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Murray eroe della notte (Crivelli, Nizegorodcew, Azzolini). Un uomo solo al comando (Crivelli). La Giorgi prova la scalata della Bencic (Giammò)
La rassegna stampa di venerdì 20 gennaio 2023

Murray eroe della notte (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
La notte è di Murray. Un eroe senza tempo, animato dal fuoco sacro di una passione mai sopita nonostante tre operazioni alle anche che lo hanno portato a un battito dal ritiro definitivo. A 35 anni suonati (ne farà 36 il 15 maggio), con le ingiurie fisiche di mille battaglie, reduce dalla battaglia vinta in 4 ore e 49′ contro Berrettini, resta in campo altre cinque ore e 45′ contro l’idolo di casa Kokkinakis, rimonta da due set a zero sotto e 5-2 per l’avversario nel terzo, quindi alle 4.06 ora di Melbourne completa una clamorosa rimonta tra le lacrime di mamma Judy e gli applausi dei coraggiosi rimasti sulla Margaret Court. Una leggenda. come lo definirà John McEnroe: «È uno dei campioni che fa brillare di più il nostro sport». È la partita più lunga della carriera di Murray e l’11’ che vince recuperando da 0-2. Resta imbattuto per 8 minuti il primato del match più lungo agli Australian Open, le 5 ore e 53 minuti della straordinaria finale tra Djokovic e Nadal del 2012. L’impresa ha un sapore speciale: «Ho dimostrato di avere un grande cuore. Mi ha aiutato l’esperienza, ma anche l’amore che ho per il mio sport, il rispetto per quello che faccio». A Kokkinakis non basteranno 102 vincenti (contro 69) e il game di servizio sul 5-3 del terzo per passare oltre il satanasso scozzese che giusto quattro anni fa a Melbourne Park, dopo una sconfitta in cinque set contro Bautista, annunciò la prima operazione all’anca aggiungendo di non essere sicuro di poter tornare a giocare. Per quegli strani scherzi del destino, dopo le aspre fatiche dei primi due turni, sarà proprio Bautista l’avversario di terzo turno e l’incognita più grande riguarderà ovviamente la capacità di recuperare le oltre dieci ore già trascorse in campo. Uno sforzo immane che il solito McEnroe addebita all’incapacità del tennis di avere una visione diversa: «Accade raramente che una partita finisca così tardi, ma per me dovrebbero garantire che non succeda mai. È pazzesco che i giocatori restino in campo fino a quell’ora e che in pochi possano assistere a uno spettacolo del genere, ed è anche una partita che influirà notevolmente sulle possibilità di Andy di proseguire nel torneo. Il calcio, il football Nfl, l’Nba giocano alle quattro del mattino? Deve esserci una sorta di punto limite, o almeno bisognerebbe discuterne». Per adesso, inchiniamoci a Murray.
Murray non finisce mai (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)
«Ora fatemi andare a dormire, ho bisogno di riposo». A Melbourne sono le 4 del mattino e sir Andy Murray ha appena chiuso vittoriosamente un’incredibile battaglia contro Thanasi Kokkinakis, 9 anni più giovane, rimontando due set di svantaggio. Il marchio di fabbrica, il rovescio lungolinea, a chiudere la sfida dopo 5 ore e 45 minuti (secondo match più lungo della storia degli Australian Open). Murray si toglie il cappello, non ha nemmeno la forza di esultare; mamma Judy è in lacrime, e osservando bene, si riesce a notare un barlume di emozione anche nell’imperscrutabile coach ivan Lendl. «Ho già rimontato due set di svantaggio in carriera (11 volte; nessuno in attività ha fatto meglio; ndr), so come si fa; in campo si è vista la passione e l’amore che provo per questo sport. Io sono così, ci ho messo il cuore». E pensare che l’incontro stava per concludersi dopo tre ore, quando Kokkinakis ha servito per il match sul 5-3 nel terzo set. In quel momento è partita la rimonta di Murray, che ha alzato il proprio livello al massimo nonostante un’anca d’acciaio. Il punteggio finale è di 4-6 6-7 7-6 6-3 7-5. Resilienza, coraggio, rifiuto della sconfitta. Tutti termini di cui spesso si abusa, ma che nella notte di Melbourne paiono quasi riduttivi. Sir Andy Murray, che non aveva mai giocato due match consecutivi sopra le quattro ore, è pronto a una nuova battaglia con Bautista Agut. Lo spagnolo fu avversario