US Open: Raducanu da impazzire, suo il titolo Slam più improbabile

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US Open: Raducanu da impazzire, suo il titolo Slam più improbabile

La britannica Emma Raducanu vince lo US Open 2021 partendo dalle qualificazioni. Non era mai accaduto prima. Sconfitta in finale la canadese Leylah Fernandez

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Emma Raducanu - 2021 US Open (Pete Staples/USTA)
 

[Q] E. Raducanu b. L. Fernandez 6-4 6-3

Parlando con i giocatori torneo dopo torneo si percepisce che a volte le vittorie sono fatte di situazioni che sono influenzate da fattori imponderabili. Capita a volte che l’atmosfera di un torneo, la situazione, sia semplicemente perfetta, e tutto inizi ad andare per il verso giusto.

Questo US Open 2021 è sicuramente stato quel torneo per Emma Raducanu, la diciottenne classificata al n. 150 del ranking WTA che partendo dalle qualificazioni ha vinto il torneo senza perdere un set in 10 partite e facendo arrivare le sue avversarie a 5 giochi in un singolo set solamente in un’occasione (al secondo turno delle qualificazioni contro la georgiana Blokvadze).

 

Con un gioco da “maestrina” che con il passare delle partite è diventato sempre più letale, Raducanu ha fatto il suo ingresso nel club delle vincitrici Slam in maniera roboante, dimostrando nervi d’acciaio e un istinto tattico che solo la grande Martina Hingis aveva fatto vedere a questa età. In finale ha avuto la meglio dell’altra “teenage sensation” di questo torneo, Leylah Fernandez, che nella giornata ha pagato un rendimento al servizio un po’ sotto alle attese e una prestanza fisica sicuramente inferiore, ma che potrebbe migliorare notevolmente nel prossimo futuro.

Leylah Fernandez, finalista allo US Open 2021 (Darren Carroll/USTA)

IL MATCH – Vista la calma e la determinazione con cui le due hanno affrontato tutto il torneo da debuttanti, non ci si aspettava che ci fossero segni di nervosismo da parte di entrambe, e così è stato. Le due teenager sono entrate in campo prontissime a mettere in atto la loro strategia affrontandosi a viso aperto: 14 minuti per i primi due game, 23 per i primi tre, con gli spettatori ritardatari in attesa in fila davanti ai cancelli d’ingresso a bilanciare cocktail e vassoi di cibarie.

Raducanu inizia subito cercando il contropiede e provando ad aprire gli angoli per sfruttare la limitata apertura alare di Fernandez, la quale invece prova a prendere in mano il pallino del gioco appena può dato che la sua avversaria è molto meno a suo agio in difesa che in attacco. La britannica ottiene il break al primo tentativo portandosi 2-0 con un game sa 16 punti, Fernandez risponde subito nel gioco seguente con un controbreak immediato.

La canadese non trova la prima di servizio quanto dovrebbe (solo il 50% di prime per lei alla fine del primo parziale), e sulla seconda Raducanu prova a entrare soprattutto a sinistra per tagliare l’angolo mancino. Tutti i game sono combattutissimi, Fernandez prova a inserire qualche palla corta ma il ritmo degli scambi è troppo alto perché possa essere qualcosa di più che un colpo occasionale.

Non ci sono palle break fino al decimo game, quando sul 5-4 quando Raducanu aumenta la pressione sulla risposta, arriva a due set point sul 15-40, se li vede puntualmente annullare dal servizio dell’avversaria, ma di lì a poco, al quarto tentativo, con un diritto vincente porta a casa il set dopo 58 minuti di gioco.

Abituata com’è stata ad essere in vantaggio da tre settimane a questa parte, Raducanu sullo slancio prova ad allungare. Il parziale di 10 a 2 porta la britannica sull’orlo del 2-0, ma Fernandez risponde da par suo e nel gioco successivo, complici un paio di gratuiti di Raducanu, prende addirittura un break di vantaggio.

