ATP Dallas: vincono Fritz e Isner, Gomez sorprende Kecmanovic

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ATP Dallas: vincono Fritz e Isner, Gomez sorprende Kecmanovic

Avanti la prima testa di serie del torneo texano, che supera Sock. Isner non molla e arriva ai quarti

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Emilio Gomez - ATP Dallas 2023 (Twitter @DALOpenTennis)
Emilio Gomez - ATP Dallas 2023 (Twitter @DALOpenTennis)
 

Da Dallas, il nostro inviato

La giornata dell’ATP di Dallas si è aperta con l’uscita della testa di serie numero quattro Miomir Kecmanovic. Nella partita che ha aperto il programma sul centrale l’ecuadoregno Emilio Gomez ha rimontato un set di svantaggio al serbo aggiudicandosi il match al parziale decisivo complici anche i tanti errori del serbo. Un’inizio di stagione complicato per Kecmanovic reduce dalla brutta eliminazione al primo turno all’Australian Open e dalla separazione con Nalbandian. Collaborazione che aveva sicuramente raggiunto il punto più alto durante il mese di marzo dello scorso anno quando il serbo raggiunse i quarti di finale sia a Indian Wells che a Miami con tanta intensità da entrambi i lati del campo. La mancanza di un colpo risolutorio veniva in parte compensata da un’ottima condizione fisica che pare averlo abbandonato all’inizio di questa stagione.

[5] J. Isner b. D. Altmaier 6-3 7-6(1)

 

Vittoria importante per Isner contro Altmaier che gli permette di raggiungere il primo quarto di finale ATP dal torneo di Cincinnati dello scorso agosto. Il primo set viene vinto dall’americano in soli 26 minuti, con solamente un punto perso al servizio in tutto il parziale e un chirurgico break ottenuto nel quinto game. Altmaier fatica a trovare il ritmo su una superficie troppo rapida per le sue ampie aperture soprattutto dal lato sinistro. Nel secondo set il tedesco riesce a limitare gli errori e a difendere i propri turni di battuta. Isner è falloso con il rovescio e non sembra muoversi particolarmente bene. Altmaier usa sistematicamente lo slice cercando di togliere ritmo al suo avversario che però  continua a non concedere nulla al servizio. Si arriva al tie break, Isner sfrutta un gratuito con il dritto di Altmaier per andare avanti di un mini break. Come contro Tseng Isner alza il livello proprio nel momento decisivo. Spinge con il rovescio lungolinea, attacca bene la rete e perdendo un solo punto nel tie break chiude la sfida in due set prenotando i quarti contro Gomez. Per quanto lontano dai giorni migliori è sempre complicato giocare contro Isner su una superficie così rapida.

[1] T. Fritz b. J. Sock 7-6(5) 6-4

Il programma della sessione serale si è aperto con il derby americano tra Fritz e Sock. I due si erano confrontati esattamente al secondo turno del Dallas Open anche lo scorso anno con una rapida vittoria di Fritz in due set. Il match è stato sicuramente più equilibrato rispetto a quello della passata stagione ma alla fine a trionfare è stato nuovamente Fritz.

Nel primo parziale la partita stenta a decollare, tanti gratuiti per Fritz da fondo campo e servizi che la fanno da padrone. Come da pronostico Sock cerca di evitare la diagonale sinistra spostandosi costantemente sul dritto. Il servizio gli permette di annullare una pericolosa palla break nell’ottavo game, Fritz non concede nulla alla battuta e dopo quarantacinque minuti di buon tennis si arriva al tie break. Anche qui regna l’equilibrio, sul 5 pari Fritz spinge con il dritto, la difesa di Sock è strenua ma non può nulla sull’ennesima accelerazioni incrociata del suo avversario. Set point e servizio per Fritz, un ottimo rovescio di Sock esce di un nulla e primo parziale per l’attuale numero otto al mondo.

