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WTA Lione: prima gioia per Alycia Parks, con grande personalità supera la beniamina di casa Caroline Garcia
La seconda vittoria contro una Top 10 corrisponde al primo titolo WTA in carriera per la giovane americana. Ottenuto grazie ad una spaventosa prestazione al servizio, in una bellissima finale con la n.1 del seeding

A. Parks b. [1] C. Garcia 7-6(7) 7-5
Per la terza volta in quattro edizioni del torneo, al WTA 250 di Lione è una giovane stella del panorama mondiale ad aggiudicarsi il titolo. Dopo Sofia Kenin nel 2020 e Clara Tauson nel 2021, tocca ad Alycia Parks laurearsi campionessa dell’Open 6ème Sens Métropole. La 22enne di Atlanta ha superato in una bellissima finale la favorita principale, alla vigilia dell’evento, per accaparrarsi il trofeo: la prima forza del tabellone nonché giocatrice di casa – residente proprio a Lione – Caroline Garcia. La numero cinque del mondo ha ceduto il passo per 7-6(7) 7-5 in oltre dure ore di una splendida partita sia sul piano tecnico che emotivo. Ciò che più ha sorpreso dell’americana è stata la mastodontica personalità mostrata nei momenti caldi dell’incontro, unita ad una consistente consapevolezza dei suoi mezzi e alla possibilità di poter contare su un devastante servizio – 15 ace, l’85% di punti con la prima e il 57% con la seconda – che per sapienza nell’utilizzo e rendimento inappuntabile ha ricordato quello dei grandi battitori maschili. Una caratteristica da notare in tal senso sono le seconde tirate a tutto gas come fossero prime, accompagnate dal suo tipico gesto – peculiare e distintivo – di battersi la testa con l’indice della mano: per caricarsi e infondersi fiducia. La nostra Alycia possiede le stigmate da grande personaggio che sa esaltarsi nelle condizioni più avverse e nei palcoscenici più caldi e prestigiosi. Ma anche evidenti potenzialità per diventare una delle esponenti di spicco del tennis mondiale dell’imminente presente e del prossimo futuro. Starà a lei riuscirci effettivamente, il percorso intrapreso però è quello giusto per raggiungere la gloria.
Per la n. 79 WTA, che sarà tra meno di 24 ore la nuova n. 51 del ranking con una crescita in classifica di ben 28 posizioni, si tratta del primo torneo vinto in assoluto a livello di circuito maggiore alla prima finale disputata. Affermazione che inoltre dà continuità alla sua striscia aperta di successi sul veloce indoor, con quella odierna sono 15 vittorie consecutive su questa superficie. La statunitense fino ad ottobre 2022 aveva ottenuto soltanto tre trionfi in match disputati nei tabelloni principali del Tour WTA, due arrivate nel 2021 su terra ed uno sull’erba lo scorso anno. I primi risultati degni di nota ai massimi livelli, li ha raggiunti solo in quel di Ostrava nella passata stagione quando si è spinta fino ai quarti partendo dalle qualificazioni e compiendo scalpi importanti come quelli di Sakkari e Pliskova – prime sue vittorie contro Top 40. Sfuma invece per la 29enne transalpina il 12° titolo in carriera, – al quarto tentativo finalmente in finale a Lione – che quindi rimane ferma al successo ottenuto a Fort Worth, oltre a sporcare leggermente il record personale nelle finali (11-3 prima di oggi, 10-1 da inizio 2016). Inoltre per lei sarebbe stato il secondo torneo vinto in patria dopo quello di Strasburgo 2016.
Era il loro secondo confronto diretto, dopo quello materializzatosi a Cincinnati 2021 quando l’allora n. 61 Garcia si impose sulla n. 245 WTA Parks nelle Qualificazioni del ‘1000’ dell’Ohio. Chiudiamo il capitolo statistico evidenziando che per Alycia è la seconda vittoria contro una Top 10 in tre tentativi totali, dopo due incontri in cui diede e non poco filo da torcere a Jabeur in quel di Berlino e a Sakkari ad Ostrava, perdendo con la tunisina ma riuscendo invece ad imporsi sulla greca.
