Medvedev: "Non è stato un anno facile, fino a sabato non mi sono allenato al 100%"

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Medvedev: “Non è stato un anno facile, fino a sabato non mi sono allenato al 100%”

Il neo-papà Medvedev arriva a Vienna da N.1 del seeding e racconta anche la scelta di non giocare la Laver Cup

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Daniil Medvedev - Conferenza Stampa, Vienna Erste Bank Open 2022 (© e-motion/Bildagentur Zolles KG/Christian Hofer)
 

Nella prima giornata del torneo c’è stata anche spazio per un incontro con la stampa per Daniil Medevedev fresco padre di una bambina, Alicia. Il russo è apparso allegro e rilassato, anche per la bella notizia:

Daniil, cominciamo con una domanda non tennistica, come ti sento da neo papà?

“Benissimo, è un periodo in cui non sono l’unico a essere diventato padre, anche Rafa ad esempio lo è diventato; ed effettivamente nel tour siamo in tanti che ormai siamo diventati genitori; personalmente poi non credo che sarà una distrazione, io rimarrò motivato nel cercare di fare del mio meglio e anzi sarà una persona in più per cui cercherò di dare il massimo; e comunque anche se ovviamente starò tanto tempo lontano da casa cercherò di portare tutta la famiglia con me; in Australia vedremo se sarà possibile, anche per via dei visti di mia moglie, ma ci proveremo.”

 

Chiusa la parentesi familiare la discussione si è spostata poi sui temi prettamente tennistici, con il russo che ci ha condiviso il suo punto di vista in merito all’annata in corso:

Come giudichi la stagione fino ad ora? Cosa è andato storto?

 “Questo non è stato un anno facile ovviamente, per varie ragioni; da un lato ho avuto l’operazione all’ernia e il recupero non è stato facile; a inizio anno la finale degli Australian Open persa, anche se poi la delusione è passata. E adesso questo piccolo infortunio ad Astana che ha rischiato di tenermi fuori; non sapevo neanche se avrei partecipato, sabato scorso è stato il primo giorno in cui mi sono allenato al 100%; se sono qua devo ringraziare il mio team e il preparatore fisico. In generale è stato un anno complicato, ho perso partite contro avversari che hanno giocato molto bene, come Nick agli US Open e insomma i miei risultati non sono stati all’altezza per rimanere numero 1; Carlos e Casper hanno fatto meglio e si meritano di stare dove stanno. Alla fine la classifica è molto semplice, rispecchia i risultati in campo, per cui non mi pesa più di tanto il fatto di aver perso il numero 1, alla fine è solo una logica conseguenza dei risultati; parlando di ranking quindi adesso il mio obiettivo è chiudere l’anno nel migliore dei modi. L’importante comunque è guardarsi indietro e non avere rimpianti.

È vero che saresti dovuto andare a Basilea quest’anno?

“Rispetto al fatto che sono qua e non a Basilea credo di non aver tradito nessuno; un anno ho giocato a Basilea, un altro anno a Vienna; alla fine è anche una questione di trattative fra i tornei e il mio agente, ad essere onesti; e poi anche se non si dovrebbe dire Vienna è una città più bella di Basilea, con tutto il rispetto. L’organizzazione con i giocatori è ottima e ho un ottimo feeling con il tournament director Erwig Straka (una sorta di totem nel business del tennis in Austria).

Domanda Ubitennis: qual è il tuo obiettivo minimo di ranking in vista degli Australian Open, visto che l’anno scorso hai fatto finale a Bercy e a Torino?