Sock accusa il colpo perde immediatamente la battuta nel primo game del secondo set. Fritz continua a non brillare ma il servizio non permette a Sock di entrare negli scambi dove si sta difendendo bene anche grazie a uno slice sicuramente più efficace rispetto al match contro Ivashka. Sotto 2-4 0-40 nel secondo set Jack salva tre palle break consecutive con la combinazione servizio e dritto ed esalta il pubblico che vuole il terzo set. Riesce a tenere il servizio ma Fritz vince gli ultimi due turni di battuta e guadagna i quarti di finale dove affronterà Marcos Giron vincitore in due set nel secondo match di serata su Oscar Otte. Sock esce tra gli applausi e con la consapevolezza di aver giocato alla pari contro un top 10. Il problema per lui è che si trova ancora fuori dalla top 100 per il quarto anno consecutivo. Accettare Wild Card per questo tipo di eventi non ha risolto i problemi che si trascina da molto tempo. Ricevendo un invito in un 250 è probabile che, come accaduto qui in Dallas, si trovi ad affrontare al secondo turno un top player. Passare un solo turno qui a Dallas gli porta in dote solamente 20 punti, vincere un torneo Challenger gliene può portare 80. Sock ha vinto solamente due Challenger nelle ultime due stagioni e alcune scelte di programmazione non sono sembrate adatte a un giocatore che non conclude una stagione dentro i 100 dal 2017. A settembre dello scorso anno ha preferito giocare la Laver Cup in doppio piuttosto di disputare Challenger negli Stati Uniti e qualche settimana fa ha deciso di non andare in Australia per il secondo anno consecutivo dal momento che non ne valeva la pena per un solo torneo. Il suo ranking non gli permetteva l’ingresso nel tabellone principale ma c’erano altri eventi minori come il Challenger di Canberra che potevano portargli in dote punti preziosi per una risalita che sembra sempre piu difficile.

QUI IL TABELLONE AGGIORNATO DELL’ATP 250 DI DALLAS

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Tsitsipas-Badosa: una nuova coppia nel circuito? Qualche indizio c’è

La giocatrice spagnola era sugli spalti a Parigi durante il match tra il greco e Ofner. E poi le foto profilo su Spotify e l’esultanza di Stef. Amore o marketing?

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Da Margot Robbie a Paula Badosa? Dopo aver provato invano a invitare l’attrice a uno dei suoi match durante l’ultimo Australian Open, Stefanos Tsitsipas sembra essere andato oltre questa cotta. I rumors lo danno infatti impegnato, tra una pastiglia di melatonina e un’altra, con una collega: non più la connazionale Maria Sakkari, su cui si vociferava più o meno fino ad un anno fa, ma la spagnola Badosa, al momento alle prese con un infortunio alle vertebre che le ha impedito di essere al via del Roland Garros. Eppure, Paula a Parigi c’era e non solo per partecipare alla cena pre-torneo organizzata dalla PTPA di Djokovic: l’attuale numero 29 del mondo, che dovrebbe aver interrotto la relazione con il modello Juan Betancourt, è stata infatti avvistata sugli spalti del Suzanne Lenglen durante il match di quarto turno proprio di Tsitsipas contro Ofner. E questo è solo uno degli indizi che hanno scatenato le voci su una possibile storia d’amore tra i due.

Stefanos avrebbe infatti anche dedicato la vittoria sull’austriaco a Paula attraverso il suo gesto d’esultanza: indice alla tempia in segno di forza mentale. Come Wawrinka ha detto il greco, ma a dire il vero anche come Badosa che, soprattutto recentemente, ha celebrato così le sue vittorie. Coincidenze, potrebbe pensare qualcuno.

Di sicuro, però, non è una coincidenza che entrambi abbiano aggiornato le loro foto profilo su Spotify con due diversi selfie che li ritraggono insieme. E come se non bastasse, Stef e Paula hanno anche sfruttato la funzione ‘collaborazione’ della piattaforma per creare una playlist condivisa intitolata “Mood”. Qui, però, iniziano a palesarsi i primi dubbi sulla reale natura del rapporto: entrambi, infatti, hanno twittato per chiedere rispettivamente a Spotify Grecia e Spotify Spagna qualche “bonus” come ringraziamento per la pubblicità gratuita che i due hanno fatto alla piattaforma pubblicando questi selfie diventati rapidamente virali. Insomma, sembra che i due si stiano divertendo a far pensare che tra loro ci sia qualcosa di serio.

Non va poi dimenticato un altro dettaglio che potrebbe rinforzare la tesi secondo cui più che di amore si tratti di un’iniziativa di marketing. Tsitsipas e Badosa fanno parte del cast di Break Point, la serie di Netflix sulle vite in campo e fuori di alcuni giocatori del circuito, e se l’episodio con Paula come protagonista è stato già rilasciato, quello sul greco non ancora: questi rumors potrebbero quindi essere funzionali ad aumentare l’hype attorno alle prossime puntate e magari anche in vista della seconda stagione della serie.

