Djokovic, il governo australiano tira dritto: "Nostri poteri intatti anche con il ricorso accolto"

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Djokovic, il governo australiano tira dritto: “Nostri poteri intatti anche con il ricorso accolto”

Il governo australiano pubblica un documento di tredici pagine con le motivazioni per cui la richiesta di rilascio del numero uno del mondo dovrebbe essere respinta

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Novak Djokovic - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Non passa un minuto che non arrivi un nuovo colpo di scena nella querelle di inizio anno che sta catturando l’attenzione del mondo tennistico e non. A meno di dodici ore dall’udienza (che sarà visibile in diretta streaming) relativa all’appello presentato da Novak Djokovic e il suo team legale contro la decisione del governo australiano di annullare il visto di ingresso nel paese, non è tardata ad arrivare la risposta del Governo australiano. Infatti è stato reso noto un documento di tredici pagine redatto dal Ministero degli Affari Interni nel quale vengono affrontati punto per punto i motivi per il quale la richiesta di Djokovic non dovrebbe essere accolta.

Come evidenziato nel documento: “Il richiedente [Novak Djokovic] chiede il riesame giurisdizionale di una decisione di un delegato del Ministero di annullare il visto del richiedente ai sensi dell’articolo 116 del Migration Act 1958” e nelle tredici pagine vengono rappresentate le basi sulle quali si poggia la richiesta di riesame di Novak Djokovic e i motivi per cui, dal punto di vista del governo, ogni singolo punto della richiesta dovrebbe essere rifiutato sulla base della normativa australiana.

Tra i passaggi principali del documento occorre evidenziare quanto riportato all’articolo 64 del documento dove viene specificato che non esiste alcuna garanzia di ingresso di Australia da parte di un cittadino non australiano. Nel dettaglio: “Non esiste una garanzia di ingresso da parte di un non cittadino in Australia. Piuttosto, ci sono criteri e condizioni per l’ingresso e ragioni per il rifiuto o l’annullamento di un visto. La sezione 116(1)(e)(i) è uno di quei motivi per la cancellazione e riflette il potere e la responsabilità del Commonwealth di determinare chi ha diritto a stare in Australia. Quel potere e responsabilità sono attributi fondamentali della sovranità australiana.

Inoltre, viene fatta una specifica sulla esenzione medica: “ Per quanto riguarda il materiale fornito al ricorrente dal Dipartimento, tale documentazione non rappresentava al ricorrente che la sua cosiddetta “esenzione medica” sarebbe stata accettata. L’e-mail del Dipartimento affermava che le risposte del richiedente riportate nella sua Dichiarazione di viaggiatore indicavano che [Djokovic] soddisfaceva i requisiti per viaggiare “senza quarantena” in Australia. Ma questo non asseriva nulla sul potere del Ministro (o di un suo delegato) di esaminare le risposte fornite e le prove su cui si basavano”.

Ancora più nette le conclusioni riportate dai rappresentanti del Ministero che asseriscono che “Il ricorso va respinto con spese“. Specificando che un successo da parte di Djokovic in questo appello non sarebbe risolutorio: “Se la Corte emettesse un’ordinanza aggiuntiva per l’immediato rilascio del ricorrente, nonostante quanto sopra, il Ministero degli Affari Interni sostiene che la Corte dovrebbe chiarire espressamente che tale ordinanza non pretende (né potrebbe) impedire al Ministero o a qualsiasi funzionario del Commonwealth di esercitare qualsiasi potere di detenzione che potrebbe essere a sua disposizione nonostante sia stata resa non valida la decisione di annullamento [del visto] da parte del delegato. Un’ordinanza di rilascio immediato non impedirebbe una nuova detenzione se vi fossero le basi per disporre la detenzione”. Chi pensa che la vicenda possa concludersi questa notte potrebbe sbagliarsi.

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