US Open: l'uragano Kyrgios non fa sconti neanche all'amico Kokkinakis. 200esima vittoria da professionista

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US Open: l’uragano Kyrgios non fa sconti neanche all’amico Kokkinakis. 200esima vittoria da professionista

Il n. 25 Nick Kyrgios suggella una prestazione mastodontica in battuta, con la vittoria in un match dalle innumerevoli pieghe emotive e nel bel mezzo di un’atmosfera ribollente

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Thanasi Kokkinakis & Nick Kyrgios - Australian Open 2022 (foto Twitter - @AustralianOpen)
 

[23] N. Kyrgios b. T. Kokkinakis 6-3 6-4 7-6(4)

Non riuscivo a guardarlo, la scarica di emozioni ero troppo forte”, alcune delle parole rilasciate in conferenza stampa da Nick Kyrgios dopo l’incontro di primo turno, che ben raccontano il suo stato d’animo. Gli fa eco Thanasi Kokkinakis – che perde la terza partita di fila: sconfitto da Sinner a Cininnati e da un altro connazionale, Duckworth, a Winston-Salem – secondo lui una delle chiavi del match è stata la propria incapacità di “trovare abbastanza ritmo in risposta”. Un’impresa ardua se il tuo avversario è scintillante al servizio: 0 le palle break concesse da Nick, statistica che riassume alla perfezione la sfida.

È stato un lunedì molto intenso emotivamente, quello appena concluso nella cornice della Grande Mela, ad aprire le danze dello US Open 2022. Un pathos emozionale cha ha raggiunto l’acme nella partita che tutti aspettavano: Serena Williams al passo d’addio in un catino ribollente tra gioia e malinconia o dicasi Arthur Ashe, apriva la sessione serale del campo centrale contrapposta alla montenegrina Kovinic.

Ma in realtà anche nel successivo match, andato in scena dopo la performance della “Regina”, c’è stata una componente sentimentale molto forte: per certi versi più imponente di quella con protagonista Serena, poiché la partita della 23 volte campionessa Slam ha riguardato, sotto l’aspetto emozionale, non soltanto la stessa 40enne americana ma anche e soprattutto gli spalti, con una miriade di fan occorsi per salutare la loro beniamina. Al contrario la sfida a tinte australiane vedeva invece entrambi i giocatori in campo assolutamente influenzati e trascinati da una corrente emotiva che sembrava non voler cessare il proprio operato: una tensione vivida, dovuta però non al grande palcoscenico, non all’enorme opportunità sportiva, bensì semplicemente alle difficoltà mentali che si celano dietro le quinte quando si è costretti ad affrontare e cercare di battere un amico.

UN’AMICIZIA CHE AFFONDA LE ORIGINI NEL VISSUTO DA JUNIOR – A dividersi il rettangolo di gioco due ragazzi cresciuti assieme con una pallina gialla come “migliore amica”, che attraverso il suo moto incessante li ha uniti sempre di più con il passare degli anni fortificando il loro rapporto di amicizia. Due giovincelli, ormai giunti alla maturità, che fin da quando scorribandavano nel circuito junior hanno istaurato un’immediata affinità, derivante probabilmente anche dalla loro comune origine greca. Infatti le rispettive famiglie si sono trasferite, prima ancora che loro nascessero, nel continente australiano; dà sempre terra di migrazione e foriera di numerose possibilità di vita. Un legame, dunque, che non poteva non trasferirsi dal quotidiano al campo da tennis: passaggio sigillato dal trionfo in coppia all’edizione 2013 di Wimbledon juniores. Poi il salto nei professionisti, dove ad una esplosione precoce e repentina del loro talento, la carriera di ambedue si è arrestata in uno stato stagnante: per Nick a causa del suo poco controllabile carattere fumantino, per Thanasi la conseguenza di numerosi problemi fisici che ne hanno impedito la stabilizzazione ad alti livelli.