di Murray nel 2019 a Melbourne nel match che pareva aver sancito la fine della carriera dello scozzese. «Non so se questa è stata la mia ultima partita – spiegò all’epoca -, so di poter dare ancora molto a questo sport». Quattro anni dopo è ancora lì, pronto a prendersi la rivincita L’infortunio di Rafael Nadal è serio, lo stop forzato sarà tra le 6 e le 8 settimane. La risonanza magnetica effettuata a Melbourne ha evidenziato una lesione di secondo grado al muscolo ileopsoas (flessore dell’anca). «Adesso è il momento del riposo sportivo e della fisioterapia», ha spiegato il campione spagnolo. […] Intanto Novak Djokovic, che ha superato Couacaud in 4 set, è parso preoccupato per un problema alla gamba. «Non sto affatto bene – ha spiegato il serbo – e il fastidio è peggiorato rispetto al match di primo turno. Vedremo come andrà giorno dopo giorno. Spero che Dio mi aiuti, così come il fisioterapista (l’italiano Claudio Zimaglia; ndr)».
Murray tutto d’acciaio (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Si avverte una forte tentazione di repulisti, di pulizie pasquali anticipate, ma dite, può un solo torneo darle per acquisite, per scontate? E’ un fatto, però…Là dove regnava Nadal, il terzo turno dello Slam australiano vedrà in campo McDonald e Nishioka. Forse qualcuno dirà che siamo prevenuti, ma la situazione non riempie di allegria. Al posto di Taylor Fritz ora c’è Alexei Popyrin, australiano di famiglia russa, Sascha Zverev l’ha spedito a casa Michael Mmoh, statunitense nato a Riad, Arabia Saudita, fino a ieri considerato un ottimo atleta racchiuso in un modesto tennista. Infine Brooksby e Paul, anch’essi americani, si divideranno l’eredità di Ruud, numero 2 del torneo. Ci consola Andy Murray. Si e riacceso, è tornato a risplendere. Campione e combattente, bionico non più per l’anca in metallo, ma per ciò che a 35 anni riesce a mettere in campo. Con coraggio e amore per lo sport. Lo dice lui stesso. Quando cadono le stelle, le domande sono almeno due. Se avete tempo di fare un giro sul web le trovate perfettamente rappresentate. Ci sono i perplessi cosmici, pronti a chiedersi se i precipitati appartenessero davvero alla luminosa categoria dei corpi celesti. E i fautori della svolta purché sia, secondo cui sta per succedere qualcosa di grosso. Cosa non si sa, ma è comunque bene che accada. Entrambe le fazioni non mancano di buone ragioni. Una possibile svolta, nell’aria, esiste, e potrebbe davvero assumere forme tempestose. Al momento è un refolo, niente di più, ma la vistosa fasciatura alla coscia sembra nasconda un problema tendineo, più che muscolare. Quanto meno, è Nole Djokovic a parlarne in questi termini. Finora gli avversari provenivano dal settore “scappati da casa”, e davvero non ci si poteva aspettare che mettessero a dura prova le fibre di colui che si sente il più forte. Eppure, qualche ulteriore strinatura Nole ha finito per riceverla. Enzo Couacaud, francese delle Mauritius, 27 anni, da sempre confinato nella serie B del nostro sport, ne ha approfittato per confezionare un ottimo secondo set e portarlo a casa al tie break. Nulla che potesse cambiare le sorti del match, ma Djokovic ha convocato i fisioterapisti, prima di accelerare il ritmo e spazzare via ogni resistenza, salvo dare di nervi per gli insulti che gli venivano dalla prima fila. «Non posso allenarmi», ha spiegato, «questo è l’aspetto peggiore. La giornata di riposo serve per allentare la morsa che avverto nella gamba. Sopravvivo, ma non sono nervoso e non mi va di passare per il cattivo che se la prende col pubblico. Non è così. Dietro dime c’era un tipo ad alta gradazione alcolica, che mi diceva le cose peggiori. Ho aspettato per un’ora che arbitro e supervisor intervenissero, poi li ho dovuti mettere di fronte alle loro responsabilità». Il tipo lo hanno allontanato, parte del pubblico non ha gradito. Ci si chiede, però, che cosa sarà di Nole quando il torneo gli presenterà avversari più robusti. Probabilmente non accadrà nulla, ma non si sa, e la svolta proprio da queste incertezze potrebbe prendere corpo. L’addio di Nadal (lesione di secondo grado allo psoas iliaco, due mesi di stop e appuntamento a