Fabio Fognini punta a tornare a Buenos Aires: "Vorrei vincere un altro titolo prima di salutare il circuito"

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Fabio Fognini punta a tornare a Buenos Aires: “Vorrei vincere un altro titolo prima di salutare il circuito”

Fognini al Corriere dello Sport: “Una questione di testa? No, in carriera avrei dovuto gestire meglio i miei infortuni. Nole il più forte ma il meno amato dei Fab Three”

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Fabio Fognini - Montecarlo 2022 (Foto Roberto Dell'Olivo)
 

In un’intervista rilasciata a Luca Fiorino per il Corriere dello Sport, Fabio Fognini parla dei suoi prossimi obiettivi, con uno sguardo proiettato a quelle che saranno le sue attività quando arriverà il momento di dire addio al circuito. Ma non ora, perché il giocatore ligure ha voglia di dimostrare a se stesso e ai suoi tifosi di essere ancora capace di competere ad alti livelli. Dopo un avvio di stagione complicato a causa di un infortunio al piede sinistro – una “frattura intra-articolare della falange” – avvenuto durante l’Australian Open (in cui ha perso al primo turno contro Thanasi Kokkinakis), l’azzurro – che si è ritirato dal torneo di Cordoba – si sente pronto a scendere nuovamente in campo: “Adesso l’idea è quella di rientrare per Buenos Aires, un appuntamento a cui tengo molto. In Argentina mi sono sempre sentito amato. Tuttavia non voglio rischiare, giocherò soltanto se i medici mi daranno il via libera“. A proposito di Australian Open, Fabio riconosce la superiorità di Novak Djokovic rispetto a tutti gli altri… “Nole è il più forte e i numeri lo dimostrano, ma è anche il meno amato dei Big Three”.

Fognini, classe 1987, ha raggiunto il suo best ranking nel 2019 diventando n. 9 del mondo. Vanta finora nove titoli (Stoccarda e Amburgo, 2013; Viña del Mar, 2014; Umago, 2016; Gstaad, 2017; San Paolo, Bastad, Los Cabos, 2018; Montecarlo, 2019), si issa in altre 10 finali e vorrebbe aggiungere un decimo trofeo al suo già invidiabile palmares: “Prima di salutare desidererei vincere un altro torneo per arrivare in doppia cifra. Non mi interessa tanto la città né il tipo di torneo, se un 250 o un 500, ma dimostrare a me stesso di essere ancora un giocatore competitivo ad alto livello“.

E poi il desiderio di dare il proprio contributo accompagnando la nuova generazione di tennisti ad affrontare la carriera nel tour, in particolare grazie alla sua agenzia di management: “Siamo operativi da un anno e mezzo. La Back To Next Management è nata con l’obiettivo di aiutare i ragazzi nel passaggio dai tornei juniores al professionismo. Al momento fanno parte del nostro team Flavio Cobolli, Matteo Gigante, Mattia Arnaldi e Andrea Pellegrino. Nel corso della mia carriera mi sono spesso messo il bastone tra le ruote e per questo motivo vorrei dar loro una mano affinché non commettano i miei stessi errori». Quali esattamente?Non essere riuscito a sfruttare appieno il mio potenziale fisico. Me ne sono reso conto un po’ troppo tardi, soprattutto adesso che gioco con ragazzi che hanno quasi la metà dei miei anni. Col senno di poi penso di non aver gestito al meglio i tanti infortuni con cui ho avuto a che fare. Qualcuno al mio posto avrebbe detto la “capoccia”, ma io ho una visione opposta a riguardo. Magari se non fossi stato così probabilmente non avrei raggiunto questi risultati. Ognuno di noi è diverso con i suoi pregi e i suoi difetti. Non puoi chiedere a Fognini di esser Seppi e viceversa. Come si dice? Con i se e con i ma la storia non si fa…».

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