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Guerra in Ucraina, il comunicato del CIO: “Atleti neutrali e nessuna intromissione dei governi”
Confermate le sanzioni contro Russia e Bielorussia e il sostegno all’Ucraina, ma la partecipazione agli eventi, pur nel rispetto di rigidi criteri, non può dipendere dal passaporto

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All’atto dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le indicazioni del Comitato Olimpico Internazionale sono state da subito l’esclusione degli atleti russi e bielorussi o, in subordine, l’assenza della bandiera. Di nuovo, lo scorso dicembre, il presidente del CIO Thomas Bach aveva pubblicamente ribadito che “queste sanzioni contro i governi di Russia e Bielorussia devono rimanere e rimarranno in vigore anche nel 2023”. E così è; tuttavia, mercoledì 25 gennaio, il CIO ha diffuso il “comunicato sulla solidarietà all’Ucraina, le sanzioni contro Russia e Bielorussia e lo status degli atleti di quei Paesi” che lascia aperto uno spiraglio alla partecipazione anche di chi ha il passaporto “sbagliato”, naturalmente come atleta neutrale, che è quello che accade ormai da un anno nel tennis, per quanto in ogni articolo o telecronaca le nazionalità vengano citate più di una volta – il vincente del russo, i doppi falli della bielorussa e via così.
A ogni modo, proprio il nostro sport pare essere direttamente interessato da alcuni passaggi, come la parte per cui non possono essere i governi a decidere chi possa partecipare a cosa. Inutile ricordare (ma lo facciamo comunque) l’opera di moral suasion del governo britannico nei confronti dell’AELTC che alla fine ha portato all’esclusione di atleti russi e bielorussi dai prati di Sua Maestà. Riportiamo allora una sintesi del comunicato del CIO che potete in ogni caso trovare nella versione integrale in inglese al link in calce all’articolo.
Per quanto riguarda le sanzioni, all’unanimità è stata decisa il mantenimento delle stesse e il loro rafforzamento. Ciò significa che:
Nessun evento organizzato o sostenuto da una federazione internazionale o comitato olimpico nazionale in Russia o Bielorussia;
Nessuna bandiera, inno, colori o altri simboli identificativi di quei Paesi in qualsiasi evento sportivo, inclusa l’intera sede.
Nessun membro dei governi di Russia o Bielorussia dovrebbe essere invitato o accreditato agli eventi sportivi internazionali.
Unanimità anche per continuare e rafforzare l’impegno per la solidarietà verso gli atleti e la comunità olimpica ucraini, così che possano avere una squadra competitiva a Parigi 2024 e Milano Cortina 2026. Incoraggiando federazioni e comitati olimpici a facilitarne allenamenti e partecipazione agli eventi sportivi.
Riguardo agli atleti con passaporto russo e bielorusso, un’ampia maggioranza dei partecipanti a ogni votazione si è espressa per un forte impegno rispetto alla missione unificatrice del Movimento Olimpico, specialmente in questi tempi di divisione, confronto e guerra e per il rispetto dei diritti degli atleti di essere trattati senza alcuna discriminazione. Inoltre, i governi non devono decidere quali atleti possono partecipare a quale competizione e quali no. E a nessun atleta dovrebbe essere proibito gareggiare a causa del proprio passaporto.
Dovrà quindi essere esplorato un percorso per la partecipazione degli atleti a rigide condizioni, vale a dire che parteciperanno come “atleti neutrali” e in nessun modo rappresenteranno il loro Stato o altra organizzazione del Paese, come già succede nelle leghe pro, in particolare in Europa, Usa e Canada e in qualche sport individuale. Inoltre, non dovranno aver attivamente sostenuto la guerra in Ucraina e dovranno attenersi al Codice Antidoping. In caso contrario, saranno immediatamente esclusi dalla competizione e sospesi per quelle successive.
Viene altresì citata una risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU, secondo cui i grandi eventi sportivi internazionali “dovrebbero essere organizzati nello spirito della pace” e “dovrebbe essere rispettata la natura unificatrice e conciliativa di tali eventi”.
Infine, è stata anche discussa la situazione dei primi anni ’90 a seguito delle guerre scoppiate nei balcani, quando – diversamente da oggi – ci furono sanzioni ONU volte a impedire la partecipazione di persone o gruppi in rappresentanza della Repubblica Federale di Jugoslavia. Furono però ammessi “atleti indipendenti” alle Olimpiadi di Barcellona del 1992.
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ATP Houston, il tabellone: Tiafoe e Paul guidano il monopolio americano
Sei teste di serie su otto sono per giocatori di casa, ma attenzione ai sudamericani Etcheverry e Garin, campione nel 2019

