Cupra Fip Finals Vinci è la star (Ercole). Casale nella storia (Bertellino). Vita e sport la lezione dei campioni paralimpici (G.Z.)

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Cupra Fip Finals Vinci è la star (Ercole). Casale nella storia (Bertellino). Vita e sport la lezione dei campioni paralimpici (G.Z.)

La rassegna stampa di giovedì 15 dicembre 2022

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Cupra Fip Finals tutti a Torino Vinci è la star (Marco Ercole, Tuttosport)

È cominciata ieri a Torino la quarta edizione del “Cupra Fip Finals”, importante manifestazione che mette a disposizione un montepremi di 60mila euro (diviso a metà tra le categorie maschili e femminili) e 150 preziosissimi punti del ranking FIP per i vincitori (90 punti ai finalisti). […]. La prima giornata è stata dedicata ai due turni di qualificazione, che hanno visto andare avanti una sola coppia italiana, quella composta da Agustin Salandro e Di Bene. Oggi il primo turno e soprattutto gli ottavi di finale, quando arriverà il momento dell’ingresso sul campo dei nomi più attesi: nel maschile la prima resta di serie è occupata dagli spagnoli Gonzalo Rubio (tra i giocatori più spettacolari del circuito) e Vicotor Ruiz (domenica scorsa all’Allianz Cloud di Milano nella finale pesa contro Galan e Lebron). A seguire, al numero 2 del seeding c’è la coppia Ramirez-Cardona, seguita da Sager-Diaz e Tison-Zapata. Nel tabellone femminile, invece, grandi aspettative sul tandem formato da Giulia Sussarello e Roberta Vinci (numero 2 del seeding), anche se le super favorite sono le spagnole Anna Corriles e Jessica Castello. […] . Fissata per questa mattina alle 11 a Torino la conferenza stampa del Cupra Fip Finals 2022, in cui interverranno il presidente FIT Angelo Binaghi, il presidente FIP Luigi Carraro, l’assessore della Regione Piemonte Fabrizio Ricca e il direttore CUPRA Italia Piero Vianello. […] . Intanto, a Losail, in Qatar, ieri si è tenuto il primo torneo Premier Padel “Legends” della storia. Hanno partecipato campioni del calibro di Ronaldo, Casillas, Totti, Pastore, Ronald De Boer, Terry, Del Piero, Materazzi, Kluivert, Candela e molti altri, che hanno gareggiato in coppia con giocatori professionisti di padel locali in una competizione a eliminazione diretta. Ad avere la meglio è stato il duo capitanato da Vincent Candela, che insieme Khaled Saldoon (miglior giocatore del Qatar) ha battuto in una finale combattuta Marco Materazzi e Mohammed Abdullah.

Casale nella storia (Roberto Bertellino, Tuttosport)

 

Sabato 10 dicembre 2022 rimarrà scolpito nella storia della Canottieri Casale. La società monferrina si è infatti laureata, per la prima volta nella sua storia, campione d’Italia in Serie A1 femminile. Nell’anno del centenario della manifestazione. Teatro dell’impresa i campi del Tennis Training del Circolo della Stampa Sporting di Torino, gli stessi che hanno ospitato dal 7 al 20 novembre scorsi gli allenamenti dei big delle Nitto ATP Finals. Il team piemontese ha superato per 3-2 il Tennis Club Parioli, campione uscente e a caccia del suo ottavo titolo nella competizione. Nel primo singolare, quello tra le numero 3 delle rispettive formazioni, Nastassja Burnett ha battuto 6-3 6-2 in un’ora e 10′ Lisa Pigato, classe 2003 che nell’occasione è rimasta bloccata dalla tensione prima ancora che dai colpi peraltro ficcanti della rivale. Nel match tra le numero 2, invece, è arrivato il pareggio delle piemontesi con la russa (naturalizzata finlandese) Anastasia Kulikova che si è imposta 7-5 6-3 in un’ora e 32 minuti su Martina Di Giuseppe. Per la 31enne tennista romana è stata l’ultima partita della carriera: ha raggiunto un best ranking di numero 149 a luglio del 2019 nella sua miglior stagione. Quindi spazio alla sfida tra le numero 1, la lussemburghese Mandy Minellla, 37enne con best ranking di numero 66 WTA, ha sconfitto per 6-0 7-5 in un’ora e 18 minuti Sara Errani, ex numero 5 al mondo. La romagnola della Canottieri ha cercato di rimettere le cose a posto nella seconda frazione, risalendo fino al 5-5 ma gli ultimi due game sono andati alla sua avversaria di giornata. Il pareggio tra le due contendenti è arrivato grazie a un doppio senza storia vinto dalla stessa Errani e Lisa Pigato, che hanno superato con il punteggio di 6-1 6-2 in appena 42 minuti Mandy Minella e Beatrice Lombardo. Decisivo il doppio di spareggio con ancora Errani e Pigato che hanno battuto per 6-0 6-3 (nel secondo set le portacolori del circolo monferrino erano indietro 0-2) in 56 minuti la croata Tena Lukas e Burnett regalando lo scudetto a Casale. Poi spazio alla gioia e ai festeggiamenti. In campo, con le atlete e il presidente Giuliano Cecchini e sugli spalti, con il pubblico giunto dal Monferrato, tra gli altri l’ex presidente Stefano Bagnera e l’attuale vicepresidente Giampiero Aceto. Una storia lunga e vincente, quella della “Cano” che ha trovato a Torino uno dei suoi punti apicali, agonisticamente parlando. «Per la prima volta in finale – ha detto al termine la capitana Giulia Gabba – ed eravamo già contente, figuriamoci con la conquista del titolo. In doppio Sara con la sua esperienza è stata fantastica nell’integrarsi con l’entusiasmo e la gioventù di Lisa. Sono fierissima di queste ragazze e di tutta la squadra: il segreto del nostro successo è stato proprio il gruppo». «Sono stanchissima, ma contenta soprattutto per Giulia Gabba – ha detto a caldo Sara Errani -. E’ stato un campionato lungo e sono felice di aver vinto. Arno questo sport per le emozioni che regala anche se il campo non sempre ripaga tutti gli sforzi. Il 2023? Io ci sono. Farò la preparazione fino a dopo Natale e poi partirò per l’Australia». «Da un certo punto di vista – ha sintetizzato Lisa Pigato – è facile giocare con Sara perché è troppo forte, dall’altro avevo paura di non essere all’altezza. Non solo oggi, mi ha aiutato tanto con i suoi consigli e lo ha fatto in tutto il campionato. Sono stati due mesi intensi che mi hanno dato la carica per la prossima stagione». […] Cecchini, presidente della Canottieri Casale non ha nascosto la sua grande gioia: «E’ un onore aver vinto lo scudetto e averlo fatto contro un club così forte e blasonato come il Parioli. Siamo veramente orgogliosi del nostro percorso che lo scorso anno si era fermato in semifinale». Del gruppo in stagione anche la valenzana Enola Chiesa, la trentina Deborah Chiesa, la bolognese Stefania Rubini e la toscana Jessica Pieri. Domenica 11 dicembre invece a trionfare nell’analoga rassegna maschile, anche in questo caso perla prima volta e da club neopromosso, è stato il TC Sinalunga che ha battuto per 4-1 il CT Palermo. Il punto decisivo è arrivato dal doppio Kovalik/Gigante opposto a quello palermitano formato da Ramos Vinolas e Giacalone, al match tie-break per 10-5. Al termine premiato anche il presidente del circolo ospitante le Finals di A1, Pietro Garibaldi.

