino. «C’è stato un momento negli ultimi mesi in cui non sono stato bene mentalmente, non ero soddisfatto della mia condizione né del mio recupero. Ora invece l’umore e la fiducia sono tornati, nonostante gli ultimi risultati non così positivi». Dopo gli ottavi raggiunti a Parigi, Federer ha perso in tre set nel secondo turno di Halle, contro il 20enne Felix Auger-Aliassime. Come spiega una sconfitta così deludente? «C’è modo e modo di perdere, e io probabilmente in quel match ho scelto il peggiore. Non ho saputo reagire alle sfide che il match ha presentato. In questi giorni abbiamo fatto un lavoro specifico con il mio team proprio perché un simile blackout non accada più». Rispetto al passato, quest’anno Wimbledon rappresenta un’incognita? «Non penso proprio perché qui mi sento a casa, conosco bene questo torneo e mi basta poco per ritrovare le giuste sensazioni in campo. Oggi poi mi sono allenato con Andy (Murray): è stato un vero piacere, e penso che mi sia servito parecchio». Come è stato allenarsi con Murray? «Cercavamo di ricordarci quando è stata l’ultima volta che ci siamo allenati assieme. Penso che fosse addirittura in Australia, nel 2005. O forse a Roma, l’armo dopo. Insomma è passato tantissimo tempo. Spero che possa andare avanti nel torneo, che possa fare bene». Un augurio che rivolge anche a se stesso? «Certamente; non è un segreto che l’erba è la mia superficie preferita. E forse è così anche per Andy. E’ stato bello rivederlo in azione». Come si sente a due giorni dal debutto contro Mannarino? «Mi sento pronto, sono impaziente di scendere in campo, di rivivere il Center Court. Sono eccitato del ritorno a Wimbledon dopo la cancellazione dell’anno scorso. E rispetto agli ultimi match, compresi quelli al Roland Garros, credo che la mia condizione attuale mi consentirà di giocare decisamente meglio». Come giustifica questa ritrovata fiducia? «Sono una persona positiva, che tende a prendere il meglio da ogni situazione. E poi siamo a Wimbledon e credo che tutti siano d’accordo se dico che ho le mie possibilità in questo torneo. So di averle». Come vive l’attesa per il primo match? «E’ sempre il più insidioso, perché non sai mai cosa aspettarti. Spero di ritrovare subito le giuste sensazioni. Non voglio guardare troppo in là, anche se so che se arrivo alla seconda settimana può succedere qualsiasi cosa. Perché match dopo match, in tornei come questo, cresce l’autostima e la condizione». Meno di due settimane dopo la finale di Wimbledon, inizia il torneo olimpico. Ci sarà a Tokyo? «La mia intenzione è quella di andare alle Olimpiadi, malo decideremo solo dopo Wimbledon. Voglio giocare il maggior numero di tornei, tutto dipende da come reagirà il mio fisico. Vorrei poter dire di più sul mio calendario, purtroppo oggi la mia situazione personale è diversa rispetto al passato. Con l’età dobbiamo essere più selettivi, e non posso giocare sempre». Che obiettivi ha per questo 2021. «Di stare bene e di giocare più che posso. E’ davvero tutto ciò che conta a questo punto della mia carriera. Mi diverto ancora a giocare, ma lo posso fare solo quando me lo consente il mio fisico. Ho imparato ad ascoltarlo bene e a seguire le sue raccomandazioni»
Wimbledon, la carica delle racchette azzurre (Lorenzo Longhi, Avvenire)
Non c’è bambino che non associ il verde al colore dell’erba e al quale fin dalla più tenera età non venga insegnato – immaginario popolare – che proprio il verde rappresenti il colore della speranza. Non era così nel tennis, almeno in quello italiano del circuito Atp, il cui colore tradizionalmente è stato il rosso della terra, con rare spruzzate del simbolico blu sintetico o del grigio cemento, e in effetti sino a quando Andreas Seppi, nel 2011, ha vinto l’Atp 250 di Eastbourne, nessuno era riuscito ad imporsi sul prato in singolare. A guardarlo oggi, quel passato di stenti sembra lontano anni luce: alla vigilia di Wimbledon 2021, infatti, verde, erba e speranza sembrano coniugarsi in una sintesi perfetta per il tennis azzurro che, nel tabellone maschile, sarà presente con dieci iscritti, quattro dei quali (Berrettini, Sinner, Sonego e Fognini) teste di serie. Pare incredibile, ma è così. […] Una settimana fa Matteo Berrettini, vincendo in tre set sul britannico Cameron Norrie sull’erba londinese del Queen’s, da un lato ha confermato il feeling con la superficie dal punto di vista tecnico (servizio dominante, dritto potente, smorzata risolutiva), dall’altro ha mostrato una forma strepitosa dopo l’infortunio di febbraio in Australia. Già vincitore del 250 di Belgrado ad aprile e finalista al Master 1000 di Madrid a maggio, battuto solo da Zverev, il romano si proietta ai Championships con la certezza di una condizione eccellente e sulla spinta di risultati che, inevitabilmente, lo battezzano come un potenziale protagonista del torneo. Quella coppa alzata al cielo di Londra e il suo entusiasmo per il traguardo raggiunto rappresentano un propellente straordinario in vista dell’esordio (domani contro l’argentino Pella) in un tabellone che ai quarti potrebbe riservargli la rivincita proprio contro Zverev, ma su quell’erba nella quale il tedesco non ha ancora vinto nel circuito Atp. Berrettini peraltro, pur essendo il capofila azzurro – è nono nel ranking mondiale – in una fase storica favorevolissima per il tennis italiano, appare quasi non fare notizia. Gli abbaglianti del racconto mediatico sono quasi tutti per la next gen di Jannick Sinner e Lorenzo Musetti, mentre per il romano al massimo si accendono le luci di posizione, casomai si cerca il pelo nell’uovo quando qualcosa non funziona, ma senza dargli troppo credito. Uno strano fenomeno che probabilmente contribuisce alla sua forza, del resto stiamo parlando di un ragazzo capace nel 2019 – quando la pandemia non era nemmeno un’ipotesi – di raggiungere la semifinale agli U.S. Open e che a Wimbledon può continuare l’ascesa. A Sinner, che sull’erba non è ancora riuscito ad esprimersi al meglio e al Queen’s è uscito al primo turno, ai Championships si chiede ora solo di fare esperienza, mentre Fabio Fognini torna a Wimbledon, dove non è mai andato oltre il terzo turno, dopo lo sfogo del 2019, quello nel quale invocava una bomba per zittire un pubblico un po’ troppo rumoroso. La quarta testa di serie italiana è Lorenzo Sonego, 23° nel seeding londinese, vincitore nel 2019 sull’erba di Antalia in Turchia e che proprio ieri ha giocato l’ottava finale azzurra assoluta maschile sul prato, la sua seconda in carriera, nel 250 di Eastbourne contro l’australiano Alex De Minaur. L’ha persa al tie-break del terzo set (6-4 4-6 6-7) ma la sconfitta non cambia le sensazioni, anzi le rafforza: l’Italia dell’erba c’è, eccome, e forse sognare un Berrettini alla Pietrangeli (che fu semifinalista a Wimbledon 1960, massimo risultato azzurro) può non essere solamente un esercizio di stile. Sonego sfiderà domani Pedro Sousa, giorno in cui si toccheranno gli estremi anagrafici di Musetti, che debutterà ai Championships contro il polacco Hurkacz, e dell’erbivoro originario Seppi (se la vedrà con Joáo Sousa) che, a 37 anni, sul prato può avere ancora qualcosa da dire. In campo anche Caruso, Mager, Cecchinato (wild card) e Travaglia. Nel tabellone femminile, le poche speranze italiane sull’erba londinese sono riposte in Camila Giorgi, capace di arrivare sino ai quarti nel 2018 e, più in generale, tipicamente a proprio agio sul prato. Ma la generazione d’oro del tennis azzurro in gonnella fa parte ormai del passato e, aldilà di un possibile exploit individuale, nemmeno esagerato sia chiaro, non è legittimo aspettarsi granché. Perché l’erba dei maschi è molto più verde, così come la loro terra è più rossa e il loro sintetico più blu.
