US Open: New York, e l'ATP, incoronano il loro nuovo re. Alcaraz supera Ruud, primo Slam e più giovane n.1 di sempre

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US Open: New York, e l’ATP, incoronano il loro nuovo re. Alcaraz supera Ruud, primo Slam e più giovane n.1 di sempre

Carlos Alcaraz batte in quattro set il norvegese,Casper Ruud e riscrive l’ennesimo record

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Carlos Alcaraz - US Open 2022 (foto Twitter @rolandgarros)
 

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Il video-commento di Ubaldo che compare qui continua sul sito di Intesa Sanpaolo nella sezione “Sottorete” curata in collaborazione con Ubitennis, che potrete trovare al seguente link.

Clicca qui per guardare il video-commento completo di Ubaldo Scanagatta sulla finale maschile dello US Open 2022 sul sito di Intesa Sanpaolo

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AlcarazRuud Stas

[3] C. Alcaraz b. [5] C. Ruud 6-4 2-6 7-6(1) 6-3

Una finale, quella andata in scena oggi a Flushing Meadows, come mai prima si era vista, e chissà se mai si rivedrà. Una finale che non metteva in palio “solo” un trofeo del Grande Slam, ma che avrebbe regalato al vincitore anche il primo posto nel ranking da domani. Una finale, quella vinta da Carlos Alcaraz su Casper Ruud, che passerà alla storia per questi e svariati altri motivi, a partire dal nuovo record che lo spagnolo è andato a segnare: sarà il più giovane n.1 della storia della classifica ATP, a 19 anni e 4 mesi, battendo il precedente record di Lleyton Hewitt, che lo diventò invece a 20 anni e 9 mesi. Record di precocità in primis, ma anche balzo di ranking più grande (a pari merito con Moya, Agassi e Sampras), dato che passerà al n.1 dalla classifica di inizio torneo che era di n.4 al mondo.

Non sarà il più giovane a vincere uno Slam, neanche tra i più giovani, ma sicuramente Alcaraz si dimostra un campione di resilienza, divenendo solo il quindicesimo tennista nell’Era Open a vincere un torneo dello Slam dopo aver annullato match point nel corso del torneo. Diventa il primo a farlo qui allo US Open dal 2016, quando Wawrinka vinse ma rischiò contro Evans, e il settimo nella storia del torneo. La voglia e la caparbietà di Carlos sono emerse anche stasera, a più riprese: con i set point annullati nel terzo set, il saper tenere sempre a debita distanza Ruud, trattenere l’esuberanza e giocare con calma o sfruttare il servizio quando il match lo richiedeva. Piccoli dettagli, forse non così chiari come le corse e i passanti, ma che alla lunga hanno permesso ad Alcaraz di reggere il timone della finale.

Il match – in partenza già due palle break da fronteggiare per Ruud, molto reattivo sotto rete sulla seconda delle due, preciso nel piano tattico di muovere tanto lo spagnolo, che però subito fa paura con la risposta alla seconda, che specie dal lato del rovescio può essere una chiave a suo favore, anche per costringere il norvegese a forzare quando non entra la cara prima. Situazione che si ripete nel game di servizio di Carlitos, che subisce la variazione e il coraggio in risposta di Ruud, molto centrato, ma se la cava con due prime vincenti, importante segnale di lucidità. Non si fa però molto attendere il break, ed è a favore di Alcaraz nel terzo gioco, non gestito benissimo dal n.5 del seed, un po’ titubante su un paio di punti, ma soprattutto costretto a capitolare sulla rapidità e la prepotenza dello spagnolo, dalla risposta per poi tutto il punto, di qualche giro superiore. Il norvegese ha però un’immediata chance di contro-break, causata anche da qualche decisione che la sfrontatezza e la gioventù portano Alcaraz a sbagliare, annullata dalla prima (certo non ultima) palla corta riuscita, con passante a seguire, del match. Si prosegue senza scossoni, con lo spagnolo che più spesso cerca di uscire dallo scambio e si ritrova anche ad attaccare, preferendo volée lunghe e decise, in luogo di un Ruud che preferisce sempre la costruzione, e ossessivamente cerca il dritto da ogni angolo (e ha vinto il premio sportività per un doppio rimbalzo non visto, da lui indicato come tale). Il primo set, viene vinto 6-4 da Alcaraz, un tantino più meritevole per l’iniziativa, nel primo gioco al servizio tenuto a 0, senza alcun problema, addirittura andandosi a prendere i primi due punti con il serve and volley, piano da non trascurare per tenere fuori ritmo Ruud e impedirgli di palleggiare come vuole.

