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ATP Firenze: Berrettini si schianta sul muro Carballes Baena, Finals lontanissime
Matteo Berrettini va avanti di un set e un break, serve per chiudere nel terzo, ma lo spagnolo non si arrende mai e chiude giocando quattro game impressionanti

R. Carballes Baena b. [2] M. Berrettini 5-7 7-6(5) 7-5
È una brutta versione di Matteo Berrettini quella sconfitta in tre ore e venti minuti da un Roberto Carballes Baena che non ha neanche messo in campo la prestazione della vita o, quantomeno, non ne aveva l’intenzione se non gliene fosse stata ripetutamente offerta la possibilità. Certo, lo spagnolo ha risposto parecchio e pure bene (cosa tutt’altro che scontata nonostante la superficie lenta) e corso anche di più (quello si sapeva) sbagliando però molto, soprattutto nei primi due set, più volte tradito dal dritto su palle piuttosto facili sia in palleggio che nei tentativi di affondo. Poi, nel terzo, già che c’era – e c’era perché l’altro ce lo ha fatto arrivare – ci ha provato ed è riuscito a tirare fuori alcuni giochi forse di prestigio che lo hanno fatto diventare un fenomeno quando avrebbe dovuto essere già non sotto la doccia bensì a cena a digerire la comprensibile, ineluttabile sconfitta in due partite.
Dal canto suo, Berrettini ha iniziato come ci si aspettava, con qualche occasione già al primo game, il break al settimo gioco, i set point per chiudere 6-3. Ha infine messo le mani sul parziale, ma le crescenti difficoltà hanno fatto intravvedere all’avversario l’opportunità, tanto che nemmeno sotto di un set e un break ha dato segnali di resa. Ma, segnali o meno, il top player avrebbe dovuto ammazzare il match a quel punto. Trascinato al terzo, Berretto è andato a servire sul 5-3 e Carballes ha infilato quattro giochi pressoché perfetti. Terza vittoria su un top 20 per lui, dopo Shapovalov e Monfils, su ventitré confronti.
PARENTESI RACE – In ottica ATP Finals, Berrettini rimane 15° a 2225 punti. Auger-Aliassime, ottavo nella Race, è anch’egli in gara a Firenze (esordirà giovedì), ma aggiungerà punti al proprio bottino solo superando i quarti di finale. Con Alcaraz, Nadal, Ruud e Tsitsipas già qualificati in virtù dei punti e Djokovic in quanto campione Slam in top 20, ovviamente al netto di eventuali rinunce, nel mirino azzurro c’è il settimo posto attualmente occupato da Taylor Fritz con 2885 punti. Tra Matteo e lo statunitense ci sono però altri cinque tennisti (tolti Nole e Zverev, quest’ultimo con il punto interrogativo) con le stesse ambizioni, tra cui Jannik Sinner a quota 2310.
IL MATCH – Carballes Baena è giocatore da terra battuta, più attivo nel circuito Challenger, e con una quindicina di match pro al coperto in carriera. Questo però significa solo che difficilmente lo vedremo sul tappeto di Ismaning, non che non sia in grado di opporre resistenza alcuna su questa superficie, tanto lenta che il coach Gipo Arbino ci ha detto che Sonego è andato in campo con alcune racchette incordate addirittura quattro chili in meno rispetto al solito.
