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[ESCLUSIVA] Il furore di Bogomolov per la redenzione di Sock
Siamo andati a Charlotte, in North Carolina, per intervistare l’ex top 30 Alex Bogomolov. Nonostante si sia ritirato da dieci anni la sua passione per il tennis rimane immutata e sogna di riportare Jack Sock nei palcoscenici più importanti

Non appena oltrepassiamo la “state line” tra South e North Carolina cominciamo a intravedere la skyline di Charlotte. Trenta minuti a nord della città nel sobborgo di Concord, ha sede la ‘ Alex Bogomolov Academy”. Qui non solo giovani promesse si allenano sotto lo sguardo attento dell’ex top 30 ma da due anni a questa parte Jack Sock, lontano dai riflettori, sta cercando di ricostruire la sua carriera proprio con l’aiuto del suo amico e coach “Boogie”. Prima di lasciare Charlotte contattiamo Bogomolov telefonicamente, Sock si trova in South Carolina a celebrare il suo primo anno di anniversario con sua moglie ma Alex ci dice che è disponibile per un’intervista e così guidiamo verso il “Cabarrus Country Club” di Concord. Per essere dicembre la giornata è abbastanza tiepida, è lunedì mattina, i campi dell’accademia sono vuoti e nell’atmosfera rilassata lontano dal frastuono della grande città si sentono le urla proprio di Bogomolov. Alex ci accoglie con una calorosa stretta di mano e ci chiede di avere un pochino di pazienza dal momento che si sta allenando con un giovane ragazzo che è il miglior prospetto dell’università del North Carolina. Stanno facendo una partita ai 10 punti giocando solamente lo slice, sia dalla parte del dritto, sia dalla parte del rovescio. Modo intelligente per allenare colpi che vengono sempre meno usati nel tennis moderno. Alex si arrabbia quando commette un errore e si esalta ogni volta che vince il punto. La sua competitività è davvero travolgente, il ragazzo che sta allenando è più pacato ma si vede come tra i due c’è confidenza. Vedendo il suo spirito da lottatore sorprende che nonostante i seri problemi fisici Alex non abbia mai cercato di tornare a giocare dopo il ritiro. L’attesa si rivela piuttosto lunga, il giovane studente è il primo a mollare per i crampi mentre Alex pimpante dà l’idea che avrebbe potuto continuare per ore. Quando il ragazzo lascia i campi Bogomolov ci porta in una piccola stanza e così l’intervista può cominciare.
Vorrei chiederti innanzitutto della tua Accademia. Perché hai scelto esattamente Charlotte come città in cui vivere e creare la tua Accademia?
Innanzitutto Charlotte è situata a metà strada tra la Florida dove vive la mia famiglia e New York dove vive quella di mia moglie. Inoltre, avendo vissuto per molti anni proprio in Florida, mi attirava l’idea di vivere in un luogo dove fa più freddo, in cui puoi gustarti ogni stagione. Qui tra l’altro pagando meno soldi puoi avere una casa più grande. Così alcuni anni fa ci siamo trasferiti in una casa a dieci minuti da qui in cui ho potuto costruire un campo da tennis su cui far giocare i miei figli che a quel tempo erano molto piccoli e non avevano bisogno di nessun allenamento particolare. In futuro probabilmente la Florida sarebbe un’opzione migliore per permettere a mio figlio (ha 12 anni) di confrontarsi con altri giovani tennisti. All’inizio non volevamo nemmeno che giocasse ma ora è lui a chiederci di allenarsi (ride).

Con l’accademia il tuo obiettivo è quello di permettere a chiunque di allenarsi con un ex top 30 come te o preferisci a dedicarti a giovani promesse?
Qui abbiamo davvero qualsiasi livello. A partire da Sock che è stato top 10 che talvolta si allena con altri tennisti americani professionisti con cui è amico fino ad arrivare a bambini che vengono qui senza aver mai toccato una racchetta. Ogni persona che è venuta in questa accademia ha una storia e un passato tennistico diverso. In questo momento professionalmente sto lavorando con Jack Sock, a livello personale sto cercando di far migliorare i miei due figli mentre per quanto riguarda l’accademia sto lavorando sia con bambini che a oggi hanno poca esperienza sia con ragazzi che, se continuano a migliorare, un giorno possono realizzare qualcosa di importante. Ci piace avere la nostra indipendenza come accademia, infatti le nostre strutture sono all’interno del Cabarrus Country Club ma non devi essere un membro del club per avere accesso all’accademia.
