Berrettini con Sinner? E’ ora di vederci doppio (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)
Nel nuovo formato della Coppa Davis, schierare una coppia di doppisti affidabile vale molto più di prima. In ogni sfida fra nazioni, infatti, non si giocano più cinque incontri ma tre, due singolari e un doppio, e tutti al meglio dei tre set. L’Italia, nel percorso a Torino chiuso con l’eliminazione nei quarti di finale dopo aver ottenuto il primo posto del girone, ha perso tutti e tre gli incontri di doppio. Fognini e Musetti hanno ceduto contro gli statunitensi Sock e Ram. Il ligure e Jannik Sinner hanno ceduto contro due delle coppie migliori del mondo. Si sono arresi prima ai colombiani Juan-Sebastian Cabal e Robert Farah (con il primo posto già sicuro, in un match finito a notte fonda), poi contro i campioni di Wimbledon e numeri 1 del 2021, i croati Mektic e Pavic. Gli azzurri hanno giocato con la spada di Damocle di dover vincere sempre i due singolari. «Sicuramente è un motivo di riflessione, al di là del fatto che nessuna nazionale ha costruito un doppio per la Davis. Non ci sono nazioni che hanno studiato la crescita di un doppio nel proprio Paese». Sulle scelte del capitano a Torino hanno pesato anche gli infortuni dei numeri 1 di singolare e di doppio, Matteo Berrettini e Simone Bolelli. Il bolognese, numero 25 del mondo nel ranking di specialità, è stato colpito da una pallata al costato nei primi giorni di allenamento alla vigilia dell’esordio. «I cinque erano questi, oltre una certa data si potevano sostituire solo per Covid e per fortuna casi di positività non ci sono stati» spiega ancora Volandri. Persa la possibilità di schierare Fognini-Bolelli, prosegue Volandri, «abbiamo fatto delle prove, in allenamento e in partita. La migliore era la coppia Sinner-Fognini». Costruire delle coppie che possano giocare stabilmente anche nel circuito non è facile. L’opzione che stuzzica di più è mettere insieme i primi due singolaristi, Berrettini e Sinner, ma non è detto che sia garanzia di qualità. «Dovevano provare a Indian Wells, ma Matteo si è fatto male al collo prima del torneo — spiega Volandri —. Quando hai giocatori così, in Top 10 e concentrati più sul singolare, è difficile costruire la coppia di doppio». Una prova, però, ci sarà, salvo ulteriori imprevisti. A gennaio è in calendario l’ATP Cup, competizione a squadre in programma in Australia a cui le nazioni si qualificano in base al ranking in singolare dei loro migliori giocatori. «La teoria dice che Berrettini e Sinner giocheranno — promette il capitano azzurro di Coppa Davis -. Nel caso, insieme a Vincenzo Santopadre proveremo se sarà possibile questa volta». […]
Italia, due certezze (Piero Guerrini, Tuttosport)
L’amarezza per un’eliminazione, il cuore colmo di tristezza a per la perdita del Dottor Laser, il professor Pierfrancesco Parra ricordato da tutti. E l’orgoglio e la certezza di essere sulla buona strada. L’Italia ha salutato Torino guardando al futuro. Nella sicurezza di avere una squadra molto competitiva, Volandri non nasconde un problema. Del resto la Coppa del format “mordi e fuggi° che si trasferirirà in sede unica per 5 anni ad Abu Dhabi senza che le partecipanti siano state interpellate, ha evidenziato il ruolo centrale del doppio. Il paradosso è che ormai il gioco di coppia è declassato da tempo nei tornei. Bisognerebbe costruirne uno, mettere assieme due ragazzi non di punta ma di qualità perché giochino l’intera stagione nel circuito. Ma chi tra i giovani è disponibile? Di sicuro non quelli che già vedono un grande avvenire in singolare, come Musetti. Non crediamo coloro che stanno cominciando la carriera come Cobolli, Zeppieri, Nardi, Arnaldi e altri che vogliono giocarsi le chance a livello individuale. Potrebbe avere un senso la coppia dei torinesi Sonego-Vavassori, ma i loro calendari non combaciano. Volandri ha scoperto che Jannik Sinner può reggere il doppio impegno, in doppio si diverte e lo considera uno strumento di crescita individuale, per ora. Ma si può chiedere un sacrificio simile anche a Matteo Berrettini? Volandri s’è mostrato orgoglioso dei ragazzi: «Sì, perché hanno dato tutto. Abbiamo provato a vincerla, al termine di una settimana difficile. Abbiamo perso anche il nostro dottor Parra, e questo colpo durissimo non è stato facile da assorbire. Tutte le squadre che abbiamo trovato a Torino hanno un doppio eccezionale. Per cercare di essere tranquilli dovevamo portare a casa entrambi i singolari, ci mancava Berrettini, questo aspetto inevitabilmente creava tensione. Sonego l’ha avvertita. Nel terzo set ha sentito il dovere di vincere la partita, affrettato, s’è irrigidito nella tensione e ha pagato anche la fatica. Pensavamo che contro Gojo fosse più sereno, ha avuto una grande reazione, nel secondo set. Purtroppo non è bastato. Ma non ho mai avuto nessun dubbio su Lorenzo, quando viene chiamato in causa dà sempre il massimo. Abbiamo messo un primo mattoncino di qualcosa di importante che costruiremo nel tempo». […]
Principe azzurro (Matteo Pierelli, La Gazzetta dello Sport)
Si era presentato a Torino timido e con lo sguardo basso, ha lasciato il Pala Alpitour da gladiatore. Se c’è un lato bello dopo la sconfitta dell’Italia contro la Croazia, quello ha la faccia di Jannik Sinner. Altro che freddo, altro che distaccato e calcolatore: in questi giorni di Coppa Davis gli azzurri hanno trovato un vero e proprio leader. Che, a soli 20 anni, e al debutto nella competizione, ha aizzato il pubblico, ha cercato di trascinare la folla torinese, riuscendoci del tutto. Come sono lontani i tempi in cul fece discutere la sua decisione di non disputare le Olimpiadi.. In realtà quella scelta la fece per resettare il motore e migliorare il servizio e i risultati gli hanno dato ragione, come si è visto anche in questi giorni. Già nelle Finals giocate al posto di Berrettini, Jannik aveva dimostrato di aver trovato il giusto feeling con la folla torinese. Ma nella gara a squadre più antica del mondo si è spinto ancora più in là, come ha spiegato lui stesso dopo l’amara sconfitta in doppio contro i croati. «La Davis per me è diversa – ha detto l’altoatesino -, questa è stata una notte più importante rispetto a un torneo individuale, anche se abbiamo perso. Alle Finals ho imparato molto, non ci sono dubbi, ma nella Davis si vivono sensazioni particolari, perché giochi per tutti, provi emozioni diverse. Hai più responsabilità e questo ti fa crescere. Mi ha fatto piacere stare in questi giorni con i miei compagni, con il capitano: qui si vince come squadra e si perde come squadra». Lui ha tirato fuori tutto se stesso anche in una situazione disperata come quella contro Marin Cilic, in cui è stato per due volte sotto di un break nel secondo set dopo aver perso il primo. Li sono uscite le qualità e l’orgoglio del campione: alla fine Sinner ha vinto tutti e tre i singolari a cui ha preso parte in Davis e ha fatto gli straordinari scendendo in campo anche nel doppio con Fabio Fognini. L’Italia ha dunque trovato il perno su cui costruire il futuro. […]