[5] C. Alcaraz v [32] O. Otte 6-3 6-1 6-2 (da Londra, il nostro inviato)
A finire la partita con le “ossa rotte” alla fine è stato proprio… Oscar Otte, il cui nome ha una sinistra assonanza con l’espressione ortopedica di cui sopra, e che si pensava potesse dare qualche grattacapo a Carlos Alcaraz con il suo stile di gioco abbastanza atipico e particolarmente adatto ai manti erbosi. Invece in soli 98 minuti il teenager spagnolo è riuscito ad archiviare la pratica terzo turno con un piglio quasi da veterano dei prati, aiutato dalla sua straordinaria capacità di spinta e dalla propensione offensiva dei suoi colpi che lo fanno proiettare all’attacco quasi senza sforzo.
Davvero troppo leggero Otte per impensierire Alcaraz, incapace di poter contare su un colpo che potesse portargli punti facili e impostare il punto su schemi a lui più congeniali e più favorevoli.
IL MATCH – Non si sa se uno dei due giocatori avesse una prenotazione per cena da qualche parte a Londra in questo venerdì sera, ma il ritmo impostato dai due all’inizio della partita è stato forsennato: i primi otto punti sono andati tutti a favore di Alcaraz, che con un paio di vincenti dalla parte sinistra di Otte si è subito costruito un cuscinetto di vantaggio dopo nemmeno cinque minuti di gioco. Lo spagnolo è abbastanza chiaramente più potente del suo avversario, e quando ha le aperture per affondare riesce sempre a far male. Ancora prima che l’orologio segnasse la mezz’ora, Otte si è trovato per la seconda volta nel set sotto 0-40, consegnando poi il parziale ad Alcaraz con un diritto tirato nelle immediate vicinanze dei teloni di fondocampo.
Secondo set iniziato con un gesto molto signorile dello spagnolo: una chiamata errata del giudice di linea, subito corretta dal giudice di sedia Layani, aveva privato Otte di un punto ottenuto con un passante fuori dal paletto della rete; Alcaraz ha rinunciato alla ripetizione del punto concedendo il ‘quindici’ al suo avversario e guadagnandosi un meritato applauso dal pubblico del centrale. Il confronto di stili tra Otte votato al serve and volley e Alcaraz energico contrattaccante aiutava lo spettacolo, molto più del punteggio. Con un game esemplare (aiutato anche dal doppio fallo finale di Otte) l’iberico strappava subito la battuta grazie a un rapido riassunto del suo campionario: pallonetti vincenti, passanti in recupero giocati con la palla dietro le anche, risposte nelle stringhe delle scarpe, insomma tutto ciò che serve per giocare bene su erba da fondocampo. Carlitos (come una buona parte degli spettatori lo chiamavano dalle tribune) si involava sul 5-0 per poi chiudere 6-1 per il due set a zero dopo appena 65 minuti di gioco.
Senza la pressione del punteggio e con la palla dell’avversario che arrivava sempre all’altezza giusta per poter colpire a tutto vapore, Alcaraz iniziava a dilagare nel terzo set, aiutato anche da Otte che, sentendosi costretto a forzare la seconda più del dovuto per non essere aggredito, commetteva diversi doppi falli. Il tedesco si salvava dallo 0-3 pesante con grande coraggio e un pizzico di incoscienza alla battuta, ma la direzione del match non cambiava. C’era tempo per far ricomparire la palla corta nel repertorio di “Carlitos”, colpo un po’ dimenticato nel ritmo forsennato dei punti nei primi due set, ma il match era già segnato da tempo.
Agli ottavi di finale ci sarà lo scontro tra i due giocatori meglio classificati tra quelli nati dopo il 2001, ovvero Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. È stato Alcaraz a vincere l’unico precedente scontro diretto, lo scorso autunno nella Accorhotels Arena di Parigi in occasione dell’ultimo Masters 1000 della stagione, il Rolex Paris Masters. In quella partita, giocata sul cemento indoor, Alcaraz vinse in due set molto equilibrati (7-6, 7-5), e quindi ci sarà l’occasione per Sinner di prendersi la rivincita e raggiungere il suo primo quarto di finale a Wimbledon.