Chissà, quindi, se davvero il tennis di vertice avrà una nuova coppia ATP-WTA in grado di “competere” con i GaElina – Monfils e Svitolina.

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Roland Garros: Djokovic diesel batte Khachanov alla distanza, è semifinale

Per la dodicesima volta in carriera, Novak Djokovic raggiunge almeno la semifinale a Parigi. Il russo vince il primo set ma cala d’intensità. Si attende Alcaraz-Tsitsipas

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Novak Djokovic – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

[3] N. Djokovic b. [11] K. Khachanov 4-6 7-6(0) 6-2 6-4

Novak Djokovic ha dovuto cedere un set prima di iniziare la sua partita e vincere, 4-6 7-6 6-2 6-4 contro Karen Khachanov, conquistando la semifinale del Roland Garros.

 

Kachanov conclude così uno dei periodi migliori della sua carriera. Anche oggi la partenza del russo è stata ottima, sicuro delle sue scelte e in netto comando con il dritto, accompagnato da un servizio nettamente superiore a quello di Djokovic che sembrava alla ricerche di iniziative ma senza trovarle. Troppo distante in risposta e fuori ritmo con il rovescio, il serbo che ha dovuto aspettare di concludere il secondo set per ritrovare la sicurezza nei colpi che ci ha abituati a vedere. L’equilibrio del secondo set infatti, poteva far pensare di arrivare anche fino al quinto set. Ma il russo ha iniziato a perdere la benzina (forse non ce n’era più abbastanza per un avversario come il serbo) proprio nel momento in cui Djokovic stava decidendo che avrebbe vinto la partita, come sempre, ad ogni costo. E con un tiebreak a senso unico, dove il serbo ha portato a casa tutti i punti, ha messo fine alla partita di Khachanov. Tanti applausi lo stesso per il russo che tornerà in top 10 (non succedeva dall’ottobre del 2019) dopo aver dimostrato che la stoffa per essere un giocatore da seconda settimana in uno Slam c’è e non si è trattato di un singolo episodio. Non possiamo dire che sia stata una partita eseguita alla perfezione quella di Djokovic, che però, può concedersi il lusso di non pensarci. Perché quel che conta davvero adesso è che Novak Djokovic giocherà la sua 45esima semifinale in un torneo del Grande Slam, nonché 12esima semifinale del Roland Garros dove aspetterà il vincente tra Alcaraz e Tsitsipas.

Primo set: un solido Khachanov si dimostra superiore al servizio e comanda il gioco su un falloso e poco fantasioso Djokovic

Già dai primi game entrambi si mostrano solidi al servizio: comandano gli scambi e lasciano poche chance all’avversario. Nel quinto game, però, ecco arrivare le prime difficoltà sul turno di battuta del serbo. Khachanov riesce a spingere molto con il dritto, costringendo Djokovic a giocare dietro la linea del campo. Grazie a questo, insieme anche a un doppio fallo di Nole, il russo conquista due palle break consecutive, che però il 22 volte campione Slam annulla con un dritto all’incrocio delle righe, venendo fuori da vincitore dopo uno scambio estenuante. Il numero 3 del mondo non sfrutta un’occasione per fare suo il game e, dopo altre due palle break annullate (di cui una non concretizzata da Khachanov che sbaglia uno smash sopra la rete), alla quinta occasione strappa il servizio all’avversario dopo uno sventaglio di dritto impressionante. Quest’ultimo conferma il break nel game successivo e si rende pericoloso anche nel settimo gioco, ma Djokovic è bravo a gestire la pressione e si porta sul 3-4. Il russo grazie al servizio allunga sul 5-3, e proprio nel nono gioco si guadagna 2 set point, che però Nole è bravo ad annullare grazie a un rovescio vincente e a un servizio sulla “t”. Nel game successivo non trema il braccio di Karen che, grazie a 3 errori del serbo e una buona prima di servizio, conquista il primo set per 6 giochi a 4.

