La forza delle donne. Un nuovo tennis per supermamme (Martucci). Intervista a Flavia Pennetta: "Le madri sono super-eroine, serve un carattere di ferro (Messaggero Sport)

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La forza delle donne. Un nuovo tennis per supermamme (Martucci). Intervista a Flavia Pennetta: “Le madri sono super-eroine, serve un carattere di ferro (Messaggero Sport)

La rassegna stampa di lunedì 6 febbraio 2023

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La forza delle donne. Un nuovo tennis per supermamme (Vincenzo Martucci, Il Messaggero Sport)

Naomi Osaka rinuncia agli Australian Open per diventare mamma. Così avvalora l’ipotesi di un abbandono prematuro dal tennis, ad appena 25 anni

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Ma la nuova moda delle mamme-atlete e soprattutto di mamme-tenniste fa sperare il contrario. Perché sono sempre più le bambine prodigio che diventano ragazze e poi donne sul campo, e quindi ritornano sul Tour dopo aver messo su famiglia. DOROTHEA e MARGARET La pioniera fu l’inglese Dorothea Lambert (classe 1878), sposata Chambers nel 2007, aggiunse 4 trionfi a Wimbledon ai 3 da signorina e l’Olimpiade 2014: prima mamma a riuscirci quando il patriarcato dominava il mondo, splendido esempio di atleta ogni sport che non si arrende alla nascita di un figlio. L’australiana Margaret Smith Court (classe ’42), dopo aver chiuso il Grande Slam nel 1970 collezionando 17 Majors, nel 1972 diede alla luce Daniel e subito dopo si aggiudicò Australian Open, Roland Garros e US Open ’73, fissando il record assoluto di 24 Slam, prima mamma numero 1 del mondo. Rimanendo sulla scena anche dopo il quarto figlio. EVONNE e KIM L’aborigena australiana Evonne Goolagong (classe ’51) nell’80 diventò la prima mamma regina Slam, bissando il titolo del 1971. La belga Kim Clijsters (classe ’83) ha fatto scalpore: s’è ritirata nel 2007, ad appena 27 anni, ma subito dopo la nascita della deliziosa Jade Elle, nel 2009, è tornata ed ha vinto 3 dei suoi 4 Slam, conquistando gli US Open, bissandoli nel 2010, più gli Australian Open 2011. Si è fermata ancora dopo gli US Open 2012, è tornata sul Tour nel 2020 e si è ritirata definitivamente l’anno scorso. Anche la statunitense Lindsay Davenport ha lasciato il tennis dal 2006 al 2007, è tornata in campo 3 mesi dopo aver dato alla luce Jagger Jonathan e poi ha firmato altri 3 titoli. Come lei Cara Black dello Zimbabwe: nel 2012 è diventata mamma, nel 2013 è tornata fra le top 20. SERENA e VIKA Serena Williams, si è aggiudicata il 23′ Slam, gli Australian Open 2017, incinta di 8 settimane della sua Alexis Olympia Ohanian. A dicembre era di nuovo in campo ma, malgrado altre 4 finali Slam, non è più riuscita ad agganciare il record di Margaret Smith e si è ritirata l’anno scorso.

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Come lei sono tornate sulla scena in tante. Il caso più eclatante è quello della 33enne bielorussa Vika Azarenka, ex numero 1 del mondo e regina di 2 Slam, che, dopo la nascita del suo Leo nel 2016, quattro anni dopo ha disputato la terza finale agli US Open ed è oggi 16 della classifica. Il fronte delle neo mamme è ricco di Tatjana Maria, Sania Mirza, Mandy Minella, Kateryna Bondarenko, Vera Zvonareva, Evgeniya Rodina (che perse con Serena Williams uno storico ottavo fra mamme a Wimbledon 2018), Andrea Mitu, Alla Kudryavtseva, Maria Olga Govortsova, Tsvetana Pironkova, Taylor Townsend. Mentre Strykova ci sta pensando su.

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Intervista a Flavia Pennetta: “Le madri sono super-eroine, serve un carattere di ferro (Il Messaggero Sport)

Flavia Pennetta, qual è la molla che spinge una neo mamma a rientrare nel tennis? «Me lo chiedo anch’io: ci vuole una forza eccezionale e un impegno totale per rimettersi in gioco tornando ad allenarsi in una certa maniera. Non per tenersi semplicemente in forma come faccio io ma per essere competitivi a livello professionistico. Chi ci riesce è davvero ammirevole, perché ha comunque il pensiero legato alla famiglia e, da mamma, deve comunque svolgere tante mansioni tutte sue. Le motivazioni per tornare in campo possono venire dalla noia di stare a casa, dalla necessità di riprovare l’adrenalina della partita e, credo, principalmente, dal bisogno o comunque dal desiderio di guadagnare altro denaro: perché uno pensa di poter ancora fare bei soldi. Allora si decide di fare un sacrificio per altri 3-4 anni per lasciare qualcosa di più anche ai figli. Spesso, comunque, queste ragazze hanno sposato l’allenatore o il preparatore atletico e quindi sono sempre quelle che guadagnano di più in famiglia». Lei ha chiuso in bellezza subito dopo aver vinto uno Slam, agli US Open 2015, due anni dopo ha avuto il primo figlio. Non ci ha ripensato davvero mai mai di tornare a giocare? «Direi una bugia se dicessi che non mi è mai frullato per la testa. Ma adoro la famiglia. Sarei potuta tornare solo per la questione economica perché come carriera mi sento più che completa, e non avrei trovato altri obiettivi certi e così importanti, anche se si può sempre migliorare ed ambire a qualcosa di più. Sono conscia che avrei potuto ancora guadagnare tanti soldi: la spinta economica avrebbe potuto motivarmi. Ma evidentemente non era sufficiente». Anche perché oggi sembra più “facile” dei suoi tempi. «Non si può dire più facile, sembra sminuire il lavoro, i sacrifici e gli sforzi delle giocatici moderne, ma è evidente che il fattore fisico è diventato sempre più importante mentre quello tennistico, e quindi tecnica, tattica e testa, lo sono meno. Infatti oggi quelle che hanno testa vincono 700 tornei di fila». Lasciando la scena spariscono anche le attenzioni del mondo esterno e bisogna farsi tutto da soli. «Questo è uno dei temi coi quali discuto spesso con Fabio – il marito, Fognini – che ha un’agenzia manageriale e si occupa di alcuni giovani aiutandoli nei primi, delicati, anni nel professionismo. Io, così come in famiglia coi miei figli, sono dell’idea che bisogna responsabilizzare i ragazzi, lasciarli anche liberi di sbagliare, per insegnargli a cavarsela da soli.

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E come fa una madre a gestirsi nel tennis se già ha un figlio a cui pensare? «Sono perfettamente d’accordo con quello che dice Serena sulle mamme che sono veri super-eroi. Infatti io, pur avendo sempre avuto un rapporto meraviglioso con mia madre, ora che ho dei figli miei la amo ancora di più per tutto quello che ha fatto dall’allattamento alle cose degli inizi. Dietro un figlio c’è davvero tanto duro lavoro».

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