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Addio Roger Federer, auguri per la tua seconda vita. Ho visto centinaia di tuoi match. Eppure sarebbero bastati 5 minuti
Non ci voleva molto a capirne lo smisurato talento. Ha fatto innamorare tutto il mondo degli appassionati. Ha sempre giocato in casa ovunque giocasse. Oggi scrivo del tennista più chic, magari domani dell’uomo. Tutti avremmo sognato di giocare anche uno solo dei suoi colpi

Con l’avvicinarsi delle ATP Finals torna “Sottorete”, la video-rubrica curata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Ubitennis in cui vi accompagneremo passo dopo passo, tra aggiornamenti sulla corsa alla qualificazione e pillole dal passato, all’appuntamento in programma a Torino dal 12 al 19 novembre 2023.
Con il secondo appuntamento con “Sottorete” Ubaldo Scanagatta fa il punto della situazione sulle speranze degli italiani di accedere al torneo. Mancano ancora tanti tornei importanti e ci sono molti punti ATP a disposizione prima delle Nitto Atp Finals di Torino, ma Jannik Sinner sembra quasi avere già un piede fra i primi otto. L’altoatesino è quinto con oltre 1000 punti di vantaggio sul n.9 della Race di Torino, Taylor Fritz. Per quanto riguarda gli altri italiani, Lorenzo Musetti sta giocando bene ed è al suo best ranking, n.16. Ma anche Matteo Berrettini sta recuperando alla grande. Pure Lorenzo Sonego dimostra di essere competitivo su più superfici. Il sogno, ancora realizzabile, è quello di ritrovarsi con due italiani in lizza per gli otto posti a Torino.
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Sarebbero bastati cinque minuti e… I grandi campioni dello sport sono i soli essere umani cui è concesso di morire due volte. Oggi il cordoglio è unanime, universale. Universale perché… mondiale parrebbe poca cosa. E’ tutto un incessante proliferare – ovunque – di elogi funebri e amarcord personali. Piangono tutti. Non solo i campioni di una generazione. Anche quelli “trapassati” delle precedenti. E ben al di là dei confini angusti del Pianeta Tennis, un microcosmo.
Non c’è media né social su cui non si pubblichino i necrologi più ispirati dei più grandi scrittori. Anche – soprattutto? – di quelli che non hanno mai visto un intero suo match… ma è deflagrata proprio in giornata la notizia che è spirata la prima vita di Roger Federer. Quella più…eterna. E’ cronaca di una morte annunciata. Ma è stato lui a darsela, diversamente da Santiago Nasar.
La circostanza è triste, tristissima. Roger non avrà le onoranze funebri della regina d’Inghilterra. Eppure King Roger sui campi di tennis non ci sarà più. In Svizzera non usa. Ma a piangerlo saremo in tanti. Milioni. Quando dico che lo piangono tutti… è vero.
Il funerale deve essere celebrato. Paginate listate a lutto sui giornali, servizi di circostanza sui vari network in attesa della prima, immancabile docu-serie.
Il De Profundis non potrà non rattristare profondamente perfino i tifosi più sfegatati di Rafa Nadal, Nole Djokovic e Andy Murray, i tre dei Fab Four che sono ancora irriducibilmente attaccati alla loro prima vita. Fino all’ultimo respiro. Che, è scontato, vogliamo augurar loro non arrivi prima dei 41 anni (di Roger).
I suoi primi 40 anni – suvvia, siamo onesti e senza eccedere nelle iperboli… l’ultimo anno mica tanto – sono stati straordinari. Per i campioni di solito parlano i record. Quelli non si dovrebbero discutere. Anche se c’è chi pervicacemente lo fa.