Carballes non parte centratissimo e si ritrova sotto 15-40, mentre è chiaro quello che lo spagnolo vuole e deve fare: tenere la palla sempre profonda e precisa in modo da muovere il nostro e impedirgli di entrare con il drittone, preferendo la diagonale sinistra. In ogni caso, è bravo ad annullare quelle e altre due palle break, con Berrettini che sfodera subito anche le smorzate. C’è qualche bello spunto da parte di entrambi e al quinto gioco RCB commette per due volte di fila lo stesso errore, vale a dire cambia verso il dritto di Matteo con poca incisività permettendogli di girare l’inerzia dello scambio, ma riesce comunque a tenere senza troppi patemi. Non ci riesce invece al turno di battuta successivo a causa dei troppi errori. Perché, quando giochi con qualcuno a cui sai che potrebbe essere un problema strappare la battuta anche qui sopra, sentirsi costretto a non regalare nulla quando servi ti crea quella pressione che può proprio farti sbagliare. E anche non essere mai entrato fra i primi 70 del ranking potrebbe avere il suo peso quando giochi al Palazzo Wanny contro Berrettini, almeno a giudicare da altri gratuiti in quello che potrebbe essere l’ultimo gioco del parziale; nonostante Matteo faccia anche valere il peso e la velocità del suo dritto, RCB annulla tre set point da sinistra con la partecipazione poco straordinaria del rovescio azzurro.
Nessun problema, i apparenza, perché Berretto va poi 30-0 e ha una palla comoda con l’altro attaccato a rete che un centimetro più avanti farebbe invasione ma, invece di trafiggerlo, gliela mette giusta per fargli fare bella figura. Santopadre e Rianna non paiono tranquilli e lui rimane così impantanato nel game che infine cede con il doppio fallo. Per italica fortuna, l’avversario gli rende il favore tra un brutto errore e il gioco fermato sulla palla break con hawk-eye che gli dà torto. Questa volta Berrettini non li lascia sfuggire l’ennesima occasione e chiude a zero. 90% di punti con la prima e 31% con la seconda per lui, sempre sul 55-50% per Roberto: nessuna sorpresa.
Tutti in bagno e si ricomincia. A soffrire. Roberto illude regalando ancora con il dritto e illude anche più il ventiseienne romano approfittandone subito. Carballes Baena non si fa impressionare dallo 0-2, muove il punteggio, Matteo non ottiene punti gratis (e nemmeno vagamente scontati) con la battuta, si fa sorprendere nell’angolo destro ed è 2 pari, che diventa 2-4 in un’evidente fase di scoramento. Ci pensa il ventinovenne di Tenerife a tirarlo su di morale allungandogli un vassoio con un paio di errori che stuzzicano l’appetito del 4 pari. Match ondivago, insomma, nel caso ci fosse bisogno di rimarcarlo, e non parliamo di quelle onde che ti ci tuffi felice vicino alla riva, bensì di quelle che provocano il rollio dell’imbarcazione.
Sulla sedis, Richard Haigh aveva già sbagliato martedì sera in una situazione di punteggio delicata annullando l’ace di Zhang sulla protesta di Passaro che sosteneva di non essere pronto. Ora, con Matteo che serve per andare al tie-break sul 15-30, fa overrule sul vincente spagnolo chiamato out, ma decide di far rigiocare il punto nonostante la chiamata non abbia assolutamente influito sul tentativo di Matteo. A differenza del cinese, però, Roberto fatica a dimenticare e rischia di uscire dal match. Berrettini però non se ne avvale, anzi, sbaglia, stecca ed è terzo set.
I due ricominciano tenendo agevolmente i rispettivi servizi, poi Matteo mette la freccia al sesto gioco, con il lungo punto decisivo ben costruito da RCB che però fallisce la volée non elementare ma a campo aperto. Berretto consolida non prima di essere andato sotto 0-30, ringraziando l’altro per il poco cinismo nel punto che l’avrebbe portato a doppia palla del contro-break.
