Il sogno è soltanto rimandato (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Apollo rimane sull’ Olimpo. Un anno dopo, è ancora Tsitsipas. Ma questa volta Sinner si ritrova a un passo dalla divinità greca, accarezza il sogno di vestirne la livrea per spingersi verso i sentieri inesplorati di una finale Slam, in una parte di tabellone che solletica come non mai i desideri di gloria. E invece. dopo un’altra partenza stentata e un’altra rimonta imperiosa e autorevole, Jannik scopre che le porte del cielo sono ancora chiuse nel viaggio da brividi tra le tensioni del quinto set, Stefanos si affida alle straordinarie risorse che al momento ne fanno un giocatore più completo e raffinato della pur formidabile Volpe Rossa. E cioè l’esperienza, la saldezza di nervi, la maggior varietà di soluzioni, la superiore pesantezza di palla, il servizio. Già, il servizio: 24 prime su 26 nell’ultimo parziale, quando le gambe risentono delle fatiche di una lotta allo spasimo e dunque bisogna ancorarsi a un colpo che consenta di controllare l’inerzia tecnica e psicologica della partita. Certamente, la sconfitta per Sinner è un’altra ferita bruciante che interrompe le illusioni sul più bello, come era successo contro Djokovic a Wimbledon e Alcaraz agii Us Open.
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Le statistiche dicono che Jannik ha battuto solo una volta su 17 un top 5 (Alcaraz a Umago 2022), però i segnali che arrivano dalla sconfitta indicano che il trend può invertirsi in fretta fisicamente, Sinner ha retto le quattro ore di battaglia dopo che era stato in campo 3 ore e 45′ contro Fucsovics, la palla corta sta diventando un’arma tagliente, il torneo ha dimostrato che la rete può diventare per Jan un goloso terreno di caccia. Insomma, una delusione che ora più che mai fa rima con ambizione: «Stavolta abbiamo visto quanto ci sono andato vicino lo dice anche il punteggio. Ho commesso un paio di errori brutti nel quinto set, ma anche nel primo e nel secondo credo di aver fatto le scelte giuste È dura in questo momento, di sicuro. Dovrò sicuramente ripensare a tutto e tornare ad allenarmi. Ma in questo tipo di partite, può andare in un modo o nell’altro.
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«Nel quinto set Stefanos è tomato a servire bene e io quando ho avuta l’occasione di mettergli pressione ho commesso un paio di errori di rovescio. Immagino di poterci ancora lavorare Fisicamente mi sento più forte rispetto ad un anno fa, anche il livello del mio gioco è buono. Le notizie positive non mancano, ma questa sconfitta farà male per un po’». Abituato fin da ragazzino a ragionare con gli orizzonti del numero uno, giustamente Jannik fatica a contemplare le cadute, ma un ragazzo del 2001 che in appena 13 partecipazioni ha già giocato i quarti di finale in tutti gli Slam merita di stare nel gotha della generazione che si contenderà i maggiori trionfi quando Djokovic e Nadal si godranno la famiglia I ragazzi del futuro Un drappello traboccante di enorme talento e della giusta dose di sfacciataggine tecnica, ovviamente comandato da Alcaraz, già arrivato lassù. supportato dalla crescita di Auger-Aliassime (tuttavia non confermata in Australia), corroborato dall’esplosione di Rune, impreziosito dal braccio d’oro di Musetti (ma gli Slam…) e a cui si sono aggiunti, a Melbourne, nuovi protagonisti . Come il rivale di Tsitsipas nei quarti, Jiri Lehecka, finalista delle Next Gen 2022 e ultimo frutto della grande tradizione ceca, non a caso seguito da Mi chal Navratil, l’uomo che plasmò Berdych
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Dopo aver spaventato Djokovic in finale ad Adelaide, il fidanzato di Ivana Nedved è il giocatore più caldo del momento e probabilmente anche il più spiri toso: «Mia madre (Regina Raichrtova, ndr) è stata n.26 del mondo, mio padre n.2, mia sorella Nelly addirittura n.1 nel golf. E Jessica n.6. sempre nel golf. Direi che sono assolutamente il peg glor atleta in famiglia». Alla sua impetuosa crescita ha contribuito, accanto un gioco senza punti deboli, un cambio di atteggia mento («Non sono più negativo in campo») e la collaborazione con Agassi, che gli scrive tutti i giorni, iniziata nei mesi più duri della pandemia quando è stato ospitato a Las Vegas e si è allenato con lui. E poi c’è coach Stepanek, che da giocatore era stato allenato proprio da papà Petr e dunque è uno di casa Il filo di Korda.