Tanti amici, e non solo Radio Sportiva e Radio Bruno, mi hanno chiesto un mio ricordo di Roger Federer, sapendo che l’ho visto la prima volta all’età di 16 anni e mezzo quando vinse il torneo junior di Pasqua al CT Firenze nel 1998 battendo Filippo Volandri 6-4, 6-4. E la seconda quando Roger esordì in Coppa Davis a Neuchatel il 2 aprile 1999 a 17 anni e 8 mesi battendo il nostro Sanguinetti. E c’ero a Milano quando Roger vinse il primo dei suoi 103 tornei a 19 anni e qualche mese. E se allora si poteva ancora dubitare che sarebbe diventato quel fenomeno che è diventato – anche se oggi tanti magari dicono “Io l’avevo detto, l’avevo capito” … di talent scout fenomeni con il senno di poi è pieno il mondo! – beh credetemi se vi dico che quando il 2 luglio 2001, non ancora ventenne, lo vidi battere un certo Pete Sampras nel giardino di casa sua a Wimbledon in 5 set e 3 ore e 40 (190 punti contro 180…e almeno venti, understatement!, furono straordinari, pazzeschi) non potei fare a meno di scrivere: “Credo proprio di aver assistito all’ufficializzazione del cambio della guardia nel Regno Unito: questo ragazzo ha un talento davvero straordinario, non dubito che dovrò scrivere ancora molto di lui a partire da un futuro che credo molto prossimo”.
Rimasi semmai sorpreso che ci mise un anno più del previsto, quasi tutto il 2002, a darmi ragione. Beata gioventù. E’ stato meno precoce di Nadal e Djokovic. Ma è durato di più? Vedremo.
Non ero nella sua Basilea quando, dopo aver conosciuto lì il mondo del grande tennis da raccattapalle, vinse il torneo n.103. Ma lo vidi in tv. E ricordo che scrissi che non sarebbe stato proprio giusto se si fosse fermato a 103 quando Jimbo Connors ne aveva vinti 109. Non era giusto perché diversi di quei 109 erano fake-tournaments. Tornei che organizzava il manager di Jimbo, Bill Riordan, e la mamma di Jimbo, Gloria. Di ben altro spessore sono stati vinti i 103 tornei vinti da Roger. E quanti di più ne avrebbe vinti se si fosse “umiliato” a giocare anche quelli di minor blasone. Avrebbe potuto farlo, ma era troppo orgoglioso per… abbassarsi. Non sarebbe stato chic. E, suvvia, lasciamo perdere l’annoso e noioso discorso GOAT, ma quale è il tennista più chic di sempre, quello che non si è mai visto sudare, quello più elegante, nel giocare come nel vestire… qualunque fosse il suo sponsor? Prima lo sponsor era americano, già a 16 anni con Nike. Poi giapponese in questi ultimi anni, Uniqlo. Uguale uguale, si discuta pure su chi è stato il più forte. Ma non si può discutere su chi sia stato sempre il più chic! Forse anche in pigiama, ma bisogna chiederlo a Mirka.
Lui ha ricordato nel suo messaggio di addio al tennis agonistico di aver giocato oltre 1500 match. Malato come sono di tennis e di grandi spettacoli tennistici, e guardar giocare Federer è sempre stato garanzia di spettacolo sicuro – e avevo la fortuna di non dover pagare neppure il biglietto …ma l’avrei pagato! – mi piacerebbe da morire ricostruire i miei passi per sapere quanti ne ho visti dal vivo. E in tv. Così, per sciocca, sciocchissima e inutile soddisfazione personale. Quanti bei momenti mi ha regalato, questo è poco ma sicuro. Quanti ohh di meraviglia mi ha strappato, fino a che mi sono abituato e persuaso a non sorprendermi più.
Di certo ho visto tutti i suoi 20 trionfi negli Slam, in tre continenti e non solo gli 8 Wimbledon. E la sua vittoria n.1251, l’ultima, per l’appunto contro il nostro Lorenzo Sonego, prima dell’ultima sconfitta, la n.275, quella con Hubi (con la H…non ero io) Hurkacz. Già, perfino Federer ha perso molti più tornei di quelli vinti, 103. Signori, questo è il tennis. Anche King Roger ha perso tanto. Perfino uno dei tennisti più vincenti della storia ha dovuto imparare a gestire anche le sconfitte. D’altra parte senza perdenti (conosco bene di persona questa categoria) non esisterebbero vincitori.