A proposito della tua attuale collaborazione con Jack Sock, quando avete deciso di iniziare a lavorare insieme?
Nelle nostre carriere avevamo in comune l’aver vinto a Kalamazoo (città in Michigan sede di uno dei tornei giovanili più importanti degli Stati Uniti n.d.r.). È solo anni dopo il mio ritiro che abbiamo approfondito il nostro rapporto. Abbiamo cominciato a parlare di lavorare insieme allo US Open nel 2019 quando stava cercando di tornare dopo aver passato mesi fuori dai campi per l’infortunio al pollice. L’esatto momento in cui però la nostra collaborazione è iniziata è stato proprio durante l’off season tra la fine del 2019 e il 2020 quando Jack aveva perso tutti i suoi punti ATP.
Con il talento che Jack ha è sorprendente vederlo ancora fuori dai top 100. Come ti spieghi che dopo aver raggiunto il best ranking al numero 8 del mondo nel 2017 l’anno seguente senza particolari infortuni è uscito fuori dai top 100 e da quel momento non è ancora riuscito a tornarci?
Quello che è successo a Jack è un qualcosa di abbastanza comune per molti tennisti. Hai una stagione in cui ottieni tanti punti e l’anno seguente senti la pressione. Penso che il suo primo errore sia stato quello di rilassarsi dopo aver ottenuto il best ranking alla fine del 2017. Non si è allenato tanto duramente quanto avrebbe dovuto durante quella off season e in quel modo ha iniziato il 2018 con alcune sconfitte inaspettate. La fiducia è venuta a mancare e quella stagione è stata davvero terribile. Poi a inizio 2019 si è infortunato al pollice, non ha potuto lavorare sulla sua forma fisica per ben sei mesi e così quando è tornato alla fine di quell’anno era sovrappeso e si è fatto male anche alla schiena. Ha dovuto ripartire dai challenger ma a livello fisico non era in grado di giocare nemmeno a quel livello e quando ha perso tutti i suoi punti ha pensato seriamente al ritiro. Quando abbiamo cominciato a parlare non aveva alcun allenatore e nessun piano per tornare ad alto livello. Assieme a sua moglie stavano cercando una sistemazione a Charlotte ma era difficile per lui trovare un coach. Penso che siamo stati fortunati a vicenda a trovarci. È giusto dire però che quando è arrivato in top 10 era ancora piuttosto giovane e fino a quel momento non aveva mai avuto pressione di dover vincere a tutti i costi visto che non aveva mai troppi punti da difendere. Tra l’altro a Bercy nel 2017 avrebbe dovuto perdere al primo turno (contro Kyle Edmund).
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Possiamo dire che probabilmente fu abbastanza fortunato a giocare il torneo della carriera in un momento di transizione in cui c’era più spazio per entrare in top 10 rispetto a anni prima?
È stato bravo a sfruttare l’occasione ma è giusto dire che 1000 punti sono davvero tanti e solo quel torneo gli avrebbe permesso di rimanere in top 30 per parecchi mesi. Inoltre dopo quell’exploit ha cominciato ad avere bye in tutti i tornei che giocava e era un qualcosa a cui non era abituato. Così mentre le sconfitte nel 2018 aumentavano lui si trovava a iniziare nei tornei sempre il mercoledì o il giovedì contro giocatori che erano già rodati e più in fiducia di lui. Pochi mesi dopo che avevamo iniziato a lavorare è arrivata la pandemia che ha davvero rovinato i nostri piani. A marzo del 2020 aveva appena giocato la finale al Challenger di Indian Wells contro Steve Johnson, era finalmente in fiducia per la prima volta dopo tanto tempo e soprattutto ci avevano appena detto che Jack avrebbe ottenuto la wild card sia a Indian Wells sia a Miami. Sarebbe stata la prima occasione per lui per confrontarsi di nuovo contro i migliori ma quella sera stessa il circuito ATP è stato sospeso e i nostri piani sono saltati nuovamente. Ha smesso di pagarmi dal momento che non avevamo alcuna idea di quando il circuito avrebbe ripreso, si è dedicato al golf e ha preso di nuovo tutti i chili che aveva perso nei mesi precedenti. È tornato allo US Open dove al secondo turno ha perso contro Mannarino ma poi a fine anno ci siamo dovuti fermare nuovamente perché si è sposato. È stato difficile nelle ultime due stagioni dare continuità al tuo lavoro.
