WTA Cincinnati: Venus dura un set contro Pliskova, Bencic sorpresa da Cirstea. Da urlo Rogers e Mertens, fuori Osaka

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WTA Cincinnati: Venus dura un set contro Pliskova, Bencic sorpresa da Cirstea. Da urlo Rogers e Mertens, fuori Osaka

L’americana e la belga lasciano le briciole, la romena ha la meglio su Bencic in una maratona. Solo un set di fatica per la ceca. Male Osaka

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Sorana Cirstea - Australian Open 2022 (foto Twitter @AustralianOpen)
 

Il centro del mondo del tennis femminile odierno, al Western & Southern Open di Cincinnati, si divideva tra due partite: la sconfitta di Naomi Osaka contro Shuai Zhang, e quella subito a seguire tra la leggenda che ancora vuole provarci, Venus Williams, in tabellone tramite wildcard, e la bombardatrice Karolina Pliskova, n.14 del seeding. Una partita che per un set c’è anche stata, ma la forma attuale (semifinale a Toronto la scorsa settimana) e la propensione ai campi in cemento della ceca hanno avuto la meglio alla lunga, con la partita vinta per 7-5 6-1. Sicuramente pesa anche la condizione di Venus Williams, che fisicamente non avrebbe alla lunga potuto reggere i ritmi di questo livello, per quanto nel primo parziale sia anche stata in vantaggio e abbia avuto più occasioni di break, prima di capitolare su un buon ritmo anche in risposta di Pliskova. La ceca, da parte sua, chiude come sempre con numeri di qualità al servizio, il fondamentale che tanto le ha dato e continua a darle: 71% con la prima e 8 ace messi in campo per battere l’americana. Al prossimo turno troverà un’altra delle protagoniste di giornata, e cioè Elise Mertens.

Vittoria decisamente più comoda per la belga, che lascia solo due game ad Anhelina Kalinina in una devastante vittoria per 6-1 6-1, dove perde solo tre punti quando mette in campo la prima di servizio, dominando dall’inizio alla fine. Dunque pronta a ripartire, dopo la sconfitta al secondo turno di Toronto contro Giorgi, la n.33 al mondo, ben determinata e capace di avere un altro ritmo rispetto all’ucraina, che non riesce mai a mettersi in partita, pagando anche l’attitudine che ha sempre mostrato su questi campi Mertens, già due volte ai quarti di finale qui, nel 2018 e nel 2020 (quando si arrese poi in semifinale ad Osaka). Altra protagonista del giorno, da un punto di vista di risultati schiaccianti, è Shelby Rogers. La n.30 al mondo (best ranking) e di recente finalista a San José nel miglior risultato della carriera sul cemento, ha sconfitto nettamente 6-2 6-1 quello che ormai è il fantasma della giocatrice che fu Sofia Kenin, che si aggira sui campi della WTA. L’ex campionessa Slam non ha saputo onorare neanche al minimo la sua wild card, vincendo solo 31 punti su 88, subendo l’impeto dell’avversaria in risposta, ma soprattutto al servizio (dove Shelby ha perso solo 2 punti). Al prossimo turno Rogers avrà Amanda Anisimova, che ha battuto Dasha Kasatkina all’esordio.

 

La partita di giornata è però anche quella che serve la più grande sorpresa, l’unica in cui una testa di serie viene mandata a casa, tra Belinda Bencic e Sorana Cirstea. 6-2 6(3)-7 6-4 il finale in favore della rumena in 2h e 40 di tennis spettacolare e ben giocato tatticamente, tra due giocatrici che spiccano appunto nell’organizzazione e nel saper accelerare o cambiare ritmo a piacimento. E proprio questa è stata la chiave in favore di Cirstea, sempre bravissima a tagliare e variare sui propri colpi, mettendo in difficoltà specie avversarie che amano stare nello scambio come la svizzera, n.12 del seeding. Entrambe chiudono con buoni numeri al servizio, 66% per Bencic contro il 71 della romena, che delle due è quella che più ha saputo sfruttare i game di risposta e il suo bel rovescio per portare a casa un interessante secondo turno contro Petra Kvitova, un’altra che come lei ama cambiare spesso e non tenere mai lo stesso tipo di gioco, cercando costantemente l’imprevedibilità, però con maggiori numeri al servizio.

