[18] V. Azarenka b. J. Paolini 6-3 7-6(1)
Che bella partita! La standing ovation del pubblico del Louis Armstrong prima del tie-break conclusivo è la fotografia migliore di questo match che, vista la differenza di ranking e di esperienza in campo, sarebbe potuto risultare a senso unico, e che invece ha regalato un’ora e tre quarti di splendida battaglia, come ha detto la stessa Vika Azarenka a Jasmine Paolini durante la stretta di mano finale: “Great fight!”.
Il match ha confermato i progressi fatti dalla giocatrice di Lucca sulle superfici rapide e sicuramente conferma che anche lontano dalla terra Jasmine potrà togliersi qualche bella soddisfazione. Decisa fin dall’inizio a spingere negli scambi, soprattutto con il diritto, Paolini è riuscita ad ovviare all’evidente gap atletico con Azarenka cercando di rimanere sempre vicina al campo e cercando la soluzione vincente senza alcun timore di scendere a rete se necessario. “Credo che il match sia stato di qualità molto buona, con varietà di colpi, scambi lunghi e combattuti, credo che la gente si sia divertita – ha commentato Azarenka dopo il match – penso che la mia avversaria abbia giocato un buon match, mettendo a segno qualche colpo molto bello. Era la prima volta che la incontravo, e mi aspettavo qualcosa di diverso: non so se magari giocando su un campo importante abbia lasciato andare il braccio più del solito, ma se continua a giocare in questo modo credo che il suo ranking sarà molto diverso molto presto“.
Dopo un primo set volato via in poco più di mezz’ora, più per meriti di Azarenka che per demeriti di Paolini, il match ha visto i suoi momenti migliori nella seconda partita, durata ben 72 minuti, nella quale la bielorussa è stata due volte avanti di un break, ma in entrambe le occasioni è stata raggiunta da una Paolini molto aggressiva, che ha costretto Azarenka in difesa, facendole commettere diversi errori gratuiti per lei insoliti.
Man mano che procedeva il secondo set, il rumore di sottofondo del Louis Armstrong, sempre molto presente soprattutto quando il tetto è chiuso, veniva sempre più spesso soverchiato dagli applausi di vivo compiacimento del pubblico americano che tra un pop-corn e una porzione di pollo fritto (era pur sempre ora di pranzo) si affrettava a controllare sui propri smartphone la pagina Wikipedia di Jasmine Paolini, ignota ai più e che molto probabilmente non sarà più ignota a quelli che hanno assistito al match. Certo, Azarenka non ha ucciso la partita come avrebbe potuto e forse dovuto quando si è trovata avanti di un break del secondo set, ma non era nemmeno pensabile che la bielorussa potesse continuare a giocare al livello del primo set, dove nonostante tutto si era dovuta salvare da un potenziale 15-40 sul 4-3 con un lob difensivo quasi all’incrocio delle righe tanto bello quanto, forse, un po’ casuale.
Sicuramente la giornata molto più fresca rispetto alle precedenti, senza l’umidità asfissiante che New York sa produrre nelle giornate di fine estate, ha aiutato molto la qualità del gioco, e di questo sia noi sia le giocatrici sono state molto grate. Entrambe le protagoniste sono riuscite a mantenere un numero di errori gratuiti sostanzialmente simile a quello di vincenti, e questo giocando continuamente in forcing. Il momento migliore del match si è avuto alla fine del secondo set, quando Paolini ha dovuto annullare un match point sul 4-5 e un altro sul 5-6 prima di conquistarsi il tie-break vincendo un turno di battuta da 14 punti che ha fatto spellare le mani ai presenti.
Peccato per il tie-break, perso 7-1, nel quale è sembrato che siano un po’ “venute via le ruote” a Paolini, probabilmente non abituata a giocare a lungo a certi ritmi. “In quell’ultimo game ho speso molte energie – ha poi detto Paolini dopo la partita – e sono arrivata la tie-break stanca. Non sono riuscita a rimanerle vicina durante i primi punti, e lì si è poi vista l’esperienza, soprattutto l’esperienza di giocare a livello alto per tanto, su un campo come questo. Non è che mi manchi la preparazione fisica, ma quando si gioca match di questo livello è quasi come se ci si stancasse il doppio“.
Nonostante la sconfitta, dunque, Jasmine Paolini esce con tante considerazioni positive da questo match e da questo segmento di stagione sul cemento. “Ora so di poter giocare sul cemento. Mi dicevano che potevo giocare su questa superficie, ma non ci credevo abbastanza. Prima di venire qui negli USA abbiamo lavorato tanto su sugli aspetti tecnici del gioco sul cemento, come l’apertura di diritto che deve essere anticipata, ed è stata una trasferta positiva, ho fatto belle partite. Ora devo migliorare nel servizio, soprattutto sulla seconda palla, e giocare i punti importanti con più lucidità“.
Ora il programma della stagione prevede alcuni tornei minori in Europa sulla terra battuta, con la speranza di poter tornare negli USA per il torneo di Indian Wells. “In questi ultimi mesi dell’anno vorrei mantenere questo livello di gioco, perchè giocando a questo livello è più facile fare dei miglioramenti“.