Djokovic condanna la scelta di Wimbledon: "È pazzesco"

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Djokovic condanna la scelta di Wimbledon: “È pazzesco”

Il n. 1 del mondo Novak Djokovic riconosce i danni della guerra ma afferma: “Quando la politica interferisce nello sport, le cose non vanno bene”. E sulle sue condizioni: “Non sono nemmeno vicino al mio meglio, ma non è la prima volta”

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Novak Djokovic - Montecarlo 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
Novak Djokovic - Montecarlo 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Novak Djokovic è sceso ieri in campo a Belgrado per il suo quinto match della stagione 2022, e dopo 3 ore e 21 minuti è riuscito ad avere la meglio sul connazionale Laslo Djere. Per il n. 1 del mondo si è trattato del terzo match più lungo della sua carriera al meglio dei tre set, dopo le 4 ore e 3 minuti della semifinale di Madrid 2009 persa con Nadal, e delle 3 ore e 25 minuti della semifinale di nuovo a Belgrado persa lo scorso anno con Karatsev. “La pioggia ha reso molto difficile giocare qui perché le condizioni erano molto lente” ha spiegato subito Djokovic dopo la vittoria per 2-6 7-6(6) 7-6(4) su Djere. “Le palle erano bagnate ed era difficile dare spin e velocità; ero nervoso all’idea di giocare davanti al pubblico locale e non è mai facile giocare contro un connazionale come Djere. Non importa quanta esperienza tu abbia, sono arrivati insieme fattori che per me non sono stati facili da gestire. Ho avuto di nuovo problemi con il servizio, ma la cosa più positiva è che sono stato in grado di sopportare una battaglia molto lunga e difficile a livello fisico e mentale”.

La stagione del serbo, iniziata con la falsa partenza all’Australian Open, deve ancora ingranare e non è facile prendere il ritmo con così poche partite alle spalle. La cosa positiva però è che ovviamente Nole ne è consapevole e dunque sta lavorando per ritrovare continuità. Sono consapevole di non essere nemmeno vicino al mio livello migliore, ma non è la prima volta che mi succede. Mi manca la fiducia in me stesso e questo può solo cambiare giocando Ecco perché una vittoria come questa ha grandi risvolti a livello emotivo”.

Purtroppo però, nonostante i quattro tornei di tennis in corso di svolgimento questa settimana (due ATP e due WTA), a tenere banco nelle ultime ore è la drastica decisione degli organizzatori di Wimbledon di escludere i tennisti dal passaporto russo e bielorusso. Interrogato in conferenza stampa sulla questione anche Djokovic ha espresso il suo parere. “Sarò sempre il primo a condannare un conflitto di guerra” ha esordito subito il n. 1 del mondo.Da figlio della guerra, conosco i tipi di traumi emotivi che lascia una cosa del genere. In Serbia sappiamo tutti cos’è successo nel 1999 e il numero di civili che hanno sofferto con tutte le guerre che ci sono state nei Balcani nella storia recente. Detto questo, non posso sostenere la decisione presa da Wimbledon, penso che sia pazzesco. Gli atleti non sono responsabili di questa guerra. Quando la politica interferisce nello sport, le cose non vanno bene”.

La sua linea dunque ricalca quella espressa dall’ATP che in un comunicato ha subito condannato la decisione di Wimbledon. Decisione ancor più grave perché si estende a tutti i tornei sul suolo britannico, dunque anche quelli inclusi nel calendario ATP e WTA. “La discriminazione basata sulla nazionalità costituisce inoltre una violazione del nostro accordo con Wimbledon, che statuisce che ogni giocatore entra nel torneo sulla base esclusiva del ranking” spiega l’associazione dei tennisti professionisti. Già da ora è possibile prevedere le polemiche e lo scontro tra istituzioni, che aumenteranno sempre di più con l’avvicinarsi del torneo ATP 500 del Queen’s e dell’ATP 250 di Eastbourne.

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