IL TABELLONE DEL WTA 250 DI LIONE 2023
IL MATCH – Al primo cambio campo il punteggio recita 2-1 a favore della prima forza del tabellone. Dopo un avvio con due turni di servizio tenuti agilmente da chi era in battuta, un solo quindici concesso dalla 22enne di Atlanta, il terzo game dell’incontro è invece il primo della sfida in cui si registrano le prime possibilità per la giocatrice in risposta. Garcia, infatti, sale velocemente sul 40-15 ma poi si incarta sotto la pressione veemente da fondo di Alycia, che è pungente nel sottrarre ripetutamente tempo alla francese nel suo primo colpo in uscita dal fondamentale d’inizio gioco, ed è costretta a concedere la prima palla break del match. Ma per fortuna della campionessa di Cincinnati 2022, il servizio torna a funzionare in maniera inappuntabile e riesce così a sventare il pericolo.
Questa situazione tattica, perciò, impedisce a Caroline di poter sprigionare quello che è il suo miglior tennis: ovvero premere con potenza comandando le operazioni per poi cogliere l’attimo giusto per verticalizzare e ricamare a rete – se le fosse richiesto. Altra chiave tecnica imprescindibile per indirizzare le dinamiche di questo scontro, come tra l’altro si è potuto costatare per tutta la settimana del torneo viste le condizioni di gioco molto rapide riscontrate, sul veloce indoor del Palazzo dello Sport “Gerland” sarà il rendimento del servizio. Entrambe le protagoniste di questa finale possono contare su una battuta portentosa ed estremamente efficacie.
Inoltre anche sulla seconda, come dimostra la prima parte del set inaugurale di questa finale, tutte e due hanno a disposizione una soluzione – in particolare – decisamente ficcante: quando servono in traiettoria slice, specie da destra, con angolo esterno.
Ciò che sta – quasi – sorprendendo in questa prima frazione è il micidiale mix che è in grado di esprimere con i suoi colpi la giovane tennista statunitense: grande pesantezza di palla abbinata ad una chirurgica e continua ricerca della profondità nello scambio prolungato. Difatti, l’attuale n. 5 WTA è costretta a dover eseguire costantemente colpi in contro-balzo, senza mai un istante di respiro. E’ vedere la “Maestra” Garcia soccombere per potenza delle esecuzioni scaturite dalla racchetta, non è una situazione facilmente osservabile nel circuito dato che la 29enne nativa di Saint-Germain-en-Laye (comune di oltre 40.000 abitanti situato nella regione dell’Ile de France) è una delle massime esponenti del Tour femminile nel saper unire brillantemente velocità di palla, corposità dei colpi e talento manuale nei pressi della rete – a conferma di quest’ultima costatazione da citare i due trionfi in doppio al Roland Garros, nel 2016 e nel 2022, in coppia con la connazionale Kristina Mladenovic e il best ranking di n. 2 della specialità -.
Il fondamentale dalla linea di fondo, se escludiamo un grandioso servizio, più naturale di cui dispone la n. 79 WTA è certamente il rovescio bimane, spettacolari in tal senso alcuni eccezionali vincenti giocati dal centro del campo inside-out. Tuttavia nella prestazione odierna sta mettendo in mostra anche un’ottima versione del proprio diritto. L’andamento del match, dopo quell’unico momento di potenziale rottura – poi non verificatasi – nel terzo game, prosegue incessantemente ad essere dominato dalla battute. E così con neanche le briciole concesse alle ribattute, appena sette punti vinti da chi rispondeva dal 2-1 al 6-6, si arriva al tie-break. Epilogo assolutamente corretto per quanto visto in campo, un set dove l’equilibrio è stato sostanziale e difatti mai realmente messo in discussione.
Gioco decisivo che potrebbe essere determinato anche da un solo punto, considerando su quali binari si è dispiegato finora l’incontro. Ebbene tie-break bellissimo, tiratissimo: il primo momento di rottura si materializza nell’ottavo punto, sul 4-3 per Parks e servizio Garcia. La tennista francese fa un bel regalo alla più giovane avversaria affossando un bimane in rete in uscita dal servizio, non ricercando la sfera con la necessaria distanza. Ma appena due quindici dopo, sul 5-4, Alycia restituisce il mini-break di vantaggio quando era in battuta per chiudere il parziale. Costretta a ricorrere alla seconda, la classe 2000 di Atlanta si rivela ormai troppo prevedibile nella scelta di ricercare il corpo dell’avversaria sulla seconda da sinistra e così Caroline legge in anticipo le intenzioni della rivale, si sposta prontamente e lascia andare il dritto. Tutto da rifare, ripristinato l’ordine delle battute. A questo punto l’americana si inerpica a set point e qui si palesa il grande rammarico di Alycia, proprio nel 12° punto del tie-break, quando dopo una meravigliosa smorzata eseguita dal lato sinistro si ritrova – su un improvvisato recupero della semifinalista allo US Open 2022 – a poter passare facilmente con il dritto a campo sguarnito. Ma stavolta sente il momento e lo manda in rete.