Vita e sport la lezione dei campioni paralimpici (G.Z., Corriere del Veneto Venezia e Mestre)

[…] Trasformare il limite in potenzialità e capire che esistono vittorie che vanno oltre un trofeo. Sono gli insegnamenti che «Campioni di vita» ha regalato a 500 studenti degli istituti superiori veneziani. La prima tappa dell’iniziativa, ideata dal campione del tennis Adriano Panatta e promossa da RG con Intesa Sanpaolo, ieri ha riempito il teatro Corso di ragazzi pronti a confrontarsi con il campione della pallavolo Andrea Lucchetta e con gli atleti paralimpici Oney Tapia, medaglia di bronzo al Giochi Paralimpici di Tokyo nel getto del peso e nel lancio del disco per non-vedenti e Oxana Corso, argento mondiale sul 100 e 200 metri alle Paralimpiadi di Londra e detentrice del record mondiale sui 400 metri di velocità. «L’idea è nata tanti anni fa, con l’intento di far conoscere ai ragazzi alcuni campioni non normodotati — racconta Panatta — questo perché loro hanno molto più di chiunque altro da dire, sanno trasmettere valori fondamentali nella vita quali tenacia e resilienza come nessuno». Il tour proseguirà in altri quattro capoluoghi nel 2023, con lo stesso format e con l’identico obiettivo di trasmettere ai più giovani valori fondamentali come il rispetto delle regole e delle diversità grazie all’esempio concreto della pratica sportiva. «L’entusiasmo che hanno manifestato i ragazzi è la dimostrazione più grande che non potevamo fare scelta migliore che portarli qui – dice una docente di Scienze motorie del Gritti di Mestre – gli atleti paralimpici lanciano un messaggio importante: non mollare mai, insistere con forza e coraggio per raggiungere i propri obiettivi». Messaggio che sembra esser stato recepito forte e chiaro dai ragazzi: «La cosa che più mi ha colpita dell’incontro con gli atleti paralimpici è che nonostante la loro disabilità apparentemente glielo impedisse hanno continuato a fare ciò che amavano senza arrendersi – spiega una studentessa all’uscita del teatro – forse sarebbe stato molto più semplice rinunciare ai propri sogni per loro, eppure hanno scelto di andare avanti e nonostante tutto sono riusciti a realizzarli. Li ammiro molto».

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Musetti all’esame Alcaraz (Azzolini, Bertolucci, Nizegorodcew). Capolinea Cocciaretto: «Cerco ancora continuità» (Giammò). Nadal dopo l’operazione: «Spero di recuperare in 5 mesi» (Crivelli)

La rassegna stampa di domenica 4 giugno 2023

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Musetti l’artista ci prova ancora (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Fu lui a condurre la danza, come un tanguero argentino che intrecci passi proibiti di milonga offrendo alla sua bella un’unica certezza, quella che lasciandosi trascinare nei vortici della danza avrebbe evitato di cadere troppo presto ai suoi piedi. Cronaca di una vittoria che qualcuno definì di straordinaria casualità, dimenticando come fra due oppositori di livello assai vicino, le doti artistiche finiscono sempre per aggiungere slancio a chi potrà disporle sul campo. Era il 25 luglio di un anno fa, Rothembaun Club di Amburgo, Lorenzo Musetti opposto a Carlos Alcaraz, il giovane di El Palmar che di lì a poco diverrà numero uno. E fu un’impresa vera. Pochi però seppero coglierne l’aspetto più sorprendente. Lollo riuscì a resistere agli scossoni, violenti, tremendi, minacciosi che Alcaraz gli scatenò contro per tutto il match. Musetti vinse sopportando, difendendosi, conservandosi, e lasciò che a tratteggiare i tocchi e i drop che poi fecero la differenza fossero le sue qualità di raffinato artigiano. Oppure pensavate che l’arte, in campo tennistico, potesse nascere fuori dalla fatica, dal dolore, dalla sopportazione? I due si ritrovano oggi, campo Centrale, terzo match, e c’è grande curiosità. Il tempo trascorso da quei giorni di Amburgo ha dato sia all’uno sia all’altro, secondo misura e necessità. Svelto e vorace, Alcaraz ha colto titoli prestigiosi, quattro Masters, uno Slam, il numero uno. Musetti è salito ai piani alti tra molte buone prove, togliendosi la soddisfazione di battere Djokovic negli ottavi a Montecarlo. L’unico, con Rune, a infilare gli ultimi due numeri uno del Tour. Partecipando all’attesa, Mats si è esposto con lecito, ma forse eccessivo fervore, a favore di Musetti. Sostiene gli ricordi Federer e avrebbe potuto fermarsi già lì. C’è qualcuno di più grande che possa fare da nume tutelare al nostro ragazzo di Carrara? E invece Mats ha aggiunto pure Kuerten, Guga, Gustavo, che a Parigi visse, in comunanza con un pubblico divenutogli spontaneamente amico, tre stagioni liete, alternando vittorie e sorrisi indimenticabili. E il bello è che nella celebrazione di Mats non è quello di Federer il nome che appare osé al punto da avvertirlo fuori luogo. E’ quello di Guga, che certo sorprendeva come anche Musetti sa fare, ma lo faceva inventando smorzate da ogni posizione e in tutti gli stili. Carpiate, con il triplo avvitamento, anche con il doppio salto mortale. Della pallina, ovviamente, non il suo. Ma chissà che Guga non fosse capace anche di quello, buffo com’era: un tipo che si muoveva come un fumetto e quando si lanciava sulla palla sembrava che una parte del corpo gli si allungasse come una molla, e tutto il resto lo seguisse qualche secondo dopo. Anche Musetti sostiene di ispirarsi a Federer, e il fatto che tutti l’abbiano preso sul serio testimonia dell’alta considerazione di cui gode il ragazzo. Non dovrà diventare un tormento l’idea di introdurre nel proprio tennis il più alto numero di variazioni possibile, perché molte di queste Lorenzo le ha già nel proprio bagaglio tecnico. Problematico invece sarà rendere naturale il fluire delle stesse, nel corso dei match, produrre variabili in automatico, senza pensarci, proprio come faceva Roger. Si tratterà di un lungo studio, e di un’ancora più lunga applicazione, ma Lollo è l’unico che ce la possa fare. Contro di lui, Alcaraz ha una sola possibilità, che però rientra nei confini naturali del suo tennis. Dovrà spingere a tavoletta sin dai primi scambi, dovrà triturare il gioco di Musetti e più ancora la positività con cui l’italiano sembra lietamente convivere in questo Roland Garros che finora l’ha visto incapace di sprecare un solo set, e addirittura regolare una testa di serie come Norrie quasi fosse un ragazzino. Se Carlos avrà il passo cui nessuno resiste, Musetti non avrà grandi chances, ma se Lorenzo saprà aprirsi varchi invitanti, e su quelli lavorare con colpi e variazioni che non daranno modo ad Alcaraz di dare continuità al proprio incedere, il match potrebbe cambiare di segno, e una nuova impresa assumere connotati realistici. […]

L’ora di Musetti, test di maturità (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

 