Sei un coach di vecchio stampo che lavora in silenzio e non ama scherzare troppo mentre ci si allena o hai un approccio più “leggero”?
Io e Jack in questo siamo diversi. Faccio fatica a prendere molti giorni liberi durante l’off season mentre lui, per quanto si alleni duramente, ha un approccio più leggero . Non mi piace perdere tempo quando ci alleniamo e quando viaggiamo tutto deve essere organizzato alla perfezione. In passato abbiamo litigato spesso perché come detto il suo approccio è più rilassato, sto ancora imparando come rivolgermi a Jack senza essere troppo aggressivo così non risponde in maniera troppo emotiva. Dal canto suo lui sta cercando di rispettare maggiormente l’allenamento e la mia etica di lavoro. Non mi piace perdere tempo, per questo stiamo ancora cercando di conoscerci.
Dal punto di vista tecnico ho notato come la sua discesa nel ranking sia coincisa con un maggior utilizzo dello slice con il rovescio. Quest’anno allo US Open ha giocato un’ottima partita contro Zverev e colpiva il rovescio a due mani piatto. È un aspetto su cui state cercando di lavorare?
L’aspetto su cui stiamo lavorando maggiormente è proprio la fiducia. Quando è sereno è in grado di giocare sia il rovescio incrociato sia il lungolinea proprio perché la mente è sgombra. Mentre quando non è in fiducia tende a girarsi troppo dalla parte del dritto, è un qualcosa di cui abbiamo parlato molto negli ultimi anni. Lui ha bisogno di una o due partite per entrare in ritmo, ha vinto il Challenger di Little Rock quest’anno perché è riuscito ad aggiudicarsi match molto duri che gli hanno dato una bella iniezione di fiducia. Quando sente l’odore del sangue si trasforma e il rovescio non è più un problema.

Nonostante le difficoltà lavorative siete in grado di avere un buon rapporto di amicizia?
Sua moglie Laura va molto d’accordo con i miei figli e così quando viaggiamo andiamo tutti insieme. È ottimo anche per i miei figli così riescono a viaggiare, a vedere posti diversi nel mondo e a prendere confidenza con i palcoscenici tennistici più importanti. Io e Jack abbiamo un rapporto molto buono, ero anche al suo matrimonio e una buona atmosfera è importante anche per la fiducia di chi scende in campo ovviamente.
Nel 2011 ti sei aggiudicato il premio “most improved player of the year”, sei passato in una sola stagione dal numero 166 al numero 33 del mondo. Pensi che la tua esperienza nello scalare la classifica così rapidamente possa essere d’aiuto anche per Sock?
Penso che il 2022 sarà un grande anno per Jack. Negli ultimi due anni ha giocato davvero pochi tornei ma con una buona programmazione penso possa finalmente tornare ad alti livelli. Non so dire con esattezza in che posizione lo troveremo tra un anno ma il nostro primo obiettivo è ovviamente la top 100. La cosa migliore di Jack è che può attere qualsiasi giocatore, quindi se riusciamo ad arrivare nei palcoscenici più importanti si può togliere delle soddisfazioni. Al Roland Garros nel 2020 quando il suo livello era più basso di quello di oggi ha passato un turno contro Opelka e ha tolto un set a Thiem.
La top 100 è alla portata, se mi chiedi top 10 ti dico che questa volta per arrivare tra i primi dieci dovrebbe fare molto di più di quello che fece nel 2017. Quattro anni fa non penso sapesse nemmeno lui come avesse raggiunto quella posizione. Oggi è un giocatore più umile, giocare Challenger e perdere da giocatori più deboli gli ha fatto capire che nulla è scontato. Se riesce a motivarsi più di quanto non abbia mai fatto in passato allora forse può avere una chance di tornare a quel livello. Non penso che Jack fino ad oggi sia stato in grado di andare oltre i suoi limiti.
Quando Jack è tornato a giocare challenger pensavo che con la sua esperienza sarebbe stato in grado di vincerne parecchi. Come ti spieghi le difficoltà riscontrate in questo tipo di tornei?