Secondo set: equilibrio per tutto il set, ma il tie-break è un assolo di Djokovic

L’inizio del secondo parziale si mostra molto simile al primo: entrambi tengono il servizio piuttosto agevolmente, anche se Djokovic fatica a essere incisivo. Nel quarto gioco il russo è costretto ai vantaggi dopo un game in cui ha giocato poche prime; riesce comunque a riagganciare il serbo sul 2-2, giocando una smorzata che lascia fermo il numero 3 al mondo. Nel quinto gioco è Nole a dover faticare, ma con un vincente di dritto e un errore in risposta di Khachanov si porta avanti 3-2. I 4 giochi successivi vengono tenuti bene dai giocatori al servizio, che incrementano la percentuale di prime in campo e difficilmente fanno partire lo scambio. Nel decimo game il 27enne di Mosca, con freddezza, si porta a casa il gioco ai vantaggi senza aver bisogno di annullare set point. Djokovic vola facile sul 6-5, e di nuovo il numero 11 al mondo ha bisogno dei vantaggi per riuscire ad agganciare il serbo. È tie-break quindi sul Philippe-Chatrier. Nole parte fortissimo: strappa due servizi all’avversario con una palla corta sublime e un dritto vincente, tiene i suoi due turni di servizio e di nuovo guadagna un mini-break con un rovescio lungolinea. Sul 6-0 chiude in bellezza il set con palla corta e volee, lasciando a bocca asciutta il russo.

Terzo set: Khachanov diminuisce l’intensità, Djokovic gioca di esperienza

Carico del set appena conquistato, Djokovic parte subito forte nel terzo parziale. Costringe Khachanov ai vantaggi e, dopo due palle break (le prime conquistate dal serbo) annullate bene dal numero 11 al mondo, alla terza occasione strappa il servizio all’avversario grazie a una palla corta aiutata dal nastro. Il 36enne di Belgrado conferma con sicurezza il break, e nel terzo gioco impensierisce Khachanov costringendolo ai vantaggi. Il russo, però, grazie a un dritto in corsa lungolinea spaventoso e un nastro fortunato rimane ancora in corsa: 2-1 per Djokovic. Il 3-1 arriva in poco più di 2 minuti, e il quinto gioco racconta la stessa storia: Khachanov lo tiene a 0 con ben 2 ace consecutivi. Sul 4-2 il russo appare decisamente sottotono e Djokovic ne approfitta. Il numero 11 al mondo gioca ormai 2 metri dietro la linea del campo, e il serbo non si fa scappare l’occasione: guadagna 2 palle break consecutive e, alla prima, concretizza il break. Il game successivo è una pura formalità per il serbo, che con esperienza si porta a casa il secondo parziale per 6 giochi a 2.

Quarto set: Khachanov prova a tirare fuori le ultime cartucce ma ormai Djokovic è entrato in modalità vittoria

Già nel primo gioco Khachanov si trova in difficoltà: rimonta da 0-30 sul suo servizio e, grazie a due dritti fulminanti, parte in vantaggio nel quarto set. Djokovic, dopo aver tenuto facilmente il servizio, nel terzo game mette pressione in risposta e riesce a breakkare l’avversario. Il russo cerca la reazione e si carica spingendo bene con il dritto. Il serbo arriva ancora tardi di rovescio e commette un brutto errore che gli costa una palla break a favore del russo che non ne aveva più viste dai tempi del primo set. Djokovic cancella questo brutto momento tenendo e dominando perfettamente lo scambio con l’angolo stretto di dritto. Due doppi falli non consecutivi incatenano Djokovic ai vantaggi di questo quarto game, Khachanov non sfrutta questi momenti preziosi. Il serbo sbaglia ancora, questa volta una volée facile sotto rete, ma alla fine chiude il quarto game dopo aver cancellato due palle del contro-break e allunga la distanza 3 giochi a 1. Il russo dimostra di essere ancora dentro questa partita con tutto sé stesso. Lascia per strada un solo 15 per colpa di un doppio fallo ma chiude in maniera impeccabile un ottimo game: 3-2 Djokovic. Sui turni di servizio del serbo però, Khachanov non legge più le traiettorie, le sue risposte sono troppo deboli. Lo sconforto del sesto game che vede Djokovic avanti 4-2, fa iniziare male il russo che va subito sotto 0-30 sul suo turno di servizio. Un altro errore di dritto di Kachanov concede due palle break al serbo che potrebbe vedersi già negli spogliatoi. Ma il russo tira fuori il braccio di ferro e cancella tutto grazie al servizio perfetto che gli spiana la strada verso l’ultima speranza: 4-3. La tenacia precedente di Khachanov viene subito ripagata dal passaggio a vuoto di Djokovic (forse si era già visto sotto la doccia) e con un doppio fallo rimette il russo in parità: 4 giochi pari.  Ma l’amnesia del serbo dura poco; nel giro di un minuto Djokovic recupera il vantaggio lasciando il russo a 0 sul suo turno di servizio e si prepara a servire per il match avanti 5-4. Kachanov non ci crede più e lo sprint finale del serbo lo lascia ancora a 0. Djokovic vince 6-4 ed è in semifinale al Roland Garros per la 12esima volta.