Qualsiasi altra giocatrice della sua età, alla prima finale WTA ed al cospetto di una Top Five, dopo l’occasione ghiotta mancata si sarebbe fragorosamente sciolta permettendo all’avversaria di intascarsi il set. Invece Alycia mostra una tempra d’acciaio, inossidabile: manda a referto prima una seconda vincente sopra i 180 kilometri orari per cancellare il set point a favore di Garcia, e poi un ace per guadagnarsi il suo secondo set ball. Sull’8-7, Caroline va fuori giri da fondo dopo la pressione del dritto americano: così prima frazione viene vinta dalla sfavorita della vigilia al termine di 57 minuti di gioco per 7-6(7).
In apertura di secondo set, all’improvviso potrebbe andare in scena l’episodio che non ti aspetti in grado di modificare definitivamente – ed irrimediabilmente – l’inerzia della sfida. Nel secondo punto del parziale, Parks nel tentativo di compiere un recupero difensivo coprendo il campo verso destra perde gli appoggi e casca per terra – dinamica che ha ricordato molto l’infortunio di Zverev a Parigi, ma per fortuna l’esito finale è stato ben diverso. La giovane americana commette l’errore, dovuto all’inesperienza, di non lasciare andare la racchetta. Per cui nell’impatto con il terreno di gioco si procura un’abrasione al mignolo della mano destra. Dopo il medical time-out, però, Alycia riprende regolarmente l’incontro. E’ stato fortunatamente soltanto uno spavento passeggero.
IL TABELLONE DEL WTA 250 DI LIONE 2023
Alla ripresa dei giochi, fermati sullo 0-15 e servizio per la n. 79 al mondo, Parks inizialmente si mostra contratta e raffreddata a livello di intensità fisica e tecnica a causa della pausa forzata. Ma appena va leggermente in difficoltà, ecco che prontamente il devastante servizio che si ritrova la toglie da guai. Ora però le mini occasioni in risposta per la giocatrice di casa fanno maggiormente capolino, la statunitense infatti è obbligata a fronteggiare anche nei successivi due turni di servizio del set uno svantaggio. Ancora 0-15 sull’1-1, e nuovamente 0-30 sul 2-2 – ricorrenza che si ripeterà per tutto il set, a fine parziale ogni round di servizio di Parks sarà cominciato con uno 0-15. In questa terza circostanza di sofferenza in battuta, l’americana è semplicemente scatenata e accompagnata dal tipico atteggiamento di chi in cuor suo e tramite le espressioni facciali pensa: “non c’è problema, ora tiro tre bombe al servizio e tutto si risolve”. E difatti accadde, soltanto che questa volta – la prima nel match – Parks ci mette vicino anche due doppi falli nello stesso game. Quindi prima opportunità di break nell’intero incontro per Garcia, ma la 22enne di Atlanta non si fa per nulla impensierire e scaraventa – come già accaduto nel tie-break per cancellare il set point – la seconda vincente alla “Medvedev dei tempi d’oro” ovvero tirata a tutta come fosse una prima qualsiasi.