Proseguendo nella descrizione dei paradossi federeriani, quelli che leggerete a contrario ovunque, Roger è stato molte più settimane senza sedere sul trono del tennis che non le 310 in cui ha regnato.
Non credo – e non per la generosità che si usa sempre nei confronti di chi…non c’è più – che si debba dare peso al fatto che in 40 duelli con Nadal Roger ne abbia vinti soltanto 16 (il 40%) e in 50 sfide con Djokovic, 23 su 50 (il 46%). E’ un po’ lo stesso discorso fatto per i 109 titoli di Connors e i 103 di Federer. Ma non è giusto che si confrontino pere e mele, che si mettano a confronto giocatori di età diverse, con gap di 5 (Nadal) e 6 anni (Djokovic) in periodi storico-anagrafici diversi e con duelli contati agnosticamente su superfici anch’esse diverse (il riferimento a Rafa Nadal e alla sua indiscutibile superiorità sulla terra battuta è tutt’altro che casuale).
Credo invece che per scrivere quel che molti avranno scritto meglio di me sul tennista Roger Federer non ci sarebbe stato alcun bisogno di vederlo centinaia di volte come ho fatto io. Salvo il piacere, l’inesauribile godimento ovviamente.
Bastavano davvero cinque minuti per … ”scoprire” tutto il suo incredibile repertorio. In cinque minuti avremmo, avreste, potuto immediatamente notare, scorgere la fluidità e l’eleganza del suo servizio e di tutti i suoi colpi, sì proprio tutti, anche se può sembrare incredibile o magari il frutto di uno smaccato elogio funebre (il classico post mortem), dritto, rovescio, volee, demivolee, dropshot, risposte bloccate, rovesci tagliati, rovesci coperti (post Ljubicic), tocchi delicati alla McEnroe (“da tocchi così, se fossi più gay mi farei carezzare” disse Gianni Clerici di SuperMac ma avrebbe potuto dirlo anche di Roger) , attacchi in controtempo, sneak attack (attacchi furtivi già i fase di risposta con chip and charge) giocato con la velocità di un pop up, come ha scritto qualcuno che non ricordo. E i tweener? Li ha fatti in tutti i modi, di dritto, di rovescio, passanti traccianti, lob vincenti. Tutti avremmo voluto giocare uno solo di questi colpi, dei suoi colpi, come lui. Stavo lambiccandosi il cervello per pensare a un colpo che non gli sia mai riuscito almeno una volta nel suo magico repertorio. Alla fine mi e’ venuto in mente: lo smash con il tweener! Nobody is perfect.
Sì, ribadisco, non c’era bisogno di seguirlo per centinaia di match. Bastavano cinque minuti. Grazie per avermi regalato migliaia di quei cinque minuti, Roger. E auguri per la tua seconda vita, a te, a Mirka, ai quattro gemelli, a tutti. Con te se ne va anche una parte della mia vita di giornalista. E non è una leggenda. E’ stata storia, storia vera. Bellissima. Grazie Roger.
ATP
ATP Pechino: Alcaraz è in semifinale, nessun problema con Ruud
Il norvegese parte meglio ma Carlos Alcaraz in pochi minuti diventa padrone del match e chiude con un parziale di 12 game a 3

[1] C. Alcaraz b. [7] C. Ruud 6-4 6-2
Continua il percorso netto di Carlos Alcaraz al China Open di Pechino. Il 20enne spagnolo deve infatti ancora perdere un set nel torneo e in generale ancora nessuno dei suoi avversari è riuscito ad arrivare a 5 in un set (nella giornata di domenica Lorenzo Musetti ha raccolto solamente quattro game in totale, ad esempio): la vicenda diventa ancora più preoccupante (per gli avversari, ovviamente) se pensiamo che oggi Casper Ruud (numero nove del mondo, finalista in carica delle Finals) non si è per nulla comportato da sparring partner, lottando fin dal primo game della partita (ventidue punti, oltre 15 minuti) ed esprimendo il miglior tennis dei suoi ultimi mesi.