5-3, momento della verità, Carballes tira fuori tutto il fiato che gli resta (parecchio), ma soprattutto risponde tanto e bene, anche se pesa la smorzata azzurra che va larga ad avversario battuto, il quale nel giro di quattro minuti si prende il 5 pari. Gran game di risposta e tocca a lui servire per chiudere; la sua battuta non si avvicina neanche per sbaglio a quella di Berrettini, ma la risposta azzurra è decisamente peggiore: a Roberto riesce il colpaccio e va ai quarti contro contro Mikael Ymer, vincitore di Karatsev. “Su questa superficie, Cressy è meno pericoloso di Karatsev” diceva Vincenzo Santopadre. E Aslan è meno pericoloso di Ymer e Berrettini di…
LE PAROLE DI CARBALLES – “L’atmosfera mi ha eccitato, avere tanta gente che tifava per Matteo mi ha caricato. Questa settimana ho giocato qui invece che in Spagna perché ero al Challenger di Parma, poi andrò a Napoli, mentre Gijon è lontano rispetto a dove sta la mia famiglia” ha spiegato. “Sul 5-2 al terzo per Matteo non ero ottimista, però mi sono detto sto giocando bene, posso essere più aggressivo” e c’è riuscito. “Questa è una delle mie vittorie più importanti, ma non quella più importante in assoluto” ha concluso riferendosi alla vittoria in cinque set su Shapovalov al Roland Garros nel 2020.

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Roland Garros: Djokovic diesel batte Khachanov alla distanza, è semifinale
Per la dodicesima volta in carriera, Novak Djokovic raggiunge almeno la semifinale a Parigi. Il russo vince il primo set ma cala d’intensità. Si attende Alcaraz-Tsitsipas

[3] N. Djokovic b. [11] K. Khachanov 4-6 7-6(0) 6-2 6-4

Novak Djokovic ha dovuto cedere un set prima di iniziare la sua partita e vincere, 4-6 7-6 6-2 6-4 contro Karen Khachanov, conquistando la semifinale del Roland Garros.
Kachanov conclude così uno dei periodi migliori della sua carriera. Anche oggi la partenza del russo è stata ottima, sicuro delle sue scelte e in netto comando con il dritto, accompagnato da un servizio nettamente superiore a quello di Djokovic che sembrava alla ricerche di iniziative ma senza trovarle. Troppo distante in risposta e fuori ritmo con il rovescio, il serbo che ha dovuto aspettare di concludere il secondo set per ritrovare la sicurezza nei colpi che ci ha abituati a vedere. L’equilibrio del secondo set infatti, poteva far pensare di arrivare anche fino al quinto set. Ma il russo ha iniziato a perdere la benzina (forse non ce n’era più abbastanza per un avversario come il serbo) proprio nel momento in cui Djokovic stava decidendo che avrebbe vinto la partita, come sempre, ad ogni costo. E con un tiebreak a senso unico, dove il serbo ha portato a casa tutti i punti, ha messo fine alla partita di Khachanov. Tanti applausi lo stesso per il russo che tornerà in top 10 (non succedeva dall’ottobre del 2019) dopo aver dimostrato che la stoffa per essere un giocatore da seconda settimana in uno Slam c’è e non si è trattato di un singolo episodio. Non possiamo dire che sia stata una partita eseguita alla perfezione quella di Djokovic, che però, può concedersi il lusso di non pensarci. Perché quel che conta davvero adesso è che Novak Djokovic giocherà la sua 45esima semifinale in un torneo del Grande Slam, nonché 12esima semifinale del Roland Garros dove aspetterà il vincente tra Alcaraz e Tsitsipas.