“Beh è vero che l’anno scorso ho fatto tanti punti e migliorarsi non sarà facile, ma in realtà non faccio calcoli; ci sono 4000 punti in palio da qua a fine anno (500 Vienna, 1000 Bercy, 1500 Torino, ndr) per cui fare meglio tecnicamente è possibile (ridendo)”

Infine altri due temi trattati sono stati la Laver Cup e la questione della guerra in Ucraina:

“Rispetto alla Laver Cup è vero che da regolamento sarei dovuto essere stato convocato, ma se non sono andato non è perché ho rifiutato l’invito. Semplicemente avevo un problema col visto per entrare in Inghilterra (la Laver quest’anno si teneva a Londra, ndr) e per non creare problemi a nessuno ho preferito non andare; infine rispetto alla questione della guerra ripeto quello che avevo già detto agli US Open: ci sono brave persone sia in Russia che in Ucraina, ho amici russi e amici ucraini; alla fine l’importante è che la gente mi rispetti per quello che sono, indipendentemente da queste situazioni esterne. E come tennista sono fortunato a poter competere, negli sport di squadra è più complicato; una buona soluzione per gli atleti russi potrebbe essere quella di gareggiare sotto una bandiera olimpica o dell’ATP (in vista dell’United Cup, ex ATP Cup).

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La classifica ATP aggiornata è disponibile al seguente link, che porta alla sezione “Sotto Rete” del sito web di Intesa Sanpaolo, main sponsor della manifestazione e partner di Ubitennis.

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ATP Houston, il tabellone: Tiafoe e Paul guidano il monopolio americano

Sei teste di serie su otto sono per giocatori di casa, ma attenzione ai sudamericani Etcheverry e Garin, campione nel 2019

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Frances Tiafoe - United Cup 2023 Sydney (foto Tennis Australia/ JAMES GOURLEY)

Dopo la parentesi sudamericana di febbraio, la terra è pronta a tornare la protagonista del circuito. Da lunedì e fino alla fine del Roland Garros, e quindi per più di due mesi, si giocherà solo sul rosso. In campo maschile si partirà con tre tornei 250 in tre continenti diversi: Estoril, Marrakech e Houston. Quest’ultimo sarà, come spesso capita, la casa dei giocatori americani, storicamente non troppo amanti della terra europea. Tre delle ultime quattro edizioni sono state vinte da rappresentanti del team USA e ci sono tutti i presupposti perché le tradizioni vengano rispettate anche quest’anno: al via ci saranno infatti almeno dieci giocatori di casa e sei di questi avranno lo status di testa di serie, lasciandone soltanto due alle altre nazioni. I favoriti per arrivare in finale sono Frances Tiafoe e Tommy Paul, ma entrambi non conservano ricordi particolarmente positivi delle loro esperienze a Houston.

In tre apparizioni Tommy ha vinto solo due partite e non è mai andato oltre gli ottavi, mentre Frances ha come miglior risultato i quarti della scorsa edizione quando si fermò al cospetto di Isner. Proprio Big John, che ha disputato tre finali in questo torneo vincendo quella del 2013, è uno degli altri due americani, insieme a Tiafoe e Paul, che approfitterà di un bye al primo turno. Il quarto e ultimo è Brandon Nakashima che, dopo il trionfo alle Next Gen di Milano, sta faticando a trovare continuità di risultati in questo avvio di stagione.

La seconda linea statunitense è poi composta da JJ Wolf, numero 5 del seeding e chiamato a un primo turno complicato contro Jordan Thompson, e da Marcos Giron (settima testa di serie). Nelle retrovie ci sono invece, oltre a Kudla e Kovacevic, le wild card Steve Johnson (vincitore qui nel 2017 e nel 2018) e Jack Sock (anche lui campione del torneo nel 2015). Un altro past champion che ha ricevuto un invito per il tabellone principale è Fernando Verdasco che contro l’australiano Kubler (testa di serie n. 8) andrà a caccia di una vittoria ATP che gli manca dallo scorso settembre.

 

Tra chi punta a spezzare il monopolio a stelle e strisce, però, ci sono soprattutto due sudamericani: il primo è Etcheverry, finalista a Santiago a febbraio, che al primo turno affronterà Juan Manuel Cerundolo (fratello di Francisco); il secondo è Garin, già capace di trionfare sulla terra di Houston nel 2019. Il cileno sfiderà all’esordio Dellien con vista su un possibile secondo turno con Nakashima.