Tornando a Naomi Osaka, diversi problemi fisici quest’anno per Naomi lei – l’ultimo a Toronto, dove si è ritirata nel corso del match di esordio – e non era quindi da aspettarsi un suo ritorno in grande stile già a Cincinnati. Certo, quella battuta da una solida Shuai Zhang, n. 44 del ranking di singolare (e numero 2 in doppio), era una versione turista per caso della quattro volte campionessa Slam che solo a un passo dalla sconfitta ha mostrato segnali di reazione, peraltro svaniti nell’arco di pochissimi minuti. Tanti errori, poca reattività e la sconfitta per 6-4 7-5 è arrivata in un’ora e un quarto.

La trentatreenne cinese va subito avanti approfittando anche di un doppio fallo di Naomi sul vantaggio esterno del game di apertura. Confermato il break, arriva una fase in cui entrambe sbagliano tutto e presto. Aggiustata un po’ la mira, Zhang fa vedere ottime cose soprattutto con il rovescio, per quanto il dritto non sfiguri affatto di fronte a quello giapponese – alla sua versione odierna, chiaramente, con un paio di tentativi degli “stretti” letali di cui ci ricordiamo che finiscono a metà rete. Il servizio e qualche errore anche dell’altra tengono a galla Osaka che tuttavia non va neanche vicina a rientrare e il primo set è archiviato.

Non cambia molto nel secondo parziale, tra il break subito al terzo gioco dall’ex numero 1 del mondo, spesso anche pigra in uscita dal servizio e l’altra che fa il suo, tiene il palleggio e ogni tanto trova spazi che Osaka non prova neanche ad andare a chiudere. Il “come on” urlato da Naomi quando tiene la battuta per il 4-5 è una dichiarazione: l’altra dovrà guadagnarsi il match. Così è, perché nel game migliore della sfida, Osaka si prende aggressiva il 15-40, pareggiato con due vincenti dopo il servizio, ma la terza palla break, guadagnata grazie a un nastro, è quella buona. Tanto rumore per nulla, però, perché il doppio fallo e l’errore dopo la battuta mandano nuovamente avanti Zhang che questa volta ottimamente supportata dal servizio chiude senza problemi. Prossimo turno contro Ekaterina Alexandrova.

Il tabellone completo del WTA 1000 Cincinnati

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Tsitsipas ne ha per tutti: “A Indian Wells non volevo giocare”. Le palle utilizzate quest’anno? “Hanno causato il mio infortunio”

“Certe regole ATP ti obbligano a giocare anche col dolore, e a me non piace ritirarmi” così Stefanos Tsitsipas in vista del torneo di Miami. “Qui i campi sono più veloci”

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Ne ha per tutti Stefanos Tsitsipas nel primo incontro con la stampa a Miami durante il media day. Il greco infatti, ancora debilitato dall’infortunio alla spalla patito all’Australian Open, si augura di poter finalmente giocare in Florida al 100%. Tsitsipas ha affermato di esser stato spinto a disputare Indian Wells per le regole dell’ATP sui Masters 1000. Ma il tema caldo in conferenza stampa ha riguardato il tipo di palle usate in quest’inizio di stagione 2023, definite pesanti, e che a suo dire hanno causato diversi infortuni – come il suo – in questo inizio di stagione .

“Qual è il mio obiettivo qui a Miami? Giocare senza dolore ed essere in grado di mostrare qualcosa di diverso da quello che ho fatto a Indian WellsÈ stato un torneo in cui ho sofferto, non era facile stare in campo, ho sentito come se “dovessi farcela”, ma in realtà non volevo giocare. Ci sono alcune regole dell’ATP che ti obbligano a giocare questi grandi eventi, e io non sono un tipo a cui piace ritirarsi dopo un paio di partite. Spero di poter scendere in campo qua in buone condizioni e divertirmi un po’ di più, senza pensare troppo al mio braccio.

A Indian Wells ero infortunato, per fortuna ora mi sento meglio. Quando giochi con il dolore al braccio non ti diverti affatto, cerchi solo di sopravvivere e andare avanti, niente di più. Ti concentri troppo sulle cose interne e non su quelle esterne. La salute è la cosa più importante e quando mi sento bene tutto è al suo posto e tutto funziona. Sono creativo in campo, il mio gioco è vario e sento che nulla può andare storto. Questo è il mio obiettivo per questo torneo, giocare senza dolore e vedere come risponde il mio braccio”.