Eccoli però ritrovarsi – inteso come coppia, ma anche come tennis individuale – nel 2022. Giunti alla soglia dei 27 anni l’uno e dei 26 l’altro, Kyrgios e Kokkinakis hanno fatto finalmente rivedere quello che a sprazzi avevano mostrato in passato. Il nativo di Adelaide ha trovato le lacrime di felicità ad inizio stagione, alzando le braccia al cielo dopo il primo successo in Tour materializzatosi proprio nella sua città natia. Ma la vera svolta è giunta a Melbourne, quando la nascita del sodalizio “5 K” che portò il duo aussie a vincere lo Slam di casa, ha impresso nella mente di Kyrgios quella scossa necessaria e vitale per rianimare un talento cristallino e puro, da troppo tempo incastonato in un limbo di mediocrità, e renderlo conscio di essere ancora in grado di poter raggiungere vette molto alte: il responso pratico è stato la finale di Church Road, conquistata attraverso una rinnovata – in verità mai vista prima – dedizione al professionismo.

L’ABILITA’ DI SAPER VINCERE IN MODI DIVERSI – L’urna di New York, però, ha deciso di fare un diabolico scherzetto ai due amichetti mettendoli di fronte per la prima volta in assoluto a livello ATP. Infatti si erano incontrati in due circostanze nel circuito minore – sempre vittorioso il n. 25 ATP -, tuttavia forse il precedente che andrebbe menzionato più di tutti, e che ha delle similitudini sul piano psicologico con lo scontro newyorchese, è la finale junior del 2013 all’Australian Open. Il risultato però è sempre stato lo stesso, il giocatore con più soluzioni tecniche ha portato a casa la partita. E allo US Open non poteva essere altrimenti: 6-3 6-4 7-6(4) in favore di Kyrgios, quando l’orologio dell’Arthur Ashe segnava 2ore e 2 minuti di partita.

Nick ha messo in campo tutto il suo inesauribile repertorio balistico, stilistico e tecnico; ma ciò che probabilmente dovrebbe essere sottolineato maggiormente è la gestione mostrata dal, mai banale, giocatore di Canberra. Una capacità di vincere in diversi modi, che segna proprio compiutamente l’upgrade in termini di tenuta mentale completato dall’ex n. 1 giovanile: il recente vincitore del ‘500’ di Washington ha infatti incamerato il primo parziale strappando la battuta al connazionale nella volata conclusiva, al contrario il secondo lo ha messo in cascina in maniera diametralmente opposta attraverso un break immediato in apertura. Infine a chiusura dell’intero campionario, del saper arrivare sempre alla meta anche perseguendo sentieri differenti, – più o meno tortuosi – il tie-break del terzo vinto punto a punto senza lasciarsi piegare dalle scorie nervose per le tre chance di allungo mancate nel quinto gioco.

Traguardo importante raggiunto da Kyrgios, che grazie a questo successo ha ottenuto la 200esima vittoria in carriera. In conferenza ha aggiunto, oltre a quelle dell’incipit, alcune considerazioni piuttosto interessanti; anzitutto sul piano tattico. Il suo leitmotiv doveva essere, ed è stato: “Avevo un piano di gioco molto chiaro, dovevo muoverlo il più possibile perché se Thanasi può colpire da fermo, è uno dei migliori giocatori al mondo”. Poi tocca il tema dell’accoglienza del pubblico, ancora entusiasta dopo il match di Serena, con la volontà di rivivere un tale contesto: “Giocare contro uno dei miei migliori amici, dopo quella che poteva essere l’ultima partita di Serena, con un’affluenza da record è stato veramente divertente. Mi piacerebbe rigiocare dopo Serena, l’atmosfera era elettrica. Una notte che non dimenticherò mai“.

Ma alla fine della fiera, quando uno scaglia 13 ace, fa registrare il 71% di prime in campo, un mastodontico 86% di trasformazione ed un irreale 79% (19/24) di punti vinti con la seconda; l’altro non può che dargli la mano e avviarsi inopinatamente negli spogliatoi. Bonzi, vittorioso al quinto set nel derby con Humbert e prossimo avversario dell’uragano australiano, è avvisato.

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