Al Challenger 80 di Ortisei (cemento indoor) ci pensa un grande Federico Gaio a tenere alto un tricolore altrimenti un po’ sbiadito. Batte con un doppio tie-break Dominic Stricker (n.243 ATP e vincitore l’anno scorso del Roland Garros junior), facendo valere la maggiore esperienza nei momenti cruciali del match. Il faentino parte male e il 19enne svizzero nel terzo game gli strappa il servizio, conquistando un vantaggio che sembra decisivo visto che gli consente di andare a servire per il set sul 5-3. A questo punto però Gaio mostra grande freddezza e (complice Stricker che commette doppio fallo sulla seconda delle tre palle break) riesce a raggiungere il tie-break che vince 7-5. Nel secondo parziale Gaio vorrebbe tentare la fuga ma ora è il turno dello svizzero a dare dimostrazione di resilienza e a raggiungere il 5-5, senza particolari sussulti. Qui Stricker ha due palle break che potrebbero ribaltare l’inerzia dell’incontro, ma l’azzurro è bravo ad annullarle entrambe e a rifugiarsi nel tie-break. Che gli sarà di nuovo favorevole, lasciando l’avversario a due soli punti.
Raggiunto al telefono Federico ci ha detto: “Sono molto soddisfatto del mio match perché Stricker gioca molto bene e soprattutto ha dei picchi di rendimento veramente alti, durante i quali devi rimanere molto concentrato per non perdere la scia. Adesso nei quarti trovo Jack Draper, anche lui mancino, che non conosco molto, ma che, a soli 19 anni, ha già fatto vedere cose molto interessanti. Sono però fiducioso nei miei mezzi”.
Eliminati all’esordio tutti gli altri italiani, a cominciare da Roberto Marcora che contro il tedesco Oscar Otte (n.125 ATP e prima testa di serie) gioca pure lui due tie-break, che però lo vedono soccombere nettamente. Stessa sorte per Jimbo Moroni che cede allo svizzero Marc-Andrea Huesler 6-4 7-6(1), confermando di essere arrivato in fondo a questa lunga stagione con tutte le spie della riserva lampeggianti. Nonostante la sconfitta, il romano riesce a ritoccare il proprio best ranking che da lunedì dovrebbe vederlo al n.198 ATP. Alessandro Giannessi nel tie-break del primo set annulla tre set point a Nerman Fatic e con cinque punti consecutivi si aggiudica il set. Ma dopo 2 ore e 25 minuti finisce per perdere 6-7(6) 6-3 7-5. Peccato perché lo spezzino a Ortisei aveva un buon precedente quando nel 2016 raggiunse la finale battendo, tra gli altri, Alexander Bublik e Lorenzo Sonego.
Arrendevole Luca Nardi che cede (6-4 6-3) al francese Quentin Halys (n.150 ATP) senza mai avere una chance. Lotta con coraggio invece il padrone di casa Alexander Weis ma deve cedere 6-4 7-6(5) all’esperto Marius Copil (n.283 ATP). L’altoatesino non riesce a confermare a livello Challenger gli ottimi risultati che hanno contraddistinto la sua stagione nel circuito Future, ma migliora comunque il proprio ranking, salendo alla posizione n.478. Fuori subito anche Matteo Viola che perde 6-4 3-6 7-5 contro Dominic Stricker, pur avendo avuto una grande occasione quando nel terzo set è andato a servire sul 5-4, commettendo purtroppo due doppi falli che sono risultati fatali.
Per ultimo abbiamo tenuto Matteo Arnaldi che, pur condividendo il destino dei suoi connazionali, ha impressionato, per l’ennesima volta, per l’aggressività del suo gioco che ha lungamente messo in difficoltà l’austriaco Lucas Miedler (n.297 ATP). Soprattutto in un drammatico primo set in cui si arriva al tie-break senza che nessuno dei due giocatori abbia concesso una sola palla break. Il sanremese si procura ben quattro set point, di cui due sul proprio servizio, che purtroppo non riesce a sfruttare. Il crollo nel secondo set era prevedibile, ma il 7-6(9) 6-0 finale non incide minimamente sul giudizio complessivo che rimane ampliamente positivo.
Al Challenger 100 di Roanne (cemento indoor) Andrea Arnaboldi supera brillantemente l’esame di francese e raggiunge i quarti, eliminando prima il qualificato Calvin Hemery e poi Thomas Fabbiano 3-6 6-2 6-4. Il tennista pugliese ha recitato ancora una volta un copione che in questa stagione ormai ha imparato fin troppo bene: vince il primo set e poi cala alla distanza. Supponiamo più per problemi psicologici che fisici, ma, comunque sia, Arnaboldi è stato ben lieto di approfittarne e di approdare ai quarti di finale per la quinta volta quest’anno. Speriamo che contro Manuel Guinard (n.247 ATP) riesca finalmente a superare questo scoglio e a riscuotere i dividendi di quel suo gioco che, come forse saprete, noi amiamo particolarmente.
Andrea Pellegrino è entrato invece nell’album dei record (purtroppo dalla parte sbagliata), facendosi battere (4-6 6-2 6-3) dal nemmeno 16enne (compleanno il 21 dicembre) Gabriel Debru. Il francesino diventa così il terzo più giovane tennista di ogni epoca a vincere un incontro professionistico dopo Auger-Aliassime (a 14 anni e 11 mesi a Granby 2015) e Rafa Nadal (15 anni e 3 mesi a Siviglia 2001). Vedremo se la cosa gli porterà fortuna, intanto possiamo dire che il ragazzo è sicuramente in buona compagnia. A sorpresa ha giocato anche Luca Vanni, il nuovo allenatore di Pellegrino, che ha superato le qualificazioni (come lucky loser), per poi fermarsi al primo turno contro il rumeno Radu Albot (n.134 ATP). Non male per uno che si è appena ritirato dalle competizioni. Alla nostra domanda si è schermito: “Sai, ero qui per accompagnare Pellegrino e mi ero portato le racchette per fare qualche palleggio. Poi ho visto che con la mia classifica sarei entrato nelle qualificazioni… e allora perché no?”. Eliminato subito Lorenzo Giustino che si arrende 6-4 6-3 a Richard Gasquet.
Al Challenger 90 di Bratislava (cemento indoor) Stefano Travaglia era l’unico italiano in tabellone, ma ha pienamente onorato la sua testa di serie n.1 ed è approdato senza alcun problema ai quarti di finale, eliminando il ceco Zdenek Kolar (n.139 ATP) e il turco Cem Ilkel (n.145 ATP e fresco finalista a Bergamo). Adesso lo aspetta il tedesco Marterer (n.198 ATP), giocatore di buon talento che però non sta attraversando un grande momento di forma.