Sinner a un passo dai giganti (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Così come accaduto un anno fa, il cammino di Jannik Sinner agli Australian Open si chiude per mano di Stefano Thitsipas. Il greco, n.3 del mondo questa volta però ha dovuto faticare più del previsto prevalendo solo al quinto set dopo quattro ore di partita.
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La aspettava questa partita, Sinner sapeva che sono questi i match da cui avrebbe potuto ricavare le informazioni migliori sugli eventuali progressi maturati nel corso degli ultimi mesi, e quella contro Tsitsipas, rivale contro cui l’anno scorso non aveva di fatto visto palla, si presentava per lui come la verifica ideale. Persi i primi due set, tutto lasciava credere che anche quest’esito avrebbe ricalcato quanta visto l’anno scorso qui a Melbourne.
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«Ho commesso un paio di errori, altri su alcune palle facili e il match è cambiato abbastanza velocemente – ha spiegato Sinner – Anche nel primo e nel secondo set, credo di aver fatto le scelte giuste. Tradotte in un piano di gioco all’insegna di imperativi quali non retrocedere, cercare di restare inchiodato sulla linea di fondo campo, accettare lo scambio su entrambe le diagonali senza alcuna remora e provare, quando possibile, la chiusura del punto affidandosi alle sue accelerazioni. E’ questo il tennis che lui predilige. Se nei primi due set Sinner non era riuscito a consolidare i due break ottenuti a fronte delle otto occasioni avute a disposizione, nel terzo, complice una prima di servizio più affidabile, all’azzurro è bastato confermare il vantaggio creatosi in avvio per inceppare gli ingranaggi del gioco di Tsitsipas. Resoci conto del momentaneo calo del suo rivale, Sinner ha insistito costruendosi nei due successivi parziali altre diciassette palle break e concedendone solo una al greco, costretto così a giocarsi il passaggio del turno (e l’opportunità dl diventare nuovo n.1 del mondo in caso di vittoria del torneo) al quinto set. La differenza l’hanno fatta i dettagli. E decisiva è stata la memoria di esserne già usciti indenni in passato. Rimontare due set di svantaggio è impresa che in carriera a Sinner è riuscita solo qui in Australia contro Fucsovics;
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Delusione Sinner, lottare non basta. Ci vuole uno scatto per salire di livello (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)
I sogni evaporano a mezzanotte (di Melbourne), quando in tasca a Jannik Sinner buttato fuori dall’Australian Open dal salto di livello di Stefanos Tsitsipas nel quinto set rimangono 26 palle break (tante), 22 delle quali annullate dal n.4 del mondo costretto a mettere in campo la prima di servizio (alla fine percentuali alte: 72% per il greco, 72% di punti vinti con la prima in campo per l’azzurro, punte di velocità di 210 e 209 km/h). Significa che a differenza di un anno fa, quando Sinner e Tsitsipas si affrontarono nei quarti dell’Australian Open in un match a senso unico per Stefanos (6-3, 6-4, 6-2) e la frustrazione di quella sconfitta spalancò la crisi strisciante con coach Riccardo Piatti, oggi Jannik è un giocatore più maturo che ha nella testa, più che nel tennis, la difficoltà ad essere concreto nei momenti che cambiano i match. «Mi sono sentito vicino, perdere così fa male» ha detto Sinner con i ricci rossi appiattiti sulla fronte da quattro ore di psicanalisi a cielo aperto, gli Slam ti denudano senza pietà, il bambino è cresciuto ma ha ancora strada da fare, la palla corta è un colpo ormai acquisito nel repertorio, la battuta è migliore, tre chili in più di muscoli si vedono a occhio nudo; è ancora lento il tempo di reazione quando l’altro, il top player, scala marcia e se ne va, come Djokovic a Wimbledon o Alcaraz a New York (con match point) l’anno scorso.
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L’età smetterà di essere un alibi tra breve, insomma, ma della sconfitta di Sinner negli ottavi di Melbourne — oggi — non è il caso di fare un dramma, come una certa deriva social disfattista pretenderebbe. il tennis mondiale sta entrando nell’era dei vincitori Slam multipli, come nel femminile, dopo Nadal (6-8 settimane il tempo di recupero dall’infortunio: lo rivedremo sulla terra) e il Djoker, che stamane alle 9 testa con l’enfant du pays De Minaur il dolore alla coscia, ci sarà spazio per molti. E Sinner crediamo che sarà tra essi.
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