US Open, Alcaraz: "A Miami ho capito di poter vincere uno Slam. Kyrgios mi ha scritto 'Te l'avevo detto!'"

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US Open, Alcaraz: “A Miami ho capito di poter vincere uno Slam. Kyrgios mi ha scritto ‘Te l’avevo detto!'”

“Cerco di godermi il momento: avere questo trofeo tra le mani è magnifico” – così un euforico Carlos Alcaraz, vincitore dello US Open 2022, in conferenza stampa

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Carlos Alcaraz - US Open 2022 (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

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Il video-commento di Ubaldo che compare qui continua sul sito di Intesa Sanpaolo nella sezione “Sottorete” curata in collaborazione con Ubitennis, che potrete trovare al seguente link.

Clicca qui per guardare il video-commento completo di Ubaldo Scanagatta sulla finale maschile dello US Open 2022 sul sito di Intesa Sanpaolo

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Carlos Alcaraz ha riscritto la storia del tennis. Ad appena 19 anni e 4 mesi lo spagnolo vince il suo primo titolo dello Slam, diventando contemporaneamente il più giovane numero 1 del mondo nella storia del tennis. “È fantastico avere il trofeo qui accanto a me. Devo essere sincero, ho sorpreso un po’ anche me stesso – ha esordito in conferenza stampa il 2003 di Murcia – Ho giocato grandi partite ad alta intensità come non avevo mai fatto prima d’ora. Sono così felice di essere il nuovo numero uno del mondo. Di seguito il suo intervento completo in sala stampa.

D: Come ci si sente ad essere il campione dello US Open e il numero uno del mondo?

Carlos Alcaraz: È semplicemente folle. Non avrei mai pensato di raggiungere simili risultati a 19 anni, è arrivato tutto così velocemente. È incredibile, ho sognato tutto questo fin da quando ero bambino, sin dai miei primi passi su un campo da tennis. Poter sollevare questo trofeo, per me, è meraviglioso”.

D: Juan Carlos Ferrero ha detto che a Cincinnati sembrava che tu avessi un po’ perso il piacere di giocare, anche a causa dell’enorme pressione. Come sei riuscito a metterti tutto questo alle spalle e tornare a giocare così liberamente qui?

Carlos Alcaraz: “Come ha detto Juan Carlos, a Montreal e a Cincinnati ho perso un po’ il piacere di giocare, sentivo la pressione. Non riuscivo a sorridere in campo, cosa che faccio ad ogni partita in ogni torneo. Sono arrivato qui soltanto per divertirmi giocando a tennis e per sorridere di più. Devo solo ringraziare Juan Carlos stesso, così come tutta la mia famiglia e il mio team.

D: Questa vittoria ti spinge a volerne conquistare molte altre oppure, in questo momento, sei troppo stanco per pensarci?

Carlos Alcaraz: “Ora come ora cerco soltanto di godermi il momento: avere questo trofeo tra le mani è magnifico. In ogni caso, ovviamente sono affamato e voglio vincere ancora, voglio stare al top per molto tempo, spero molti anni. Lavorerò sempre più intensamente per poter tornare ad assaporare simili emozioni.

D: Quando hai capito che avresti potuto vincere uno Slam e diventare numero 1 del mondo?

Carlos Alcaraz: Quando ho vinto Miami ho pensato di poter vincere un Major. Prima, però, pensavo semplicemente che avrei dovuto crescere ancora: pensavo di poter fare buoni risultati negli Slam, ma non che ne avrei vinto uno”.

D: Se dovessi descrivere in una sola parola o frase quello che hanno significato per te queste due settimane, che cosa diresti?

Carlos Alcaraz: “È difficile, semplicemente direi che sono felice. Ho vinto il trofeo ed ero veramente felice in campo.

D: Inizierai a credere in quello che dice Nick Kyrgios? (ad inizio torneo l’australiano aveva dichiarato che Alcaraz avrebbe vinto il titolo, ndr)

Carlos Alcaraz: “Ti dico la verità, ho controllato i DM su Instagram e ho trovato un suo messaggio. Non l’ho letto tutto interamente, ma ho visto che c’era scritto ‘Te l’avevo detto!‘”.