Alcaraz però ha subito ricucito lo svantaggio iniziale con una semplicità disarmante, dominando senza problemi il resto del match vinto 6-4 6-2 e mettendo in mostra tutto il gustoso repertorio.
La sua rincorsa al numero uno del mondo continuerà in semifinale col vincente del match tra Sinner e Dimitrov.
LA CRONACA DELLA PARTITA:
Primo set: Ruud vince un game infinito e prova a scappare, ma Alcaraz si riprende in fretta
Nemmeno il tempo di cominciare e la partita entra subito nel vivo grazie ad un game di apertura di ben ventidue punti totali (un quarto d’ora abbondante) che alla fine vede prevalere Ruud: il norvegese tiene il servizio alla quarta palla game dopo aver annullato cinque palle break (una delle quali al termine di uno scambio brutale, 24 colpi intensissimi).
Il numero 2 del mondo sembra subire il contraccolpo, nel game successivo perde il servizio a 30 con addirittura tre errori gratuiti consecutivi e Casper ne approfitta portandosi rapidamente sul 3 a 0.La tempesta passa in fretta per Alcaraz che in poco tempo ritrova tranquillità e ricuce sul 3 pari (dopo aver annullato una palla break sul 2-3 grazie ad un deliziosa smorzata di dritto).
Il livello dello scambio resta comunque alto per gran parte del primo set: Ruud esprime il miglior tennis dei suoi ultimi mesi, appoggiandosi con apparente facilità ai traccianti dello spagnolo, ma allo stesso tempo la sua strategia di gioco risulta a conti fatti piuttosto innocua per Alcaraz, che sembra avere tutto il tempo del mondo per esprimere la sua fantasia e il classico bagaglio di smorzate, lob, serve and volley e accelerazioni improvvise.
La strada è ormai tracciata per un comodo finale di set per la testa di serie numero 1, che sul 3 pari breakka ancora l’avversario prima di chiudere senza ulteriori patemi col punteggio di 6-4 (ultimi due turni di servizio conquistati a zero).
Da segnalare la percentuale di prime di Alcaraz: 70%, spesso alla ricerca dalla risposta di rovescio dell’avversario.
Secondo set: Alcaraz strappa definitivamente la partita con due passanti consecutivi e raggiunge la semifinale
Il momento decisivo arriva nel terzo gioco con Ruud al servizio e un game che sembra ricordare il primo (infinito) della partita. Il norvegese stavolta però non riesce a salvarsi perché Alcaraz si inventa due passanti strepitosi, uno dietro l’altro (il primo di rovescio, il secondo di dritto) e strappa definitivamente il match.
Ruud non può più contenere lo strapotere tecnico dell’avversario (le sue armi sembrano spuntate e la diagonale sinistra è diventata col passare dei minuti una specie di incubo) e si arrende, non prima di aver annullato altre tre palle break (stavolta consecutive) sul 2-4: a fine partita il norvegese avrà annullato 11 delle 15 palle break concesse.
Con un Alcaraz del genere però la mentalità non basta e in pochi minuti Ruud è costretto a cedere col punteggio di 6-2, con la spagnolo che può così festeggiare la prima semifinale cinese della carriera.
Jacopo Gadarco
ATP
ATP Pechino: Zverev vola in semifinale battendo Jarry. Ad attenderlo Medvedev che regola Humbert in tre set
Sarà il diciassettesimo incontro tra i due con il russo in vantaggio nei precedenti (9-7). L’ultimo scontro diretto risale quest’ano a Cincinnati (vittoria del tedesco)

Il lunedì a Pechino è dedicato ai quarti di finale del tabellone. Ecco come sono andati quelli della sessione diurna: la prima semifinale vedrà di fronte Daniil Medvedev e Sascha Zverev.