Il consiglio è di mettersi comodi in poltrona e godersi lo spettacolo: la sfida di oggi degli ottavi tra Alcaraz e Musetti promette di essere elettrizzante, oltre a mettere di fronte due tra i talenti più luminosi della nuova generazione. E se lo spagnolo ha già illustrato le sue qualità vincendo gli Us Open e issandosi fino al numero uno del mondo, il carrarese ha trovato nel rosso parigino il terreno fertile per dimenticare un avvio di stagione complicato e rilanciare la candidatura verso traguardi di grande prestigio su quella che rimane la sua superficie d’elezione. Non c’è dubbio che il confronto contro Alcaraz rappresenti per Lorenzo un esame decisivo per testare le ambizioni di fronte al giocatore che, insieme a Djokovic, rappresenta in questo momento l’ostacolo più alto su un campo da tennis. La sensazione, a dire il vero, è che il nostro giocatore abbia trovato la forma ideale proprio nell’appuntamento che conta di più e quindi possa presentarsi al match con la condizione tecnica e psicologica perfetta per rimanere sulla scia del numero uno del mondo. Confortato pure dal precedente di 11 mesi fa ad Amburgo, con la vittoria in finale[…]. A Parigi, Musetti è stato capace di sorvolare un tabellone complicato grazie al ritrovato equilibrio tra le sconfinate soluzioni di gioco a disposizione e le scelte strategiche adeguate ai vari momenti della partita, fino a dominare in modo imbarazzante Norrie, che pure è numero 13 della classifica. Dopo i tormenti di inizio stagione, determinati anche da alcune scelte sbagliate di calendario, che hanno portato a qualche inattesa sconfitta di troppo finendo per minarne le certezze in una pericolosa spirale di dubbi, Musetti ha scavato dentro di sé per ritrovare voglia e motivazioni e il ritorno sulla terra europea ne ha accompagnato la rinascita. La vittoria di Montecarlo su Djokovic, seppur contro un rivale ammaccato, è stato il segnale che la via intrapresa stava finalmente indirizzandosi verso la giusta direzione. Conosciamo tutti le enormi qualità di Alcaraz, la sua completezza in ogni zona del campo, la sua debordante strapotenza fisica, ma proprio la ricchezza del suo arsenale finisce a volte per confonderlo, rendendone meno lucide le scelte, con la conseguenza di consegnare tratti di partita agli avversari. Musetti, fornito di un bagaglio tecnico di raffinata qualità, dovrà appunto provare ad ampliare queste crepe dello spagnolo, intanto rimanendo sempre attaccato mentalmente alla sfida, cercando poi di complicargli il percorso con variazioni di ritmo, cambi di traiettorie, il giusto mix tra improvvise accelerazioni da fondo e palle senza peso, in modo che Carlos debba fare fatica a leggere i vari momenti della partita e a imporre il proprio poderoso canovaccio tecnico. […]

«Musetti, serve la perfezione» (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

Non si sono affrontati spesso, ma si conoscono da anni. Sin da quando, giovanissimi, prendevano parte ai più importanti tornei internazionali Under 12 e Under 14. Carlos Alcaraz e Lorenzo Musetti si affronteranno nel pomeriggio odierno, sul Philippe Chattier, per una sfida che vale un posto nei quarti di finale del Roland Garros. […] Lo scorso anno, nella finale dell’ATP 500 di Amburgo, Musetti riuscì a imporsi a sorpresa 6-4 6-7 6-4. Il pronostico pende nettamente dalla parte di Alcaraz, ma il risultato non è affatto scontato. «Dall’altra parte della rete prima di tutto ci sarà un amico – ha raccontato Musetti – Alcaraz ha aperto una nuova via, quella della Next Generation, conquistando il primo Slam dell’era post Fab 3. Per giocatori come me, Rune, Sinner, e chiunque altro vaglia provare a inseguire risultati di prestigio, Carlos è fonte di ispirazione». Alcaraz contro Musetti è potenza ed esplosività centro talento e sagacia tattica, colpo bimane opposto al rovescio a una mano; è anche la personalità straripante del numero 1 al mondo contro un ragazzo che sempre di più sta maturando e capendo come affrontare i momenti di difficoltà, dentro e fuori dal campo. «Sarà una grande sfida – ha spiegato lo spagnolo dopo il successo al terzo turno contro Shapovalov – Musetti è un talento, sta esprimendo un tennis di alto livello e ha battuto ottimi avversari. Ricordo molto bene la sfida di Amburgo, che è stata per me davvero complicata. Ho voglia di affrontarlo e penso che il pubblico si divertirà, poiché tra me e Lorenzo ci saranno scambi intensi e grandi colpi». Musetti ha già battuto Alcaraz, ma il tennis “3 set su 5” è quasi un altro sport. Alcaraz al quinto set ha perso solamente una volta su nove. […] Atleticamente sembra imbattibile. La sensazione è che non faccia fatica, che non si stanchi mai. Musetti può aggrapparsi a uno stato di forma eccellente e ai precedenti (siamo nella pura scaramanzia) di “Carlitos” con gli italiani: sei le vittorie azzurre contro Alcaraz nei 15 precedenti; Sinner (tre volte), Sonego, Berrettini e lo stesso Musetti sono riusciti a sconfiggerlo. «Musetti dovrà essere perfetto». Fabio Colangelo, direttore tecnico de La Stampa Sporting e coach internazionale, non usa giri di parole. «Le prestazioni di Lorenzo contro Shevchenko e Norrie sono state straordinarie, ma per sconfiggere Alcaraz servirà qualcosa in più». […] «Il tema principale sarà la profondità dei colpi e la capacità di aggredire Alcaraz al momento giusto. Dovrà servire tante prime, variare e giocare al meglio il kick alla battuta, per tenere lo spagnolo lontano dal campo. Lorenzo dovrà anche scegliere la palla giusta per eseguire il rovescio lungolinea in accelerazione, colpo che sarà fondamentale per giocarsela alla pari». […]

Capolinea Cocciaretto: «Cerco ancora continuità» (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Finisce contro la statunitense Bernarda Pera l’avventura di Elisabetta Cocciaretto al Roland Garros, ma resta un po’ di rammarico per l’occasione avuta e per le condizioni in cui l’azzurra è stata costretta a giocarsela. Al fastidio al ginocchio sinistro, che già nel turno precedente l’aveva costretta a ricorrere a un bendaggio, ieri si è aggiunto anche un problema muscolare alla coscia destra, fasciata nel corso del primo set e da lì diventata motivo di costante apprensione, tanto nel gioco quanto nella testa dell’azzurra. «È dalla seconda partita che avevo male al ginocchio – ha poi dichiarato Cocciaretto – solo un’infiammazione, niente di grave, ma non avendolo caricato per via della tensione alla fine mi venuto un fastidio all’adduttore e per evitare che peggiorasse l’ho fasciato». Peccato. Perché, dopo la sua prima vittoria contro una Top 10 (Kvitova al 1′ turno) e la conferma arrivata contro la svizzera Waltert, sarebbe bastato davvero poco più di quanto fatto per portare a casa una partita dal copione davvero imprevedibile, in cui i break concessi sono stati addirittura superiori ai turni di battuta conservati. Fallose ed emozionate entrambe per un match che avrebbe proiettato la vincitrice al suo primo ottavo in uno Slam. Cocciaretto si è dimostrata meno robusta dell’americana sulla seconda di servizio e meno lucida nell’evitare alcuni errori proprio nelle fasi cruciali dell’incontro. «Quel problema un po’ ha influito e mi è dispiaciuto non essere al 100% – ha ancora sottolineato – Ho avuto le mie occasioni, ma non sono riuscita a restare concentrata su quel che dovevo fare, e credo di dover ancora trovare la continuità per giocare e vincere più partite a questo livello». Detto del rammarico, resta l’orgoglio con cui l’azzurra ha provato a far di necessità virtù, riuscendo anche a portarsi sul 2-0 prima di regalare alla sua rivale la chance di rifarsi sotto nel secondo set. Giunte al tie-break, e incappata in altri due errori, la marchigiana ha infine visto involarsi la sua avversaria e con lei il sogno di approdare al suo primo ottavo Slam. […]