Io sono cresciuto giocando Challenger e ho sempre pensato che scalare la classifica passando da questi tornei fosse molto difficile. Nei Challenger i giocatori sono tutti affamati, devono realizzare il loro sogno e sono molto motivati. Quando vai a giocare tornei ATP qualche volta il tuo avversario è infortunato o magari ha giocato alcuni ottimi tornei quindi è un pochino demotivato. A livello ATP assieme a Jack quest’anno abbiamo avuto più successo che nei Challenger, è dura per qualcuno come lui che è stato in top 10 andare a giocare tornei minori, perdere e presentarsi di nuovo nel prossimo torneo.
La sua stagione è comunque stata buona, è stato nominato per il premio “comeback player of the year” ma penso che avrebbe potuto fare meglio in alcuni tornei.
Qual’è la vostra programmazione per l’inizio della nuova stagione?
Ha finito tardi con la Davis Cup in Italia quindi non andremo in Australia. Abbiamo bisogno di allenarci con continuità a dicembre e a gennaio, inizieremo con un Challenger a fine gennaio e poi andremo al nuovo torneo Atp di Dallas per continuare il mese di febbraio a Delray Beach.
ATP
Il tabellone maschile di Miami 2023: possibile un’altra semifinale Sinner-Alcaraz
Berrettini e Musetti hanno un bye: possibili secondi turni contro McDonald e Lehecka. Ci sono Fognini-Lestienne e Sonego-Thiem

Neanche il tempo di tirare le somme del primo Master 1000 della stagione, Indian Wells, che il circuito e il Sunshine Double si spostano in Florida, nella relativamente nuova location dell’Hard Rock Stadium, casa, nel resto dell’anno, della squadra locale di football americano, i Miami Dolphins. Quello che andrà in scena a Miami sarà un master 1000 sulla falsariga di quello che abbiamo visto in California: due settimane di gara, novantasei giocatori di altissimo livello coinvolti. Come ad Indian Wells, tuttavia, le assenze si faranno sentire: non saranno al via né Rafa Nadal (out per infortunio, tornerà a Montecarlo), né Novak Djokovic, il cui forfait è stato ufficializzato qualche giorno fa per la ricorrente problematica della mancata vaccinazione del numero uno serbo.
Presenti in ogni caso tutti gli altri top ten: a guidare il tabellone sarà Carlos Alcaraz, detentore del titolo, seguito da Stefanos Tsitsipas e Casper Ruud, finalista uscente. Poco più in basso ecco comparire Daniil Medvdedev, finalista come Alcaraz del BNP Paribas Open, indubbiamente il giocatore del momento.
Cinque, poi, gli italiani al via: guida la pattuglia azzurra Jannik Sinner, reduce dalla grande settimana californiana. Oltre a lui presenti Matteo Berrettini (eliminato ai quarti del challenger di Phoenix), ancora alla ricerca di una degna condizione, e poi Lorenzo Musetti (anche lui in un momento di crisi), Lorenzo Sonego ed infine, come ultimo ammesso al tabellone principale, Fabio Fognini.
Il tabellone – Parte Alta


Il tabellone – Parte Bassa


Ottavi teorici
(1) Alcaraz vs Paul (16)
(9) Fritz vs Rune (7)
(3) Ruud vs Zverev (13)
(10) Sinner vs Rublev (6)
(8) Hurkacz vs Norrie (11)
(15) De Minaur vs Medvedev (4)
(5) Auger-Aliassime vs Tiafoe (12)
(14) Khachanov vs Tsitsipas (2)
Primi turni degli italiani
[10] J. Sinner vs bye / 2T vs Qualificato / Djere
[19] M. Berrettini vs bye / 2T vs Galan / McDonald
[18] L. Musetti vs bye / 2T vs Coria / Lehecka
F. Fognini vs Lestienne
L. Sonego vs Thiem
Il commento del direttore Ubaldo Scanagatta
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Informazioni sul torneo
Tabellone a 96 giocatori (32 teste di serie con un bye al primo turno)
4 wild card
Copertura televisiva
Come per Indian Wells, Sky dedicherà due canali anche all’ATP di Miami: Sky Sport Uno e Sky Sport tennis.