Tuttavia si tratta di un fuoco di paglia: il controbreak arriva immediato e più passano i minuti più Fernandez fatica a sopportare il bombardamento da fondocampo dell’avversaria. Il pubblico, diviso pressoché a metà per quel che riguarda il tifo, prova a sostenere Fernandez che, da cavallo di razza risponde da par suo: con due match point per Raducanu continua a martellare e provoca gli errori di Emma che non concretizza tre match point e deve andare a servire per il match con tutto lo stadio che impazzisce.

C’è tempo per un ultimo brandello di “dramma”: sul 30-30 Raducanu scivola sul campo e si sbuccia il ginocchio mente perde il punto. Prima di servire sulla palla break le viene consentito il Medical Time-Out per curare la ferita. Dopo i tre minuti di pausa il diritto di palleggio vola lungo portando con sé la prima palla break del game. Ce n’è una seconda, che Raducanu annulla con una buona dose di fortuna agganciando uno smash che non si sa come diventa vincente. È l’ultimo sussulto di una partita che due punti dopo viene chiusa da un ace esterno di Raducanu, mettendo un sigillo alla vittoria Slam più incredibile della storia del tennis femminile.

TRENO ESPRESSO PER LA VETTA – Con questo risultato Emma Raducanu guadagna 2040 punti (2000 per la vittoria Slam e 40 punti per la qualificazione) scalando in un sol colpo 127 posti nella classifica mondiale piazzandosi al n. 23 del ranking. La finalista Leylah Fernandez, invece, sale dal n. 73 al n. 28, arrivando a solo 8 posizioni dalla n. 1 canadese Andreescu.

A 18 anni, 9 mesi e 29 giorni Emma Raducanu diventa la più giovane vincitrice di un torneo del Grande Slam da quando la 17enne Maria Sharapova si aggiudicò Wimbledon nel luglio del 2004. Con questa affermazione interrompe anche il digiuno di vittorie nei tornei dello Slam a livello femminile del tennis britannico che durava da 44 anni, ovvero da quando Virginia Wade vinse l’edizione del Centenario di Wimbledon (1977) sotto gli occhi della Regina che festeggiava il suo Giubileo d’argento (25 anni di regno).

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Laver Cup: trionfa il Team World con la vittoria in doppio di Tiafoe e Shelton

Il Resto del Mondo bissa il successo del 2022 imponendosi per 13-2. Un solo match vinto dall’Europa, con Ruud nella seconda giornata, e chiusura anticipata dei giochi nel Day 3

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John McEnroe e Ben Shelton, Vancouver - Laver Cup 2023 (Photo by Matthew Stockam/ Getty Images for Laver Cup)

Resto del Mondo b. Europa 13-2

Forte del 10-2 maturato al termine della seconda giornata, al Team World bastava una sola vittoria per mettere le mani sul titolo ed è stata portata dal doppio formato da Frances Tiafoe e Ben Shelton che si sono imposti su Andrey Rublev e Hubert Hurkacz per 7-6(4) 7-6(5) in oltre un’ora e mezza di tennis godibile.

Proibitivo il compito dell’Europa alla quale era richiesto un complicato quattro su quattro per ribaltare la situazione nel Day 3, quando ogni match vale tre punti. Oppure, in subordine, di non perdere il doppio iniziale, così da prolungare lo spettacolo. Invece, alla squadra capitanata da Bjorn Borg non è riuscito neanche il compito minimo perché Rublev e Hurkacz si sono arresi in due tie-break a Tiafoe e Shelton nella sfida che ha aperto il programma. Annullati quindi i tre singolari “potenzialmente” previsti, quelli con Ruud, Rublev e Hurkacz opposti rispettivamente a Fritz, Tiafoe e Auger-Aliassime, vanno in campo per un doppio gli alternate Eubanks/Raonic contro Fils/Davidovich Fokina. Un doppio che è un dead rubber – in italiano, incontro individuale inutile ai fini della vittoria dell’incontro fra le due squadre. Ma può davvero diventare “inutile” un match di un’esibizione ancorché ufficiale?

 

Con il 13-2 finale che “vendica” la débacle (14-1) di due anni fa a Boston, il Resto del Mondo – in questa edizione quattro statunitensi più Auger-Aliassime e Fran Cerundolo – bissa così il successo del 2022 a Londra dopo le quattro vittorie europee: possiamo allora parlare di un’aria di cambiamento negli equilibri mondiali? Per adesso, l’unico top 10 non europeo presente nel ranking è il numero 8 Taylor Fritz e a Vancouver mancavano i primi cinque del mondo.