Rassegna stampa
“Manca Nadal non è vera Parigi Sinner, più grinta” (Cocchi). Mamma Elina dall’oblio alla rinascita (Giammò). Memorie di uno scriba Il tesoro di Gianni Clerici donato alla Cattolica (Crosetti). Bad boy Rune sofferenza e vittoria dopo 4 ore (Martucci)
La rassegna stampa di martedì 6 giugno 2023
Sentenza McEnroe: “Manca Nadal non è vera Parigi Sinner, più grinta”. (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Lui non le manda a dire. Se c’è una cosa che John McEnroe ha mantenuto inalterata, è certamente la schiettezza. La stessa che lo ha fatto sbottare dopo la sconfitta prematura di Jannik Sinner contro Daniel Altmaier. Una delusione anche per lui: «La vittoria se l’è proprio mangiata – ha detto Big Mac su Eurosport, dove commenta lo Slam parigino -. Non c’entra un bel niente la sfortuna, ha avuto tante chance e non le ha raccolte. Queste sono partite che fanno male, ti restano le scorie per mesi, se non per anni». ? Insomma John, questo Sinner rha fatta proprio arrabbiare. Come può uscire da questo momento il nostro numero 1? «Gli scenari a volte cambiano per un punto. Guardate cosa gli è successo a New York: avrebbe potuto vincere lo Us Open se avesse concretizzato quel match point contro Alcaraz. Sembrava davvero a un passo per fare il grande salto. Probabilmente avere tutti gli occhi addosso gli ha messo troppa pressione, forse è questo che ha inciso sul suo rendimento, anche se parliamo sempre di un ottimo giocatore» .
[…]
Restando in Italia, c’era una volta Matteo BerrettinL.. «Già, è stato davvero sfortunato con tutti i guai fisici che ha dovuto affrontare. Ho sentito che tornerà sull’erba, ma non sarà facile dopo tanto tempo fuori. Avrà perso fiducia, si sentirà un po’ frustrato. La cosa positiva è che ha solo 27 anni e se anche non tornerà ai livelli più alti penso che possa comunque ancora fare danni nei tornei con quel servizio e quel dritto. Sull’erba si sentirà più a proprio agio e anche se non avrà la migliore condizione atletica. Deve cercare di pensare positivo, anche se capisco che detto da fuori sembra tutto facile». ? II romano è stato attaccato anche sui social che stanno diventando un problema per molti sportivi presi di mira. li Roland Garros ha creato un’appeazione che II protegge dagli attacchi degli haters. «E un argomento di cui io non posso dire molto perché non sono su nessun social. Per fortuna quando giocavo non esistevano, ora non sento il bisogno di usarli. Penso che per molti giocatori possano essere una distrazione, soprattutto se gli haters li prendono di mira». ? Come sta vivendo questo Roland Garros senza Rafa Nadal? Sembra strano un po’ a tutti. «Senza di lui qui non è la stessa cosa. Ha fatto di tutto per tornare, ma ha dovuto arrendersi. Credo che ora che è padre i suoi orizzonti siano anche leggermente cambiati, infatti ha parlato di ritiro dopo il prossimo anno, ma modo suo, giocando. Qualunque cosa decida di fare va rispettato. Guardate Murray per esempio, anche lui ha voluto tornare per decidere autonomamente quando salutare. E non importa se non è lo stesso Murray di prima». ?
[…]
Non vede Djokovic favorito per il titolo? «Come ho detto per Nadal prima, uno come Djokovic non è mai da sottovalutare però metto prima Alcaraz tra i candidati alla vittoria». ? Lo spagnolo ormai è una certezza. Sembra non avere punti debolL «Alcaraz è la novità, quello è ha portato una ventata d’aria fresca con un tennis elettrizzante e spettacolare, ha una tale personalità che tutti sperano che vinca e lui lo avverte. Tutti vogliono vederlo giocare e vincere. Io per primo mi auguro che continui a fare bene, ha solo 20 anni è si è già guadagnato il ruolo di ambasciatore del nostro sport». ? I Big 3 sono in dismissione: Federer ha smesso, Nadal ha indicato il prossimo anno come [‘ultimo della carriera. Resta Djokovic, ma chi altro vede in grado di poter vincere più di uno Slam? «Alcaraz potrebbe vincerne dieci o anche di più, anche Rune è in grado di vincerne un po’. Carlos è già maturo, il danese deve ancora fare un po’ di esperienza ma entrambi saranno protagonisti dei prossimi anni, con qualche altro che ogni tanto conquisterà uno Slam». Il futuro non aspetta.
Mamma Elina dall’oblio alla rinascita (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Incolpevole sulle cause, per la Wta è arrivato il momento di far i conti con gli effetti di un conflitto scoppiato ormai più di un anno fa, le cui conseguenze a lungo ha cercato di ignorare, differire e gestire; fiduciosa che l’ordinaria routine avrebbe prevalso sulle straordinarie circostanze. La vetrina, contrariamente a quanto accaduto negli ultimi quindici mesi, quando ucraini russi e bielorussi si sono affrontati in anonimi incontri di primi turni, stavolta è più importante. E maggiore l’esposizione, viste le protagoniste che oggi nei quarti del Roland Garros si sfideranno con in palio un posto in semifinale. Da una parte la bielorussa Aryna Sabalenka, n.2 del mondo giunta a Parigi con ambizioni da nuova leader del ranking. Dall’altra, l’ucraina Elina Svitolina, oggi signora Monfils, ex n.3 del mondo e madre da otto mesi, rientrata lo scorso marzo sul circuito e vincitrice due settimane fa a Strasburgo del suo 18°titolo.