Continua ancora a sorprendere per la lucidità mentale nel gestire i frangenti di pressione, ma anche per la completezza tecnica che sta esprimendo il metro e 85 dallo Stato della Georgia. Costruisce il punto sempre brillantemente, spinge quando deve, verticalizza quando serve e non disegna neppure miracolose fasi difensive con la palla raccattata da terra o splendide chiusure al volo. Ciononostante, pur con il match che non cambia copione con i servizi sempre protagonisti assoluti, in questo secondo set la più giovane in campo sta concedendo molto di più. La possibilità più importante matura per Caroline a metà parziale, sul 3-3, quando getta alle ortiche un provvidenziale (per lei) 30-30 con due sanguinosi erroracci di dritto. Gratuiti in un momento come quello, da divorarsi le mani. Nel successivo game, con il ricordo delle occasioni sfumate ancora vivido, la tennista residente proprio nella città che ospita l’evento smarrisce la prima di servizio e continua a sfornare gratuiti dal lato destro. Così si materializza un break point, il terzo in assoluto del match, che manderebbe Parks a servire per il titolo. Ma proprio sull’orlo del baratro, Garcia fa la “Parks” e trova la seconda vincente. Alla fine si salva ed esplode piena di gioia caricandosi assieme pubblico: 4-4.
Adesso la finale cresce ulteriormente di livello, con entrambe che esprimono il massimo sforzo dando il meglio di loro contemporaneamente nella partita. La francese si esibisce in alcune SABR di Federiana memoria, perché ora ha cambiato totalmente attitudine tattica: non vuole più scambiare da fondo con l’americana, poiché sa che ne ha di più sul piano della consistenza e allora si proietta ripetutamente all’attacco verticalizzando con chirurgica efficienza. Dall’altra parte sempre incontenibile Alycia, a suon di bimani lungolinea vincenti e millimetrici pallonetti. In questo nuovo contesto tattico e tecnico, entrambe sventano un pericoloso 30-30.
Poi però va in scena un incredibile undicesimo game, che accende anche il pubblico riversandolo in un clima infuocato da BJKC in questa parte finale del set, dove si manifesta una vera battaglia psicologica. Gioco da 12 punti in cui Parks deve annullare tre palle break – tante quante ce n’erano state fino a quel momento in tutto l’incontro -. Caroline prende il sopravvento, spinge forte e viene avanti ma sui break point la 22enne di Atlanta è micidiale scaraventando catenate su catenate sulle seconde di servizio e nonostante avesse commesso anche un doppio fallo nel game, proprio nel tentativo di premere pure sulla seconda. Personalità mastodontica. Tie-break prenotato, ma non ci si arriva perché Garcia manda lunghe le esecuzioni da fondo per poi completare la frittata con un doppio fallo sul Championships Point. Primo titolo WTA in carriera meritatissimo per Alycia Parks, che evita di dover affrontare le forche caudine di un altro jeu decisif e chiude i conti con il 7-5 finale dopo 2h06 di match.
Contro il pubblico transalpino, zittito ferocemente con urlacci a squarciagola, è lei la nuova campionessa di Lione.
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Inizia la “Wild Card Challenge”: in palio posti in tabellone al Roland Garros per i tennisti americani
Continua la collaborazione fra USTA e FFT: verranno scelti un tennista e una tennista statunitensi in base ai punti ottenuti nelle prossime cinque settimane

Inizia lunedì 3 aprile la “Wild Card Challenge”: quattro settimane di tennis ATP e cinque di tennis WTA sulla terra battuta europea durante le quali sarà costituita una sorta di Race to Paris riservata ai soli tennisti americani, da cui sono esclusi coloro ammessi in tabellone direttamente o con il ranking protetto o sono in top 50 all’inizio della sfida. Colui e colei che avranno ottenuti più punti in classifica verranno premiati con una wild card per il secondo grande slam della stagione; In caso di arrivo a pari punti, otterrà la wild card il giocatore col miglior ranking la settimana immediatamente successiva alla scadenza delle quattro/cinque settimane.
Continua così la stretta collaborazione fra la federazione americana, la USTA, e quella francese, la FFT, che si ripeterà a parti invertite in occasione dello US Open. Tempo fino al 24 aprile (o al primo maggio), dunque, per ottenere in un massimo di tre eventi ATP o WTA il maggior numero di punti possibili. L’iniziativa va avanti dal 2012, e ha visto guadagnare un pass per il torneo a nomi ben noti: Shelby Rogers (2013), Frances Tiafoe (2015), ma anche Tommy Paul (nel 2019).