Nadal dopo l’operazione: «Spero di recuperare in 5 mesi» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Compleanno da convalescente. Come gli era successo soltanto nel 2016, quando si ritirò prima del terzo turno del Roland Garros a causa di un infortunio al polso sinistro. Stavolta Nadal, 37 anni compiuti proprio ieri, a Parigi non c’era neppure andato (non accadeva dal 2004) per i guai al muscolo ileopsoas della gamba sinistra che lo tiene fermo da gennaio, quando usci al secondo turno degli Australian Open per mano dello statunitense McDonald. Anzi, i saluti ai milioni di tifosi che lo hanno festeggiato sui social sono arrivati dal divano di casa dopo la foto dall’ospedale del giorno prima: il vincitore di 22 Slam, infatti, venerdì a Barcellona si è sottoposto a un intervento in artroscopia al muscolo lesionato per risolvere definitivamente il problema. Dopo la notizia dell’operazione, ieri Rafa ha fornito dettagli più precisi: «Tutto è andato bene e l’artroscopia è stata effettuata per pulire e rinforzare il tendine dello psoas sinistro che mi ha costretto ai box dallo scorso gennaio. Inoltre è stata sistemata una vecchia lesione del labbro dell’anca che certamente aiuterà una migliore guarigione del tendine. Inizierò subito la riabilitazione funzionale progressiva e il normale processo di recupero mi dicono che sia di 5 mesi, se tutto va bene. Ancora una volta grazie per il sostegno che mi avete mostrato e mi mostrate ogni giorno. Inoltre è il giorno del mio compleanno. Non lo festeggio dove avrei voluto, ma comunque grazie». Dunque, le previsioni illustrate durante la conferenza stampa del 18 maggio nella natia Maiorca, quando annunciò che non avrebbe giocato a Parigi e probabilmente avrebbe dovuto fermarsi per tutta la stagione, si sono rivelate aderenti alla realtà. Conoscendo la feroce determinazione del fuoriclasse dl Manacor e ammettendo che la riabilitazione possa procedere senza intoppi, è plausibile immaginare un Nadal pronto a novembre, a stagione ormai conclusa ad eccezione delle finali di Coppa Davis, in programma a Malaga dal 21 al 26 di quel mese. Se la Spagna dovesse qualificarsi è molto suggestiva l’ipotesi, già ventilata dalla stesso giocatore, di far coincidere il rientro con quell’appuntamento. Molto più realistico immaginare un Nadal pronto per l’inizio del 2024, proiettato sugli Australian Open e poi su quella che per sua stessa ammissione sarà l’ultima annata sul circuito, magari alla ricerca di quel 15′ sigillo al Roland Garros cui quest’anno ha dovuto rinunciare a malincuore: «II piano – come ha detto tre settimane fa – è quello di giocare nella prossima stagione i tornei che più di tutti ho amato e che maggiormente hanno segnato la mia storia da professionista anche per non disputare un anno da comparsa». Ti aspettiamo, Rafa.

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SuperSonego!(Crivelli). Meraviglia Sonego. “Il mio miracolo”(Giammò). La legge di Musetti. “Parigi oltre il buio”(Ercoli). Sonego da impazzire. “La vittoria più bella”(Azzolini). Il Roland Garros degli italiani. Sonego e Musetti agli ottavi (Martucci)

La rassegna stampa del 3 giugno 2023

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SuperSonego! (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Magnifici, i Lorenzi. Con orgoglio, coraggio e talento, Sonego e Musetti volano insieme agli ottavi, uno maneggiando la clava e l’altro toccando di fino con il fioretto, contro due avversari che stanno davanti in classifica; anzi, la vittima di Sonny, Rublev, fresco principe di Montecarlo, è addirittura numero 7. L’Italia così ritrova il sorriso dopo i dolori del giovane Sinner, e non festeggia una tripletta di prestigio nella seconda settimana solo perché Fognini, alla distanza, cede soprattutto di fisico alla vivacità dell’austriaco Ofner. Ma se per Fabio è stata davvero l’ultima recita al Roland Garros, gli applausi con cui il pubblico lo accompagna verso l’uscita di scena sono il saluto più bello a un campione vero. L’ombra e la luce Anche nello sport, ci sono certezze inscalfibili: ad esempio, che Io spirito guerriero di Sonego non dorme mai. In quanti, sotto di due set e con il secondo perso 6-0 senza toccare palla, avrebbero ritrovato l’orizzonte tecnico e mentale per rimettersi in carreggiata contro un avversario di grande qualità come il russo? Cuore Toro: senza il consueto punch nel dritto, con il servizio che non incide e l’incapacità di togliere Rublev dalla sua comfort zone da cui può martellare con i colpi a rimbalzo, Sonny sembra offrire il petto a un destino da sconfitto. Ma il giocatore che esce dalla lunga pausa negli spogliatoi dopo i primi due parziali ha ritrovatogli occhi della tigre e dall’angolo se ne accorge anche coach Arbino: «Si è proprio visto il cambio di sguardo, di atteggiamento del corpo, dalla frustrazione piano piano è diventato un leone, quello che è lui di natura. Mi è piaciuto tantissimo perché è il sintomo di una grande maturità e consapevolezza». […] Una rimonta favolosa, la prima in carriera da due set sotto, che gli vale il sesto successo contro un top ten (il secondo con Rublev, già battuto a Roma nel 2021) e l’approdo agli ottavi come tre anni fa: «Le esperienze fatte in questi anni negli Slam mi hanno aiutato, soprattutto le partite persemi consentono di affrontare le difficoltà in un altro modo. Lottare e crederci sempre: nonostante il 6-0 non era facile ma sono riuscito a tomare in campo con la giusta determinazione. Sono contento di come gestisco queste difficoltà, del resto ml sentivo molto vicino a lui e questo mi ha trasmesso una grande fiducia. Sapevo che sarebbe bastato poco per ribaltarla». La miglior partita in carriera nel contesto più quaiificato e la conferma che il campo come ring è il luogo ideale per Sonego: «Sono nato così, mi piace la lotta. Essere in quelle situazioni mi esalta. Tirarmi fuori dalle situazioni complicate mi trasmette grande energia e grande voglia». Domani lo attende un altro russo, li bombardiere Khachanov, ma più delle qualità di gioco conterà lo stato d’animo, così diverso da quello ombroso mostrato da Sinner: «Godersela è un vantaggio , ma ogni partita ti mette di fronte a pressioni e situazioni diverse. Sorridere durante un match è molto più complicato, ma io ci sto riuscendo». La lezione Vera felicità è pure il tennis sublime di Musetti, che impartisce una lezione al numero 13 del mondo Norrie: lo insidia sul rovescio bimane, prende campo con i colpi a rimbalzo grazie a una condizione atletica sfavillante, dipinge palle corte da favola, è solido anche al servizio. Il miglior Lollo quando conta di più: «Ho passato un inizio d’anno difficile, è vero, ma ho avuto la forza di uscirne perché ho lavorato molto su me stesso. Qui al Roland Garros, per il momento, ho giocato le due più belle partite della stagione, ed essere arrivato alla seconda settimana era il primo obiettivo». Ci era riuscito anche nel 2021, quando si ritrovò sopra di due set con Djokovic prima di lasciarsi travolgere dai pensieri di un’impresa così a portata di mano e allora più vicina al sogno che alla realtà. Adesso gli toccherà un altro numero uno, Alcaraz. L’esame più arduo. Ma questo Musetti all’università del tennis ci sta comodissimo.

 

Meraviglia Sonego. “Il mio miracolo” (Roland Giammò, Il Corriere dello Sport)