Calendario di gioco
Mercoledì 22: primo turno
Giovedi 23: primo turno
Venerdì 24: secondo turno
Sabato 25: secondo turno
Domenica 26: terzo turno
Lunedì 27: terzo turno
Martedì 28: quarto turno
Mercoledì 29: quarti di finale
Giovedì 30: quarti di finale
Venerdì 31: semifinali
Sabato 1: finale di doppio
Domenica 2: finale di singolo
Punti/montepremi
Vincitore: 1000 punti/ $ 1,262,220
Finalista: 600 punti/ $662, 360
Semifinalista: 360 punti/ $ 352, 635
Quarti di finale: 180 punti/ $ 184, 465
Ottavi di finale: 90 punti/ $ 96, 955
Terzo turno: 45 punti/ $ 55, 770
Secondo turno: 25 punti/ $ 30, 885
Primo turno: 10 punti/ $ 18, 660
Record del torneo
Maggior numero di titoli in singolare: Andre Agassi, Novak Djokovic (6)
Maggior numero di titoli in doppio: Bob/Mike Bryan (6)
Campione più anziano: Roger Federer, 2019 (37 anni)
Campione più giovane: Alcaraz, 2022 (18 anni)
Ultimo campione casalingo: John Isner, 2018
ATP
Presentato a Torino il Piemonte Open Intesa Sanpaolo: “Un bel regalo per appassionati italiani”
Il torneo si disputerà nella seconda settimana degli Internazionali d’Italia a Roma. Previsto un importante parco giocatori

Torino val bene un Super Challenger. Nella mattinata di oggi, lunedì 20 marzo, è stato presentato il nuovo “Piemonte Open Intesa Sanpaolo”, torneo in programma dal 14 al 20 maggio 2023 appartenente alla neonata categoria ATP Challenger 175, quella che comprende anche gli eventi di Phoenix (andato in scena nella settimana appena conclusa, con la vittoria di Nuno Borges) e Cagliari (si gioca dall’1 al 7 maggio). Si tratta di un ristrettissimo elenco di eventi “Premium” che si collocano di fatto a metà tra il circuito Challenger e quello ATP per punti, montepremi e parco partecipanti. L’idea, come noto, è stata quella di collocare questi tornei durante la seconda settimana dei Masters 1000 con tabelloni a 96 giocatori, in modo da consentire ai tennisti eliminati nei primi turni di avere una possibilità per rifarsi in tornei logisticamente collegabili. A Torino si giocherà dunque nella seconda settimana degli Internazionali d’Italia a Roma.
Il Challenger 175 della capitale piemontese non è certo paragonabile alle ATP Finals, ma ne è in qualche modo parente, non foss’altro perché si gioca nella struttura che a novembre funge da Training Center per il torneo dei maestri. Ovviamente, cambia la stagione e la collocazione nel calendario, dunque la superficie sarà la terra rossa. “La prima edizione del Challenger ATP ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ è una grande notizia per il Circolo della Stampa Sporting e per il movimento tennistico piemontese, per almeno tre motivi – dice Pietro Garibaldi, presidente del Circolo -. Innanzitutto il torneo segna il ritorno del grande tennis nel restaurato Campo Stadio del Circolo della Stampa Sporting che ospitò gli Internazionali del 1961 e degli incontri di Coppa Davis degli anni ‘70. Il secondo motivo riguarda il movimento tennistico piemontese; con il torneo di prequalificazione che si svolgerà presso il Circolo della Stampa Sporting a partire dal 23 aprile 2022, daremo a tutte le giovani leve tennistiche piemontesi e del resto d’Italia la possibilità di qualificarsi per un torneo internazionale di primo livello. Infine, il Challenger ATP ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ conferma il ruolo del Circolo della Stampa Sporting come casa del tennis piemontese in stretto legame con tutte le istituzioni che ci hanno sostenuto in questi anni: il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Camera di commercio di Torino, la Sovrintendenza ai Beni Architettonici, le Fondazioni ex bancarie e lo sponsor Intesa Sanpaolo”.