Montecarlo) e la sconfitta di Casper Ruud (con Jenson Brooksby), hanno ridisegnato il torneo. La prima testa di serie ora è Tsitsipas, la seconda è Djokovic. Il greco ha Griekspoor, poi Sinner, prima di un quarto con Auger-Aliassime e una semifinale con Medvedev. Djokovic misurerà i propri affanni contro Dimitrov, avrà un ottavo con de Mlnaur e un quarto con Rublev o Rune. Poi una semifinale tutta da scoprire, per la quale ha presentato domanda Murray. Cinque ore e 45 minuti, per un match concluso alle 4 di notte, dopo le 4 ore e 49′ contro Berrettini: «Mi dicono sia il match più lungo che abbia mai giocato. Di sicuro è vero. Se potessi mi metterei a letto subito, anche qui, in mezzo a voi». Incredibile Andy. Sotto di due set e 5-2 nel terzo, è risalito un colpo alla volta, senza concedere a Kokkinakis neanche l’ombra di un match point. Ha saputo cogliere l’attimo, cosa di cui i campioni sono esperti, anche quelli di 35 anni e con un’anca ricostruita. Quando l’australiano si è mostrato convinto di avercela fatta, ha rivolto contro di lui quello stato di compiaciuta rilassatezza che Thanasi si era concesso, e ha rivoltato il match. Ha agguantato l’avversario, lo ha superato, gli ha sfilato il tie break del terzo set, quindi ha preso il controllo del gioco, e ha sopportato scambi infiniti, lunghi fino a 70 colpi Kokkinakis ha provato a riprendere in mano la partita, ma Murray gli aveva sottratto sicurezza e iniziativa. «Penso si possa parlare di un’impresa, mi sono anche emozionato. L’inizio è stato difficile, non sentivo bene la palla, poi ho trovato i colpi e ho cambiato il match». Forse anche il torneo.
Un uomo solo al comando (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Ne resterà solo uno. Nole highlander osserva il tabellone e vede i rivali cadere senza pietà, travolti da stanchezza, guai fisici, avversari in stato di grazia. Il numero uno del mondo Alcaraz già non c’era per un infortunio muscolare alla gamba destra, l’arcirivale Nadal, prima testa di serie, si è arreso alla millesima ingiuria del tempo che passa lasciando strada a McDonald, e il secondo turno della parte di tabellone presidiato da Nole costa l’eliminazione a Ruud (il numero 2), a Fritz e al convalescente Zverev. E cosi il Djoker inanella la 36^ vittoria consecutiva sul suolo australiano, la 23^ di fila sulla Rod laver Arena e tiene più vivo che mai il sogno della Decima a Melbourne e del 22° Slam che lo affiancherebbe a Rafa. Sembra quasi che il karma si stia divertendo a restituirgli quanto gli aveva sottratto dolorosamente un anno fa con la terribile vicenda della detenzione per il visto irregolare. Tuttavia, il successo contro il qualificato francese Couacaud, si porta dietro uno strascico inatteso e un allarme strisciante. Non è quel secondo set perso al tie break, a preoccupare, ma il modo in cui la circostanza matura: un Djokovic sofferente (dall’inizio del torneo gioca con una fasciatura alla coscia), in difficoltà negli spostamenti verso sinistra e obbligato a chiedere l’intervento del medico nel nono game del secondo set. Il problema è un’infiammazione al tendine del ginocchio sinistro che si riverbera anche sui muscoli superiori della gamba, con cui l’ex numero uno convive da qualche settimana e che si è aggravata durante l’esibizione di una settimana fa contro Kyrgios. Più che dalla forza degli avversari, insomma, in questo momento il pericolo più subdolo gli viene dal fisico: «Non va bene per niente. Stavo meglio dopo la prima partita. Mi concentro su un giorno alla volta, vediamo che succederà. Certo che sono preoccupato, come si deve esserlo in situazioni del genere: praticamente nel giorno di riposo non mi alleno per non sforzare il ginocchio, ma ho fiducia nel mio staff e in Dio, non voglio entrare più in profondità sull’argomento e spero di recuperare in tempo per il match con Dimitrov» . I precedenti con Grisha (9-1 per lui) e i 12 punti su 13 con cui ha aperto con ferocia il terzo set contro il francese malgrado le titubanze atletiche sembrerebbero metterlo al sicuro, ma anche per un titano con la sua solidità mentale scendere in campo con il tarlo di un infortunio nasconde insidie inesplorate. Tra l’altro