[…]
La lunga assenza dai campi non è bastata invece per mettere a tacere Svitolina. Precipitata nel ranking, la virtuale n.73 del mondo è comunque rimasta in prima linea promuovendo campagne di sensibilizzazione e raccolte fondi. Oggi, complice la nuova ribalta ottenuta a Parigi, non perde occasione per rilanciare il suo messaggio. Ho affrontato due russe nei miei ultimi due match – ha dichiarato dopo la vittoria contro Kasatkina, conclusa con un gesto d intesa tra le due -: non cambierà nulla, ma ci sono abituata». Non gioca solo per sé, Svitolina, sa bene che i suoi risultati «possono aiutare nello spirito tutti quelli che stanno combattendo per il nostro Paese» e che lo sport «è una delle aree più delicate su cui si ripercuote questo conflitto». Che non si sia ancora riusciti a trovare la sintesi giusta per conviverci, non vuol dire che non si debba continuare a tentare di farlo. Ad Aryna, Elina e al lom quarto di finale Slam, l’occasione di provarci.
Memorie di uno scriba Il tesoro di Gianni Clerici donato alla Cattolica (Crosetti, La Repubblica)
Il suo ultimo gesto bianco fu scivolare fuori dalla vita, esattamente un anno fa. Ma i grandi tesori non finiscono così, nella banalità della morte. Quello di Gianni Clerici, il nostro scriba, l’inimitabile principe del tennis e della scrittura, era uno scrigno pieno di parole, le sue e quelle che lo nutrivano. Un tempo lo avremmo definito archivio però nel caso di Gianni sarebbe riduttivo. Bisogna invece immaginare una miniera d’oro piena di carta, dove le pepite sono i libri, i quaderni di appunti, i taccuini, i manoscritti, le poesie, le fotografie, le note di viaggio, le diverse stesure dei suoi romanzi, i vecchi giornali, le riviste. E poi quell’infinita dichiarazione d’amore di sua moglie Annamaria che lui chiamava Marianna, perché le parole sono un gioco: cioè tutti gli articoli di Clerici che la sua sposa ritagliava e conservava in ordinati libroni, anno per anno.
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«Papà teneva tutto, era un collezionista nato» racconta la figlia Carlotta. «Nel suo studio abbiamo trovato testi corretti a mano da Giorgio Bassani e Mario Soldati, i taccuini delle interviste, i libri che leggeva per scrivere i suoi, alcuni incipit di romanzi che non hanno visto la luce e naturalmente le diverse versioni dei suoi testi. Credo se ne possa ricavare una sorta di “metodo Clerici” prezioso per i giovani, compresi, forse, i suoi aspiranti colleghi di domani». Quando non era in giro per il mondo Gianni lavorava nel meraviglioso studio a vetrate sul lago di Como, il luogo che oggi in qualche modo si trasferisce a Brescia. Era, di fatto, quasi un museo. «Per noi si tratta di un dono incomparabile, ottenuto grazie alla fondamentale mediazione del prof. Francesco Rognoni, ordinario di Letteratura inglese e angloamericana», spiega Pierangelo Goffi, responsabile della biblioteca della Cattolica di Brescia. «Si tratta di oltre mille libri, e delle preziose carte di uno dei più grandi giornalisti di sempre. Ce ne prenderemo cura, ne faremo oggetto di studio e ricerca, come meritano».
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«Lo aiutavo come potevo col pc, e c’era da diventare matti perché i computer e la rivoluzione digitale non erano proprio il suo forte. A volte accadeva che papà mi dettasse i pezzi ed era comunque uno spettacolo seguire l’avventura delle sue parole proprio lì, in quel preciso momento, mentre nascevano». Molti degli oggetti appartenuti a Gianni si trovano già nella Hall of Fame di Newport, ad esempio la sua famosa collezione d’arte, ma il corpus bresciano non sarà da meno. Sarà la chiave per entrare nelle stanze del nostro amato scriba, ammalianti di capoversi e fantasia, dove la luce delle parole rischiarerà ancora per molto tempo i giorni e i ricordi.
Bad boy Rune sofferenza e vittoria dopo 4 ore (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
È giusto che il match del torneo si disputi sul campo intitolato alla mitica Suzanne Lenglen. È giusto che, a dispetto di presunzione e fretta e poi gambe molli e rabbia il duello che blocca tutto il Roland Garros davanti ai tabelloni luminosi lo vinca il nuovo Connors, il bad boy con la faccia d’angelo, l’Holland del tennis, Holger Rune, che ha più coraggio. rafforzato dall’incoscienza dei suoi 20 anni e dal ricordo della beffa del super tie-break di Melbourne contro Rublev: «Mi sono detto: Comunque vada, questi momenti rimarranno per sempre con te, rilassati e vivili al massimo». È giusto che lo sconfitto, il pedalatore argentino Francisco Cerundolo, portabandiera dei peones del purgatorio Challenger, riceva gli onori delle armi, dopo 3 ore 59′ e l’eloquente 7-6 3-6 6-41-6 7-6 (7).
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E’ giusto che l’ultimo protetto di Mouratoglou faccia un test così importante contro un avversario col quale non lega e ci ha perso 4 volte su 4, sempre sulla terra, ma ha battuto 3 settimane fa a Roma. MAIA LA BRASILIANA. È giusto anche che la storia del tennis donne passi per lo stesso stadio intitolato alla indimenticabile tennista: 55 anni dopo i trionfi Slam del 1968 di Maria Ester Bueno, la deliziosa ballerina del net tanto amata anche a Roma, la mancina Beatriz “Bia” Haddad Maia, batte dopo una maratona di 3 ore 38′ Sara Sorribes Tormo e riporta una brasiliana nei quarti Majors. E’ giusto, ma anche sfortunatissimo il doppio Kato-Sutjiadi, squalificato per aver colpito involontariamente una raccattapalle: se la stava cavando con un richiamo, ma le avversarie, Bouzkova e Sorribes Tormo hanno richiamato l’arbitro: “La ragazza sta piangendo”. Oggi quarti uomini Alcaraz-Tsitsipas e Djokovic-Khachanov, oltre a Muchova-Pavlyuchenkova e Svitolina-Sabalenka.