Il secondo set si apre seguendo l’ordine dei servizi, con entrambi i giocatori bene in battuta, senza permettere all’altro di trovare un passo differente, questo almeno fino al quinto game, dove il servizio di Ruud inizia ad entrare un po’ meno e lo spagnolo prova a cavalcarne l’onda accelerando da fondo, e dando più dinamismo ai propri colpi, già di per sé più estrosi e capaci di cambiare ritmo, per arrivare a palla break. Ma proprio quando la palla scotta il norvegese richiama il proprio servizio e annulla l’occasione allo spagnolo, trovando buona risposta anche dalla seconda. E la lucidità di Ruud si rivela ancora più importante nel sesto gioco, quando è lui ad alzare il livello, con un grandissimo game in risposta e un paio di punti da maratoneta, dovuti in parte ad un Alcaraz quasi incerto al momento di chiudere, che gioca smorzate fuori contesto, ma soprattutto alla voglia e la qualità difensiva del norvegese. Prosegue l’ottimo secondo set confermando il vantaggio subito dopo, prontamente annullando una chance di contro-break al n.3 del tabellone, sempre senza strafare ma ancora contando sulle solite armi del servizio e della costruzione, neutralizzando la debordante potenza dell’avversario, che non sta trovando la solita cambiale di punti nelle palle corte, con soli 2 punti su 7 giocate, tutte però non strettamente necessarie né ben costruite. E chiude con un brusco crollo il suo set Alcaraz, con Ruud che va a pareggiare il match con un netto 6-2, in un ultimo game rovinoso dello spagnolo, che soffre la tensione e le aspettative, con errori e scelte da rivedere, tutto a favore della tranquillità di Casper, che non deve far altro che ribattere da fondo, come ama, e andarsi a prendere un meritato secondo set, la cui vittoria è partita dalla prima palla break annullata.

Entra male nel terzo parziale Ruud, subito sotto 0-40 con un piccolo calo di tensione e un paio di errori assolutamente rivedibili, dovuti alla concentrazione. Le prime due palle break scorrono lisce, alla terza Alcaraz riprova l’amata palla corta, stavolta eseguita però ai limiti della perfezione, che gli permette di mettere subito il naso avanti nel set. Non dura però a lungo la gioia per lo spagnolo, che nel quarto gioco viene prontamente riacciuffato da Ruud, complice un aumento della pressione e un piccolo passaggio a vuoto con un paio di brutti errori, che permettono al norvegese di prendere coraggio e ed esuberanza, quasi mescolando i ruoli. Pesa molto la palla del doppio break non sfruttata nel terzo game da Carlitos, dovuta ancora alla compattezza e alla lucidità del suo avversario, meno falloso. Lo spagnolo sembra a tratti un po’ a corto di energie, cercando sempre l’affondo che vada a spiazzare Ruud, da parte sua sempre tranquillo, pronto in caso di bisogno a calcare con pesantezza la mano sul dritto. La via del tie-break, dopo un terzo set di altissimo livello tecnico e di intensità, viene tracciata definitivamente da un dodicesimo game fiume di più di 10 minuti, in cui si susseguono prodezze di entrambi, da risposte super di Ruud a incredibili accelerazioni di Alcaraz, che annulla anche due set point, in entrambi i casi andando con coraggio a rete, cercando di stanare il rovescio del norvegese, che sta andando alla grandissima dal lato destro. Tutto bene per Ruud…almeno fino al tie-break, dove tutti i problemi che può dare la lontananza dalla linea di fondo da cui parte emergono, con errori da ambo i lati che da un po’ non commetteva, e solo il primo punto vinto. Dunque Alcaraz, ad un passo dallo svantaggio, si rialza, e senza dover strafare, si trova davanti 2 set a 1.