Con la collaborazione di Andrea Binotto

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Roland Garros: Sascha Zverev dal crac ai quarti. L’anno travagliato (con lieto fine) dell’ex predestinato

Battendo Dimitrov il ventiseienne tedesco si è assicurato un posto nei quarti dello Slam parigino contro Etcheverry. Dal tremendo infortunio alla caviglia sono passati poco più di dodici mesi

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Alexander Zverev – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

Conciso. Focalizzato, direbbero adesso quelli molto addentro a un certo tipo di questioni. Sascha Zverev concede poco ai giornalisti stranieri nella conferenza stampa seguita al successo negli ottavi del Roland Garros contro Grigor Dimitrov. Quasi nulla, in realtà; tre risposte secche, un osso scarnificato che sa di fretta, perché di altro tempo da perdere ce n’è poco, in fondo all’annus horribilis durante il quale la sua mente dev’essere stata attraversata dai propositi più funesti. “Perché ti sei messo a provare il servizio alla fine del match?“, gli chiedono. “Perché sul 3-0 nel terzo mi sono deconcentrato, ho perso consistenza, mi sono inconsciamente convinto di aver già vinto e il servizio è andato un po’ a spasso. Volevo ritrovarlo, recuperare la confidenza con il movimento prima di andarmene a letto“. Una risposta apparentemente di circostanza e che invece dice tutto: il giovane, o forse ex giovane Sascha non può permettersi di buttare altre chance nel vortice della distrazione o, peggio, dell’autocompiacimento.

Oggi sono un anno e tre giorni da quel nefasto tardo pomeriggio di venerdì tre giugno 2022, campo Philippe Chatrier, tetto chiuso; fuori, diluvia. Dentro, sauna non richiesta. Zverev affronta Rafa Nadal, il presidentissimo della Repubblica della terra battuta, il notabile più in vista del Fauburg Saint-Germain declinato al rosso. Ma parte deciso; deciso a non sperperare l’inaspettato vantaggio delle condizioni indoor e, soprattutto, a non farsi irretire dalla trama delle leggendarie chele avversarie. Sascha prende e tira, mette i piedi in campo, accelera con il rovescio e insomma, anche se si stenta a crederlo, Rafacito annaspa, rema, si contraria. Come sempre, da sempre, avviene quando qualcuno abbia l’ardire di prevaricarlo, e specie a casa propria, Nadal mette in campo l’estrema difesa, rappresentata non tanto da uno dei suoi leggendari colpi, ma dalla trasposizione sul rettangolo dell’immagine di sé stesso che il ragazzo dall’altra parte della rete si è costruito nella mente guardandolo giocare per anni davanti alla tv. Senza apparenti spiegazioni plausibili, in coda a un set dominato sul piano del gioco, Zverev si trova inspiegabilmente a fronteggiare tre set point, ma li annulla con altrettanti vincenti. L’inerzia è forse ancora dalla sua parte, ma, come ha scritto il nostro Vanni Gibertini nella cronaca originale dell’evento, “il tie break della prima frazione è di quelli destinati a farsi ricordare a lungo“. Sascha scappa a martellate sul 6-2, ma contro Rafa un conto è avvantaggiarsi, un altro convertire. Come finì lo sapete tutti.

Eppure, presa una legnata che avrebbe abbattuto un bisonte, in fondo a 91 minuti di un set dominato eppure concluso con un pugno di mosche in mano, il ragazzo di Amburgo si rialza, va avanti 5-3 nel secondo, mentre Rafa litiga con il servizio, ma si fa di nuovo recuperare: 6-5 per lui, 40-30 per la leggenda, che lo attacca sul dritto, a un passo da un nuovo tie-break, e sono già passate tre ore, c’è odore di record di durata. Zverev corre sulla propria destra, prova a tirare un passante complicatissimo, mette male il piede. Urla, disperazione, sanitari in campo, Nadal che lo fissa in piedi, da un metro, con un’espressione sinceramente terrorizzata disegnata in volto. Torneo finito, la carriera chissà. Fino a un istante prima che la sciagura si materializzasse, Zverev era ancora in lizza per diventare il nuovo numero uno del mondo, risultato che i più avevano predetto sin da quando, ragazzino, egli aveva dominato l’importante Challenger di Heilbronn massacrando vecchie lenze del settore come Zeballos, Struff e Guido Pella. Pochi giorni dopo il crack arriverà la conferma: intervento chirurgico in Germania, “riuscito perfettamente”, ma i tre legamenti laterali della caviglia destra sono strappati.

