Vagnozzi: "Sinner pronto alla scalata" (Cocchi) Grande lavoro col nuovo corso ma non bisogna mettergli fretta (Bertolucci)

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Vagnozzi: “Sinner pronto alla scalata” (Cocchi) Grande lavoro col nuovo corso ma non bisogna mettergli fretta (Bertolucci)

Rassegna stampa, martedì 30 agosto

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Jannik Sinner e Simone Vagnozzi – ATP Dubai 2022 (foto Aldo De Florio)
 

Vuol fare l’americano. “Sinner pronto alla scalata. Lui e Alcaraz si spingono a vicenda” (Federica Cocchi, Gazzetta)

Altro giro, altra corsa. Dopo Roland Garros e Wimbledon, con l’exploit dei quarti, ecco che Jannik Sinner approda al terzo Slam con il nuovo team dopo la separazione di febbraio da coach Piatti. Simone Vagnozzi, il prescelto dall’altoatesino per prendersi cura della sua crescita tecnica e tattica, è curioso di assistere ai nuovi progressi di Jannik, affiancato ora anche da uno dei guru del tennis, Darren Cahill. Il clima nel gruppo è ottimo, ognuno porta il proprio bagaglio, compresi gli ultimi innesti Umberto Ferrara, per la preparazione atletica, e Jerome Bianchi, il fisioterapista. E a Umago è arrivato anche il primo titolo della stagione per Jannik, in una bellissima finale contro l’altro predestinato, Carlos Alcaraz.


Vagnozzi, ci dica: siamo pronti per New York? «Siamo pronti! Fisicamente Jannik sta bene, si è allenato con grande intensità nelle ultime settimane, e anche l’adattamento al clima molto caldo e umido di New York sta procedendo al meglio. Ora non ci resta che portare in campo tutto quello che cerchiamo di fare in allenamento».


Le aspettative per i due Masters 1000 sul cemento americano erano alte, ma cosa è andato storto? «A Montreal ha fatto un po’ di fatica, a Cincinnati l’ho visto molto meglio, era in crescendo. Peccato per la battuta d’arresto un po’ sfortunata con Auger-Aliassime. C’è mancato pochissimo e credo che, superato quello scoglio, Jannik avrebbe fatto ottime cose perché stava migliorando a livello di gioco». 

Il crollo con Aliassime ha fatto preoccupare. Non eravamo abituati a vedere Sinner cedere di botto.
«Va tutto bene, sono esperienze da cui si impara e che aiutano a crescere. In queste settimane ha lavorato bene. Siamo sereni».


Questo sarà il terzo Slam della sua esperienza accanto a Sinner. C’è già materiale sufficiente per un primo bilancio della vostra collaborazione.
«Non può che essere positivo, a mio avviso. Nonostante un po’ di sfortuna all’inizio con tanti piccoli acciacchi che non ci hanno permesso di allenarci come volevamo, penso che abbiamo recuperato bene. Dopo Parigi abbiamo avuto finalmente tempo di metterci sotto e la situazione è migliorata».


Quarti a Wimbledon, su una superficie come l’erba, quasi sconosciuta a Sinner e poi il titolo a Umago. Sempre battendo l’osservato speciale Alcaraz… 
«Carlos è numero 2 della Race ed è tra i più in forma di questa stagione. Averlo sconfitto due volte a breve distanza e su due superfici differenti è una bella iniezione di fiducia per Jannik. Non dobbiamo pensare di essere arrivati, ma piuttosto di aver solo raccolto i primi frutti di tanto lavoro».


La rivalità tra Jannik e Carlos, però, è entusiasmante. E siamo appena agli inizi…
«Sono giocatori che cercano un miglioramento continuo, lavorano tanto, sono giovanissimi eppure già pronti per risultati importanti. Si spingono a vicenda ed è sicuramente una bella rivalità per il mondo del tennis».
Quali sono i segnali che le hanno dato più fiducia nel lavoro che state facendo?
«Se ci basiamo puramente sui numeri, Sinner fino ad ora ha giocato meno tornei della scorsa stagione, ma ha comunque giocato più partite. È stato sempre molto continuo. Forse è mancato l’acuto, ma secondo la mia esperienza quando un tennista ha questa continuità, prima o poi arriva anche quello».