B. Shelton / F. Tiafoe (Team World) b. H. Hurkacz / A. Rublev (Team Europe) 7-6(4) 7-6(5)

Coppie schierate con il colpo migliore di ognuno al centro, parte Hurkacz in battuta, trascinato ai vantaggi, poi Shelton pareggia senza problemi. Hubi protagonista al quarto gioco con tre bei punti, ma due volte da sinistra Rublev non risponde sulla palla break. È un doppio piuttosto diverso da quelli giocati dagli specialisti del Tour, ogni tanto qualcuno si ritrova fuori posizione, ma la coppia al servizio continua a fare il proprio dovere e il pubblico apprezza qualche scambio divertente, come quello che apre l’undicesimo gioco.

Il tie-break va alla squadra capitanata di John McEnroe, con un notevole ace in slice di Shelton verso il corpo di Andrey che vale il doppio set point a separare due volée da dimenticare – una a testa – dei ragazzi di Borg.

Hurkacz non ci sta e prova a vincerla da solo andando a cercare la palla come se non ci fossero né un domani né soprattutto un Rublev al suo fianco. Il polacco non ottiene quanto sperato e si tranquillizza il giusto.

La qualità del match è ottima, nessuna chance per la risposta ed è di nuovo tie-break. Un gran punto di Hubi manda Rublev a servire sul 5-4, ma la pressione di Tiafoe e un nastro fortunatissimo offrono il Laver Cup point al Team World, trasformato con la volée bassa che a Hurkacz non passa: 13-2 e tutti a casa. Dopo i festeggiamenti, s’intende.

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Rybakina critica la WTA: “Grazie per aver cambiato le regole all’ultimo momento”

Niente bye a Elena Rybakina al WTA di Tokyo nonostante sia la terza testa di serie, “sorpassata” da Sakkari e Garcia in virtù di una regola non nuova ma forse neanche esistente

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Elena Rybakina (Twitter @OBNMontreal)
Elena Rybakina (Twitter @OBNMontreal)

Non fortunatissima con ranking, tabelloni e seeding, Elena Rybakina, che non ha ricevuto uno dei quattro bye al primo turno del WTA 500 di Tokyo nonostante fosse – e sia – la terza testa di serie al Toray Pan Pacific Open in programma a partire da lunedì 25 settembre. Esclusione che ha commentato piccata su Instagram.

Già lo scorso anno Rybakina aveva detto di non sentirsi la vincitrice di Wimbledon per via dei 2000 punti mancanti in seguito alla decisione della WTA di non assegnarli all’AELTC. Di conseguenza, niente balzo in classifica né Finals, con l’ulteriore beffa che, a differenza del regolamento ATP, quello del Tour femminile non prevede un posto al Master per la vincitrice Slam tra arrivata tra l’ottava e la ventesima posizione. Quest’anno, invece, aveva puntato il dito contro la WTA a Montreal dopo il suo match con Kasatkina, iniziato dopo le 23 e terminato quasi alle 3. “Poco professionale da parte – non direi del torneo perché penso che il ruolo fondamentale sia della WTA in questo caso” aveva detto al riguardo. “La dirigenza è debole al momento, ma speriamo che cambi qualcosa perché quest’anno ci sono state molte situazioni che proprio non capisco”. Elena sarebbe poi stata sconfitta nella semifinale canadese, al secondo match in quel di Cincinnati e al terzo turno (dopo un walkover) allo US Open, ultimo torneo disputato.