 

Tsitsipas ha poi spostato l’attenzione sul tema dei campi di Miami, facendo notare come siano più rapidi e di come il rimbalzo sia diverso rispetto a Indian Wells, soprattutto per le differenti condizioni climatiche: “Questi campi sono un po’ più veloci di quelli di Indian Wells. La scorsa settimana la palla rimbalzava un po’ più in alto ed era più viva. Questi sono fattori che dobbiamo considerare. Qui c’è più umidità e la palla rimbalza un po’ più in basso. Mi piacciono entrambi, devi solo acclimatarti alle diverse condizioni”.

Tsitsipas prosegue la sua arringa lamentandosi del tipo di palle utilizzate quest’anno, a suo dire tema che ha tenuto banco anche tra i giocatori del circuito: “Penso che il problema più grande quest’anno sia stato il cambio delle palle. È stato un argomento che abbiamo discusso tra noi giocatori. Le palle dovrebbero rimanere coerenti nella maggior parte dei tornei, e penso che nei tornei sul cemento questo sia ancora più necessario. Quando così è, ne beneficiano tutti e impedisce ai giocatori di infortunarsi. Ho ricevuto molti commenti negativi da parte di altri giocatori sulle palle di questa prima parte di stagione, tutti pensano che abbiano avuto un impatto significativo sulle spalle, sui polsi… sul braccio, in generale. Credo proprio che anche il mio infortunio derivi da lì“.

A 24 anni, n.3 del ranking ATP, Tsitsipas è nel pieno della propria carriera tennistica. Pur essendo ancora giovane, le nuove leve come Alcaraz e Sinner stanno spingendo per prendersi la scena. Il greco sente questa competizione, ma la vive come un fattore positivo: “La crescita dei ragazzi più giovani? Sono felice per loro. Credo e mi fido della filosofia e del messaggio di Ubuntu: ‘se il resto migliora e tu sei testimone della grandezza intorno a te, io stesso avrò l’opportunità di essere altrettanto grande’. Credo in quel messaggio. Il fatto che stiano facendo grandi cose mi avvantaggia, mi dà una visione più chiara e migliore di come dovrei affrontare il mio tennis”.

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Djokovic alla CNN: “Non ho rimpianti. Alcaraz merita il numero 1”

“Spero di esserci per lo US Open. La finale persa con Medvedev uno dei ricordi più belli a New York”, così il tennista serbo Novak Djokovic parla da Dubai

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Novak Djokovic, Dubai Open Tennis Championship 2023

L’assenza di Novak Djokovic anche dal torneo di Miami ormai è cosa nota, e martedì a Dubai il tennista serbo è stato intervistato da Becky Anderson, reporter della CNN. L’attuale numero 2 del mondo ha affrontato tutti i temi principali di attualità tennistica, compreso il suo status di non vaccinato che al momento gli impedisce di entrare negli Stati Uniti. Infine ha anche aggiunto interessanti osservazioni sulla rivalita con Roger Federer e Rafa Nadal.

Rimpianti sul vaccino

No, non ho affatto dei rimpianti. Ho imparato durante la vita che i rimpianti sono una zavorra, di fatto ti fanno vivere nel passato e io non voglio questo. Non voglio neanche vivere nel futuro, ma cercare di stare il più possibile nel momento presente, e piuttosto cercare di fare qualcosa per migliorare il futuro.

Su Alcaraz e la sua assenza dal Sunshina Double

Voglio congratularmi con Carlos Alcaraz, si merita assolutamente di essere numero uno. È un peccato che non abbia avuto modo di giocare Indian Wells e Miami perché sono due tornei che amo ma allo stesso tempo la mia era una scelta cosciente e sapevo che c’era la possibilità che non sarei andato. Questo è il corrente stato delle cose e spero che cambino per il resto dell’anno così da poter giocare lo US Open, il torneo per me più importante sul suolo americano.

 

Su un’eventuale partecipazione allo US Open

Sono fiducioso anche se non è nelle mie mani la scelta… bhe anche questo è discutibile perché c’è  qualcosa che io potrei fare ma che ho deciso di non fare, e ovviamente se sarò ammesso a giocare la decisione spetta ai piani alti del Governo. A questo punto della mia carriera i tornei dello Slam sono quelli a cui punto di più e che vorrei giocare di più. Vorrei davvero tanto esserci perché ho tanti bei ricordi, e a dir la verità nella finale persa con Medvedev nel 2021 ho avuto forse uno dei momenti più belli col pubblico newyorkese; anche se ho perso quel match ho sentito tanto supporto dal pubblico e vorrei ricreare quella connessione. Non vedo l’ora.

