L’addio a Clerici sui giornali italiani: “Lui, Mura e Brera, i tre grandi Gianni del racconto sportivo”

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L’addio a Clerici sui giornali italiani: “Lui, Mura e Brera, i tre grandi Gianni del racconto sportivo”

Repubblica, il suo giornale per un trentennio, dedica l’intera sezione sportiva allo Scriba. Ecco alcuni passaggi degli articoli dedicati a Gianni sui giornali di oggi

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La notizia della morte di Gianni Clerici trova rilevanti spazi in ogni media all’indomani della dipartita dello storico maestro. Alcune delle migliori firme dell’attuale giornalismo sportivo nazionale dedicano ricordi allo Scriba (qui per ascoltare gli interventi radiofonici in merito del direttore Scanagatta). Una veloce rassegna può partire dalle parole di Angelo Carotenuto su Slalom, che accomuna in un certo senso Clerici a Brera e Mura, i tre grandi cronisti che hanno segnato un’epoca nel racconto dello sport. “L’ultimo dei tre Gianni si è congedato alla maniera degli altri due”, scrive Carotenuto. “Brera morì il 19 dicembre del 1992 – saranno trent’anni fra sei mesi – mentre la Nazionale di calcio giocava a Malta una partita di qualificazione ai Mondiali americani. È la data del compleanno di Benzema. Con Mura successe il 21 marzo del 2020, nel primo giorno di una primavera che non venne mai, nel sabato di solito riservato a una Milano-Sanremo che non si corse. È il giorno del compleanno di Koblet. Clerici ha atteso il giorno dopo la finale del Roland-Garros, lo stesso del compleanno di Björn Borg. Il caso si diverte, fa dei giri immensi e ci sfida a cercare un filo, ci regala un senso anche per i dolori, in modo che possiamo portarli con dolcezza. Così, per esempio, i tre Gianni possiamo ricordarli per sempre uniti ai loro amori, fino all’ultimo minuto, i loro sport che nel racconto, in tre – ciascuno per una propria strada – hanno cambiato. Uscendo da esso e uscendo da sé, abbattendo lo steccato che spesso intorno allo sport si erige”.

Dal parallelismo tra Brera e Clerici parte anche il ricordo di Franco Arturi, che sulla Gazzetta dello Sport scrive: “Gianni uno, Gianni l’altro. Abbastanza vicini per età. Non è stato un caso che Brera abbia di fatto aperto la carriera di Clerici, invitandolo a scrivere nella Gazzetta dei primi anni 50, e poco dopo portandoselo al “Giorno”. Il più anziano aveva capito che quel ventenne di buona famiglia, imbevuto di tennis, era fatto della sua stessa pasta. Un mix di cultura, amore per lo sport, e in particolare della sua tecnica, cinismo, talento di narratori. Chi ha provato ad imitarli, è scaduto nel ridicolo e nel patetico. Erano esemplari unici, non riproducibili: i geni si ammirano, non fanno scuola. Tanto più ai nostri giorni, quelli della smania di divorare notizie, senza la pazienza di assorbire il nettare degli dèi dello sport. Servono, quei fenomeni, a marcare il tempo e l’epoca a cui appartengono”.

Repubblica, per oltre 30 anni il giornale di Clerici, dedica a Gianni l’intera sezione sportiva di oggi. L’articolo di apertura è di Paolo Garimberti, un altro giornalista che ha condiviso con lo Scriba tantissimi momenti. “Stava già lavorando a ‘500 anni di tennis’ quando ci incontrammo per la prima volta. Era il 1966 e, da giovane praticante di un glorioso quotidiano della sera, il Corriere Mercantile di Genova, ero stato inviato a Roma per raccontare una giornata agli Internazionali d’Italia. Incrociai Gianni e mi presentai chiamandolo dottor Clerici e gli chiesi se aveva qualche minuto per me. Mi squadrò con quel suo sguardo insieme benevolo e ironico e mi dedicò l’intera giornata portandomi in giro per i campi del Foro Italico”. Sempre su Repubblica, così inizia il ritratto di Clerici tratteggiato da Dario Cresto-Dina: “Gianni Clerici è stato una delle firme più seguite e inimitabili di un giornalismo romantico e prossimo alla letteratura, quasi scomparso, e sarà per questo motivo quello di essere una delle ultime tigri bianche, che ha deciso di lasciarci in punta di piedi svanendo un poco alla volta. Gianni era un uomo elegante e buono che dissimulava i gesti di affetto, perché considerava la discrezione il tratto migliore del valore. Orgoglioso di sé, possedeva la cinica onestà di chi è consapevole del proprio talento ma finge con studiata malizia di essere un cronista tra i tanti”. Repubblica pubblica anche il primo articolo di Clerici su Nadal, datato 26 giugno 2003, a seguito del suo primo incontro con il maiorchino a Londra. Infine, anche un’intervista di Paolo Rossi a Nicola Pietrangeli. “Gianni era Gianni, come faccio a raccontarvelo? – dice Nicola -. Solo chi l’ha conosciuto può capire la sua grandezza. Solo lui aveva i mezzi letterari ed economici per scrivere un bestseller sulla storia del nostro sport. Purtroppo, a un certo punto le cose finiscono. Sarà una frase banale, lo so, ma non avere più Gianni in giro è una gran perdita: lui era un genialoide, gli riuscivano delle cose in modo davvero creativo. Un altro come lui sarà difficile che nasca”.

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