Primo set: un solido Khachanov si dimostra superiore al servizio e comanda il gioco su un falloso e poco fantasioso Djokovic
Già dai primi game entrambi si mostrano solidi al servizio: comandano gli scambi e lasciano poche chance all’avversario. Nel quinto game, però, ecco arrivare le prime difficoltà sul turno di battuta del serbo. Khachanov riesce a spingere molto con il dritto, costringendo Djokovic a giocare dietro la linea del campo. Grazie a questo, insieme anche a un doppio fallo di Nole, il russo conquista due palle break consecutive, che però il 22 volte campione Slam annulla con un dritto all’incrocio delle righe, venendo fuori da vincitore dopo uno scambio estenuante. Il numero 3 del mondo non sfrutta un’occasione per fare suo il game e, dopo altre due palle break annullate (di cui una non concretizzata da Khachanov che sbaglia uno smash sopra la rete), alla quinta occasione strappa il servizio all’avversario dopo uno sventaglio di dritto impressionante. Quest’ultimo conferma il break nel game successivo e si rende pericoloso anche nel settimo gioco, ma Djokovic è bravo a gestire la pressione e si porta sul 3-4. Il russo grazie al servizio allunga sul 5-3, e proprio nel nono gioco si guadagna 2 set point, che però Nole è bravo ad annullare grazie a un rovescio vincente e a un servizio sulla “t”. Nel game successivo non trema il braccio di Karen che, grazie a 3 errori del serbo e una buona prima di servizio, conquista il primo set per 6 giochi a 4.
Secondo set: equilibrio per tutto il set, ma il tie-break è un assolo di Djokovic
L’inizio del secondo parziale si mostra molto simile al primo: entrambi tengono il servizio piuttosto agevolmente, anche se Djokovic fatica a essere incisivo. Nel quarto gioco il russo è costretto ai vantaggi dopo un game in cui ha giocato poche prime; riesce comunque a riagganciare il serbo sul 2-2, giocando una smorzata che lascia fermo il numero 3 al mondo. Nel quinto gioco è Nole a dover faticare, ma con un vincente di dritto e un errore in risposta di Khachanov si porta avanti 3-2. I 4 giochi successivi vengono tenuti bene dai giocatori al servizio, che incrementano la percentuale di prime in campo e difficilmente fanno partire lo scambio. Nel decimo game il 27enne di Mosca, con freddezza, si porta a casa il gioco ai vantaggi senza aver bisogno di annullare set point. Djokovic vola facile sul 6-5, e di nuovo il numero 11 al mondo ha bisogno dei vantaggi per riuscire ad agganciare il serbo. È tie-break quindi sul Philippe-Chatrier. Nole parte fortissimo: strappa due servizi all’avversario con una palla corta sublime e un dritto vincente, tiene i suoi due turni di servizio e di nuovo guadagna un mini-break con un rovescio lungolinea. Sul 6-0 chiude in bellezza il set con palla corta e volee, lasciando a bocca asciutta il russo.
Terzo set: Khachanov diminuisce l’intensità, Djokovic gioca di esperienza
Carico del set appena conquistato, Djokovic parte subito forte nel terzo parziale. Costringe Khachanov ai vantaggi e, dopo due palle break (le prime conquistate dal serbo) annullate bene dal numero 11 al mondo, alla terza occasione strappa il servizio all’avversario grazie a una palla corta aiutata dal nastro. Il 36enne di Belgrado conferma con sicurezza il break, e nel terzo gioco impensierisce Khachanov costringendolo ai vantaggi. Il russo, però, grazie a un dritto in corsa lungolinea spaventoso e un nastro fortunato rimane ancora in corsa: 2-1 per Djokovic. Il 3-1 arriva in poco più di 2 minuti, e il quinto gioco racconta la stessa storia: Khachanov lo tiene a 0 con ben 2 ace consecutivi. Sul 4-2 il russo appare decisamente sottotono e Djokovic ne approfitta. Il numero 11 al mondo gioca ormai 2 metri dietro la linea del campo, e il serbo non si fa scappare l’occasione: guadagna 2 palle break consecutive e, alla prima, concretizza il break. Il game successivo è una pura formalità per il serbo, che con esperienza si porta a casa il secondo parziale per 6 giochi a 2.