Entrambi appaiono più stanchi in avvio di quarto parziale, e quasi risparmiano le energie, senza affondare mai in risposta, ma limitandosi a tenere i game di battuta. Infatti non a caso le percentuali al servizio, nonché la qualità, sono notevolmente aumentate, specie per Ruud, mentre va apprezzata ora anche una miglior gestione da parte di Alcaraz, che tira al massimo sì, ma ci pensa su due volte. E questo gioco più equilibrato dà fiducia allo spagnolo, che alza sensibilmente il suo livello nel sesto game, riattivando la massima velocità delle gambe e non concedendo nulla al norvegese, giocando anzi lui con pazienza e in costruzione, così da forzargli l’errore alla lunga, che costa al fantasmino un pesante break. Il 19enne di Murcia, che ha perso solo 2 punti quando ha messo la prima in campo in questo set, lo va prontamente a confermare, con un altro game dove il servizio gli dà una mano non indifferente, arrivando a 11 ace e risalendo da uno 0-30 che sarebbe potuto essere pericoloso. E così, con pazienza, con coraggio, con merito soprattutto, Carlos Alcaraz Garfia da Murcia va a chiudere con il quattordicesimo ace (8 dei quali nel quarto set, uno dei fattori principali della vittoria a conti fatti) una bella finale, contro un grande avversario, che fino all’ultimo ha combattuto, e ha dato tutto, ma quel tutto non è bastato per ritardare l’inarrestabile corsa di questo ragazzo, al primo Slam di tanti, probabilmente. E per il più giovane n.1 al mondo della storia, riuscito a vincere al nono Slam della carriera, le probabilità sfociano nella super realtà che sta costruendo.

“Prima di parlare di tennis, vorrei dire qualcosa perché oggi è una giornata importante per questo Paese – ha esordito Ruud durante la premiazione – Voglio ricordare tutte le persone che hanno perso la loro vita in quella giornata tragica nel 2001, a loro vanno tutte le mie preghiere, il mio cuore, il mio pensiero e il mio affetto. Sta andando tutto alla grande quest’anno, è fantastico e sono molto contento, è difficile spiegarlo in poche parole. È stata una serata speciale, Carlos e io sapevamo quello che ci fosse in palio. È bello che da domani saremo i primi due giocatori nel ranking, mi spiace ovviamente non essere il numero 1, ma posso dire che nemmeno il numero 2 è così male. Ora posso continuare ad andare ancora alla ricerca del mio primo Slam. Devo tutto alla mia famiglia, sono stati lì con me dal primo giorno, non posso ringraziarli a sufficienza ed è il motivo per cui sono qui in questo momento. Hanno fatto grandi sacrifici per me, non posso che essere loro grato”

Come ha fatto Casper, anch’io voglio prima parlare di che cosa rappresenta questo giorno: i miei pensieri sono con tutti voi in questa giornata particolare – gli ha fatto eco Carlos Alcaraz prima di ricevere il trofeo – è difficile affrontarla normalmente. I miei pensieri sono tutti con voi, vi sono vicino. Tutto quello che sto vivendo oggi è un sogno che si realizza, ho lavorato molto duramente. Non è facile parlarne ora, ci sono davvero molte emozioni in gioco. Ho cercato di raggiungere questi traguardi anche grazie ai miei genitori e al mio team, anche perché tutte le decisioni complicate le hanno prese loro. Ho pensato molto alla mia mamma, che non è qui, così come mio nonno. Ci sono diversi miei parenti qui, ma anche altri che non sono potuti venire: stavo pensando a tutti quanti loro. Ho sempre detto che non è il momento di essere stanco, soprattutto prima in una finale Slam. Devi dare tutto quello che hai e tutto quello che senti dento, quindi non era proprio il momento per sentirsi stanco. In tanti sono venuti in queste settimane, anche dalla Spagna, per fare il tifo per me. Sono arrivati un po’ da tutto il mondo per incoraggiarmi. Il calore e l’affetto che ho sentito fin dal primo turno sono stati incredibili, questo è stato probabilmente il pubblico con cui mi sono sentito maggiormente in sintonia in tutto il mondo“.

Poco dopo, ai microfoni di Eurosport, Alcaraz ha risposto alle domande di Alex Corretja: “È qualcosa di incredibile essere il n°1 del mondo e avere la coppa in mano, realizzo un sogno che avevo fin da bambino, fin da quando ho iniziato a giocare a tennis. Ho lavorato tantissimo per essere qui, è un momento molto speciale e, ovviamente, non me lo dimenticherò mai. Sono riuscito a vincere il primo set perché ho servito molto bene, anche se credo che Casper aveva più possibilità di vincerlo, così come il terzo: ero molto teso. Sono fortunatamente riuscito a sciogliermi un po’ perché lui giocava benissimo da fondo. È stata una partita durissima, fortunatamente sono riuscito a portarla a casa. L’unico obiettivo ad un certo punto era alzarmi bene la palla e servire al meglio. L’ultimo gioco è stato durissimo, mi pesavano moltissimo le gambe nonostante avessi sotto controllo il battito cardiaco. Sapevo di dover servire benissimo nell’ultimo gioco.

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