Berrettini infortunato: "Il giorno più brutto". Se lascia entra Sinner (Crivelli). Finals, incubo Berrettini, lacrime per l'infortunio (Grilli). Dramma Berrettini, dal sogno all'incubo (Mastroluca). Daniil sorpreso: "Troppo veloce" (Guerrini). Il ritiro di Berrettini nelle Finals di casa: "Non è possibile" (Piccardi)

Rassegna stampa

Berrettini infortunato: “Il giorno più brutto”. Se lascia entra Sinner (Crivelli). Finals, incubo Berrettini, lacrime per l’infortunio (Grilli). Dramma Berrettini, dal sogno all’incubo (Mastroluca). Daniil sorpreso: “Troppo veloce” (Guerrini). Il ritiro di Berrettini nelle Finals di casa: “Non è possibile” (Piccardi)

La rassegna stampa di lunedì 15 novembre 2021

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Berrettini infortunato: “Il giorno più brutto”. Se lascia entra Sinner (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

La favola finisce tra le lacrime, in un finale di fortissima tensione drammatica che lascia senza parole I mille e mille appassionati che stavano vivendo il sogno di un italiano protagonista nella prima edizione delle Finals in Italia. E invece Matteo Berrettini, dopo aver perso al tiebreak il primo set contro Zverev in una sfida equlibratissima, è costretto ad abbandonare il campo piangendo nel secondo game del secondo set, annichilito dal patimento fisico e psicologico di un altro maledetto infortunio nel solito maledetto punto che dopo gli ottavi non giocati agli Australian Open lo tenne fuori due mesi per un serio strappo agli addominali. Quel braccio sinistro stirato verso l’alto dopo un punto nel primo game del secondo set è il segnale d’allarme, la fitta al fianco avvertita dopo un dritto di lì a un paio di minuti la conferma della dannata disdetta: «All’inizio del match non avevo assolutamente nulla, poi dopo un servizio ho sentito tirare come era già successo a gennaio, solo con un dolore meno intenso: per questo spero che magari possa trattarsi solo di una contrattura che mi permetta di tornare in campo per le prossime partite, perché stavo vivendo un momento atteso da tutta la vita in un’atmosfera magica e incredibile, me lo ero meritato e non mi può essere strappato così: non so nemmeno a chi dare la colpa».

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«Vedremo cosa diranno gli esami – rivela Matteo scuro in volto e a mezza bocca – spero di poter essere anche al 60% per continuare a a stare nel torneo, ma è chiaro che se non avessi nessuna chance dl essere competitivo, mollerei tutto. É il giorno più brutto della mia vita su un campo da tennis». Uno stop che a questo punto rischia di complicare anche il cammino in Davis dell’Italía di capitan Volandri, se il numero uno della squadra dovesse aver concluso la stagione prima del tempo. L’unica piccola consolazione è che il suo posto, se l’abbandono sarà certificato ufficialmente, sarà preso da Sinner, la prima riserva, da giorni in predicato di sostituire l’ acciaccato Tsitsipas e adesso con la possibilità di essere scaraventato dentro le Finals dall’infortunio di un amico. Non certo la situazione ideale: serviranno nervi saldi, a Jannik, nell’eventuale incrodo di domani contro Hurkacz, per alimentare la fiammella di qualificarsi per le semifinali da alternate, un’impresa che non è mai riuscita.

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Finals, incubo Berrettini, lacrime per l’infortunio (Paolo Grilli, Giorno-Carlino-Nazione Sport)

II buio cala all’improvviso quando la festa è tutta apparecchiata per te e sei nel vivo della battaglia. E sono solo lacrime, in un silenzio irreale. Matteo Berrettini si ritira contro Zverev al suo esordio nelle Finals 2021 e a questo punto il suo torneo è già a rischio. Eravamo all’inizio del secondo set, il gigante tedesco si era aggiudicato il primo al tiebreak per 9-7: con merito, ma salvando anche due palle set a Matteo sul 5-6. II PalaAlpitour è attonito, ammutolito dopo aver sostenuto il colosso. Sono i maledetti addominali, quelli che avevano fermato il romano a inizio anno in Australia, a tradirlo di nuovo sotto i rilfettori del torneo dei maestri dei maestri.