Quarto set: Khachanov prova a tirare fuori le ultime cartucce ma ormai Djokovic è entrato in modalità vittoria
Già nel primo gioco Khachanov si trova in difficoltà: rimonta da 0-30 sul suo servizio e, grazie a due dritti fulminanti, parte in vantaggio nel quarto set. Djokovic, dopo aver tenuto facilmente il servizio, nel terzo game mette pressione in risposta e riesce a breakkare l’avversario. Il russo cerca la reazione e si carica spingendo bene con il dritto. Il serbo arriva ancora tardi di rovescio e commette un brutto errore che gli costa una palla break a favore del russo che non ne aveva più viste dai tempi del primo set. Djokovic cancella questo brutto momento tenendo e dominando perfettamente lo scambio con l’angolo stretto di dritto. Due doppi falli non consecutivi incatenano Djokovic ai vantaggi di questo quarto game, Khachanov non sfrutta questi momenti preziosi. Il serbo sbaglia ancora, questa volta una volée facile sotto rete, ma alla fine chiude il quarto game dopo aver cancellato due palle del contro-break e allunga la distanza 3 giochi a 1. Il russo dimostra di essere ancora dentro questa partita con tutto sé stesso. Lascia per strada un solo 15 per colpa di un doppio fallo ma chiude in maniera impeccabile un ottimo game: 3-2 Djokovic. Sui turni di servizio del serbo però, Khachanov non legge più le traiettorie, le sue risposte sono troppo deboli. Lo sconforto del sesto game che vede Djokovic avanti 4-2, fa iniziare male il russo che va subito sotto 0-30 sul suo turno di servizio. Un altro errore di dritto di Kachanov concede due palle break al serbo che potrebbe vedersi già negli spogliatoi. Ma il russo tira fuori il braccio di ferro e cancella tutto grazie al servizio perfetto che gli spiana la strada verso l’ultima speranza: 4-3. La tenacia precedente di Khachanov viene subito ripagata dal passaggio a vuoto di Djokovic (forse si era già visto sotto la doccia) e con un doppio fallo rimette il russo in parità: 4 giochi pari. Ma l’amnesia del serbo dura poco; nel giro di un minuto Djokovic recupera il vantaggio lasciando il russo a 0 sul suo turno di servizio e si prepara a servire per il match avanti 5-4. Kachanov non ci crede più e lo sprint finale del serbo lo lascia ancora a 0. Djokovic vince 6-4 ed è in semifinale al Roland Garros per la 12esima volta.
Con la collaborazione di Andrea Binotto
ATP
Roland Garros: Sascha Zverev dal crac ai quarti. L’anno travagliato (con lieto fine) dell’ex predestinato
Battendo Dimitrov il ventiseienne tedesco si è assicurato un posto nei quarti dello Slam parigino contro Etcheverry. Dal tremendo infortunio alla caviglia sono passati poco più di dodici mesi

Conciso. Focalizzato, direbbero adesso quelli molto addentro a un certo tipo di questioni. Sascha Zverev concede poco ai giornalisti stranieri nella conferenza stampa seguita al successo negli ottavi del Roland Garros contro Grigor Dimitrov. Quasi nulla, in realtà; tre risposte secche, un osso scarnificato che sa di fretta, perché di altro tempo da perdere ce n’è poco, in fondo all’annus horribilis durante il quale la sua mente dev’essere stata attraversata dai propositi più funesti. “Perché ti sei messo a provare il servizio alla fine del match?“, gli chiedono. “Perché sul 3-0 nel terzo mi sono deconcentrato, ho perso consistenza, mi sono inconsciamente convinto di aver già vinto e il servizio è andato un po’ a spasso. Volevo ritrovarlo, recuperare la confidenza con il movimento prima di andarmene a letto“. Una risposta apparentemente di circostanza e che invece dice tutto: il giovane, o forse ex giovane Sascha non può permettersi di buttare altre chance nel vortice della distrazione o, peggio, dell’autocompiacimento.