Su Federer e Nadal

Mi hanno reso più forte, sia mentalmente che fisicamente, il mio gioco è migliorato grazie a tutte quelle partite che abbiamo giocato l’uno contro l’altro, soprattutto a causa delle partite che ho perso contro di loro, alcune davvero importanti. A volte ero davvero infastidito di far parte di quell’era’.

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Hantuchova: “Alcaraz di un altro pianeta, attacca come Federer e difende come Nadal”. Cervara: “È il Tyson del tennis”

Tra l’urgenza di paragoni sempre più arditi e statistiche strambe, la sintesi di Roger e Rafa, al secolo Carlos Alcaraz, non ha la risposta di Djokovic, di più: “Lui è la risposta”. Ma a quale domanda?

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Carlos Alcaraz - Indian Wells 2023 (foto Ubitennis)

Il problema fondamentale è rappresentato da quei tre – Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic – e da quell’entità divoratrice di tutto a cui hanno dato vita nota come Big 3. Avercene di problemi del genere, si potrebbe obiettare, solo limitandosi a pensare a quanto hanno fatto per il tennis, aumentandone straordinariamente la popolarità.

Anche non considerando le generazioni di tennisti che prima tecnicamente, poi anche mentalmente, si sono ritrovate quasi senza possibilità di iscrivere il proprio nome sui trofei più importanti (quelli Slam, il cui peso è ancor più aumentato soprattutto nella considerazione dei tifosi proprio per “colpa” loro), pare che ormai nessuno possa tentare di emergere senza che “sì, ma alla sua età Roger serviva meglio, Nole aveva già vinto uno Slam mangiando pizze e Rafa non ne parliamo”.

Insomma, il problema è che quei tre non solo ti senti obbligato a citarli in ogni articolo (arrendendoti agli anacoluti), ma li devi battere sul campo, nei record di precocità, superare in classifica e spesso neanche questo basta perché l’avventato e inopportuno sfidante avrà senza dubbio avuto dalla sua una quantità industriale di circostanze favorevoli. E, come se non bastasse la pressione derivante dall’essere definito il nuovo Nadal/Djokovic/Federer a causa della disperata ricerca di un nuovo campione, allo stesso tempo lo sventurato in questione si sentirà dire con altrettanta veemenza che non vale metà della peggior versione di uno di quei tre. L’importante è che si facciano paragoni, poi tutto è permesso.

 

Tuttavia, c’è anche chi impara dai propri errori: in Spagna dicevano Munar el nuevo Rafa, dopo di che hanno imparato e quindi, quando Carlos Alcaraz (che entri, finalmente) aveva iniziato a farsi notare, c’era chi lo descriveva come il nuovo Roger. Così va molto meglio, bravi. Arriva però Daniela Hantuchova al alzare l’asticella. Al quotidiano francese l’Équipe, Daniela ha detto che “Carlos viene da un altro pianeta. Ha tutto. Mi sembra che abbia l’aggressività di Roger e la difesa di Rafa. Con la sua velocità e il modo di muoversi, riesce a giocare colpi che non credevamo possibili”.

L’ormai ex Carlitos (nel senso che è cresciuto, che adesso è Carlos o Charlie), avendo ancora un mese e mezzo da passare come teenager, non può evitare che, oltre ai paragoni, gli si cuciano addosso statistiche di precocità anche bizzarre, per esempio quella che lo nomina come più giovane realizzatore della tripletta IW, Miami, Flushing Meadows, impresa peraltro compiuta prima di lui dai soli Sampras, Federer, Djokovic e Agassi. Fantastico. Non è chiarissimo l’accostamento del Double allo US Open, però bello.