Decisamente meno pesante come conseguenze eppure piuttosto ambiguo dal punto di vista regolamentare è appunto l’episodio di questi giorni, sempre a seguito di una decisione dell’Associazione del Tennis delle Donne. Terza testa di serie a Tokyo, dicevamo, Elena giocherà il primo turno contro Linda Noskova invece di partire dal secondo turno, ciò a dispetto dei quattro bye inseriti in tabellone e che, naturalmente, vanno assegnati alle teste di serie secondo l’ordine discendente. “Performance bye” ha commentato su un storia di Instagram sopra al tabellone di Tokyo. “Grazie per aver cambiato le regole all’ultimo momento. Fantastiche decisioni come sempre @WTA”. Con tanto di applauso, clown e tendone del circo…

 

La spiegazione di quanto accaduto risiede nelle prime due parole della kazaka: a Sakkari e Garcia, dietro di lei in classifica, sono stati assegnati due “perfomance bye” in quanto semifinaliste a Guadalajara e i due restanti sono andati alle prime due del seeding, Swiatek e Pegula. Sakkari, quarta del seeding, sarebbe stata esentata dal primo turno anche senza questo tipo di bye; Garcia invece è quinta. Ma cos’è un performance bye?

È quello, chiariscono le WTA Rules aggiornate al 19 settembre scorso, “assegnato alla giocatrice sulla base della prestazione della settimana precedente, come stabilito dalla WTA in fase di approvazione del calendario e delle dimensioni dei tabelloni”. Quindi non sembrano un’invenzione dell’ultimo momento, anzi, in passato erano previsti anche per le finaliste di Anversa che avrebbero preso parte al Premier 5 di Dubai. Andando però a leggere il Regolamento WTA aggiornato al 19 settembre scorso, nell’articolo relativo ai bye si legge solo di quattro perfomance bye da assegnare alle semifinaliste del 1000 di Wuhan (peraltro, se Pechino è tornato in calendario quest’anno, Wuhan continua la sua assenza). Nessun accenno a Guadalajara/Tokyo.

Nell’inevitabile discussione su Twitter è intervenuta la doppista top 20 Nicole Melichar-Martinez, obiettando che “le regole non sono cambiate all’ultimo momento. L’informazione del performance bye era scritta nella scheda informativa del torneo…”.

Nella scheda di Guadalajara, almeno nel classico articolo della WTA “draws, dates, prize money and what you need to know”, non c’è traccia dei performance bye. Se ne parla invece in quella del Toray Pan Pacific Open, datata 15 settembre: “Le prime teste di serie, da quattro a sei (in attesa dei performance bye in base ai risultati di Guadalajara), riceveranno un bye al primo turno”. Per prima cosa, dunque, che fine ha fatto la parte per cui sarebbero state sei? Inoltre, siamo moderatamente sicuri che esista una differenza tra “le regole” citate da Rybakina e Melichar-Martinez e un’informazione contenuta nella di quell’evento.

Ancora nessuna precisazione da parte della WTA, che tuttavia, poche ore dopo, ha twittato una foto di Elena: “La sua prima qualificazione alle WTA Finals. Elena Rybakina sarà a Cancun!”.

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ITF, David Haggerty rieletto Presidente

Terzo mandato consecutivo per Haggerty che riceve oltre il 70% dei voti

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David Haggerty all'assemblea generale ITF, Lisbona 2019 (foto ITF)

Con un’ampissima maggioranza che supera il 70% (per la precisione ha ottenuto il 72.94% di voti) David Haggerty è stato rieletto Presidente della International Tennis Federation. Per venir eletti erano necessari 219 voti su 436 e lui ne ha ricevuti 418. Questo sarà il terzo mandato da quattro anni per Haggerty a capo della ITF, alla fine dei quali non potrà più ricandidarsi dato che vige la regola di massimo tre mandati.

“Vorrei ringraziare i membri dell’ITF per aver riposto la loro fiducia in me per un ulteriore mandato. La nostra strategia di crescita sostenibile a lungo termine, ITF 2024, ha portato i finanziamenti dell’ITF per lo sviluppo del tennis quasi a raddoppiare in pochi anni dalla sua introduzione – queste le parole del 65enne americano. “Non vedo l’ora di lavorare a fianco del nostro esecutivo e del nostro consiglio di amministrazione per rivedere e aggiornare la nostra strategia per la prossima fase. Ci assicureremo di porre le competizioni dell’ITF su basi solide e continueremo ad alimentare gli investimenti nello sviluppo globale del nostro gioco per realizzare la missione del tennis dell’ITF per le generazioni future”.

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