“E’ un miracolo. Ho giocato il mio miglior tennis, era dura dopo essermi trovato in svantaggio 2-0 dopo un’ora di gioco ma è stata una rimonta incredibile». No, non è un miracolo quello compiuto ieri da Lorenzo Sonego, vittorioso in rimonta dopo cinque set e quasi quattro ore di gioco contro il russo n.7 del mondo Andrey Rublev, il cui titolo vinto lo scorso aprile a Montecarlo si credeva potesse averne rotto indugi e timidezze che sin li ne avevano invece rallentato l’ascesa. “Già un miracolo perché sono nato così – ha ancora aggiunto l’azzurro – mi pace la lotta, mi pace trovarmi in quelle situazioni: e maggiori sono le difficoltà, più trovo l’energia per stare in campo». E di energia dev’essergliene servita molta, specialmente dopo aver incassato nel secondo parziale un 6-0 che pareva annunciarne l’imminente disfatta. Più che dall’atmosfera avvertita in campo, «Era incredibile – ha poi riflettuto Sonny – ad aiutarlo nell’impresa hanno contribuito però esperienza e sensazioni del momento». Autore di una carriera sin qui sviluppatasi lontano dalle luci delle prime file e al riparo da ingombranti aspettative, l’allievo di coach Gipo Arbino negli anni è riuscito a irrobustire ancor di più un carattere già di per sé incline alla lotta e alla vis pugnandi. […] Non è la prima impresa della sua camera, né la prima vittoria contro un top10. E non spaventi quel parziale severo così simile a una sentenza. Per scoraggiare Sonego ci vuole ben altro: «Era già successo che qualcuno riuscisse a vincere un match dopo aver preso un 6-0 -ha poi aggiunto – ho sempre creduto di potercela fare, ho giocato più aggressivo, ho cercato di fare del mio meglio al servizio e cercare di più la rete giocando ogni punto con lo stesso atteggiamento». La ricompensa alla fine è stata riuscire a far breccia nel gioco altrui, installare nella fiducia fin lì costruitasi da Rublev quel virus d’incertezza che avrebbe potuto mandarne in tilt convinzioni e sicurezza: «Sapevo che bastava poco per ribaltarla, mi sentivo vicino a lui e sentivo che potevo breakkarlo», ha confidato ancora il virtuale n.39 del mondo davanti ai microfoni, riavvolgendo íl nastro di un incontro che nel tie-break del 4° set ha vissuto il suo momento topico fino a diventare nel 5° un corpo a corpo intriso d’emozioni, frustrazioni e coraggio. Annullate le due ultime palle break a metà parziale (saranno 5 su 11 alla fine del match), Sonego ha atteso l’ultimo turno di battuta di Rublev per sottrargliela e presentarsi costìal servizio per chiudere il match alla prima occasione utile. «Io cerco di godermi ogni partita ma non è facile, le pressioni sono ogni volta diverse, a volte non trovi soluzioni nonostante ce la metti tutta perché è una giornata storta, ma è più facile dirlo dopo: quando ci sei dentro è difficile trovare il sorriso, non te lo puoi imporre». Meglio allora concentrarsi su Karen Khachanov, suo avversario agli ottavi. È da lì che passa ora il suo prossimo sorriso.

La legge di Musetti. “Parigi oltre il buio” (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)

Non è la classifica, ma sono le caratteristiche dell’avversario a fare la differenza. Nel tennis è una nozione non scritta, quando si parla di Lorenzo Musetti è legge. Non sorprende il 6-16-2 6-4 con cui il carrarese ha liquidato il numero 13 del mondo Cameron Norrie nel terzo turno del Roland Garros. Il successo di Barcellona, maturato poche settimane fa, è stato confermato con una partita a tratti identica. […] A questa ricetta perfetta si sono aggiunti i 49 errori gratuiti di un Norrie particolarmente falloso. Musetti ha dominato per più di due set e nel terzo, quando dall’altra parte della rete è arrivato un colpo di reni, è stata capace di aggiudicarsi i game in lotta per non complicarsi la giornata. «La partita di secondo turno con Shevchenko e questa contro Norrie sono le più iconiche della mia stagione su terra – afferma soddisfatto Musetti, che a Parigi non ha ancora lasciato un set per strada – Queste vittorie sono la conferma del buon periodo che sto vivendo e del fatto che sto trovando più continuità». Dopo un inizio di anno complicato, in cui non ha sfruttato a pieno la quasi assenza di punti da difendere, Musetti è ripartito dal rosso dando un buon segnale in vista di una seconda parte di stagione intensa: «Un periodo buio lo hanno passato tutti nella vita, il problema è uscirne. Chi ha la volontà di sudare e lavorare può farcela, soprattutto se si tratta di un giovane come me che vuole imparare». L’ottavo di finale contro Carlos Alcaraz arriva forse nel momento migliore quanto in quello peggiore, considerando che lo stato di forma del numero due d’Italia gli consentirebbe di partire favorito con tanti dei protagonisti ancora in corsa. Dopo aver perso un set per strada contro Taro Daniel, il numero 1 del mondo ha macinato tennis in un perentorio 6-1 6-4 6-2 contra Denis Shapovalov. Il precedente più fresco e datato Amburgo 2022, vinto 6-4 6-7 6-4 da Musetti, ed è il bollino di garanzia che per caratteristiche può esserci partita. SALUTI. In una giornata da due successi, la truppa azzurra ha purtroppo perso per strada Fabio Fognini. L’occasione contro Sebastian Ofner era grande, troppo per non provarci. «Dopo il match di secondo turno mi sono stirato un pettorale. Ho deciso di giocare perché un’occasione cosi non mi sarebbe più capitata, che questo sia l’ultimo o il penultimo Roland Garros». Ha raccontato il taggiasco al termine del match perso in 3 ore e 57 minuti con il punteggio di 5-7 6-3 7-5 1-6 6-4. Le prestazione di Roma e Parigi hanno fatto rivedere il vero Fognini e questo, unito alla necessità di riprendere quota in classifica, non fa che aumentare la delusione dello sconfitto: «I treni passano e non tornano indietro. Senza togliere nulla all’avversario ho perso una grande occasione. Sarò sbruffone ma per come stavo giocando difficilmente avrei perso questa partita». Già assodata la rinuncia all’erba, Fabio dovrebbe tornare in campo nel Challenger di Perugia, anche se a caldo ha prevalso lo sconforto: «Sono stufo di farmi male e non lo accetto più. Dire che non ho più voglia suona brutto anche perché mi sono rimesso in sesto, ma a fine anno mi guarderò allo specchio e deciderò davanti una birra».

Sonego da impazzire. “La vittoria più bella” (Daniele Azzolini, Tuttosport)

[…] Nato cazzuto. Naturalmente cazzuto. Un ragazzo di animo gentile, un filo introverso, ma amichevole e di buonissima educazione. Tutto meno che un prepotente. E guardate, uno del genere, che muraglia cinese ha tirato su in corso d’opera, quando il match pendeva ormai dalla parte di Rublev e le uniche speranze erano legate a un imprevisto ribaltone. Che c’è stato, alla fine, ma non per consunzione dell’avversario, o per decisione di chissà quale divinità del tennis attardatasi, in quel momento, dalle parti del Suzanne Lenglen. Semplicemente, Lorenzo ha cambiato modo di stare in campo, qualcosa gli è scattato dentro. Sorprendente Sonny, davvero. A ogni incontro mostra qualcosa di sé, e su di essa costruisce propositi di riscossa, perfeziona tempi e momenti del sorpasso, resiste finché gli avversari non trovano più motivi per darci dentro. Ieri l’ho visto riemergere da un match quasi perso diventando d’un tratto insuperabile, capace di respingere tutto neanche fosse fatto di caucciù, e di puntellare il suo inatteso ritorno in partita con perle di vivacissima luce. Era sotto 5-7 0-6, ma dal terzo set si è disposto in modalità guerriera e addio Rublev. Sonego ha prima smantellato ogni possibile reazione del russo, poi ha preso il sopravvento. «Sul 5-6 del quarto, nel game che valeva l’accesso al tie break, ho vissuto momenti infernali perché un errore, in quel momento, avrebbe sacrificato la possibilità di giocarsi tutto in volata, al quinto set. Ma nel tie break mi sono tranquillizzato, il mio tennis continuava a funzionare e Rublev, ci posso credere, sembrava un po’ scosso. Superato quel momento, mi sono convinto che l’incontro poteva finire nelle mie mani». Così è stato, con un break che lo ha spinto sul 5-3 ed è valso la vittoria. «Forse la più difficile, nella mia carriera. Giunta nella giornata in cui credo di aver giocato il mio tennis migliore. È un bel momento, mi sento bene in ciò che faccio, riesco a cambiare, a modulare il mio tennis con facilità. Tutto va per il verso giusto, senza affanni». Gli ottavi di uno Slam, è la terza volta per Sonego. La seconda a Parigi, che lo vide al quarto turno anche nel 2020, poi – memorabile – un ottavo a Wimbledon 2021 contro Federei; ormai a un passo dal suo ultimo match. Russo anche il prossimo avversario, Karen Khachanov, che viene da due semifinali Slam consecutive, agli US Open dell’anno scorso e agli Open d’Australia di quest’anno. Tre precedenti contro il russo con il nome al femminile (Karen sostiene che nelle zone della Russia da curi vengono i suoi genitori è prassi normale), ma datate agli anni pre-Covid. Ne emerge però un pareggio sulla terra rossa, con un successo per Sonny a Montecarlo seguito da una sconfitta a Roma. Un grande ammiratore di Marat Safin, Khachanov, l’ex numero uno che in questi giorni sta allenando a Montecarlo Matteo Berrettini, che è l’amico tennista più grande di Sonego. Tutto torna. Anche in campo musicale, dove l’ultimo singolo di Sonego ha avuto su Spotify oltre un milione di ascolti. «Stiamo lavorando sul terzo disco, forse sarà pronto per questa estate», butta ll Sonny. Speravo che la cazzutaggine di Sonego facesse da guida a Fognini, ammesso che ne avesse bisogno, e poco c’è mancato che i match ripresi da una posizione di svantaggio diventassero due. Fabio è andato sotto 2-1 ed è riemerso portando il match con l’austriaco Offner al quinto, lì si è trovato 2-5 ed è risalito fino al 4-5, ma non è bastato. Chiude a un passo dagli ottavi, ma è stato un buon Roland Garros anche per lui.