[2] D. Medvedev b. U. Humbert 6-4 3-6 6-1
Il primo quarto di finale del China Open vede di fronte la testa di serie n.2 Daniil Medvedev opposto a quella che è la sorpresa del torneo, il francese Ugo Humbert. A raggiungere la semifinale è il russo che esce vincente da una battaglia di tre set con il punteggio di 6-4 3-6 6-1.
PRIMO SET – Dopo un paio di game interlocutori Medvedev piazza il primo break nel secondo gioco trovando buona profondità di palla, Humbert non regge il ritmo e cede il passo. Il francese è però bravo a rimanere in scia piazzando il contro break nel game successivo. Ai due break iniziali se ne aggiungono altri due consecutivi che riportano momentaneamente il punteggio in parità. Sul 4-4 è ancora una volta il russo a mettere pressione a Humbert: arrivano altre due palle break, ma basta la prima per mandare Medvedev a servire per il primo parziale. Il moscovita ringrazia e chiude 6-4 in 46′.
SECONDO SET – Nella ripresa Humbert cambia registro mostrando più sicurezza nei colpi da fondo. Il francese prova a variare di più, spesso utilizzando la palla corta per destabilizzare Medvedev. Il servizio per il transalpino comincia a girare a pieno ritmo, il russo fa più fatica ad entrare nello scambio rispetto al primo set. Nell’ottavo gioco la testa di serie n.2 commette la bellezza di quattro doppi falli – gli ultimi tre consecutivi – regalando a Humbert la possibilità di servire per il set. Il francese non tentenna e manda la partita al terzo set con il punteggio di 6-3.
TERZO SET – Il transalpino parte forte anche ad inizio terzo set arrivando subito a palla break. Ci vuole il miglior Medvedev per scongiurare il pericolo. Il russo approfitta del primo passaggio a vuoto dal secondo set di Humbert per piazzare un inaspettato break. Il n.2 del seeding appare scostante, quasi insofferente nel concedere il contro break nel game successivo. Il francese però non ne approfitta, anzi pasticcia, commettendo qualche errore di troppo che gli costano un altro break nel quarto gioco. Stavolta il campione dello US Open non si volta più indietro, anzi, fa in tempo a prendersi un altro break nel sesto gioco. Daniil Medvedev è il primo giocatore ad accedere in semifinale a Pechino, aspetta ora il vincente tra Zverev e Jerry.
[8] A. Zverev b. N. Jarry 6-1 6-7 (5) 6-3
Sarà il tedesco Sascha Zverev a contendere un posto in finale a Pechino a Medvedev. La testa di serie n.8 fatica più di quanto ci si potesse aspettare contro il cileno Jarry, che ha avuto il merito di portare il match al terzo set dopo un ottimo tie-break vinto nel secondo parziale. Il punteggio finale è di 6-1 6-7 (5) 6-3 in favore del tennista di Amburgo.
PRIMO SET – Le prime due palle break per il tedesco arrivano nel secondo gioco. Un errore con il rovescio è fatale a Jarry che cede il servizio al n.8 del seeding. Il cileno è in balia di Zverev anche nel quarto gioco con il tedesco che riesce a mettere pressione fin dalla risposta. Il tennista di Amburgo è una macchina al servizio quest’oggi, il cileno può ben poco in risposta. Jarry però conquista il game della bandiera nel sesto gioco. Ma è Zverev, senza particolari affanni, a chiudere il primo set 6-1 in 23′.
SECONDO SET – Jarry comincia bene in questo inizio ripresa. Le percentuali con la prima palla aumentano, mentre si abbassano un poco quelle del tedesco. Zverev adesso fa più fatica ad entrare con la risposta. Entrambi i giocatori si difendono bene in questo secondo set, le palle break scarseggiano, e molto del merito va attribuito al cileno che ha alzato considerevolmente il livello del suo gioco dopo il primo set. Il set senza particolari sussulti si deciderà al tie-break. Il primo punto è di Jarry con l’ennesima prima ben piazzata. Zverev tenta l’allungo conquistando un mini break, ma il cileno con coraggio ricuce lo strappo prendendosi il punto a rete. Si gira sul 3-3. Il primo set point è di Jarry che si prende anche il secondo set dopo l’errore di rovescio di Zverev.