Rassegna stampa
Musetti all’esame Alcaraz (Azzolini, Bertolucci, Nizegorodcew). Capolinea Cocciaretto: «Cerco ancora continuità» (Giammò). Nadal dopo l’operazione: «Spero di recuperare in 5 mesi» (Crivelli)
La rassegna stampa di domenica 4 giugno 2023
Musetti l’artista ci prova ancora (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Fu lui a condurre la danza, come un tanguero argentino che intrecci passi proibiti di milonga offrendo alla sua bella un’unica certezza, quella che lasciandosi trascinare nei vortici della danza avrebbe evitato di cadere troppo presto ai suoi piedi. Cronaca di una vittoria che qualcuno definì di straordinaria casualità, dimenticando come fra due oppositori di livello assai vicino, le doti artistiche finiscono sempre per aggiungere slancio a chi potrà disporle sul campo. Era il 25 luglio di un anno fa, Rothembaun Club di Amburgo, Lorenzo Musetti opposto a Carlos Alcaraz, il giovane di El Palmar che di lì a poco diverrà numero uno. E fu un’impresa vera. Pochi però seppero coglierne l’aspetto più sorprendente. Lollo riuscì a resistere agli scossoni, violenti, tremendi, minacciosi che Alcaraz gli scatenò contro per tutto il match. Musetti vinse sopportando, difendendosi, conservandosi, e lasciò che a tratteggiare i tocchi e i drop che poi fecero la differenza fossero le sue qualità di raffinato artigiano. Oppure pensavate che l’arte, in campo tennistico, potesse nascere fuori dalla fatica, dal dolore, dalla sopportazione? I due si ritrovano oggi, campo Centrale, terzo match, e c’è grande curiosità. Il tempo trascorso da quei giorni di Amburgo ha dato sia all’uno sia all’altro, secondo misura e necessità. Svelto e vorace, Alcaraz ha colto titoli prestigiosi, quattro Masters, uno Slam, il numero uno. Musetti è salito ai piani alti tra molte buone prove, togliendosi la soddisfazione di battere Djokovic negli ottavi a Montecarlo. L’unico, con Rune, a infilare gli ultimi due numeri uno del Tour. Partecipando all’attesa, Mats si è esposto con lecito, ma forse eccessivo fervore, a favore di Musetti. Sostiene gli ricordi Federer e avrebbe potuto fermarsi già lì. C’è qualcuno di più grande che possa fare da nume tutelare al nostro ragazzo di Carrara? E invece Mats ha aggiunto pure Kuerten, Guga, Gustavo, che a Parigi visse, in comunanza con un pubblico divenutogli spontaneamente amico, tre stagioni liete, alternando vittorie e sorrisi indimenticabili. E il bello è che nella celebrazione di Mats non è quello di Federer il nome che appare osé al punto da avvertirlo fuori luogo. E’ quello di Guga, che certo sorprendeva come anche Musetti sa fare, ma lo faceva inventando smorzate da ogni posizione e in tutti gli stili. Carpiate, con il triplo avvitamento, anche con il doppio salto mortale. Della pallina, ovviamente, non il suo. Ma chissà che Guga non fosse capace anche di quello, buffo com’era: un tipo che si muoveva come un fumetto e quando si lanciava sulla palla sembrava che una parte del corpo gli si allungasse come una molla, e tutto il resto lo seguisse qualche secondo dopo. Anche Musetti sostiene di ispirarsi a Federer, e il fatto che tutti l’abbiano preso sul serio testimonia dell’alta considerazione di cui gode il ragazzo. Non dovrà diventare un tormento l’idea di introdurre nel proprio tennis il più alto numero di variazioni possibile, perché molte di queste Lorenzo le ha già nel proprio bagaglio tecnico. Problematico invece sarà rendere naturale il fluire delle stesse, nel corso dei match, produrre variabili in automatico, senza pensarci, proprio come faceva Roger. Si tratterà di un lungo studio, e di un’ancora più lunga applicazione, ma Lollo è l’unico che ce la possa fare. Contro di lui, Alcaraz ha una sola possibilità, che però rientra nei confini naturali del suo tennis. Dovrà spingere a tavoletta sin dai primi scambi, dovrà triturare il gioco di Musetti e più ancora la positività con cui l’italiano sembra lietamente convivere in questo Roland Garros che finora l’ha visto incapace di sprecare un solo set, e addirittura regolare una testa di serie come Norrie quasi fosse un ragazzino. Se Carlos avrà il passo cui nessuno resiste, Musetti non avrà grandi chances, ma se Lorenzo saprà aprirsi varchi invitanti, e su quelli lavorare con colpi e variazioni che non daranno modo ad Alcaraz di dare continuità al proprio incedere, il match potrebbe cambiare di segno, e una nuova impresa assumere connotati realistici. […]
L’ora di Musetti, test di maturità (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Il consiglio è di mettersi comodi in poltrona e godersi lo spettacolo: la sfida di oggi degli ottavi tra Alcaraz e Musetti promette di essere elettrizzante, oltre a mettere di fronte due tra i talenti più luminosi della nuova generazione. E se lo spagnolo ha già illustrato le sue qualità vincendo gli Us Open e issandosi fino al numero uno del mondo, il carrarese ha trovato nel rosso parigino il terreno fertile per dimenticare un avvio di stagione complicato e rilanciare la candidatura verso traguardi di grande prestigio su quella che rimane la sua superficie d’elezione. Non c’è dubbio che il confronto contro Alcaraz rappresenti per Lorenzo un esame decisivo per testare le ambizioni di fronte al giocatore che, insieme a Djokovic, rappresenta in questo momento l’ostacolo più alto su un campo da tennis. La sensazione, a dire il vero, è che il nostro giocatore abbia trovato la forma ideale proprio nell’appuntamento che conta di più e quindi possa presentarsi al match con la condizione tecnica e psicologica perfetta per rimanere sulla scia del numero uno del mondo. Confortato pure dal precedente di 11 mesi fa ad Amburgo, con la vittoria in finale[…]. A Parigi, Musetti è stato capace di sorvolare un tabellone complicato grazie al ritrovato equilibrio tra le sconfinate soluzioni di gioco a disposizione e le scelte strategiche adeguate ai vari momenti della partita, fino a dominare in modo imbarazzante Norrie, che pure è numero 13 della classifica. Dopo i tormenti di inizio stagione, determinati anche da alcune scelte sbagliate di calendario, che hanno portato a qualche inattesa sconfitta di troppo finendo per minarne le certezze in una pericolosa spirale di dubbi, Musetti ha scavato dentro di sé per ritrovare voglia e motivazioni e il ritorno sulla terra europea ne ha accompagnato la rinascita. La vittoria di Montecarlo su Djokovic, seppur contro un rivale ammaccato, è stato il segnale che la via intrapresa stava finalmente indirizzandosi verso la giusta direzione. Conosciamo tutti le enormi qualità di Alcaraz, la sua completezza in ogni zona del campo, la sua debordante strapotenza fisica, ma proprio la ricchezza del suo arsenale finisce a volte per confonderlo, rendendone meno lucide le scelte, con la conseguenza di consegnare tratti di partita agli avversari. Musetti, fornito di un bagaglio tecnico di raffinata qualità, dovrà appunto provare ad ampliare queste crepe dello spagnolo, intanto rimanendo sempre attaccato mentalmente alla sfida, cercando poi di complicargli il percorso con variazioni di ritmo, cambi di traiettorie, il giusto mix tra improvvise accelerazioni da fondo e palle senza peso, in modo che Carlos debba fare fatica a leggere i vari momenti della partita e a imporre il proprio poderoso canovaccio tecnico. […]
«Musetti, serve la perfezione» (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)