Il Roland Garros degli italiani. Sonego e Musetti agli ottavi (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Guardi Lorenzo Sonego che rimonta bum bum Andrey Rublev 6-7 0-6 6-3 7-5 6-3 in 4 ore e tre quarti con una partita tatticamente perfetta contro il numero 6 del mondo e si qualifica agli ottavi del Roland Garros contro l’altro russo, Karen Khachanov (11), e sei felice come il bimbetto coi riccioli che, toccandosi la testa con l’indice, lo incita continuamente: “Testa!”. Lo ascolti mentre racconta cos’ha pensato quand’ha servito per il match: «Ero contento. Che bello essere su questo campo, dare il massimo e giocare la migliore partita dell’anno, ottenendo la più difficile vittoria di sempre, non avevo rimontato da due set a zero sotto». […] Come ci incitava il maestro, da bambini, come rispondono spesso i campioni quando gli chiedi il segreto: “Divertiti!”. Ma quando ti giochi la partita, quando cominci a pensare, come fai a sorridere? Jannik Sinner ha spiegato che contro Altmaier ha mancato le occasioni proprio perché non era felice: era preoccupato, teso, schiacciato dall’impegno e dalle aspettative da predestinato e salvatore della patria, ad appena 21 anni. Lorenzo Sonego che di aspettative ne aveva ben poche quando si è presentato da mastro Gipo Arbino, alto e allampanato, forte di cuore, cervello e piedi veloci, oggi, che di anni ne ha 28, si gode la sua fortuna da 48 della classifica. «Forse è stato un miracolo: ho dato il massimo al servizio, ho cercato di stare più avanti in campo e di essere aggressivo su ogni punto, già 3 anni fa ero arrivato al quarto turno ma ho evoluto il mio gioco anche a rete e ora sono al massimo. Ringrazio il pubblico che mi ha sempre incoraggiato». Un esempio, in tutto. “MUSO” TROVA ALCARAZ Sull’onda della prestazione mostre contro Schevchenko, Lorenzo Musetti brilla anche contro Cameron Norrie fino al 6-1 6-2 3-1. Ma appena ricade nel vizietto, smorza l’attitudine aggressiva e fa uno-due passi all’indietro, ridà coraggio al più esperto avversario, il 27enne britannico 13 del mondo che il carrarino dal braccio d’oro aveva appena battuto a Montecarlo. Raggiunto sul 3-3, minacciato di un secondo break, pressato per la prima volta, Muso s’irrigidisce, commette i primi doppi falli, e si fa attaccare. Si salva grazie al servizio e ai tremori dell’avversario. E, col 6-4 finale, si qualifica agli ottavi dove troverà il numero 1 Alcaraz, che ha battuto Shapovalov in tre set. «Ho giocato molto molto bene, non potrei essere più felice e fiero del mio team di essere nella seconda settimana». FABIO NON CE LA FA Purtroppo il fisico (una condizione imperfetta e un problema ai pettorali giovedì accusato in doppio), non certo il suo magico tennis che a tratti regala gemme uniche, stoppano Fabio Fognini a un passo dalla seconda settimana, a 36 anni. Il ligure si arrende per 5-7 6-3 7-5 1-6 6-4 dopo quasi 4 ore contro il qualificato austriaco Sebastian Ofner, promosso dalle qualificazioni e dal purgatorio Challenger. Oggi nel terzo turno Elisabetta Cocciaretto (n. 44) sfida Bernarda Pera (36), partendo da 2-1 nei precedenti per l’americana. 

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Rassegna stampa

Sinner saluta Parigi (Crivelli, Bertolucci, Ercoli, Azzolini, Martucci). Gioia Cocciaretto, prima volta al 3° turno Slam (Strocchi)

La rassegna stampa di venerdì 2 giugno 2023

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Sinner sprofondo rosso (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Terra bruciata. Come l’ambizione di spingersi fin verso il paradiso in quello spicchio di tabellone repentinamente orfano di Medvedev, il re di Roma. E invece la maledizione del pronostico colpisce ancora, inesorabile: quando l’orizzonte s’allarga, Sinner si restringe. Che botta, la sconfitta contro Altmaier, tedesco n. 79 Atp. Un capitombolo inatteso, che fa rumore, perché rischia di oscurare il cammino oggettivamente brillante che Jannik aveva tenuto da tre mesi a questa parte e che, abbinato al ko di Roma contro un altro avversario non irresistibile come Cerundolo, può instillare crepe pericolose nella delicata e continua ricerca dell’equilibrio perfetto. Alla vigilia dello Slam parigino, la Volpe Rossa aveva rivelato con sincerità gli obiettivi di un ragazzo di 21 anni che ha già avvicinato le vette più alte del suo sport: «Se chiudo gli occhi, il mio traguardo è di andare il più avanti possibile in classifica e come persona. Il sogno è diventare numero 1 del mondo, e darò tutto quello che ho per riuscirci. Poi se non ci arriverò, mi basterà non avere rimpianti». Una visione lucida e coerente, che tuttavia continua a cozzare con la realtà quando il livello della pressione si alza e richiede un ultimo salto di qualità mentale e tecnico. Perché lo Jannik che entra sul Lenglen da favorito in una partita che dovrebbe rappresentare solo una tappa di avvicinamento alla seconda settimana, è in realtà un drago dalle ali tarpate, con il braccio bloccato dalla tensione, che si tiene a galla con il servizio ma non riesce mai a incidere davvero con l’aggressione da fondo campo, senza mai cercare altre strade tattiche per staccarsi definitivamente di dosso un rivale tignoso, bravo e diligente ad applicare suoi schemi di disinnesco delle armi azzurre, giocando il dritto con traiettorie più alte per non dare ritmo e il rovescio al centro per togliere angoli. Nonostante tutto, Sinner si ritroverà a servire sul 5-4 del quarto set con due match point a disposizione, e sul primo non chiude uno smash a rimbalzo che gli costa un passante del tedesco reso imprendibile dal nastro. La plastica immagine di una giornata per certi versi indescrivibile: Jannik ha totalmente smarrito il killer instinct dei giorni belli, è passivo, lontano dalla riga di fondo, e non cerca mai variazioni per cambiare il destino strategico del match. Ha un sussulto solo quando si ritrova davvero spalle al muro, sul 4-5 e servizio del tedesco nel quinto set, ottenendo il break dell’inattesa resurrezione, peraltro vanificato dall’orribile game successivo in battuta. In un infinito 12° game, surreale e costellato da errori dettati solo dal rispettivo braccino, Jannik annulla i primi tre match point, si procura tre palle per allungarsi al tie break ma poi si arrende a un suo rovescio sbagliato e a un ace dell’incredulo renano, sbattendo la racchetta a terra forse per la prima volta in carriera: «Ci sta: ero in tensione, poco lucido, consapevole di aver avuto tante occasioni e di aver fatto troppe scelte sbagliate». […] «Certo che fa male, tenevo molto a questo torneo, ma devo accettarlo. Stavolta mi è mancato l’atteggiamento giusto, non ero sorridente dentro, fin dall’inizio non godevo del fatto di essere qui e di giocare una partita al Roland Garros. Se c’ è una lezione che devo imparare da questa sconfitta, è di tornare a essere felice quando sono in campo». A suo modo, una confessione choc che spiega meglio di ogni dettaglio tecnico le difficoltà di Sinner nel gestire il nuovo ruolo di possibile giocatore-guida del prossimo decennio, che invece Alcaraz e Rune maneggiano già con grandissima disinvoltura, peraltro accrescendo le pressioni su di lui che nei voti di tanti dovrebbe essere il terzo eroe del gruppo ristretto. Quando si trattava di sognare l’approdo nell’élite, le motivazioni e l’ambizione gli armavano il braccio, ora che vede il gotha da vicino è come se avesse il piombo nei colpi. E se la testa pensa troppo, le gambe non girano: «L’adattamento alla terra è stato eccellente, a Monte Carlo ho subito fatto semifinale. Ero euforico, e le aspettative erano alte, ma poi sono arrivate due sconfitte così. Evidentemente, devo imparare a ragionare in un altro modo». […] «So che il lavoro alla lunga pagherà, la mia passione per il tennis mi farà superare gli ostacoli. Penso di essere una persona forte, soprattutto nei momenti difficili. L’ho fatto vedere in passato e lo farò vedere anche in futuro». Splendore sull’erba?