TERZO SET – Il set conclusivo vede ancora una volta il cileno uscire meglio dai blocchi. Nel terzo game ha pure una chances di break che viene sventata da Zverev grazie al servizio. Il quinto è il gioco chiave del set: il tedesco ritrova la profondità del primo set, il cileno messo alle corde sbaglia, consegnando il break decisivo alla testa di serie n.8. Zverev non vacilla quando nel nono gioco serve per un posto in semifinale. Un ace al centro manda il tedesco ad affrontare Medvedev dopo che i due si sono affrontati lo scorso agosto a Cincinnati (vittoria Zverev).
ATP
ATP Shanghai, qualificazioni: Napolitano al turno decisivo, fuori Giustino
Sorti opposte per i due italiani impegnati nelle qualificazioni del 1000 cinese

Nel primo turno di qualificazioni al Masters 1000 di Shangai, un sorprendente Stefano Napoliitano batte l’australiano Omar Jasika in due set. Si ferma dopo quasi tre ore di partita il tennista napoletano Lorenzo Giustino si arrende al 30 enne Benjamin Lock.
Stefano Napolitano b. Omar Jasika 6-1 7-5
Vittoria importante quella del 28 enne di Biella Stefano Napolitano, ai danni dell’australiano Omar Jasika. Nel primo set l’italiano gioca in modo ordinato, non concedendo palle break e sfruttano molto la prima di servizio (3 ace). L’australiano, nonostante la percentuale di prime di servizio decisamente più alta rispetto a Napolitano, subisce molto le risposte aggressive dell’italiano, che conquista tre break nel primo set, portandolo a casa con il punteggio di 6-1. Ad inizio secondo set, è l’australiano ad esprimere al meglio il suo gioco, portandosi 3-1 dopo aver conquistato il primo break della partita. Vantaggio che dura molto poco a causa dell’efficacia del gioco di Napolitano, che recupera il servizio e consolida il vantaggio al turno successivo in battuta, in cui annulla quattro palle break. Chiude il match ottenendo un break, con il punteggio di 7-5. Tra lui e l’accesso al tabellone principale dell’ATP 1000 di Shanghai, rimane un solo ostacolo: l’australiano Marc Polmans, che ha sconfitto in tre set il russo Kachmazov.
Benjamin Lock b. Lorenzo Giustino 7-6(7) 3-6 6-4
In un match caratterizzato da alti e bassi, da entrambi le parti del campo, la spunta il tennista zimbabwese Benjamin Lock. Ad inizio primo set è Lorenzo Giustino a portarsi avanti 5-2 ottenendo un break. Il tennista italiano però non sfrutta le due palle set concesse dal classe 1993 , e successivamente perde il suo turno di servizio a 30. Il primo set, che sembrava indirizzato verso il tennista italiano, scivola improvvisamente dalle sue mani al tiebreak, dove Lock al terzo set point chiude con il punteggio di 7-6(7). Nel secondo set Giustino conferma ciò che di buono si era visto nel suo gioco nel primo set, conquistando un break nei primi game del set e concentrandosi solo sui suoi turni di servizio, che mantiene senza concedere palle break. Chiude poi il set strappando il servizio a Lock con un netto 6-3. Nel terzo set Giustino perde il suo secondo turno di servizio e concede a Lock la possibilità di portare a casa il match, mantenendo i suoi game in battuta. Il tennista zimbabwese non se lo fa ripetere due volte e resiste alle risposte aggressive e i pochi errori del tennista napoletano, portando a casa il set per 6-4, accedendo al turno finale di qualificzzione, in cui affronterà la testa di serie numero 1 Rinky Hijikata.
Renato Nunziante