Di poco bizzarro c’è la sua vittoria a Indian Wells, dove colui che lo ha messo più in difficoltà è stato Jannik Sinner. Anche Griekspoor, restando aggrappato al proprio servizio, lo aveva trascinato al tie-break nel primo set, ma l’azzurro è riuscito a recuperare il break piazzando un parziale di 11 punti consecutivi e sembrava in grado di effettuare il sorpasso definitivo, anche perché il classe 2003 aveva perso confidenza con i colpi. Con la grafica in sovrimpressione che ratificava l’evidente differenza tra i dritti dei due contendenti (valutazione di 9,1 contro 6,4 a favore di Sinner), Alcaraz ha affrontato il set point contro dopo aver sbagliato proprio due dritti e pure comodi, annullandolo grazie alla smorzata di… dritto. Anche altri avrebbero forse provato il drop shot, probabilmente più alla ricerca di un timoroso asilo conseguente a quegli errori, ma non è il caso di Carlos che padroneggia quella soluzione, fa parte del suo vasto repertorio. Pur rifuggendo (invero senza difficoltà) la tentazione di suggerire chi alla sua età già possedeva un ampio baglio tecnico, resta il fatto che lo spagnolo è riuscito a vincere anche quel primo parziale e, alla fine, il suo percorso nel deserto è rimasto immacolato. Chi era stato l’ultimo a trionafre senza cedere set? Federer nel 2017, anche approfittando di un walkover. Per trovare chi aveva centrato quel risultato disputando almeno sei match, bisogna tornare indietro fino a Nadal nel 2007.

C’è per fortuna chi rimane fuori dal coro. È Gilles Cervara, l’allenatore di Daniil Medvedev, che lascia da parte i mostri sacri, ma solo quelli del tennis. “Alcaraz è il Tyson del tennis” ha… tracimato all’Équipe. “In alcuni momenti è capace di tirare dei ‘diretti’ con la racchetta. Ci sono stati colpi che hanno lasciato Daniil a dieci metri dalla palla, colpiti con potenza e velocità folli”

Difficile dire quanto ci abbia messo Medvedev del suo, ma nelle statistiche relative alla finale appare un numero enorme a dispetto di ciò che rappresenta: 0, come in “zero ace”. Pare che l’insieme “servizi neanche sfiorati dall’avversario” di Daniil non rimanesse privo di elementi dalla sfida contro Gilles Simon a Marsiglia nel febbraio 2020. Dopo una decina di giorni, (non solo) il Tour si sarebbe fermato – così, per dire. Di sicuro c’è che, in ventitré confronti, mai il Big 3 è riuscito in tale impresa contro Daniil, che ha chiuso così il contatore con un turno di anticipo, sfoderando contro Tiafoe l’ace numero 3.299 della carriera.

A proposito di contatori, durante la trasferta californiana Alcaraz ha messo a segno e superato la vittoria ATP numero 100, con un saldo positivo su tutte le superfici: 47-12 sulla terra battuta, 53-18 sul duro e – mettiamoci anche quella nonostante l’abbia appena respirata – 4-2 sull’erba. Con meno di due stagioni complete alle spalle sul Tour, vanta un bilancio indoor di 16-6 (mai aveva giocato al coperto a livello Challenger e ITF), mentre all’aperto si bea di un eloquente 88-26: se tutti sanno giocare bene a tennis in condizioni asettiche, Carlos dimostra con i numeri (oltre che con la finale del BNP Paribas Open) di saper gestire meglio di diversi colleghi il vento e le altre condizioni che si presentano nella maggior parte degli eventi del circuito. Ci affidiamo alla versione spagnola del sito atptour.com per aggiungere che, fra i tennisti in attività con almeno 20 incontri giocati, oltre al nostro protagonista solo in tre hanno un bilancio positivo contro avversari top 10. Ricorrendo a una finta preterizione, diciamo che non c’è bisogno di fare nomi: Djokovic, Nadal, Murray.

Carlos non ha (tecnicamente ancora) vinto il Sunshine Double, ma il trofeo di Indian Wells e quello di Miami sono già nel suo palmares. E – notizia inaspettata? – è il primo a vincerli entrambi da teenager. Per quanto riguarda specificatamente il titolo appena conquistato, è il secondo più giovane dell’albo d’oro, preceduto da Boris Becker. E, proprio quando si faceva ingenua strada l’illusione di poter completare un paragrafo senza essere costretti a evocare il mostro tricefalo, Alcaraz è il secondo teenager a vincere più di due Masters 1000. Il primo è stato…

… Rafa Nadal.

Non possiamo però non tornare a Daniela Hantuchova, che può continuare a lanciarsi nelle più spericolate iperboli, tanto ci aveva già convinti al “ciao”. L’ex numero 5 del mondo ha pochi dubbi su Carlos: “Porta il tennis a un altro livello, il che è pazzesco da vedere. Poco tempo fa, tutti di domandavano cosa sarebbe successo in futuro dopo Federer, Nadal e Djokovic. Credo che lui sia la risposta. Non c’è nulla di cui preoccuparsi”.

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