Dopo l’abbuffata di spettatori a Washington, a Toronto il pubblico è ammesso in numero limitato e solo sul Centrale. Si torna anche a disputare un Masters 1000 dopo gli Internazionali di Roma, anche se con la top 10 dimezzata dopo gli ultimi forfait annunciati la scorsa settimana. Subito impegnati due dei tre italiani presenti in tabellone: metà passa al turno successivo.
FABIO SÌ – È una vittoria tormentata quella in rimonta di un Fabio Fognini con qualche problema fisico su Jan-Lennard Struff. 6-7 6-2 6-4 in due ore e ventiquattro minuti, recuperando anche un break nel parziale decisivo, dopo aver servito invano per il primo set. Un incontro caratterizzato da molti più gratuiti che vincenti per entrambi, con 20 doppi falli complessivi – due in più per Fabio, ma alla fine più pesanti quelli di Jan-Lennard – che non hanno contribuito allo spettacolo ma almeno alle emozioni per un esito incerto fino all’ultimo “quindici”. Pari il conto dei punti vinti sotto i cinque colpi, Fabio in prevedibile vantaggio quando lo scambio si è allungato. Da notare, dopo le scuse “social” in seguito all’espressione usata nel match che lo ha visto sconfitto agli ottavi contro Medvedev a Tokyo (“sono un fr***”), che l’abbigliamento odierno di Fogna è anche arricchito da polsini e fascia arcobaleno.
Struff è dotato di un servizio maggiormente efficace anche in virtù dei 15 cm in più di altezza, mentre Fabio è migliore in risposta (e non solo, anzi). Il punteggio segue i turni di battuta senza alcun sussulto finché, complici due doppi falli tedeschi, Fabio è il primo ad arrivare a palla break, che converte nonostante l’ottima difesa in uscita dal servizio del trentunenne di Warstein salendo 5-4. Centrato di testa e pulito nei colpi, finora ha concesso appena tre punti al ribattitore, ma la situazione si capovolge in un attimo: Jan-Lennard dà tutto, ma sono gli errori azzurri che seguono la smorzata troppo alta a fare davvero la differenza riaprendo il set. La partita è girata e, se Fabio tiene raggiungendo l’altro al tie-break, ha perso la convinzione con cui aveva aperto le ostilità. A dimostrarlo ci sono un doppio fallo, un comodo passante fallito e, in generale, la velocità con cui Struff incamera i primi sei punti prima di chiudere 7-2.
La pausa per rinfrescarsi le idee pare funzionare, perché al rientro in campo ricomincia centrato prendendosi subito il vantaggio che conserva – sottolineando l’impresa con un urlo – nonostante lo 0-40, due vantaggi esterni e una racchetta scaraventata a terra. Le palle nuove non portano bene al n. 46 ATP che cede ancora la battuta; certo, con Fogna non si sta tranquilli neanche sul 4-0, ma ci diverte anche per l’incosciente facilità delle due smorzate di dritto con cui salva il 15-40. Il servizio non dà una mano, anzi, i doppi falli non si contano (solo per dire, è appena arrivato il nono) e Struffi accorcia sul 4-1, mentre Fabio chiede l’intervento medico per quello che pare un monitoraggio della saturazione di ossigeno e della pressione. La temperatura dell’aria è sui 30°, l’umidità vicina al 60%. Non senza difficoltà, il taggiasco difende il punteggio favorevole e pareggia il conto dei set strappando ancora l’altrui battuta, prima di uscire di nuovo dal campo, avvisato da Adel Nour che, essendo la seconda, dovrà essere pronto a giocare entro i due minuti altrimenti scatterà la prima sanzione per violazione del Codice (gioco continuo). E, infatti, il warning arriva puntuale pochi secondi prima che l’azzurro ricompaia.