Gioco monotono e troppa ansia. Sinner rimanda il salto di qualità (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

 

Non c’è dubbio che la sconfitta di Sinner al secondo turno del Roland Garros rappresenti una cocentissima delusione, certamente inattesa. Una battuta d’arresto che allunga ombre insidiose sulle qualità ad altissimo livello dell’altoatesino, piombato in un’improvvisa, piccola crisi dopo tre mesi di grandissimo spessore tecnico. Mentre nella parte alta del tabellone si ritrovano a battagliare Alcaraz, Djokovic, Tsitsipas e Rublev, nello spicchio occupato dall’azzurro la repentina eliminazione di Medvedev aveva spalancato un’autostrada verso gli appuntamenti nobilissimi del tabellone, con il solido ma non certo irresistibile Ruud e il terribile ma ancora incostante Rune come punti di riferimento e unici due giocatori con classifica migliore rispetto a Jannik. Se a Roma si poteva mettere in preventivo la tensione derivante dall’enorme attesa che il torneo e il pubblico riponevano su di lui, la sconfitta di Parigi è apparentemente senza motivazioni. Evidentemente, le aspettative montate dopo l’eliminazione di Medvedev hanno finito per svuotare il serbatoio mentale di Sinner, che fin dall’inizio del match contro Altmaier è sembrato fuori fase, bloccato, senza spinta sulla palla e perdi più in condizioni atletiche rivedibili. E così anche quelle che sono state le certezze che lo hanno accompagnato in questi mesi hanno finito per abbandonarlo: basti pensare al rovescio incrociato, per solito una sentenza e invece stavolta giocato sempre senza mordente. È vero, nonostante il rendimento insufficiente, Jannik avrebbe potuto comunque imporsi in quattro set, e sui match point è stato sicuramente sfortunato, ma la sensazione generale non sarebbe comunque cambiata: la palla dell’azzurro viaggia a velocità inferiori rispetto all’anno scorso o a due anni fa, quando evidentemente la testa era più libera e quindi rendeva il braccio più fluido. […] Ciò che ha sorpreso di più, in queste due inopinate sconfitte, è stata l’assoluta incapacità di Sinner di trovare un’alternativa al solo bombardamento da fondo campo: ormai dovrebbe aver capito che semplicemente spingendo da fondo non si vince contro nessuno. In più, ieri contro il tedesco è stato troppo passivo, giocando ben dietro la riga di fondo e commettendo errori inusuali sui punti più delicati. […] Un brutto stop, sul quale Sinner avrà molto da riflettere nella pausa che lo separa dalla stagione sull’erba: si tratta di capire perché, quando il salto di qualità sembra vicino, subisca una sorta di blocco psicologico da grande risultato.

Sinner: «Fa male, ci tenevo tanto» (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

«Le mie aspettative erano alte e sentivo di poter fare molto bene qui, forse devo ragionare in un altro modo. Non sono però due tornei a rovinare la stagione». Questa volta non era un miraggio o un sogno, ma un obiettivo. Le carte in tavola son cambiate con un inizio di anno formidabile e questo per Sinner era uno slam diverso, il primo in cui poter provare davvero a vincere. il Roland Garros della consapevolezza invece si conclude nel rammarico di due match point falliti e della sconfitta contro Daniel Altmaier che questa volta, a differenza di quanto accaduto lo scorso anno agli US Open, prevale sulla lunga distanza con il punteggio di 6-7(0) 7-6(7) 1-6 7-6(4) 7-5. L’altoatesino si è piegato al peso degli appuntamenti ai quali teneva di più nel post Melbourne. Per certi versi gli esordi di Roma e Roland Garros contro Kokkinakis e Muller si assomigliano per facilità nel liquidare l’avversario, ma restano eccezioni in due settimane che rimandano l’appuntamento con traguardi più grandi. Difficile determinare quale dei match point non convertiti (entrambi ai vantaggi sul 5-4 del quarto set) lasci più il segno. La lotta è tra quello condotto e non chiuso con la beffa di un nastro sul passante avversario ed un rovescio tirato lungo in uscita dal servizio. Poteva essere una vittoria opaca, di quelle portate a casa nello stile del «Sinner prima maniera», quello degli strappi improvvisi e dei break recuperati con una facilità quasi disarmante. Nel quinto set è proprio quella la solfa, con l’allievo del duo Vagnozzi/Cahill che aggancia il 5-5 quando il tedesco serve per il match, salvo cedere nuovamente il servizio prima del cambio campo. Nel dodicesimo game il conto è di 4 match point annullati, seguiti da tre palle fallite da Sinner per il tie-break prima della resa definitiva. I progressi e le soluzioni implementate nell’ultimo anno sono a tratti del tutto mancate sul Suzanne Lenglen. Quando la parte atletica e di colpi non spiana la strada, l’azzurro fatica a salvarsi con la parte tattica. La racchetta sbattuta a terra è il fotogramma del k.o. e lo stesso numero 1 d’Italia ha qualcosa da rimproverarsi: «Fa male perché ci tenevo tanto e ho avuto delle possibilità. Ho dato tutto, anche perché sennò non stai in campo per quasi 5 ore e mezza. Dovevo essere più felice di essere nella posizione in cui ero, di solito non lo faccio vedere ma sono sorridente dentro. Non lo sono stato e quando è così faccio più fatica, questa è la lezione che ho imparato. Cercherò di essere più felice perché mi serve». […]