Proprio nella forte presenza di Intesa Sanpaolo, title sponsor dell’evento, si ravvisa un altro elemento di contatto con le ATP Finals. Così Fabrizio Paschina, Executive Director Comunicazione e Immagine Intesa Sanpaolo: “Nel percorso di sostegno al tennis intrapreso da Intesa Sanpaolo con le Nitto ATP Finals e le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals si apre oggi il nuovo capitolo del torneo Challenger 175. Gli atleti che si sfideranno al Circolo della Stampa Sporting, del quale sosteniamo il rilancio, esprimono capacità, energia, passione – le stesse della Banca nell’accompagnare ogni giorno lo sviluppo del Paese. Grazie a questo nuovo evento Torino si consolida come sede ideale per i grandi eventi sportivi e culturali”.
Direttore del torneo sarà Giorgio Di Palermo. “Il Challenger 175 ‘Piemonte Open Intesa Sanpaolo’ rappresenta un bel regalo per gli appassionati italiani e una nuova grande occasione per tutti i tennisti impegnati in quei giorni sulla terra rossa europea. I campioni usciti di scena nei primi giorni del Foro Italico avranno, infatti, l’opportunità di confrontarsi da domenica 14 a sabato 20 maggio al Circolo della Stampa Sporting; sugli storici campi torinesi troveranno le condizioni ideali per acquisire punti importanti per la classifica mondiale ATP. Questa nuova categoria premier garantisce, infatti, un alto tasso di qualità di tutti i partecipanti e rappresenta un’ottima opportunità per i giovani azzurri in rampa di lancio sul tour”, ha detto.
Le partite del torneo di Torino saranno trasmesse live sulla tv della Federazione Italiana Tennis e Padel SuperTennis Tv e sulla piattaforma digitale SuperTenniX. I biglietti per il torneo sono acquistabili a questo link: https://www.ticketone.it/artist/piemonte-open-intesa-sanpaolo/
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WTA Indian Wells, Rybakina: “Il mio obiettivo è essere la numero 1”
“Vincere anche Miami? Difficile da fare. Iga merita grande rispetto” così Rybakina dopo il successo in California. “Ho cercato di spingere di più con la seconda” dice sul match contro Sabalenka

Due mesi dopo la finale dell’Australian Open arriva la vendetta per Elena Rybakina. Al BNP Paribas Open 2023, la tennista kazaka supera una nervosa Aryna Sabalenka conquistando il suo primo WTA1000 della carriera. Un inizio di stagione spumeggiante per la tennista nata a Mosca che le permette di scalare la classifica mondiale. Nella classica conferenza stampa post-partita Rybakina ripercorre le difficoltà del match contro Sabalenka e le prospettive per il futuro con l’obiettivo di raggiungere il numero 1 del ranking.
D. Cosa sei stata in grado di fare oggi per batterla per la prima volta?
RYBAKINA: “Penso sia stato importante il primo set. Entrambe abbiamo avuto possibilità, ma alla fine, è andato a mio favore. Poi è stato un po’ più facile iniziare il secondo con un break nella parte iniziale del set. Durante la sfida sono variate un po’ anche le condizioni. Alla fine del secondo set è diventato molto ventoso, quindi da un lato era difficile da giocare. Ma dal momento in cui sono riuscita a passare in vantaggio nel punteggio, penso di essere stata in grado di fare la differenza”
D. Congratulazioni. Lei ha dichiarato che ha iniziato a sentirsi frustrata e a cadere in vecchie abitudini. Mi chiedevo se avessi percepito la stessa dato che hai giocato con lei in passato e quest’anno all’Australian Open, pensi che sia tornata ad una versione precedente di sé stessa?
RYBAKINA: “Ovviamente ha confrontato questo match con la partita che abbiamo giocato in Australia. È stato diverso, specialmente questo primo set, perché ha fatto diversi doppi falli e la cosa mi ha dato un certo vantaggi, sebbene non abbia colto sin da subito questa occasione. Ovviamente ho percepito la differenza, perché in Australia ha servito davvero bene. La seconda credo viaggiasse alla stessa velocità della prima, era realmente aggressiva. Qui ho avuto alcune possibilità nel primo set, e poi penso che nel secondo set io sono stata un po’ più aggressiva. Penso anche che non sia facile trovare il ritmo quando si affrontano due tenniste con un servizio potente e ti trovi ad inseguire nel punteggio.”