Non si sono affrontati spesso, ma si conoscono da anni. Sin da quando, giovanissimi, prendevano parte ai più importanti tornei internazionali Under 12 e Under 14. Carlos Alcaraz e Lorenzo Musetti si affronteranno nel pomeriggio odierno, sul Philippe Chattier, per una sfida che vale un posto nei quarti di finale del Roland Garros. […] Lo scorso anno, nella finale dell’ATP 500 di Amburgo, Musetti riuscì a imporsi a sorpresa 6-4 6-7 6-4. Il pronostico pende nettamente dalla parte di Alcaraz, ma il risultato non è affatto scontato. «Dall’altra parte della rete prima di tutto ci sarà un amico – ha raccontato Musetti – Alcaraz ha aperto una nuova via, quella della Next Generation, conquistando il primo Slam dell’era post Fab 3. Per giocatori come me, Rune, Sinner, e chiunque altro vaglia provare a inseguire risultati di prestigio, Carlos è fonte di ispirazione». Alcaraz contro Musetti è potenza ed esplosività centro talento e sagacia tattica, colpo bimane opposto al rovescio a una mano; è anche la personalità straripante del numero 1 al mondo contro un ragazzo che sempre di più sta maturando e capendo come affrontare i momenti di difficoltà, dentro e fuori dal campo. «Sarà una grande sfida – ha spiegato lo spagnolo dopo il successo al terzo turno contro Shapovalov – Musetti è un talento, sta esprimendo un tennis di alto livello e ha battuto ottimi avversari. Ricordo molto bene la sfida di Amburgo, che è stata per me davvero complicata. Ho voglia di affrontarlo e penso che il pubblico si divertirà, poiché tra me e Lorenzo ci saranno scambi intensi e grandi colpi». Musetti ha già battuto Alcaraz, ma il tennis “3 set su 5” è quasi un altro sport. Alcaraz al quinto set ha perso solamente una volta su nove. […] Atleticamente sembra imbattibile. La sensazione è che non faccia fatica, che non si stanchi mai. Musetti può aggrapparsi a uno stato di forma eccellente e ai precedenti (siamo nella pura scaramanzia) di “Carlitos” con gli italiani: sei le vittorie azzurre contro Alcaraz nei 15 precedenti; Sinner (tre volte), Sonego, Berrettini e lo stesso Musetti sono riusciti a sconfiggerlo. «Musetti dovrà essere perfetto». Fabio Colangelo, direttore tecnico de La Stampa Sporting e coach internazionale, non usa giri di parole. «Le prestazioni di Lorenzo contro Shevchenko e Norrie sono state straordinarie, ma per sconfiggere Alcaraz servirà qualcosa in più». […] «Il tema principale sarà la profondità dei colpi e la capacità di aggredire Alcaraz al momento giusto. Dovrà servire tante prime, variare e giocare al meglio il kick alla battuta, per tenere lo spagnolo lontano dal campo. Lorenzo dovrà anche scegliere la palla giusta per eseguire il rovescio lungolinea in accelerazione, colpo che sarà fondamentale per giocarsela alla pari». […]
Capolinea Cocciaretto: «Cerco ancora continuità» (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Finisce contro la statunitense Bernarda Pera l’avventura di Elisabetta Cocciaretto al Roland Garros, ma resta un po’ di rammarico per l’occasione avuta e per le condizioni in cui l’azzurra è stata costretta a giocarsela. Al fastidio al ginocchio sinistro, che già nel turno precedente l’aveva costretta a ricorrere a un bendaggio, ieri si è aggiunto anche un problema muscolare alla coscia destra, fasciata nel corso del primo set e da lì diventata motivo di costante apprensione, tanto nel gioco quanto nella testa dell’azzurra. «È dalla seconda partita che avevo male al ginocchio – ha poi dichiarato Cocciaretto – solo un’infiammazione, niente di grave, ma non avendolo caricato per via della tensione alla fine mi venuto un fastidio all’adduttore e per evitare che peggiorasse l’ho fasciato». Peccato. Perché, dopo la sua prima vittoria contro una Top 10 (Kvitova al 1′ turno) e la conferma arrivata contro la svizzera Waltert, sarebbe bastato davvero poco più di quanto fatto per portare a casa una partita dal copione davvero imprevedibile, in cui i break concessi sono stati addirittura superiori ai turni di battuta conservati. Fallose ed emozionate entrambe per un match che avrebbe proiettato la vincitrice al suo primo ottavo in uno Slam. Cocciaretto si è dimostrata meno robusta dell’americana sulla seconda di servizio e meno lucida nell’evitare alcuni errori proprio nelle fasi cruciali dell’incontro. «Quel problema un po’ ha influito e mi è dispiaciuto non essere al 100% – ha ancora sottolineato – Ho avuto le mie occasioni, ma non sono riuscita a restare concentrata su quel che dovevo fare, e credo di dover ancora trovare la continuità per giocare e vincere più partite a questo livello». Detto del rammarico, resta l’orgoglio con cui l’azzurra ha provato a far di necessità virtù, riuscendo anche a portarsi sul 2-0 prima di regalare alla sua rivale la chance di rifarsi sotto nel secondo set. Giunte al tie-break, e incappata in altri due errori, la marchigiana ha infine visto involarsi la sua avversaria e con lei il sogno di approdare al suo primo ottavo Slam. […]
Nadal dopo l’operazione: «Spero di recuperare in 5 mesi» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Compleanno da convalescente. Come gli era successo soltanto nel 2016, quando si ritirò prima del terzo turno del Roland Garros a causa di un infortunio al polso sinistro. Stavolta Nadal, 37 anni compiuti proprio ieri, a Parigi non c’era neppure andato (non accadeva dal 2004) per i guai al muscolo ileopsoas della gamba sinistra che lo tiene fermo da gennaio, quando usci al secondo turno degli Australian Open per mano dello statunitense McDonald. Anzi, i saluti ai milioni di tifosi che lo hanno festeggiato sui social sono arrivati dal divano di casa dopo la foto dall’ospedale del giorno prima: il vincitore di 22 Slam, infatti, venerdì a Barcellona si è sottoposto a un intervento in artroscopia al muscolo lesionato per risolvere definitivamente il problema. Dopo la notizia dell’operazione, ieri Rafa ha fornito dettagli più precisi: «Tutto è andato bene e l’artroscopia è stata effettuata per pulire e rinforzare il tendine dello psoas sinistro che mi ha costretto ai box dallo scorso gennaio. Inoltre è stata sistemata una vecchia lesione del labbro dell’anca che certamente aiuterà una migliore guarigione del tendine. Inizierò subito la riabilitazione funzionale progressiva e il normale processo di recupero mi dicono che sia di 5 mesi, se tutto va bene. Ancora una volta grazie per il sostegno che mi avete mostrato e mi mostrate ogni giorno. Inoltre è il giorno del mio compleanno. Non lo festeggio dove avrei voluto, ma comunque grazie». Dunque, le previsioni illustrate durante la conferenza stampa del 18 maggio nella natia Maiorca, quando annunciò che non avrebbe giocato a Parigi e probabilmente avrebbe dovuto fermarsi per tutta la stagione, si sono rivelate aderenti alla realtà. Conoscendo la feroce determinazione del fuoriclasse dl Manacor e ammettendo che la riabilitazione possa procedere senza intoppi, è plausibile immaginare un Nadal pronto a novembre, a stagione ormai conclusa ad eccezione delle finali di Coppa Davis, in programma a Malaga dal 21 al 26 di quel mese. Se la Spagna dovesse qualificarsi è molto suggestiva l’ipotesi, già ventilata dalla stesso giocatore, di far coincidere il rientro con quell’appuntamento. Molto più realistico immaginare un Nadal pronto per l’inizio del 2024, proiettato sugli Australian Open e poi su quella che per sua stessa ammissione sarà l’ultima annata sul circuito, magari alla ricerca di quel 15′ sigillo al Roland Garros cui quest’anno ha dovuto rinunciare a malincuore: «II piano – come ha detto tre settimane fa – è quello di giocare nella prossima stagione i tornei che più di tutti ho amato e che maggiormente hanno segnato la mia storia da professionista anche per non disputare un anno da comparsa». Ti aspettiamo, Rafa.