Oggi sono un anno e tre giorni da quel nefasto tardo pomeriggio di venerdì tre giugno 2022, campo Philippe Chatrier, tetto chiuso; fuori, diluvia. Dentro, sauna non richiesta. Zverev affronta Rafa Nadal, il presidentissimo della Repubblica della terra battuta, il notabile più in vista del Fauburg Saint-Germain declinato al rosso. Ma parte deciso; deciso a non sperperare l’inaspettato vantaggio delle condizioni indoor e, soprattutto, a non farsi irretire dalla trama delle leggendarie chele avversarie. Sascha prende e tira, mette i piedi in campo, accelera con il rovescio e insomma, anche se si stenta a crederlo, Rafacito annaspa, rema, si contraria. Come sempre, da sempre, avviene quando qualcuno abbia l’ardire di prevaricarlo, e specie a casa propria, Nadal mette in campo l’estrema difesa, rappresentata non tanto da uno dei suoi leggendari colpi, ma dalla trasposizione sul rettangolo dell’immagine di sé stesso che il ragazzo dall’altra parte della rete si è costruito nella mente guardandolo giocare per anni davanti alla tv. Senza apparenti spiegazioni plausibili, in coda a un set dominato sul piano del gioco, Zverev si trova inspiegabilmente a fronteggiare tre set point, ma li annulla con altrettanti vincenti. L’inerzia è forse ancora dalla sua parte, ma, come ha scritto il nostro Vanni Gibertini nella cronaca originale dell’evento, “il tie break della prima frazione è di quelli destinati a farsi ricordare a lungo“. Sascha scappa a martellate sul 6-2, ma contro Rafa un conto è avvantaggiarsi, un altro convertire. Come finì lo sapete tutti.
Eppure, presa una legnata che avrebbe abbattuto un bisonte, in fondo a 91 minuti di un set dominato eppure concluso con un pugno di mosche in mano, il ragazzo di Amburgo si rialza, va avanti 5-3 nel secondo, mentre Rafa litiga con il servizio, ma si fa di nuovo recuperare: 6-5 per lui, 40-30 per la leggenda, che lo attacca sul dritto, a un passo da un nuovo tie-break, e sono già passate tre ore, c’è odore di record di durata. Zverev corre sulla propria destra, prova a tirare un passante complicatissimo, mette male il piede. Urla, disperazione, sanitari in campo, Nadal che lo fissa in piedi, da un metro, con un’espressione sinceramente terrorizzata disegnata in volto. Torneo finito, la carriera chissà. Fino a un istante prima che la sciagura si materializzasse, Zverev era ancora in lizza per diventare il nuovo numero uno del mondo, risultato che i più avevano predetto sin da quando, ragazzino, egli aveva dominato l’importante Challenger di Heilbronn massacrando vecchie lenze del settore come Zeballos, Struff e Guido Pella. Pochi giorni dopo il crack arriverà la conferma: intervento chirurgico in Germania, “riuscito perfettamente”, ma i tre legamenti laterali della caviglia destra sono strappati.
“Non so quando ritornerò“, il prevedibile commento a caldo, e nessuno, del resto, vista la situazione, si aspettava vaticini di sorta. Un tentativo per lo US Open, ma le complicazioni, dietro a un infortunio tanto serio, sono dietro l’angolo: “Immaginavo di essere pronto per New York – ha in seguito dichiarato Sascha – ma si è presentato un edema osseo, altri tre mesi di stop. Ho pensato di non poter tornare più quello di prima. Forse ho accelerato troppo per volontà di rientrare presto, e allora mi sono detto di staccare, ho fatto le valigie e sono andato in vacanza“. Meglio tornare al lavoro con calma, approcciando pratiche più soft. L’attrezzo del mestiere rimesso in borsa per l’esibizione araba alla Diriyah Tennis Cup e una pesante sconfitta contro Medvedev, poi la vittoria dell’auspicabile rinascita, nella World Tennis League di Dubai contro Novak Djokovic. Un brodino, sì, ma quando si è digiunato a lungo non c’è nulla di più rincuorante.