D. Quanto è stata importante la tua seconda oggi? La tua percentuale di prime non era probabilmente alta come volevi sebbene sembrasse funzionare abbastanza bene quando la mettevi in campo. Sulla tua seconda lei sembrava avere molte difficoltà a rispondere.
RYBAKINA: “La prima non ha funzionato così bene come volevo. Sulla seconda, ho cercato di spingere di più, perché mi ricordavo dall’Australia che lei ama mettere molta pressione all’avversaria sulla seconda; quindi, sapevo che questo era qualcosa che dovevo migliorare. Penso che qui, dal momento che le condizioni sono un po’ più lente, è stato un po’ più facile giocare il colpo successivo. Ho provato a cambiare anche il modo di servire la seconda e penso che sia stato importante in questa partita alla fine dei conti.“
D. Le statistiche significano molto per te? Ce n’è una che dice che sei la prima donna a battere il n. 1, n. 2 in questo torneo nello stesso anno.
RYBAKINA: “Non ci ho pensato, ma buona statistica. Non so cosa dire (sorridente). Quando affronto qualcuna cerco di non pensare alla classifica. Voglio solo fare del mio meglio, cercando di vincere.
D. Parlando di Miami, ovviamente a chi vince ad Indian Wells viene chiesto se penso di conquistare entrambi i tornei back to back, tu cosa ne pensi? È un’impresa incredibilmente difficile?
RYBAKINA: “Cercherò di concentrarmi solo su ogni partita, perché penso che sia davvero difficile. So che Iga è riuscita a fare questo. Merita grande rispetto, perché penso che sia un lungo viaggio per arrivare sino a Miami e poi si tratta di condizioni completamente diverse. Penso che questo sia l’obiettivo alla fine della giornata. Ma quando scenderò in campo, cercherò solo di allenarmi e prepararmi per ogni partita.
D. In passato, hai trovato le condizioni a Miami più adatte a te rispetto a quelle di Indian Wells? Ovviamente visto quanto fatto oggi ami le condizioni qui, ma ti piacciono quelle di Miami o no?
RYBAKINA: “Dipende, perché ad oggi non ho mai raggiunto dei buoni risultati lì, ma non li avevo neanche qui. So che può essere molto ventoso lì, molto umido. Sicuramente è qualcosa a cui bisogna adattarsi. Vedremo come andrà e spero di potermi adattare rapidamente.”
D. Lei conduceva 4-2 nel primo set. Cosa hai fatto per recuperare il set e alla fine a vincerlo?
RYBAKINA: “Sapevo che per certo che uno di noi due avrebbe subito un break. Sfortunatamente, sono stata io la prima. Ho cercato di concentrarmi su ogni punto, perché sapevo che poteva cambiare direzione l’andamento del set. Sapevo che anche io sarei stata in grado di piazzare il break, solo perché qui le condizioni sono più lente, quindi puoi provare diverse volte e vedere procede lo scambio. Il tiebreak del primo set è stato davvero epico, con quei doppi difetti e la tensione. Alla fine, si trattava di stare concentrati su ogni punto e cercare di combattere fino alla fine.”
D. Ora che l’hai battuta per la prima volta pensi che cambierà il tuo atteggiamento per le prossime sfide?
RYBAKINA: “Dipende anche dalle condizioni e dalla superficie su cui giochiamo. Ma di sicuro ogni volta che giocherò contro Aryna, sarà una dura battaglia. Cercherò di prepararmi, a seconda delle condizioni. Non so come andranno le prossime partite che giochiamo l’una contro l’altra, ma sicuramente saranno di nuovo partite difficili.”
D. Salirai al n. 7 del ranking. La mia domanda è tra qualche anno, cosa speri davvero di realizzare in questo sport?
RYBAKINA: “Penso che l’obiettivo più grande sia ovviamente il numero 1. C’è ancora molta strada da fare. Questo è l’obiettivo finale. Al momento sono la numero 7, ma la classifica cambia velocemente. Quindi ho bisogno di concentrarmi sempre sul prossimo torneo. Sto cercando di non pensare così tanto alla classifica, soprattutto adesso dal momento che è una lunga strada da percorrere (sorridendo).
D. Stai guardando più la race che la classifica sulle ultime 52 settimane?
RYBAKINA: “Non proprio. So che ora sono la numero 2 della race. Ma è solo l’inizio della stagione ci sono ancora molti tornei in vista. Non significa nulla”