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Matteo si era aggrappato al suo servizio per tenere testa al numero 3 del mondo. E c’era riuscito benissimo, uscendo spesso da situazioni complicate nel primo set. Aveva sofferto e poi reagito, tamponando con la classe ai troppi errori di rovescio.

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Sempre nel Gruppo Rosso, Daniil Medvedev ieri ha messo subito le cose in chiaro nel match di esordio delle Finals al PalaAlpitour: anche perché è lui il campione in carica e l’occasione di un bis (l’ultimo a vincere l’ex Masters più volte di fila è stato Djokovic, col poker 2012-2015) è troppo ghiotta per non essere azzannata. Il russo numero due al mondo ha battuto 2-1 Hubert Hurkacz, l’outsider polacco che a Torino può giocare con la forza dei nervi distesi. Medvedev, però, ha dovuto lottare fino alla fine, essendo andato sotto al primo set per 6-7. Poi la rimonta con i parziali di 6-3, 6-4, con la sfida che si è conclusa in poco più di due ore. Torino ha accolto con un pieno di applausi i campioni scesi in campo per primi. Certo rimane la sofferta questione della capienza occupabile solo al 60% nel grande palasport di Torino, essendo saltata la deroga al 75% che sembrava cosa certa. C’è però ancora la possibilità che venga concessa in corso d’opera la saturazione per tre quarti della capacità dell’impianto, e anche nella giornata di ieri la Federazione Italiana Tennis era al lavoro in contatto con il governo per ottenerla. Risulta infatti incomprensibile come una manifestazione del genere, in una struttura chiusa ma enorme, non possa godere dello riempimento al 100% del pubblico, ovviamente con le condizioni del green pass e della mascherina. Si proverà a strappare almeno il 68%.

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Dramma Berrettini, dal sogno all’incubo (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Un diritto, poi il dolore improvviso che attraversa l’addome, all’altezza del fianco. Matteo Berrettini si ferma, si siede sulla panchina ma ha già le mani sul volto e la testa bassa. Ha giocato un gran primo set, è stato due volte a un punto dal vincerlo, ha firmato nel tiebreak il punto più bello della partita. Ha trascinato il pubblico, caldo e partecipe come nei memorabili weekend di Coppa Davis. Ma nel secondo game del secondo set, l’orizzonte cambia. Senza segnali premonitori, ma con una forza che lascia impotenti. IL RITIRO. Trattiene il pianto a stento, chiede un intervento del medico. Il massaggio però è breve. Berrettini si stende a bordo campo, volta le spalle al fisioterapista mentre le lacrime di rabbia arrossano gli occhi e bagnano la faccia. Ci prova anche a tornare in campo, per soddisfare il pubblico che fino all’ultimo lo incita a non mollare. Gioca un punto, ma lo sa, l’ha capito subito, che non ce n’è. Infatti va a stringere la mano al tedesco che si sposta dalla sua parte del campo,

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«E’ la peggiore sensazione che un tennista possa provare — ha detto nell’intervista a caldo -, fare tanti sforzi per qualificarsi, giocare un torneo così importante in casa e chiuderlo così è terribile».

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FISICO FRAGILE. Dice anche che Matteo Berrettini è un gioiello da maneggiare con cura, con un tennis forgiato su un fisico forte e insieme fragile. Il suo è un gioco tutto di forza, e questo lo porta a sottoporre il fisico a stress intensissimi per poter arrivare ai livelli di eccellenza raggiunti negli ultimi due anni. Le sue stagioni sono spesso interrotte da problemi di carattere muscolare, dopo essere state a lungo fermate da infortuni alle articolazioni o alla schiena. L’incertezza a questo punto rimane quel che sarà del suo torneo, se deciderà di continuare o di abbandonare lasciando il posto a Jannik Sinnet Quel che è certo è che Daniil Medvedev ha iniziato il torneo battendo il polacco Hubert Hurkacz 6-7(5) 6-3 6-4 nel primo singolare del torneo. Il russo, inserito nello stesso girone di Berrettini e Zverev, ha chiuso il match senza mai perdere il servizio. «Non avevomai giocato su un campo così veloce» ha detto. «Normalmente mi piace giocare sul cemento, mi piacciono i campi veloci — ha detto Medvedev — ma non ne ricordo un altro simile nel circuito ATP