2022: Michael Mmoh (1R); Katie Volynets (2R)
2019: Tommy Paul (1R); Lauren Davis (2R)
2018: Noah Rubin (1R); Taylor Townsend (2R)
2017: Tennys Sandgren (1R); Amanda Anisimova (1R)
2016: Bjorn Fratangelo (2R); Taylor Townsend (2R)
2015: Frances Tiafoe (1R); Louisa Chirico (1R)
2014: Robby Ginepri (1R); Taylor Townsend (3R)
2013: Alex Kuznetsov (1R); Shelby Rogers (2R)
2012: Brian Baker (2R); Melanie Oudin (2R)
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Gael Monfils: “Spero di poter scendere in campo a Montecarlo”
Il francese ha dato aggiornamenti sulle sue condizioni dopo l’infortunio al polso

Gael Monfils sta lentamente facendo il suo ritorno sul circuito. A causa di un infortunio al piede, l’ormai trentaseienne francese era rimasto fermo per ben sette mesi, dagli ottavi di finale della Rogers Cup 2022 al recente Indian Wells.
Il rientro non è stato dei migliori: nel torneo che un anno fa l’aveva visto battere l’appena proclamato numero uno del mondo Daniil Medvedev, il francese ha racimolato soltanto quattro giochi contro l’australiano Jordan Thompson, giocatore esperto ma certamente alla portata di un Monfils anche solo in forma discreta. Gael si è allora spostato a Phoenix, quel prestigioso Challenger che ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Matteo Berrettini. Come il romano, anche il francese ha trovato sulla sua strada il finalista Alexander Shevchenko, che in una settimana si è tolto una doppia prestigiosa soddisfazione nel battere entrambi.
Il momento più preoccupante del fallimentare sunshine double è stato tuttavia quello conclusivo: sceso in campo a Miami contro il connazionale Humbert (anche lui in una crisi, la sua quasi perenne) è stato costretto a ritirarsi dopo appena sei giochi, a causa di un nuovo infortunio, questa volta al polso. Molti allora, fra la stampa e gli addetti ai lavori, hanno cominciato ad interrogarsi sul prosieguo della carriera del francese.
Ma a spazzar via l’aria di ritiro che aleggiava da giorni ci ha pensato lo stesso Gael, con un articolo pubblicato sul suo blog personale. “Sì, è deludente” ha esordito il francese, “ma non è nemmeno una catastrofe”, e qui il riferimento al mondo giornalistico è esplicito: “Puoi dire che ho giocato male, che ho perso al mio ritorno, non preoccuparti. Ma non definirmi demoralizzato, finito o pronto a rinunciare solo per ottenere più clic2. Una reazione piccata, dunque, quella di Monfils, che ci ha tenuto a far sapere che è invece “entusiasta di essere tornato”.
Il francese ha inoltre aggiornato sulla situazione del nuovo infortunio: “Non è una lesione grave: è un’infiammazione, legata a un problema neuro-muscolare. Infiltrazioni, ultrasuoni e terapia TECAR dovrebbero rimediare.” Infine, le prospettive sul rientro in campo: “Con un po’ di fortuna, sarò in campo tra due settimane, a Montecarlo”.
Dunque Monfils non si sbilancia, ma risponde alle critiche e rilancia. Se la sua speranza di tornare sulla terra di Montecarlo si tramuterà in realtà tangibile lo scopriremo nelle prossime settimane.
ATP
ATP Miami: discontinuo ma cinico, Medvedev batte Khachanov ed è in finale
Khachanov prova a prendere l’iniziativa ma Daniil prende il controllo del match nei momenti importanti: affronterà Sinner o Alcaraz

[4] D. Medvedev b. [14] K. Khachanov 7-6(5) 3-6 6-3

Fra alti e bassi, errori e blackout, un discontinuo ma cinico Daniil Medvedev ha la meglio su Karen Khachanov, amico-rivale che ha disputato un match coraggioso, tentando di spezzare la ragnatela del suo avversario, riuscendoci, per altro, soprattutto nel secondo set; Ma non basta: Daniil raggiunge la prima finale a Miami, Karen manca il ritorno in top ten. L’avversario del numero cinque del mondo verrà deciso stanotte nel nuovo capitolo della recente ma promettente saga Sinner-Alcaraz.