Riemerge anche Struff – lui dai dritti vincenti subiti e dalla situazione complicata legata alle mutevoli condizioni dell’avversario – e, approfittando di due brutti errori, allunga al terzo gioco. L’espressione del viso e il corpo di Fabio non emanano esattamente freschezza e vivacità, ma continua a lottare e… l’ottavo game, soffertissimo e tenuto vivo da una gran difesa, è quello del riaggancio, con un provvidenziale doppio fallo tedesco sulla quinta palla break. Pochi minuti dopo, Struff deve servire per restare nel match e piazza un paio di doppi falli. Il rovescio di Fognini fa il resto, tra il vincente lungolinea e lo slice che scende a mordere velenoso le caviglie alemanne sul tentativo di serve&volley dell’ultimo punto.
Al prossimo turno, lo aspetta Andrey Rublev (5-3 per il nostro i precedenti), mentre la telecamera inquadra una spettatore evidentemente omaggiato di una racchetta azzurra, con ogni probabilità quella che ci pareva avesse rotto perso il servizio nel terzo, riuscendo comunque a evitare il point penalty.
LORENZO NO – Reduce dai quarti alle Olimpiadi, dove ha raccolto l’eccellente scalpo di Stefanos Tsitsipas prima di arrendersi al terzo al poi argentato Khachanov, Ugo Humbert supera Lorenzo Sonego 6-3 6-4, con un break per set e salvando le sei opportunità in risposta per l’azzurro, tutte giunte nell’ultimo game. Decisamente negativo il bilancio finale di Lorenzo (in particolare quel 3-11 con il dritto), che ha anche ottenuto molto meno dell’avversario con la prima di servizio; e, se l’atteggiamento non è mai stato rinunciatario, non ha nemmeno trovato le contromisure per togliere all’altro l’iniziativa.
Primo incontro in programma sul Grandstand, tra le tribune vuote elegantemente coperte da teloni blu scuro, e sfida inedita in cui entrambi sono alla prima partecipazione all’evento canadese nonché non fortunatissimi nel sorteggio, vantando la classifica più alta tra le non teste di serie. Humbert decide di partire al servizio e, dopo essere stato trascinato ai vantaggi al terzo gioco, si mostra aggressivo in quello seguente, rispondendo bene alle prime di Sonego; l’azzurro, dal canto suo, non sfrutta la possibilità di un comodo passante sul primo “15”, dando così fiducia all’altro che gli strappa la battuta a zero. A dispetto di una seconda con cui raccoglie poco ma pressoché ingiocabile sulla prima, Ugo chiude gli spazi al rientro torinese e si assicura il parziale per 6-3 con l’ace esterno.
La sua maggiore aggressività è confermata dai numeri relativi a vincenti ed errori non forzati e soprattutto dalla grafica: in media, Lorenzo colpisce la palla un metro dietro la linea di fondo, Humbert un metro dentro il campo e i suoi colpi al rimbalzo viaggiano 16 km/h più veloci, anche qualcosa di più limitando l’analisi alla risposta. Pesa anche il rovescio del mancino di Metz, dichiaratamente il suo colpo preferito, che prevale sulla diagonale destra e, nonostante il solo errore non forzato, il bimane azzurro non contiene il dritto avversario.
A Sonego non resta quindi che aggrapparsi alla battuta in attesa dell’occasione propizia. È proprio il servizio, dopo un inopportuno doppio fallo sul 15-30 a toglierlo dai guai nel settimo gioco, ma la speranza che le tre palle break non sfruttate si insinuino sotto i riccioli francesi si dissolve immediatamente. È invece il nostro ad andare di nuovo in difficoltà con due imprecisioni che rimettono in corsa Ugo; sul vantaggio esterno, Sonego affossa il dritto d’attacco e si prende il warning dall’arbitro Greene per una pallata che buca l’ozonosfera. Grande tensione sul 5-4, con il francese che salva sei palle break (un po’ di “braccino” per entrambi sulla terza consecutiva, ma Ugo xempre propositivo) e chiude al secondo match point dopo un’ora e quaranta minuti. Per Humbert, un secondo turno con uno Tsitsipas assetato di rivincita e che questo stesso giorno festeggia la terza posizione mondiale.