D: Hai vissuto esperienze meravigliose a Miami e a Madrid, ma ti saresti mai aspettato che 23000 persone sull’Arthur Ashe ti avrebbero supportato in spagnolo? Ti ha sorpreso o colto alla sprovvista?

Carlos Alcaraz: “Non mi sorprende per niente perché l’avevo già vissuto l’anno scorso, anche se chiaramente non ai livelli di quest’anno. Ho giocato match molto difficili e attraversato momenti duri, aver avuto così tante persone pronte a supportarmi e a credere in me non può che essere stato d’aiuto. Grazie a loro sono riuscito anch’io a credere in me stesso“.

D: Sui social usi molto spesso le emoji del cervello, del cuore e degli huevos. Che cosa significa per te?

Carlos Alcaraz: “Sono tre cose che, da sempre, mio nonno ha sempre ritenuto importanti. Me lo ripeteva in continuo fin dai primi tornei, è qualcosa che ricordo nei momenti difficili. Grazie a questo riesco a spingermi un po’ più in là nei momenti duri: devo molto anche a lui.

D: C’è un altro campione che è tuo concittadino, Rafael Nadal. Hai qualcosa da dirgli? Ora te ne mancano solo 21!

Carlos Alcaraz: Io ne ho vinto uno, lui 22: la strada è quella…”

D: Hai costruito una relazione molto forte con il pubblico di New York, che cosa significa questo per te?

Carlos Alcaraz: “Quello che ho vissuto lo scorso anno è stato incredibile, ma questo torneo è stato semplicemente indescrivibile. Come ho già detto, ci sono stati molti momenti difficili in alcuni match complicati, ma erano tutti lì a tifarmi e a credere in me. Ho finito la partita contro Jannik Sinner quasi alle 3 del mattino, eppure loro sono rimasti per me fino all’ultimo punto. Posso dire che questo trofeo è anche in parte loro”.

Alcaraz ha poi parlato con la stampa di lingua ispanica rivelando ancora una volta la sua natura di ragazzo molto con i piedi per terra nonostante una grande ambizione nel tennis

Adesso entrano in gioco molte cose che non avrei immaginato all’inizio dell’anno, ma non credo che sarà difficile mantenermi con i piedi per terra, continuerò a essere la persona di sempre, rivedrò i miei amici, la mia famiglia. Voglio continuare a lavorare, a vincere titoli, ad essere sempre in alto in classifica per tanto tempo come hanno fatto i Big3. Adesso non è il momento per fermarsi, è il momento di continuare.

Gli elementi di stress sono sempre stati con me in tutte le partite. Ho giocato un gran tennis durante tutto il torneo, un livello enorme di gioco, di mentalità, e di qualcos’altro…[“los huevos” di cui parla spesso e di cui gli parlava sempre suo nonno n.d.r.].

Mi sono sorpreso del modo nel quale sono riuscito a superarmi nei momenti difficili. Ho sempre avuto difficoltà a mantenere il livello durante tutto il torneo. Mi sono sorpreso di essermi superato nel quinto set con Tiafoe dopo aver perso il quarto, nel quarto set con Sinner e quando ho salvato il match point.

È molto più difficile quello che hanno fatto i Big3, continuare a vincere per 20 anni. È quello che voglio fare, anche se adesso è ovviamente impossibile confrontare me con i Big3, ma è quello che ammiro e che cerco anche se oggi ho scritto una parte di storia, è quello ciò a cui mi ispiro.

“So di avere molto margine di miglioramento. Il n.1 e il primo Slam sono arrivati molto presto, ma non è il momento di fermarsi. Anche i Big3 si sono migliorati, si sono evoluti anno dopo anno. Anche quando gioco una grande partita, mi do sempre come voto un nove, mai 10, perchè c’è sempre margine per migliorare, per arrivare a un voto più alto. Più si vince più bisogna lavorare per mantenersi in alto.

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