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Daniil sorpreso: “Troppo veloce” (Piero Guerrini, Tuttosport)

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Daniil Medvedev è contento di sé, meno delle condizioni: «A me piace giocare sul veloce, ma queste sono le condizioni più veloci che abbia mai trovato sul circuito. Non penso sia la superficie, simile a quella di Londra, è uma combinazione di fattori, la superficie, ma soprattutto l’aria che è molto secca, più che a Londra e le palline – già molto veloci – viaggiano ancora di più»

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«So di aver vinto a Londra nel 2020. Ma come mi è successo altre volte, l’anno seguente qualcosa è cambiato. Cincinnati è stato spostato a New York per creare una bolla pre Us Open. Un’altra volta non sono andato da campione uscente. E ora siamo a Torino, tutto è diverso, città, hotel, campo. E una nuova storia e sento come se debba esserci un primo vincitore, dell’era torinese». Ma il chiodo fisso è sulla velocità del gioco. «Era chiaro in campo, se uno avesse tirato due buoni colpi avrebbe fatto punto. Voglio vedere gli altri incontri per capire come gli altri giocatori riusciranno ad adeguarsi». Contento ma non troppo, conquell’espressione un po’ così.

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E Hubert per gli amici Hubi, era alla sua prima volta. Comunque pure lui è d’accordo con Medvedev: “Qui era decisamente più veloce rispetto al Masters 1000 di Parigi Bercy. La superficie simile, le palle decisamente più veloci. Ma sarà solo questione di adattarsi Certo, entrambi abbiamo servito bene, dunque è stato difficile rispondere».

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Il ritiro di Berrettini nelle Finals di casa: “Non è possibile” (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Ancora voi, maledetti addominali. «Ho sentito una stecca…» dice Matteo Berrettini al fisioterapista, sdraiandosi a terra per farsi trattare. E il secondo game del secondo set, Zverev ha vinto 9-7 al tie break il primo, un corpo a corpo: dopo una sventagliata di dritto, il romano alza il braccio, come per stirare il fianco. Fa qualche passo, scuote la testa, lo sguardo disperato. «Non è possibile» mormora tra sé e sé. Abbandona la racchetta, il viso tra le mani, piange. Era già successo in Australia, a inizio stagione. Tre set durissimi con Khachanov, poi il ritiro con Tsitsipas. Gli addominali, sempre loro. Forse una fitta intercostale: la risonanza magnetica, oggi, aiuterà a capirci qualcosa.

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Il fisioterapista non può nulla, con gli occhi lucidi Matteo abbraccia a rete Sasha Zverev, che gli aveva passato l’asciugamano su cui stendersi. Finisce, questa è la sensazione nel cuore di una notte che doveva essere di festa e non di lacrime, anche il torneo dell’azzurro. II clan del romano tenterà un recupero (im)possibile in vista del match di domani, pronta a subentrare c’è la riserva Sinner (ieri sera in tribuna con coach Piatti) ma che mestizia: Jannik è il primo a non voler entrare in scena come controfigura del miglior tennista italiano, il compagno di squadra con cui era previsto che debuttasse in azzurro, proprio qui a Torino, nella Davis di fine mese. Lo stop è arrivato al culmine di una sfida che Berrettini aveva giocato, fin lì, spingendosi su altitudini da bombola a ossigeno.

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Berrettini era stato avanti 5-3, prima che il tedesco si riprendesse il set alla terza occasione, con una gran risposta sulla riga: 7-6 (9-7) in i ora e 19′. E sull’inerzia di questo sforzo supremo, e — diciamolo — pieno di rimpianti, che il gigante si è scoperto all’improvviso bambino. II pianto di Matteo Berrettini, dei genitori e della fidanzata Ajla a bordo campo, manda a letto i tifosi accorsi al Pala Alpitour con il magone. E le Atp Finals si sentono, all’improvviso, un po’ più sole.

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