Rassegna stampa
SuperSonego!(Crivelli). Meraviglia Sonego. “Il mio miracolo”(Giammò). La legge di Musetti. “Parigi oltre il buio”(Ercoli). Sonego da impazzire. “La vittoria più bella”(Azzolini). Il Roland Garros degli italiani. Sonego e Musetti agli ottavi (Martucci)
La rassegna stampa del 3 giugno 2023
SuperSonego! (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Magnifici, i Lorenzi. Con orgoglio, coraggio e talento, Sonego e Musetti volano insieme agli ottavi, uno maneggiando la clava e l’altro toccando di fino con il fioretto, contro due avversari che stanno davanti in classifica; anzi, la vittima di Sonny, Rublev, fresco principe di Montecarlo, è addirittura numero 7. L’Italia così ritrova il sorriso dopo i dolori del giovane Sinner, e non festeggia una tripletta di prestigio nella seconda settimana solo perché Fognini, alla distanza, cede soprattutto di fisico alla vivacità dell’austriaco Ofner. Ma se per Fabio è stata davvero l’ultima recita al Roland Garros, gli applausi con cui il pubblico lo accompagna verso l’uscita di scena sono il saluto più bello a un campione vero. L’ombra e la luce Anche nello sport, ci sono certezze inscalfibili: ad esempio, che Io spirito guerriero di Sonego non dorme mai. In quanti, sotto di due set e con il secondo perso 6-0 senza toccare palla, avrebbero ritrovato l’orizzonte tecnico e mentale per rimettersi in carreggiata contro un avversario di grande qualità come il russo? Cuore Toro: senza il consueto punch nel dritto, con il servizio che non incide e l’incapacità di togliere Rublev dalla sua comfort zone da cui può martellare con i colpi a rimbalzo, Sonny sembra offrire il petto a un destino da sconfitto. Ma il giocatore che esce dalla lunga pausa negli spogliatoi dopo i primi due parziali ha ritrovatogli occhi della tigre e dall’angolo se ne accorge anche coach Arbino: «Si è proprio visto il cambio di sguardo, di atteggiamento del corpo, dalla frustrazione piano piano è diventato un leone, quello che è lui di natura. Mi è piaciuto tantissimo perché è il sintomo di una grande maturità e consapevolezza». […] Una rimonta favolosa, la prima in carriera da due set sotto, che gli vale il sesto successo contro un top ten (il secondo con Rublev, già battuto a Roma nel 2021) e l’approdo agli ottavi come tre anni fa: «Le esperienze fatte in questi anni negli Slam mi hanno aiutato, soprattutto le partite persemi consentono di affrontare le difficoltà in un altro modo. Lottare e crederci sempre: nonostante il 6-0 non era facile ma sono riuscito a tomare in campo con la giusta determinazione. Sono contento di come gestisco queste difficoltà, del resto ml sentivo molto vicino a lui e questo mi ha trasmesso una grande fiducia. Sapevo che sarebbe bastato poco per ribaltarla». La miglior partita in carriera nel contesto più quaiificato e la conferma che il campo come ring è il luogo ideale per Sonego: «Sono nato così, mi piace la lotta. Essere in quelle situazioni mi esalta. Tirarmi fuori dalle situazioni complicate mi trasmette grande energia e grande voglia». Domani lo attende un altro russo, li bombardiere Khachanov, ma più delle qualità di gioco conterà lo stato d’animo, così diverso da quello ombroso mostrato da Sinner: «Godersela è un vantaggio , ma ogni partita ti mette di fronte a pressioni e situazioni diverse. Sorridere durante un match è molto più complicato, ma io ci sto riuscendo». La lezione Vera felicità è pure il tennis sublime di Musetti, che impartisce una lezione al numero 13 del mondo Norrie: lo insidia sul rovescio bimane, prende campo con i colpi a rimbalzo grazie a una condizione atletica sfavillante, dipinge palle corte da favola, è solido anche al servizio. Il miglior Lollo quando conta di più: «Ho passato un inizio d’anno difficile, è vero, ma ho avuto la forza di uscirne perché ho lavorato molto su me stesso. Qui al Roland Garros, per il momento, ho giocato le due più belle partite della stagione, ed essere arrivato alla seconda settimana era il primo obiettivo». Ci era riuscito anche nel 2021, quando si ritrovò sopra di due set con Djokovic prima di lasciarsi travolgere dai pensieri di un’impresa così a portata di mano e allora più vicina al sogno che alla realtà. Adesso gli toccherà un altro numero uno, Alcaraz. L’esame più arduo. Ma questo Musetti all’università del tennis ci sta comodissimo.