Primo set
Prima semifinale del Miami Open. Nel giorno dell’annuncio della revoca del bando a Wimbledon, in campo due tennisti russi: Daniil Medvedev, in striscia positiva (se si esclude la finale contro l’intoccabile Alcaraz ad Indian Wells) dal torneo di Rotterdam, parte nettamente favorito contro l’amico Karen Khachanov, tornato dopo anni a battere un top ten (23 le sconfitte consecutive dalla vittoria a Bercy 2018 su Djokovic) e di nuovo a ridosso dei primi dieci dopo la recente semifinale slam in Australia. Daniil è in vantaggio 3-1 negli h2h, l’ultimo quest’anno ad Adelaide. Chi vince trova Jannik Sinner o Carlos Alcaraz, in campo nella notte italiana.
Dopo umide giornate di pioggia, il clima di Miami sembra quasi apprezzabile (al 62 per cento l’umidità). E sembra Khachanov il giocatore in grado di approfittare delle favorevoli condizioni climatiche: la testa di serie numero 14 si procura subito due palle break, ma Medvedev è bravo ad annullarle con i primi due ace della partita. I suoi turni al servizio rimarranno macchiati da qualche sbavatura, mentre intonsi saranno quelli di Khachanov, che tiene a zero i primi tre. Escluse alcune magie (non andate a buon fine) da parte di Medvedev, è calma piatta sul centrale, finchè sul 3-4, con le palle nuove, la striscia di Khachanov si interrompe all’improvviso: all’improvviso Daniil si accende, intrappola Karen nella sua tela, e basta qualche seconda che il numero cinque del mondo si prenda tutto il braccio, si procuri due palle break e si trovi a servire per il primo set.
Come si accende in un attimo, basta poco perché l’attenzione di Medvedev cali: un doppio fallo e un nastro sfortunato non arridono al campione dello US Open 2021, che si fa recuperare immediatamente il vantaggio, mancando fra l’altro un set point sul quale commette un doppio fallo. Ora Khachanov prova a sciogliere la trama del suo avversario, prende più volte l’iniziativa e tiene con autorità i turni successivi, nonostante l’esasperata difesa di Medvedev: è tiebreak. Qui fa tutto Daniil: si prende un minibreak, lo getta via con un errore di rovescio, se lo riprende e infine, nonostante il coraggio e i tentativi di Khachanov, chiude 7-5 dopo un’ora e due minuti. I numeri sono a favore di chi rincorre: 75 percento di seconde palle contro il 33 dell’avversario, addirittura tre punti in più, ma chi passa a condurre è col suo solito cinismo Medvedev, che ora si dirige verso il bagno dove sosterà per ben sette minuti e mezzo.
Secondo set
Il toilet break, in realtà, sembra favorire Khachanov piuttosto che Daniil: Il vincitore di Parigi Bercy 2018 parte forte, brekkando a 15 Medvedev, scomparso dal campo (a volte letteralmente: la telecamera fatica a inseguire le sue stoiche difese). La tattica del logoramento non sortisce più alcun effetto su Khachanov, che ora esce in maniera relativamente agevole dallo scambio: dopo i primi tre giochi in cui vince 12 punti su 15, Karen tiene il suo avversario a debita distanza, sia nel punteggio che dalla linea di fondo, e chiude in breve tempo, senza particolari patemi ed in completo controllo, per 6-3. Si va al terzo e decisivo set. Medvedev è chiamato a riaccendersi un’altra volta.
Terzo set
Il buon momento di Khachanov continua anche in apertura di terzo set: subito palla break nel game d’apertura, ma Medvedev alza le percentuali al servizio e suggella col nono ace un game molto complicato. È la svolta: i turni di battuta di Khachanov sono ora un lontano ricordo di quelli del primo set, e, probabilmente accusando la stanchezza fisica e mentale a cui il suo avversario l’ha inevitabilmente condotto, concede due palle break e con ben tre gratuiti perde il servizio e torna a inseguire. Per la prima volta, Medvedev è davvero in controllo della partita: i suoi game di battuta seguono trame predefinite e, nonostante alcuni caparbi colpi di coda di Khachanov in scambi da venticinque punti, il numero cinque chiude 6-3 e dopo due ore e diciassette si qualifica per la quinta finale consecutiva. Un Khachanov sfinito ci prova fino all’ultimo punto ma alla fine si avvicina alla rete con il sorriso sportivo dello sconfitto. Chiunque vinca stanotte, sarà una bella finale.
Sinner in semifinale: la diretta Facebook di Luca & Vanni
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