Dopo la parentesi sudamericana di febbraio, la terra è pronta a tornare la protagonista del circuito. Da lunedì e fino alla fine del Roland Garros, e quindi per più di due mesi, si giocherà solo sul rosso. In campo maschile si partirà con tre tornei 250 in tre continenti diversi: Estoril, Marrakech e Houston. Quest’ultimo sarà, come spesso capita, la casa dei giocatori americani, storicamente non troppo amanti della terra europea. Tre delle ultime quattro edizioni sono state vinte da rappresentanti del team USA e ci sono tutti i presupposti perché le tradizioni vengano rispettate anche quest’anno: al via ci saranno infatti almeno dieci giocatori di casa e sei di questi avranno lo status di testa di serie, lasciandone soltanto due alle altre nazioni. I favoriti per arrivare in finale sono Frances Tiafoe e Tommy Paul, ma entrambi non conservano ricordi particolarmente positivi delle loro esperienze a Houston.
In tre apparizioni Tommy ha vinto solo due partite e non è mai andato oltre gli ottavi, mentre Frances ha come miglior risultato i quarti della scorsa edizione quando si fermò al cospetto di Isner. Proprio Big John, che ha disputato tre finali in questo torneo vincendo quella del 2013, è uno degli altri due americani, insieme a Tiafoe e Paul, che approfitterà di un bye al primo turno. Il quarto e ultimo è Brandon Nakashima che, dopo il trionfo alle Next Gen di Milano, sta faticando a trovare continuità di risultati in questo avvio di stagione.
La seconda linea statunitense è poi composta da JJ Wolf, numero 5 del seeding e chiamato a un primo turno complicato contro Jordan Thompson, e da Marcos Giron (settima testa di serie). Nelle retrovie ci sono invece, oltre a Kudla e Kovacevic, le wild card Steve Johnson (vincitore qui nel 2017 e nel 2018) e Jack Sock (anche lui campione del torneo nel 2015). Un altro past champion che ha ricevuto un invito per il tabellone principale è Fernando Verdasco che contro l’australiano Kubler (testa di serie n. 8) andrà a caccia di una vittoria ATP che gli manca dallo scorso settembre.
Tra chi punta a spezzare il monopolio a stelle e strisce, però, ci sono soprattutto due sudamericani: il primo è Etcheverry, finalista a Santiago a febbraio, che al primo turno affronterà Juan Manuel Cerundolo (fratello di Francisco); il secondo è Garin, già capace di trionfare sulla terra di Houston nel 2019. Il cileno sfiderà all’esordio Dellien con vista su un possibile secondo turno con Nakashima.
Questo il tabellone completo del Fayez Sarofim & Co. U.S. Men’s Clay Court Championship 2023:

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Sinner-Alcaraz sul 4-2 del primo set, 25 prodezze, lo scambio più bello dell’anno [VIDEO]
Il punto del match, si prenota già ora come il punto del 2023. Sinner chiude il passante di rovescio dopo mille capovolgimenti

Nel video del direttore Scanagatta lanciato a caldo pochi minuti dopo la conclusione del fantastico duello vinto da Jannik Sinner sul n1del mondo Carlos Alcaraz si invitavano i lettori di Ubitennis a guardare lo scambio più bello, più impressionante del match giocato a Miami. È stato così spettacolare da poter suscitare la ammirazione sconfinata se non la gelosia di Federer, Djokovic, Nadal, e Murray per un’intensità e una velocità di palleggi perfino superiore a quella dei loro tempi. Questi tirano più forte!
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Quando un italiano vince sul numero 1: Sinner che batte Alcaraz vale il Panatta che battè Connors? [VIDEO]
Il direttore Scanagatta, a seguito della vittoria di Sonego su Djokovic, ripercorse tutti i 7 exploit italiani contro i n.1 del mondo. Da Barazzutti a Sonego, passando per Volandri e Fognini

Con la vittoria su Carlos Alcaraz, Jannik Sinner non ha solamente raggiunto la seconda finale in un Masters 1000 della carriera ma ha anche battuto il numero 1 del mondo per la prima volta (risultato che tra l’altro costa allo spagnolo la prima posizione del ranking a partire dalla prossima settimana a favore di Djokovic). Battere il primo del ranking ATP ha sempre un sapore più speciale e nella storia del tennis italiano solamente altri sei giocatori sono riusciti nell’impresa in Era Open, in ordine cronologico: Barazzutti, Panatta, Pozzi, Volandri, Fognini e Sonego, a cui si aggiunge ora anche Sinner
Tornando indietro agli anni ’60, va segnalato che Nicola Pietrangeli battè Rod Laver nella finale degli Internazionali d’Italia a Roma nel 1961 (non c’è ufficialità sulla classifica di quel periodo, anche se Laver l’anno dopo compì il Grande Slam), e sempre in quegli anni Giuseppe Merlo battè sei giocatori campioni Slam.
Il primo a farcela nell’Era Open (cioé dal 1972 in poi) è stato Corrado Barazzutti, nel 1974, ai quarti di Monaco di Baviera sulla terra rossa battendo il romeno Ilie Nastase, sconfitto 3-6 7-6 6-1 dal tennista di Udine. Successivamente fu Adriano Panatta addirittura due volte vincitore sul numero 1 del mondo. Prima nella finale di Stoccolma 1975, sul cemento con l’americano Jimmy Connors che soccombe 6-4 6-3, poi il bis del romano un paio d’anni più tardi, ancora contro Connors, battuto 6-1 7-5 al secondo turno del torneo di Houston (cemento) nel 1977.
Si cambia millennio per arrivare al 15 giugno del 2000, durante il terzo turno del Queen’s su erba, quando il barese Gianluca Pozzi ha sfruttato al massimo le condizioni fisiche non perfette dello statunitense Andre Agassi, il quale perso il primo set 6-4 si ritira sul vantaggio di 3-2 nel secondo set. Sette anni dopo tocca a Filippo Volandri, al terzo turno degli Internazionali di Roma: il 10 maggio del 2007 il livornese supera 6-2 6-4 Roger Federer con una partita a dir poco memorabile per la storia recente del tennis italiano.
Roma palcoscenico di un altra vittoria azzurra sul numero 1 mondiale, il 16 maggio del 2017, impresa messa a segno da Fabio Fognini che ha sconfitto al 2° turno per 6-2 6-4 lo scozzese Andy Murray. Infine torniamo alla storia recente: 30 ottobre 2020, ATP 500 di Vienna, semifinale. Un Lorenzo Sonego strepitoso batte il numero 1 del mondo Novak Djokovic lasciandogli appena tre giochi e infliggendogli la peggior sconfitta in carriera nei match giocati al meglio dei tre set a livello ATP. Un 6-2 6-1 incassato dal serbo dopo aver acquisito matematicamente la posizione in cima al ranking anche al termine di quella stagione.