Meraviglia Sonego. “Il mio miracolo” (Roland Giammò, Il Corriere dello Sport)
“E’ un miracolo. Ho giocato il mio miglior tennis, era dura dopo essermi trovato in svantaggio 2-0 dopo un’ora di gioco ma è stata una rimonta incredibile». No, non è un miracolo quello compiuto ieri da Lorenzo Sonego, vittorioso in rimonta dopo cinque set e quasi quattro ore di gioco contro il russo n.7 del mondo Andrey Rublev, il cui titolo vinto lo scorso aprile a Montecarlo si credeva potesse averne rotto indugi e timidezze che sin li ne avevano invece rallentato l’ascesa. “Già un miracolo perché sono nato così – ha ancora aggiunto l’azzurro – mi pace la lotta, mi pace trovarmi in quelle situazioni: e maggiori sono le difficoltà, più trovo l’energia per stare in campo». E di energia dev’essergliene servita molta, specialmente dopo aver incassato nel secondo parziale un 6-0 che pareva annunciarne l’imminente disfatta. Più che dall’atmosfera avvertita in campo, «Era incredibile – ha poi riflettuto Sonny – ad aiutarlo nell’impresa hanno contribuito però esperienza e sensazioni del momento». Autore di una carriera sin qui sviluppatasi lontano dalle luci delle prime file e al riparo da ingombranti aspettative, l’allievo di coach Gipo Arbino negli anni è riuscito a irrobustire ancor di più un carattere già di per sé incline alla lotta e alla vis pugnandi. […] Non è la prima impresa della sua camera, né la prima vittoria contro un top10. E non spaventi quel parziale severo così simile a una sentenza. Per scoraggiare Sonego ci vuole ben altro: «Era già successo che qualcuno riuscisse a vincere un match dopo aver preso un 6-0 -ha poi aggiunto – ho sempre creduto di potercela fare, ho giocato più aggressivo, ho cercato di fare del mio meglio al servizio e cercare di più la rete giocando ogni punto con lo stesso atteggiamento». La ricompensa alla fine è stata riuscire a far breccia nel gioco altrui, installare nella fiducia fin lì costruitasi da Rublev quel virus d’incertezza che avrebbe potuto mandarne in tilt convinzioni e sicurezza: «Sapevo che bastava poco per ribaltarla, mi sentivo vicino a lui e sentivo che potevo breakkarlo», ha confidato ancora il virtuale n.39 del mondo davanti ai microfoni, riavvolgendo íl nastro di un incontro che nel tie-break del 4° set ha vissuto il suo momento topico fino a diventare nel 5° un corpo a corpo intriso d’emozioni, frustrazioni e coraggio. Annullate le due ultime palle break a metà parziale (saranno 5 su 11 alla fine del match), Sonego ha atteso l’ultimo turno di battuta di Rublev per sottrargliela e presentarsi costìal servizio per chiudere il match alla prima occasione utile. «Io cerco di godermi ogni partita ma non è facile, le pressioni sono ogni volta diverse, a volte non trovi soluzioni nonostante ce la metti tutta perché è una giornata storta, ma è più facile dirlo dopo: quando ci sei dentro è difficile trovare il sorriso, non te lo puoi imporre». Meglio allora concentrarsi su Karen Khachanov, suo avversario agli ottavi. È da lì che passa ora il suo prossimo sorriso.
La legge di Musetti. “Parigi oltre il buio” (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)
Non è la classifica, ma sono le caratteristiche dell’avversario a fare la differenza. Nel tennis è una nozione non scritta, quando si parla di Lorenzo Musetti è legge. Non sorprende il 6-16-2 6-4 con cui il carrarese ha liquidato il numero 13 del mondo Cameron Norrie nel terzo turno del Roland Garros. Il successo di Barcellona, maturato poche settimane fa, è stato confermato con una partita a tratti identica. […] A questa ricetta perfetta si sono aggiunti i 49 errori gratuiti di un Norrie particolarmente falloso. Musetti ha dominato per più di due set e nel terzo, quando dall’altra parte della rete è arrivato un colpo di reni, è stata capace di aggiudicarsi i game in lotta per non complicarsi la giornata. «La partita di secondo turno con Shevchenko e questa contro Norrie sono le più iconiche della mia stagione su terra – afferma soddisfatto Musetti, che a Parigi non ha ancora lasciato un set per strada – Queste vittorie sono la conferma del buon periodo che sto vivendo e del fatto che sto trovando più continuità». Dopo un inizio di anno complicato, in cui non ha sfruttato a pieno la quasi assenza di punti da difendere, Musetti è ripartito dal rosso dando un buon segnale in vista di una seconda parte di stagione intensa: «Un periodo buio lo hanno passato tutti nella vita, il problema è uscirne. Chi ha la volontà di sudare e lavorare può farcela, soprattutto se si tratta di un giovane come me che vuole imparare». L’ottavo di finale contro Carlos Alcaraz arriva forse nel momento migliore quanto in quello peggiore, considerando che lo stato di forma del numero due d’Italia gli consentirebbe di partire favorito con tanti dei protagonisti ancora in corsa. Dopo aver perso un set per strada contro Taro Daniel, il numero 1 del mondo ha macinato tennis in un perentorio 6-1 6-4 6-2 contra Denis Shapovalov. Il precedente più fresco e datato Amburgo 2022, vinto 6-4 6-7 6-4 da Musetti, ed è il bollino di garanzia che per caratteristiche può esserci partita. SALUTI. In una giornata da due successi, la truppa azzurra ha purtroppo perso per strada Fabio Fognini. L’occasione contro Sebastian Ofner era grande, troppo per non provarci. «Dopo il match di secondo turno mi sono stirato un pettorale. Ho deciso di giocare perché un’occasione cosi non mi sarebbe più capitata, che questo sia l’ultimo o il penultimo Roland Garros». Ha raccontato il taggiasco al termine del match perso in 3 ore e 57 minuti con il punteggio di 5-7 6-3 7-5 1-6 6-4. Le prestazione di Roma e Parigi hanno fatto rivedere il vero Fognini e questo, unito alla necessità di riprendere quota in classifica, non fa che aumentare la delusione dello sconfitto: «I treni passano e non tornano indietro. Senza togliere nulla all’avversario ho perso una grande occasione. Sarò sbruffone ma per come stavo giocando difficilmente avrei perso questa partita». Già assodata la rinuncia all’erba, Fabio dovrebbe tornare in campo nel Challenger di Perugia, anche se a caldo ha prevalso lo sconforto: «Sono stufo di farmi male e non lo accetto più. Dire che non ho più voglia suona brutto anche perché mi sono rimesso in sesto, ma a fine anno mi guarderò allo specchio e deciderò davanti una birra».