Anche umanamente, l’affiatamento del gruppo sta crescendo?
«Sì, c’è grande armonia, e il feeling sta crescendo anche con Cahill che sta portando la sua esperienza e il suo grande valore umano. Stiamo imparando a conoscerci sempre meglio».
Quando ha preso in carico Sinner nel dopo-Piatti è stato vissuto come uno “sfasciafamiglie”. Ora che ha dimostrato di saper guidare una fuoriserie come Jannik, vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa?
«Per me conta una cosa sola: avere la fiducia del giocatore e del team. Ovvio che occupo una posizione che mi espone a critiche, ma per me l’unico modo di rispondere sono i risultati. È naturale che a volte certi attacchi facciano un po’ male, soprattutto se arrivano da parte di addetti ai lavori che parlano senza conoscere le situazioni dall’interna. Ma anche questo fa parte del gioco».


New York è l’unico Siam dove non abbiamo ancora visto Sinner ai quarti di finale. cosa dobbiamoaspettarci?
«Negli Siam entrano in gioco tanti fattori, soprattutto perché si gioca lungo due settimane. Si può vincere una partita giocando male ed iniziare a fare ottime cose, ma può accadere anche il contrario. L’Importante è lasciare meno energie possibili sul campo, soprattutto qui dove fa caldo e si rischia davvero di spendere moltissimo».
Ma almeno sul derby di Milano di sabato si sbilancia?
«Forse la fede calcistica è l’unica cosa che ci divide. Jan dovrebbe essere già soddisfatto per aver vinto lo scudetto, lasci a noi interisti questo derby! L’unico vero obiettivo al momento, però, è vederlo qui a New York…»

Grande lavoro col nuovo corso ma non bisogna mettergli fretta (Paolo Bertolucci, Gazzetta)

Il successo di Jannik Sinner a Umago, sia pur ottenuto sulla terra battuta, era sembrato il miglior viatico per affrontare con il pieno di fiducia la trasferta sul cemento nordamericano che culmina negli Us Open, l’ultimo Slam stagionale che da tradizione si apre spesso alle sorprese e allarga il ventaglio dei possibili protagonisti. Purtroppo le cose non sono andate come il giocatore, il team e i tanti tifosi si aspettavano e le due prove nei Masters 1000 di Montreal e Cincinnati sono risultate avare di successi, complicando tra l’altro la corsa alle Atp Finals di fine anno dopo la qualificazione, seppur da riserva, dell’anno scorso. Le vittorie sono molto importanti per un professionista, ma nel processo di maturazione di un giovane è fondamentale riuscire a scorgere qualcosa di nuovo nella conduzione tecnica e tattica anche in occasione delle sconfitte. Gli allenamenti di Sinner eseguiti sotto la guida di Vagnozzi e la supervisione di Cahill seguono certamente un percorso ben preciso, per riuscire poi a mettere in pratica tutte le informazioni ricevute sotto la pressione del punteggio è tremendamente complicato. L’assemblaggio delle componenti richiede tempo e disponibilità mentale. All’età di Jannik si è portati ad avere fretta e con la mancanza di risultati immediati si potrebbe anche essere tentati di cambiare strada sprecando tempo prezioso e finendo per perdere di vista l’obiettivo. Ho visto filmati di queste settimane in cui Sinner veniva sollecitato a verticalizzare il gioco anche più del dovuto e palleggi volanti due contro uno. Esercitazioni abituali per fargli prendere confidenza con la posizione in campo, testando al tempo stesso i riflessi e migliorando le esecuzioni. Fronteggiare poi in allenamento avversari dotati di caratteristiche tecniche, tattiche e fisiche diverse consente senza dubbio di allargare bagaglio di esperienza e aprire la mente a nuove soluzioni per contrastare a dovere l’avversario. Se Jannik riuscirà a gestire la lunga distanza, lo scoglio più ostico in uno Slam, e a ottenere una buona percentuale con la prima di servizio, potrebbe ritornare da New York con la consapevolezza di aver compiuto un ulteriore passo importante nel processo di crescita. E magari con un risultato che lo metterebbe al centro del villaggio dei top player.

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