Nole nelle prime due uscite ha dovuto affrontare un paio di episodi sgradevoli. Nel match d’esordio contro Carballes è stato accusato di aver lasciato il campo per un toilet break senza chiedere alla giudice arbitro Tourte e così ha dovuto postare un video su Instagram in cui si sente la voce di lei che gli dà il permesso; ieri invece uno pseudo tifoso lo ha preso di mira a lungo, costringendolo quasi con le cattive a far intervenire il giudice di sedia: «Quel ragazzo e ubriaco fradicio! Non è qui per vedere il tennis. Mi sta provocando dal primo punto, sta cercando di entrarmi nella testa». Un episodio che anche a mente fredda lo ha irritato: «Erano due ore che mi infastidiva, mi sarei aspettato che fossero il supervisor o l’arbitro a intervenire senza che lo chiedessi io». […]
L’incorreggibile Giorgi prova la scalata della Bencic (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Tutto o niente. Controvento e controcorrente. Hanno provato a cambiarla, ma Camila Giorgi, giunta ormai nel pieno della sua maturità, ha tirato dritto per la sua strada. I dubbi, così come le critiche, sono stati un ronzio costante inghiottito negli anni dal suo tennis heavy metal. «Inutile continuare a chiedermelo: nel mio tennis non esiste un piano B, non lo avrò mai», disse lo scorso maggio dopo aver chiuso con un 6-0 il suo match di terzo turno al Roland Garros contro l’allora n5 del mondo Sabalenka. A farne le spese sin qui in Australia sono state Anastasija Pavlyuchenkova e Carolina Schmiedlová: un game alla russa, altri sette concessi alla slovacca, spazzate via dall’azzurra attesa ora da un terzo turno contro la svizzera Belinda Bencic. Più del ranking, che la vede oggi relegata a n.70 del mondo, ad alimentare l’incertezza di questo suo ritorno a Melbourne avevano contribuito altri fattori. Il suo 2022 si era infatti chiuso ad agosto, eliminata al secondo turno degli Us Open da Madyson Keys in tre set al termine di una partita in puro stile Giorgi, costellata di prodezze, emozioni e occasioni sciupate. La fascite plantare accusata di lì a poco la costrinse a saltare le Finals di BJKC riconsegnandola al tennis solo ai primi del 2023. Si ripresentò in campo ad Adelaide ai primi di gennaio. E come in un purosangue tenuto a lungo lontano dalle corse cautela e valutazioni finirono per cedere il passo a un istinto che non vedeva l’ora di tornare a scatenarsi. Ben più grande della condizione fisica, era però l’altra incognita che l’attendeva down under. Affidatasi a un medico di base nel vicentino, ora indagato per aver somministrato falsi vaccini ai suoi pazienti, le autorità federali australiane avevano aperto un’indagine nei confronti dell’azzurra per cercare di capire se la sua partecipazione agli ultimi Australian Open fosse legata a un green pass di fatto non valido. Tutt’altro che turbata dalla vicenda, Giorgi si presentò di fronte ai media dopo la vittoria contro Pavlyuchenkova confermando di aver completato il suo ciclo vaccinale – «altrimenti non sarei qui» – e rispedendo insinuazioni e ipotesi ancora un volta nel campo altrui: «E’ lei (la dottoressa Teciou Grillone, ndr) quella nei guai con la legge, non io». Mujer vertical, tanto nel carattere quanto nelle traiettorie dei suoi colpi, è difficile intuire se la vicenda lascerà strascichi nel suo gioco. Le sue statistiche, come di consueto, fotografano partite che potrebbero aprirsi a qualsiasi interpretazione. Guardare per credere il tabellino del suo ultimo match contro Schmiedlovà: quasi l’80% di punti ricavati da una prima di servizio che solo nel 50% dei casi ha trovato il campo, 10 palle break concesse, 7 doppi falli, in un crescendo di contraddizioni che in ultimo trovano però legittimità in un punteggio che infine ha saputo premiarla «E’ stata una partita intensa e nei momenti importanti sono stata lì. Questo ha fatto la differenza specie nel secondo set. — ha poi dichiarato l’azzurra a Eurosport — Ho solo sensazioni positive. Il terzo turno? Non penso mai all’avversaria. Penso a me stessa come sto facendo ora. Mi focalizzerò su quello che devo migliorare anche basandomi sulla partita di oggi». Così è sempre stato e così sarà. Prendere o lasciare.