Sonego da impazzire. “La vittoria più bella” (Daniele Azzolini, Tuttosport)
[…] Nato cazzuto. Naturalmente cazzuto. Un ragazzo di animo gentile, un filo introverso, ma amichevole e di buonissima educazione. Tutto meno che un prepotente. E guardate, uno del genere, che muraglia cinese ha tirato su in corso d’opera, quando il match pendeva ormai dalla parte di Rublev e le uniche speranze erano legate a un imprevisto ribaltone. Che c’è stato, alla fine, ma non per consunzione dell’avversario, o per decisione di chissà quale divinità del tennis attardatasi, in quel momento, dalle parti del Suzanne Lenglen. Semplicemente, Lorenzo ha cambiato modo di stare in campo, qualcosa gli è scattato dentro. Sorprendente Sonny, davvero. A ogni incontro mostra qualcosa di sé, e su di essa costruisce propositi di riscossa, perfeziona tempi e momenti del sorpasso, resiste finché gli avversari non trovano più motivi per darci dentro. Ieri l’ho visto riemergere da un match quasi perso diventando d’un tratto insuperabile, capace di respingere tutto neanche fosse fatto di caucciù, e di puntellare il suo inatteso ritorno in partita con perle di vivacissima luce. Era sotto 5-7 0-6, ma dal terzo set si è disposto in modalità guerriera e addio Rublev. Sonego ha prima smantellato ogni possibile reazione del russo, poi ha preso il sopravvento. «Sul 5-6 del quarto, nel game che valeva l’accesso al tie break, ho vissuto momenti infernali perché un errore, in quel momento, avrebbe sacrificato la possibilità di giocarsi tutto in volata, al quinto set. Ma nel tie break mi sono tranquillizzato, il mio tennis continuava a funzionare e Rublev, ci posso credere, sembrava un po’ scosso. Superato quel momento, mi sono convinto che l’incontro poteva finire nelle mie mani». Così è stato, con un break che lo ha spinto sul 5-3 ed è valso la vittoria. «Forse la più difficile, nella mia carriera. Giunta nella giornata in cui credo di aver giocato il mio tennis migliore. È un bel momento, mi sento bene in ciò che faccio, riesco a cambiare, a modulare il mio tennis con facilità. Tutto va per il verso giusto, senza affanni». Gli ottavi di uno Slam, è la terza volta per Sonego. La seconda a Parigi, che lo vide al quarto turno anche nel 2020, poi – memorabile – un ottavo a Wimbledon 2021 contro Federei; ormai a un passo dal suo ultimo match. Russo anche il prossimo avversario, Karen Khachanov, che viene da due semifinali Slam consecutive, agli US Open dell’anno scorso e agli Open d’Australia di quest’anno. Tre precedenti contro il russo con il nome al femminile (Karen sostiene che nelle zone della Russia da curi vengono i suoi genitori è prassi normale), ma datate agli anni pre-Covid. Ne emerge però un pareggio sulla terra rossa, con un successo per Sonny a Montecarlo seguito da una sconfitta a Roma. Un grande ammiratore di Marat Safin, Khachanov, l’ex numero uno che in questi giorni sta allenando a Montecarlo Matteo Berrettini, che è l’amico tennista più grande di Sonego. Tutto torna. Anche in campo musicale, dove l’ultimo singolo di Sonego ha avuto su Spotify oltre un milione di ascolti. «Stiamo lavorando sul terzo disco, forse sarà pronto per questa estate», butta ll Sonny. Speravo che la cazzutaggine di Sonego facesse da guida a Fognini, ammesso che ne avesse bisogno, e poco c’è mancato che i match ripresi da una posizione di svantaggio diventassero due. Fabio è andato sotto 2-1 ed è riemerso portando il match con l’austriaco Offner al quinto, lì si è trovato 2-5 ed è risalito fino al 4-5, ma non è bastato. Chiude a un passo dagli ottavi, ma è stato un buon Roland Garros anche per lui.
Il Roland Garros degli italiani. Sonego e Musetti agli ottavi (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Guardi Lorenzo Sonego che rimonta bum bum Andrey Rublev 6-7 0-6 6-3 7-5 6-3 in 4 ore e tre quarti con una partita tatticamente perfetta contro il numero 6 del mondo e si qualifica agli ottavi del Roland Garros contro l’altro russo, Karen Khachanov (11), e sei felice come il bimbetto coi riccioli che, toccandosi la testa con l’indice, lo incita continuamente: “Testa!”. Lo ascolti mentre racconta cos’ha pensato quand’ha servito per il match: «Ero contento. Che bello essere su questo campo, dare il massimo e giocare la migliore partita dell’anno, ottenendo la più difficile vittoria di sempre, non avevo rimontato da due set a zero sotto». […] Come ci incitava il maestro, da bambini, come rispondono spesso i campioni quando gli chiedi il segreto: “Divertiti!”. Ma quando ti giochi la partita, quando cominci a pensare, come fai a sorridere? Jannik Sinner ha spiegato che contro Altmaier ha mancato le occasioni proprio perché non era felice: era preoccupato, teso, schiacciato dall’impegno e dalle aspettative da predestinato e salvatore della patria, ad appena 21 anni. Lorenzo Sonego che di aspettative ne aveva ben poche quando si è presentato da mastro Gipo Arbino, alto e allampanato, forte di cuore, cervello e piedi veloci, oggi, che di anni ne ha 28, si gode la sua fortuna da 48 della classifica. «Forse è stato un miracolo: ho dato il massimo al servizio, ho cercato di stare più avanti in campo e di essere aggressivo su ogni punto, già 3 anni fa ero arrivato al quarto turno ma ho evoluto il mio gioco anche a rete e ora sono al massimo. Ringrazio il pubblico che mi ha sempre incoraggiato». Un esempio, in tutto. “MUSO” TROVA ALCARAZ Sull’onda della prestazione mostre contro Schevchenko, Lorenzo Musetti brilla anche contro Cameron Norrie fino al 6-1 6-2 3-1. Ma appena ricade nel vizietto, smorza l’attitudine aggressiva e fa uno-due passi all’indietro, ridà coraggio al più esperto avversario, il 27enne britannico 13 del mondo che il carrarino dal braccio d’oro aveva appena battuto a Montecarlo. Raggiunto sul 3-3, minacciato di un secondo break, pressato per la prima volta, Muso s’irrigidisce, commette i primi doppi falli, e si fa attaccare. Si salva grazie al servizio e ai tremori dell’avversario. E, col 6-4 finale, si qualifica agli ottavi dove troverà il numero 1 Alcaraz, che ha battuto Shapovalov in tre set. «Ho giocato molto molto bene, non potrei essere più felice e fiero del mio team di essere nella seconda settimana». FABIO NON CE LA FA Purtroppo il fisico (una condizione imperfetta e un problema ai pettorali giovedì accusato in doppio), non certo il suo magico tennis che a tratti regala gemme uniche, stoppano Fabio Fognini a un passo dalla seconda settimana, a 36 anni. Il ligure si arrende per 5-7 6-3 7-5 1-6 6-4 dopo quasi 4 ore contro il qualificato austriaco Sebastian Ofner, promosso dalle qualificazioni e dal purgatorio Challenger. Oggi nel terzo turno Elisabetta Cocciaretto (n. 44) sfida Bernarda Pera (36), partendo da 2-1 nei precedenti per l’americana.