Gli alti e bassi erano in preventivo, anche se retrocedere di un passettino quando con enormi fatiche se n’era appena fatto uno avanti è complicato da accettare. Inizio d’anno e United Cup, pesante rovescio al cospetto di Jiri Lehecka: “Il mio tennis è molto lontano da dove vorrei che fosse“, dichiara Sascha, il cui orizzonte è di nuovo incupito da nuvole cariche di cattivi pensieri. “Per l’Australian Open non ho nessuna aspettativa“. E in effetti l’inverno si complica: sconfitte al secondo turno a Melbourne contro Michael Mmoh e a Rotterdam contro Tallon Griekspoor; un paio di buone prestazioni, con la semifinale colta a Dubai e un terzo turno a Indian Wells ceduto in volata a Daniil Medvedev, che si rivelerà il crash test primaverile utile a provare i miglioramenti sulla strada del ritorno ai vertici. Un buco clamoroso a Miami, umiliato da Taro Daniel e il cauto approccio alla stagione sul mattone tritato. In mezzo, l’assoluzione per insufficienza di prove dalle accuse di violenza domestica rivoltegli dall’ex fidanzata Olya Sharypova.
Eccezion fatta per il tonfo al primo turno del torneo casalingo di Monaco di Baviera – “fatico a reggere la pressione quando gioco in Germania“, dirà – la stagione sulla terra rossa restituisce piano piano al pubblico una versione credibile di Zverev. La sconfitta a Montecarlo condita da abbondante contorno di polemiche al tie-break del terzo set contro Daniil Medvedev è la prestazione più convincente degli ultimi mesi, e se Carlitos Alcaraz, che gli lascia appena tre game in quarto turno a Madrid insieme a ulteriori dubbi sulla permanenza in vita del suo dritto, è al momento una spanna sopra le possibilità di pressocché chiunque, e un altro ko a Roma contro il futuro campione Daniil Medvedev l’avrebbe volentieri evitato, la sensazione è che Sascha, il ragazzo rientrato in campo sulla sedia a rotelle per salutare Nadal e il pubblico lo scorso, maledetto tre di giugno, sia di nuovo un giocatore di tennis. L’uscita dalla top 20 ATP dopo sei anni di continuativa permanenza è solo il risultato di un calcolo del computer.
Domani affronterà il sorprendente argentino Etcheverry per un posto nella semifinale del Roland Garros. Ad attenderlo ci sarebbe uno dei due vichingi da clay, Casper Ruud oppure Holger Rune. Il risultato, già adesso, a poco più di un anno dal rovinoso infortunio, pare eccezionale. “Ti chiamano leone – la bizzarra domanda di un giornalista nella conferenza di ieri – ti sei mai chiesto perché?“. “Non saprei – la risposta -, forse perché i leoni dormono diciotto ore al giorno e per le restanti sei mangiano o fanno sesso? Mi sta anche bene!“. Probabilmente non sono le uniche caratteristiche che accomunano Sascha nostro al Re della foresta.
ATP
ATP ‘s-Hertogenbosch: wild card a Jannik Sinner
Il giocatore altoatesino inserisce un terzo torneo su erba nella sua programmazione. Sarà al via in Olanda la prossima settimana

Jannik Sinner aggiunge un torneo al programma della sua stagione su erba. Il giocatore italiano ha infatti ottenuto una wild card dall’ATP 250 di ‘s-Hertogenbosch, torneo in Olanda al via la prossima settimana, come reso ufficiale dallo stesso Libema Open tramite i canali social. Jannik, che è stato eliminato al secondo turno del Roland Garros, eviterà quindi di stare fermo a lungo, inserendo un torneo che può essere utile sia in ottica Race che in ottica ranking (non ha punti da difendere nella stagione su erba). Nell’entry list del Libema Open sono iscritti altri due top ten: Daniil Medvedev e Felix Auger-Aliassime. Dopo la tappa in Olanda, salvo variazioni, Sinner sarà impegnato in Germania nell’ATP 500 di Halle e ovviamente a Wimbledon.