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ATP Miami LIVE: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz in campo
Seguite con noi il nuovo capitolo dell’appassionante rivalità Sinner-Alcaraz

1.16 – Subito un game non facile per Sinner che però tiene senza concedere palle break.
1.11 – Greg Allensworth: “Ready, play”.
1.06 – Sinner e Alcaraz sono al warm-up. Carlos ha vinto il sorteggio e scelto di rispondere.
Medvedev in finale, battuto Khachanov
Sinner-Alcaraz, il sesto atto
Sinner in semifinale: la diretta Facebook di Luca & Vanni
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WTA Miami: Kvitova, prima finale al Sunshine Double
Petra Kvitova vince in rimonta il primo set poi chiude di slancio il secondo sconfiggendo Sorana Cirstea. Per lei l’ostacolo Rybakina per tentare il ritorno in Top 10

(da Miami il nostro inviato)
[15] P. Kvitova b. S. Cirstea 7-5 6-4

Nella sua novantanovesima apparizione in un torneo WTA 1000 Petra Kvitova è riuscita a raggiungere la sua prima finale al Miami Open sconfiggendo in due set una delle giocatrici più calde di questo periodo di stagione, la rumena Sorana Cirstea.
Un irresistibile strappo tra la fine del primo set e l’inizio del secondo che le ha permesso di vincere sette giochi consecutivi ha deciso la partita in favore della ceca, che dopo aver iniziato il match sbagliando un po’ troppo alla ricerca di angoli molto accentuati, ha poi messo a fuoco il mirino ed è stata assolutamente irresistibile facendo letteralmente a brandelli la seconda dell’avversaria (2 punti su 13 per un 15% nel primo set, per poi chiudere con un globale 26% a fine match).
PRIMO SET – Inizio di partita molto equilibrato tra due giocatrici che si conoscono molto bene, essendosi incontrate già 10 volte in oltre un decennio a tutte le latitudini e su tutte le superfici. Kvitova provava a sfruttare le sue traiettorie mancine tagliando il campo con angoli molto acuti. La ceca arrivava per prima alla palla break, ma Cristea rispondeva alla situazione molto bene. Sul 3-2 era Cirstea che con tre splendide risposte vincenti (o quasi) si conquistava tre palle break, tutte però annullate da colpi lungolinea di Cirstea che mancavano il bersaglio. Sulla quarta però il suo rovescio incrociato finiva in corridoio concedendo il primo allungo alla rumena.
Kvitova continuava imperterrita a cercare gli angoli, ma la precisione le faceva difetto, e Cirstea, dopo che i suoi fan erano stati redarguiti dall’agente di Kvitova per aver fatto rumore tra la prima e la seconda di servizio, rimontava da 0-30 issandosi 5-2.
Nel game in quale Cirstea serviva per il set sul 5-3, Kvitova trovava tre splendidi colpi risalendo da 40-15 a palla break, ma mancava poi la risposta sul punto decisivo. Due punti più tardi le andava meglio, affondando il rovescio dell’avversaria con un lungolinea e recuperando il break di svantaggio per il 5-4.