 

Non so quando ritornerò“, il prevedibile commento a caldo, e nessuno, del resto, vista la situazione, si aspettava vaticini di sorta. Un tentativo per lo US Open, ma le complicazioni, dietro a un infortunio tanto serio, sono dietro l’angolo: “Immaginavo di essere pronto per New York – ha in seguito dichiarato Sascha – ma si è presentato un edema osseo, altri tre mesi di stop. Ho pensato di non poter tornare più quello di prima. Forse ho accelerato troppo per volontà di rientrare presto, e allora mi sono detto di staccare, ho fatto le valigie e sono andato in vacanza“. Meglio tornare al lavoro con calma, approcciando pratiche più soft. L’attrezzo del mestiere rimesso in borsa per l’esibizione araba alla Diriyah Tennis Cup e una pesante sconfitta contro Medvedev, poi la vittoria dell’auspicabile rinascita, nella World Tennis League di Dubai contro Novak Djokovic. Un brodino, sì, ma quando si è digiunato a lungo non c’è nulla di più rincuorante.

Gli alti e bassi erano in preventivo, anche se retrocedere di un passettino quando con enormi fatiche se n’era appena fatto uno avanti è complicato da accettare. Inizio d’anno e United Cup, pesante rovescio al cospetto di Jiri Lehecka: “Il mio tennis è molto lontano da dove vorrei che fosse“, dichiara Sascha, il cui orizzonte è di nuovo incupito da nuvole cariche di cattivi pensieri. “Per l’Australian Open non ho nessuna aspettativa“. E in effetti l’inverno si complica: sconfitte al secondo turno a Melbourne contro Michael Mmoh e a Rotterdam contro Tallon Griekspoor; un paio di buone prestazioni, con la semifinale colta a Dubai e un terzo turno a Indian Wells ceduto in volata a Daniil Medvedev, che si rivelerà il crash test primaverile utile a provare i miglioramenti sulla strada del ritorno ai vertici. Un buco clamoroso a Miami, umiliato da Taro Daniel e il cauto approccio alla stagione sul mattone tritato. In mezzo, l’assoluzione per insufficienza di prove dalle accuse di violenza domestica rivoltegli dall’ex fidanzata Olya Sharypova.

Eccezion fatta per il tonfo al primo turno del torneo casalingo di Monaco di Baviera – “fatico a reggere la pressione quando gioco in Germania“, dirà – la stagione sulla terra rossa restituisce piano piano al pubblico una versione credibile di Zverev. La sconfitta a Montecarlo condita da abbondante contorno di polemiche al tie-break del terzo set contro Daniil Medvedev è la prestazione più convincente degli ultimi mesi, e se Carlitos Alcaraz, che gli lascia appena tre game in quarto turno a Madrid insieme a ulteriori dubbi sulla permanenza in vita del suo dritto, è al momento una spanna sopra le possibilità di pressocché chiunque, e un altro ko a Roma contro il futuro campione Daniil Medvedev l’avrebbe volentieri evitato, la sensazione è che Sascha, il ragazzo rientrato in campo sulla sedia a rotelle per salutare Nadal e il pubblico lo scorso, maledetto tre di giugno, sia di nuovo un giocatore di tennis. L’uscita dalla top 20 ATP dopo sei anni di continuativa permanenza è solo il risultato di un calcolo del computer.

Domani affronterà il sorprendente argentino Etcheverry per un posto nella semifinale del Roland Garros. Ad attenderlo ci sarebbe uno dei due vichingi da clay, Casper Ruud oppure Holger Rune. Il risultato, già adesso, a poco più di un anno dal rovinoso infortunio, pare eccezionale. “Ti chiamano leone – la bizzarra domanda di un giornalista nella conferenza di ieri – ti sei mai chiesto perché?“. “Non saprei – la risposta -, forse perché i leoni dormono diciotto ore al giorno e per le restanti sei mangiano o fanno sesso? Mi sta anche bene!“. Probabilmente non sono le uniche caratteristiche che accomunano Sascha nostro al Re della foresta.

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