Wimbledon, Nadal: "Se sono qui è perché le cose vanno meglio"

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Wimbledon, Nadal: “Se sono qui è perché le cose vanno meglio”

Lo spagnolo parla dell’infortunio al piede e di questa prima parte di stagione, passando per Federer: “Avere lui come rivale, ti aiuta a sapere cosa fare per essere migliore”

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Rafael Nadal - Mallorca, June 2022 (Photo by Manuel Queimadelos/Quality Sport Images)
 

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Ultimo step prima dell’inizio ufficiale di Wimbledon: il media day. Il momento che vede i tennisti pronti a dire la loro, prima di prendere le racchette e darsi battaglia per il terzo slam stagionale. Tra i momenti più attesi vi era senza dubbio l’arrivo di Rafa Nadal in quel di Londra. Lo spagnolo ha già saggiato i campi londinesi, ma è alta la curiosità su quale sia il suo reale stato di forma dopo il successo al Roland Garros e il successivo stop per i continui problemi al piede, argomento che Rafa ha sottolineato sarà affrontato solo nella giornata odierna e mai più durante il corso del torneo.

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D. Potresti darci un aggiornamento su come sta il tuo piede. Al Roland Garros hai parlato di alcuni nuovi trattamenti per vedere se potevi alleviare il dolore. Potresti dirci che terapia hai seguito e se ha funzionato.

RAFAEL NADAL: Ovviamente se sono qui è perché le cose stanno andando meglio. Se no, non sarei qui. Sono abbastanza felice per come si sono evolute le cose. Chiaramente non posso essere super felice perché non so cosa potrà succedere. Posso solo parlare delle sensazioni che sto provando nelle ultime due settimane.

Prima di tutto, posso camminare normalmente per la maggior parte dei giorni, quasi ogni singolo giorno. Questo era per me il problema principale. Quando mi sveglio, non ho più quel dolore che ho avuto nell’ultimo anno e mezzo, quindi sono abbastanza felice per questo. Seconda cosa, gli allenamenti. Complessivamente mi sono sentito meglio. Nelle ultime due settimane, non ho avuto un giorno di questi giorni terribili in cui non riuscivo a muovermi affatto. Certo, alcuni giorni sono migliori di altri. In generale le sensazioni sono positive, soprattutto per quanto concerne il dolore, e questa è la cosa principale.

[…] Naturalmente, il trattamento che ho fatto non ha risolto il mio infortunio, ma può eliminare un po’ il dolore. Questo è l’obiettivo principale. A volte le cose nel mondo medico, non sono prevedibile al 100%. Ma in teoria questo può aiutare il piede perché il trattamento ha riguardato il nervo. I nervi sono come addormentati in qualche modo per un po’, ma poi si riprenderanno. Quindi per quanto tempo il nervo rimarrà in quel modo, non posso dirtelo. È qualcosa che scopriremo.

D. Ricordi il primo anno in cui sei venuto qui e hai pensato di poter vincere questo torneo? Quando è stato e come vedi invece la situazione quest’anno?

RAFAEL NADAL: Penso di essere venuto qui nel 2001 o 2002 per la prima volta giocando da junior, poi nel 2003 da professionista. Non lo so, non riesco a ricordare il 2003. Ero concentrato sul solo cercare di migliorare, vincere le partite e migliorare la mia classifica, migliorare il livello del mio tennis.

Non sono mai stato un ragazzo che pensa così a lungo termine, pensare di poter vincere questo torneo o non poterlo vincere. Ho vissuto la mia vita, giorno per giorno. Nel 2003, non ho mai pensato che avrei vinto Wimbledon o che avrei avuto la possibilità di vincere Wimbledon.  Il mio obiettivo a quel punto era solo migliorare ed essere sempre migliore per darmi la possibilità negli anni futuri di essere competitivo. Questo è quello che ho fatto.

Oggi è una storia diversa. Ho avuto un certo successo qui. È vero che non gioco su questi campi da un po’. Nessuna partita ufficiale, prima dell’inizio del torneo. Quindi è sempre una sfida. Rispetto ad altre superfici bisogna pensare un po’ su cosa potrà succedere. Anche se ogni volta che vai in campo, puoi perdere o puoi vincere. Diventa un po’ più prevedibile quando hai giocato qualche match nelle settimane precedenti, ma non è il mio caso. Sto solo cercando di continuare il mio lavoro quotidiano e mettermi in una posizione che mi permetta di essere competitivo fin dall’inizio e poi vediamo.

D: Se ripensi ai primi cinque, sei mesi della stagione, al fatto di avere  vinto due titoli del Grande Slam finora quest’anno, se ripensi a gennaio e al primo round degli Australian Open, quale è la tua impressione su ciò che sei riuscito a realizzare in quei due grandi tornei, soprattutto con i problemi che hai avuto a metà stagione con il piede e le costole?

RAFAEL NADAL: Il passato è passato. Lo sport e la vita vanno così veloci. Non sono uno che continua a vivere pensato alle cose che ha ottenuto perché lo sport non ti dà il tempo per continuare a pensare alle cose che sono successe. Si tratta di qualcosa che è accaduto e che rimarrà nel mio museo per il resto della mia vita; sicuramente è qualcosa che mi rende orgoglioso. Gli ultimi sei mesi del 2021 non sono stati facili. Anche il 2022 non lo è stato. Sebbene sia riuscito ad avere un inizio di stagione fantastico, non è stato affatto facile, perché ho avuto una frattura da stress alla costola, poi il dolore al piede. Non ne farò mai un dramma perché i drammi sono altri, stiamo solo giocando a tennis.

In termini di sofferenza quotidiana è stata dura, andare in campo senza sapere ogni giorno se sarei riuscito a terminare gli allenamenti o anche a finire la partita. È difficile da accettare. Complessivamente sono stati sei mesi sorprendenti e positivi soprattutto per quanto riguarda i risultati tennistici. Mi rendono felice perché sono stati inaspettati, ma ora è il momento di andare avanti. La cosa principale per me è continuare a godermi il mio lavoro quotidiano, giorno dopo giorno giocando a tennis.

D: Potresti parlare dell’influenza che Roger Federer ha avuto su di te e sulla tua carriera e di come si è evoluta la tua relazione.

RAFAEL NADAL: Voglio dire, abbiamo condiviso molte cose importanti insieme. Penso in qualche modo a tutte le cose che abbiamo ottenuto, difficile in qualche modo pensare al tennis negli ultimi 15, 20 anni senza pensare alla nostra rivalità perché abbiamo giocato in tutti i grandi stadi, meno che a New York, questa è l’unica cosa che mi infastidisce un po’, che non abbiamo mai giocato a New York. Ma nei tornei più importanti del mondo, abbiamo condiviso il campo, lottando per le cose più importanti. Penso che in qualche modo ci siamo spinti a vicenda. La mia motivazione nel migliorare non è mai arrivata a causa degli altri, ma è solo una motivazione personale. Ma, naturalmente, avere qualcuno come lui, come un rivale, che è incredibilmente bravo, ti aiuta a sapere le cose che devi fare per essere migliore.

In qualche modo è più facile migliorare quando si ha davanti uno migliore di te, non sempre ma molte volte (sorridendo). Penso che il nostro rapporto sia sempre stato molto positivo, molto amichevole. Anche la nostra rivalità in campo non ha mai disturbato il nostro rapporto fuori dal campo.

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