Con un parziale di 13 punti a 1, Kvitova rivoltava il set come un calzino recuperando il break di svantaggio e mettendosi nella posizione di servire per il set sul 6-5. Anche per la ex campionessa di Wimbledon servire per il set non era una cosa banale: un doppio fallo e un gratuito da fondo la portavano 0-30, ma quattro punti consecutivi le consentivano di chiudere il parziale 7-5 dopo 58 minuti di gioco, 16 minuti più tardi rispetto ai set point avuti da Cirstea.
SECONDO SET – La furia di Kvitova non si arrestava anche nel secondo parziale: portava a sette i giochi consecutivi vinti sprintando subito sul 2-0. Petra sembrava incapace di sbagliare, tutti i suoi colpi finivano sulla riga, tanto da indispettire un po’ Cirstea che chiamava “il falco” per controllare il punto di rimbalzo della palla. Sullo 0-2 15-40, con due chance del secondo break, la rumena aveva un’impennata d’orgoglio e metteva a segno quattro vincenti per rimanere in scia dell’avversaria.
Da lì in poi però Kvitova diventava sempre meno trattabile sui suoi servizi, arrivava a servire per il match sul 5-4 quando sciupava il primo match point con un doppio fallo, ma sul secondo una micidiale curva mancina le consegnava la sua prima finale a Miami per tentare di conquistare il suo nono titolo WTA 1000.
Con questo risultato Kvitova è sicura di risalire almeno al n.11 del ranking WTA lunedì prossimo, e potrà rientrare nelle Top 10 in caso di vittoria del torneo. Nel match decisivo di sabato (ore 15 locali, le 21 in Italia), Kvitova affronterà Elena Rybakina, contro la quale ha disputato due incontri, peraltro piuttosto recentemente (a Ostrava a fine stagione nel 2022 e lo scorso gennaio ad Adelaide), portando a casa una vittoria nell’ultima occasione.
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Inizia la “Wild Card Challenge”: in palio posti in tabellone al Roland Garros per i tennisti americani
Continua la collaborazione fra USTA e FFT: verranno scelti un tennista e una tennista statunitensi in base ai punti ottenuti nelle prossime cinque settimane

Inizia lunedì 3 aprile la “Wild Card Challenge”: quattro settimane di tennis ATP e cinque di tennis WTA sulla terra battuta europea durante le quali sarà costituita una sorta di Race to Paris riservata ai soli tennisti americani, da cui sono esclusi coloro ammessi in tabellone direttamente o con il ranking protetto o sono in top 50 all’inizio della sfida. Colui e colei che avranno ottenuti più punti in classifica verranno premiati con una wild card per il secondo grande slam della stagione; In caso di arrivo a pari punti, otterrà la wild card il giocatore col miglior ranking la settimana immediatamente successiva alla scadenza delle quattro/cinque settimane.
Continua così la stretta collaborazione fra la federazione americana, la USTA, e quella francese, la FFT, che si ripeterà a parti invertite in occasione dello US Open. Tempo fino al 24 aprile (o al primo maggio), dunque, per ottenere in un massimo di tre eventi ATP o WTA il maggior numero di punti possibili. L’iniziativa va avanti dal 2012, e ha visto guadagnare un pass per il torneo a nomi ben noti: Shelby Rogers (2013), Frances Tiafoe (2015), ma anche Tommy Paul (nel 2019).
2022: Michael Mmoh (1R); Katie Volynets (2R)
2019: Tommy Paul (1R); Lauren Davis (2R)
2018: Noah Rubin (1R); Taylor Townsend (2R)
2017: Tennys Sandgren (1R); Amanda Anisimova (1R)
2016: Bjorn Fratangelo (2R); Taylor Townsend (2R)
2015: Frances Tiafoe (1R); Louisa Chirico (1R)
2014: Robby Ginepri (1R); Taylor Townsend (3R)
2013: Alex Kuznetsov (1R); Shelby Rogers (2R)
2012: Brian Baker (2R); Melanie Oudin (2R)