[20]T.Fritz b. [7]A.Rublev 7-5 6-4 (da Indian Wells, il nostro inviato)
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La prima semifinale maschile, che va in scena, alle 13 locali, nel campo centrale di Indian Wells, vede di fronte lo statunitense Taylor Fritz (20 ATP) e il russo Andrey Rublev (7 ATP). I due ragazzi sono coetanei, 24 anni, e hanno giocato contro 4 volte in passato, 2-2 i precedenti: qui a Indian Wells nel 2018 vinse 6-4 7-6 Fritz, sei mesi dopo alle Next Gen Finals vinse Rublev 4-2 1-4 3-4 4-3 4-2 (mi viene da ridere solo a scrivere un punteggio del genere, lo confesso), poi nel 2021 a Dubai ancora Rublev 6-3 6-1, e infine pochi mesi dopo a Parigi Bercy Fritz pareggiò i conti vincendo 7-5 7-6.
Sia Taylor che Andrey sono dei gran picchiatori, che basano il loro gioco su servizio e dritto, con Fritz che si fa preferire sul piano della potenza pura alla battuta e della pesantezza di palla, e Rublev che è impareggiabile col ritmo indiavolato che sa esprimere da fondocampo. Ma subito in avvio di match, è Taylor che scatta a cento all’ora, travolgendo di pallate Andrey, e volando in vantaggio 3-0, poi 5-2, con il russo che salva anche tre palle del doppio break in un interminabile (18 punti) sesto game. Non è facile prendere in contropiede su ritmo e potenza un tipo come Rublev, è un grandissimo Fritz quello che stiamo vedendo, il pubblico applaude convinto. Ma alla battuta per il set, un attimo di calo, e una gran risposta di Andrey, gli costano il contro-break, e poco dopo siamo 5-5. Taylor non demorde, continua a picchiare con tutto quello che ha, e in vantaggio 6-5, si arrampica per tre volte a set-point sul servizio di Rublev, che onestamente non sta giocando benissimo ora, alterna gran pallate vincenti a errori banali. Dopo 20 punti di lotta nel game, alla fine Fritz incassa l’errore di dritto del russo e il 7-5, bene per lui, sarebbe stata dura da digerire non vincere un set dopo aver avuto una marea di occasioni simile. L’imbufalito Andrey prende a pugni le corde della racchetta tanto violentemente da dover andare negli spogliatoi a farsi medicare le conseguenti escoriazioni alle nocche.
Il secondo set inizia in modo regolare, Rublev sembra si sia rasserenato, Fritz continua a spingere molto bene, il livello è piuttosto alto ora, anche se di varietà al di fuori delle mazzate a rimbalzo non se ne vede granchè. Il pubblico sostiene con decisione il ragazzo di casa (Taylor è californiano, il padre faceva il coach di college proprio da queste parti, e a Indian Wells il figlio veniva a palleggiare e allenarsi), che sale 4-3, finora nessun problema per chi è al servizio. Nell’ottavo game, ecco una palla break potenzialmente decisiva per Fritz, annullata col servizio. Il rischio corso dà una scossa al russo, che se ne conquista a pallate due nel game successivo, ma stavolta è bravo e fortunato Taylor a salvarsi (un passante di rovescio di Andrey va fuori di nulla), e sale 5-4. Sul 15-30, due punti assurdi: prima una pallata a caso di Fritz nelle caviglie di Rublev, che torna non si sa come (sarebbero stati 2 match point consecutivi), poi un dritto alto a due metri dalla rete che il russo spara incredibilmente lungo, e il match point arriva davvero: una bella risposta di rovescio di Taylor mette fine alla striscia di 13 partite consecutive vinte da Andrey, e consegna a Fritz la prima finale Masters 1000. Ovazione del pubblico, e ora tutti pronti per Nadal e Alcaraz. L’ultima volta che uno statunitense ha vinto qui era stata nel 2001, Andre Agassi su Pete Sampras.