Questo il tabellone completo del Fayez Sarofim & Co. U.S. Men’s Clay Court Championship 2023:

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Sinner-Alcaraz sul 4-2 del primo set, 25 prodezze, lo scambio più bello dell’anno [VIDEO]

Il punto del match, si prenota già ora come il punto del 2023. Sinner chiude il passante di rovescio dopo mille capovolgimenti

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Nel video del direttore Scanagatta lanciato a caldo pochi minuti dopo la conclusione del fantastico duello vinto da Jannik Sinner sul n1del mondo Carlos Alcaraz si invitavano i lettori di Ubitennis a guardare lo scambio più bello, più impressionante del match giocato a Miami. È stato così spettacolare da poter suscitare la ammirazione sconfinata se non la gelosia di Federer, Djokovic, Nadal, e Murray per un’intensità e una velocità di palleggi perfino superiore a quella dei loro tempi. Questi tirano più forte!

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Quando un italiano vince sul numero 1: Sinner che batte Alcaraz vale il Panatta che battè Connors? [VIDEO]

Il direttore Scanagatta, a seguito della vittoria di Sonego su Djokovic, ripercorse tutti i 7 exploit italiani contro i n.1 del mondo. Da Barazzutti a Sonego, passando per Volandri e Fognini

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Jannik Sinner – ATP Miami 2023 (foto Ubitennis)

Con la vittoria su Carlos Alcaraz, Jannik Sinner non ha solamente raggiunto la seconda finale in un Masters 1000 della carriera ma ha anche battuto il numero 1 del mondo per la prima volta (risultato che tra l’altro costa allo spagnolo la prima posizione del ranking a partire dalla prossima settimana a favore di Djokovic). Battere il primo del ranking ATP ha sempre un sapore più speciale e nella storia del tennis italiano solamente altri sei giocatori sono riusciti nell’impresa in Era Open, in ordine cronologico: Barazzutti, Panatta, Pozzi, Volandri, Fognini e Sonego, a cui si aggiunge ora anche Sinner

Tornando indietro agli anni ’60, va segnalato che Nicola Pietrangeli battè Rod Laver nella finale degli Internazionali d’Italia a Roma nel 1961 (non c’è ufficialità sulla classifica di quel periodo, anche se Laver l’anno dopo compì il Grande Slam), e sempre in quegli anni Giuseppe Merlo battè sei giocatori campioni Slam.

Il primo a farcela nell’Era Open (cioé dal 1972 in poi) è stato Corrado Barazzutti, nel 1974, ai quarti di Monaco di Baviera sulla terra rossa battendo il romeno Ilie Nastase, sconfitto 3-6 7-6 6-1 dal tennista di Udine. Successivamente fu Adriano Panatta addirittura due volte vincitore sul numero 1 del mondo. Prima nella finale di Stoccolma 1975, sul cemento con l’americano Jimmy Connors che soccombe 6-4 6-3, poi il bis del romano un paio d’anni più tardi, ancora contro Connors, battuto 6-1 7-5 al secondo turno del torneo di Houston (cemento) nel 1977.

 

Si cambia millennio per arrivare al 15 giugno del 2000, durante il terzo turno del Queen’s su erba, quando il barese Gianluca Pozzi ha sfruttato al massimo le condizioni fisiche non perfette dello statunitense Andre Agassi, il quale perso il primo set 6-4 si ritira sul vantaggio di 3-2 nel secondo set. Sette anni dopo tocca a Filippo Volandri, al terzo turno degli Internazionali di Roma: il 10 maggio del 2007 il livornese supera 6-2 6-4 Roger Federer con una partita a dir poco memorabile per la storia recente del tennis italiano.

Roma palcoscenico di un altra vittoria azzurra sul numero 1 mondiale, il 16 maggio del 2017, impresa messa a segno da Fabio Fognini che ha sconfitto al 2° turno per 6-2 6-4 lo scozzese Andy Murray. Infine torniamo alla storia recente: 30 ottobre 2020, ATP 500 di Vienna, semifinale. Un Lorenzo Sonego strepitoso batte il numero 1 del mondo Novak Djokovic lasciandogli appena tre giochi e infliggendogli la peggior sconfitta in carriera nei match giocati al meglio dei tre set a livello ATP. Un 6-2 6-1 incassato dal serbo dopo aver acquisito matematicamente la posizione in cima al ranking anche al termine di quella stagione.

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