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Tennis e atleti transgender: la politica è in fase di revisione. Gli organi direttivi si impegnano a collaborare

Recentemente uno dei massimi sport olimpici è stato il primo a vietare alle donne transgender di gareggiare in eventi femminili. Qual è invece l’atteggiamento nel mondo del Tennis in materia? UbiTennis ne ha discusso sia con ITF che con WTA

Last updated: 18/07/2022 11:21
By Redazione Published 16/07/2022
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6 Min Read
Renee Richards è stata la prima donna apertamente transgender a suonare in un evento del Grande Slam più di 40 anni fa


📣 Guarda il torneo ATP di Shanghai in streaming su NOW! 

di Adam Addicott, pubblicato il 23/06/2022 su Ubitennis.net

Il dibattito sull’inclusione delle atlete transgender negli eventi femminili è un tema caldo al momento, dopo che due federazioni sportive internazionali hanno sospeso la loro partecipazione ai propri eventi. Poche settimane fa la federazione Internazionale di Nuoto (Fédération Internationale de natation – FINA) ha votato a favore dell’esclusione dele donne transgender da eventi di nuoto d’élite in caso abbiano “sperimentato una parte della pubertà maschile”.

La loro decisione si basa sulla conclusione del loro comitato scientifico che le donne trans hanno mantenuto un vantaggio significativo rispetto alle nuotatrici cisgender anche dopo aver ridotto i livelli di testosterone attraverso i farmaci. Contemporaneamente, anche l’International Rugby League (IRL) ha temporaneamente vietato alle donne trans di giocare fino a quando non saranno condotte ulteriori ricerche per definire una chiara politica per l’organizzazione. E il tennis?

Il nostro sport è stato uno dei primi al mondo ad annoverare un’atleta MTF (da maschio a femmina), il pioniere Renée Richards. A Richards, che ha giocato professionalmente come uomo prima della transizione, è stato impedito di prendere parte alle qualificazioni per gli US Open del 1976 dopo aver fallito un test cromosomico. Ha quindi dato il via ad una battaglia legale di alto profilo, che una volta vinta le ha permesso di partecipare al torneo l’anno successivo. Una mossa che ha fatto notizia in tutto il mondo e ha diviso l’opinione pubblica. Ciononostante, è rimasta ancora esclusa da altri importanti eventi il cui regolamento all’epoca affermava che solo le donne nate biologicamente tali potevano partecipare ad eventi femminili.

Oggi sia l’International Tennis Federation (ITF) che la Women’s Tennis Association (WTA) hanno le proprie politiche riguardo all’argomento. Durante uno scambio di e-mail tra l’ITF e UbiTennis, ci è stato confermato che è in corso una revisione per conformarsi alle linee guida recentemente emanate dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Il quadro del CIO però ha valore orientativo e non ha potere vincolante (sulle singole federazioni, n.d.t.). Si concentra su 10 principi: inclusione, prevenzione del danno, non discriminazione, equità, nessuna presunzione di vantaggio, approccio basato sull’evidenza, priorità a salute e autonomia corporea, approccio centrato sui diretti interessati, diritto alla privacy e revisioni periodiche.

“La Commissione per la scienza e la medicina dello sport (SSMC) dell’ITF ha iniziato a rivedere l’attuale politica sui transgender in seguito alla pubblicazione del quadro del CIO per i transgender”, ha scritto a UbiTennis un portavoce dell’ITF. “La SSMC comprende importanti rappresentanti medici e scientifici internazionali del mondo del tennis e considererà l’inclusione, nonché gli altri principi stabiliti nel quadro del CIO per i transgender come parte della sua revisione”. Poiché ITF e WTA sono organizzazioni separate, possono emanare le proprie regole. Questo è il motivo per cui c’è una leggera differenza nei loro criteri di ammissibilità per quanto riguarda le giocatrici transgender.

Nel circuito ITF gli atleti donna possono partecipare con un livello di testosterone inferiore rispetto al WTA Tour (da 5 nmol/L a 10 nmol/L). Quindi è teoricamente possibile che alcune giocatrici possano partecipare a eventi WTA e in seguito essere escluse dal circuito ITF. Tuttavia, entrambi gli organi direttivi dichiarano a UbiTennis che lavoreranno insieme sulla questione in futuro. Interrogata riguardo alla differenza nelle loro politiche per quanto riguarda il livello di testosterone, l’ITF ha minimizzato l’importanza di questo parametro.

“L’ITF rimane in stretta comunicazione con la WTA per quanto riguarda le nostre rispettive politiche transgender di cui la soglia del testosterone è un elemento”, hanno affermato. “Vale la pena notare che la probabilità che la concentrazione di testosterone di una donna transgender sia compresa tra 5 e 10 nmol/L è molto bassa poiché la terapia ormonale di riaffermazione del genere si traduce in genere in livelli inferiori a 2 nmol/L. Continueremo a lavorare a stretto contatto con la WTA mentre continuiamo a aggiornare la nostra politica”. Dal canto suo, la WTA ha dichiarato a UbiTennis che il loro approccio al tema delle atlete trans si basa sull’equità per tutti.

“La priorità della WTA è e continua ad essere quella di promuovere un ambiente che sia equo, sicuro, inclusivo e basato su prove“, ha affermato un portavoce. Non è chiaro se ITF e WTA allineeranno le loro regole per quanto riguarda il livello richiesto di testosterone vietato ai giocatori trans, ma è in corso una revisione. Nessuno dei due organi di governo ha menzionato la possibilità di vietare la partecipazione delle donne transgender.

Traduzione di Alessandro Valentini


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