La felicità perduta del giovane Sinner (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Piange chi vince, e non è Sinner. Si chiama Daniel Altmaier ed è la prima volta che ottiene dal tennis qualcosa da ricordare, da raccontare, di cui, magari, vantarsi. Ha 24 anni, tedesco di Kempen, un paesino della Vestfalia, famosa per il trattato di pace che pose fine alla guerra dei trent’anni, e ora che ha vinto per una volta contro uno dei più forti, è lui a non trovare pace. Si blocca davanti al microfono e non smette di piangere. Ne avrebbe di cose da raccontare, di speranze inseguite e mai raggiunte, di tennis giocato e vissuto in periferia. Ha vinto con la volontà e un po’ di fortuna, ma anche con intelligenza, scegliendo momenti e modi per colpire. Un tema che non troverebbe insensibile l’intervistatrice, quello dell’intelligenza… Marion Bartoli, signora di Wimbledon 2013, è membro del Mensa, la tavola che riunisce gli intelligentoni di tutto il mondo e con un punteggio più alto di Albert Einstein. Avrebbe di che piangere anche Jannik Sinner, ma non lo fa, non ci riesce, ha consumato sudore e lacrime in un match senza senso, costruito per durare troppo a lungo, per generare stress dal nulla e andare a parare non si sa dove. È furioso, con se stesso e con il tennis, sport ingrato se ce n’è uno. Aveva vinto, in fondo. l primi due match point dell’incontro erano a suo favore, bastava coglierne uno e andare in terzo turno, rispettando il pronostico e conservando intatte le possibilità di sfruttare a dovere un tabellone che la sconfitta di Medvedev ha aperto a qualsiasi ipotesi. E Jannik sa bene di rappresentare, da qui al futuro, ben più di un’ipotesi. Si sarebbe scritto, beh, match bruttino, oltre modo sofferto, ma in fondo vinto, come nell’arco di uno Slam succede a tutti i finalisti. Ma le crisi vanno sapute superare, e Sinner c’è rimasto avviluppato dentro. Sul 5-4 del quarto set ha giocato male la prima palla della vittoria, sulla seconda invece ha fatto le cose giuste, ma il tedesco ha trovato un passante che il nastro ha reso inarrivabile. Peccato, due volte peccato. Perché Sinner quel set l’aveva recuperato da 0-3, e in quel momento numeri e sensazioni erano tutti dalla sua parte. […] Quel decimo game del quarto set, e più ancora, l’ultimo del match, nel quinto, quando le lancette dell’orologio avevano già da un po’ varcato le cinque ore di gioco, hanno riproposto fatti e misfatti del l’intero confronto. Se vuole, Sinner può prendersela con la sfortuna, e con se stesso, ma non è più soltanto il ragazzo prodigio, è ormai oggetto di studio, e la citizen band dei coach comincia a individuare quei punti ancora da correggere nel gioco dell’italiano, e a ricavarne le prime strategie di contrattacco, utili a inceppare i meccanismi d’assalto di Jannik. Daniel Altmaier non ha cessato per un solo game, di cercare palle dai rimbalzi alti e lunghi. Su quelle Sinner non carbura, e non sempre trova la misura dei colpi. […] Altmaier l’ha lavorato ai fianchi. Nel quinto ha servito per il match sul 5-4 e non è bastato ad acquietare l’italiano, ma si è procurato un nuovo break ed è tornato a provarci sul 6-5 in suo favore. Avanti 40-0 ha sentito le gambe tremare sui primi tre match point ,ma non ha staccato la spina, e ha trovato altre due palle match, mentre le occasioni di pareggiare i conti di .Jannilk si perdevano nel nulla. Decisivo il quinto match point, in un game di sedici punti, lungo dodici minuti, e il tappo che tratteneva le lacrime del tedesco è finalmente saltato. Cinque ore e 26 minuti di dannazioni per ritrovarsi con niente tra le mani. «E’ una brutta botta, poco da dire. Dolorosa. Ho giocato male le mie carte, eppure ho avuto il match a portata di mano. Forse il mio atteggiamento non era giusto, ho dato tutto, altrimenti non sarei rimasto in campo 5 ore e mezza. Però dovevo essere più felice dentro, per approfittarne, ma questa felicità che spesso mi assiste, dentro, stavolta non l’ho avvertita. Cercherò di essere più felice, è la lezione». La chiama felicità, Jannik, e viene voglia di chiedergli la ricetta, quando dice che dovrà studiare come assicurarsela per i match futuri. Ma forse intendeva “positività”. Che è mancata, e fa bene Sinner a farsene un cruccio. Ma se vuole un consiglio, non si fermi a quella. Anche sul gioco occorrerà intervenire. […]

Sinner, maratona crudele (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Adesso vaglielo a spiegare ai leoni da tastiera dei social che il numero 9 del mondo può perdere contro il 79, e subire a Parigi un’altra delusione dopo quella di Roma. Senza per questo dover passare sotto le Forche Caudine della vergogna ed essere targato a vita come un bluff. Jannik Sinner che ad appena 21 anni può inciampare al secondo ostacolo del Major più complicato contro il tedesco Daniel Altmaier che con coach Alberto Mancini sta imparando la regolarità da affiancare a rovescio e servizio di prima categoria. Peraltro l’altoatesino cede dopo 5 ore e mezza, per 6-7 7-6 1-6 7-6 7-5, mancando 2 match point nel quarto set (uno per un net beffardo), dopo aver rimontato da 3-5 a 5-5 al quinto, perché fallisce le occasioni che si costruisce. Come dicono il 6/21 sulle palle break coi 62 vincenti contro 75 gratuiti, fotografia della tensione che ieri lo ha bloccato. Paura e limiti fisici sono connessi o separati, e si curano con l’esperienza? Parola di Sinner: «Ho avuto le mie opportunità e non ho trovato il modo giusto per vincere quei punti. Sono stato anche sfortunato, ma questo è lo sport, si vince e si perde. È difficile da digerire ma di sicuro tornerò già forte. So che gli ultimi due tornei sono stati duri, e forse mi sono messo addosso troppe aspettative, o pressione. E il mio avversario ha avuto un’attitudine migliore. Ero pronto di fisico e di testa: è dura aver lavorato tanto e non prendere un premio, ma la maratona non finisce qui». […]

Gioia Cocciaretto, prima volta al 3° turno Slam (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Il sorriso di Elisabetta Cocciaretto, con la treccia di capelli che oscilla da una parte all’altra del campo numero 9, illumina una giornata per il resto a tinte fosche per l’Italtennis alla Porte d’Auteil. La 22enne di Fermo (n.44 Wta), dopo aver sgambettato all’esordio la ceca Petra Kvitova, n.10 del ranking e del tabellone (semifinalista in questo torneo nel 2012 e nel 2020), ha superato anche il fatidico esame di maturità, raggiungendo per la prima volta il 3° turno in uno Slam: l’azzurra ha sconfitto, in poco meno di un’ora e mezza di partita, l’elvetica Simona Waltert (n.128), passata dalle qualificazioni nel suo primo main draw parigino. Anche se ha trascorso buona parte del match a litigare con la fasciatura sotto il ginocchio sinistro (se l’è tolta e fatta rimettere dal fisioterapista un paio di volte) senza riuscire ad esprimere il suo miglior tennis, la marchigiana —con un ripassino agli appunti sulla tattica ai cambi campo – è stata sempre avanti nel punteggio contro un’avversaria più fallosa e contratta di lei. Ed è stata cinica nel convertire tutte le 6 palle-break procurate. «Una partita molto difficile dal punto di vista mentale — riconosce Elisabetta – Non mi ero mai sentita così tesa e rigida, ho sentito questa partita, però sono riuscita a gestirla: ho cercato di mantenere la calma, pensare al mio gioco e a lottare punto su punto. E’ una bella soddisfazione, del tutto inaspettata. Il tape? Avevo un po’ di fastidio al ginocchio, ma se mettevo la fascia ci pensavo troppo, mentalmente era come se mi facesse più male. Dopo averci litigato un po’ l’ho tolto e via!». Cocciaretto domani troverà dall’altra parte della rete la statunitense Bernarda Pera (n. 36), che ha eliminato in rimonta la croata Donna Vekic (n.22). La 28enne americana di origini create (nata a Zadar), pure lei per la prima volta al 3′ turno al Roland Garros, ha vinto 2 delle 3 sfide precedenti con l’italiana, che però si è aggiudicata l’ultima, a gennaio net quarti sul cemento di Hobart. Grazie ai punti conquistati fin qui la giocatrice allenata da Fausto Scolari è virtualmente n.39 e quindi ritoccherà il best ranking, diventando la prima azzurra in classifica. […]

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