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Dallas Open: Wu nella storia, primo cinese dell’era Open in una finale ATP. Affronterà Isner per il titolo
Wu Yibing batte a sorpresa Fritz e diventa il primo cinese a disputare una finale ATP. Sfiderà il veterano John Isner per il titolo

Da Dallas, il nostro inviato
Wu Yibing scrive una pagina della storia del tennis. A 23 anni, sconfigge Taylor Fritz in semifinale al Dallas Open e diventa il primo tennista cinese (tra gli uomini) ad accedere per la prima volta ad una finale ATP. Per lui si tratta inoltre della prima vittoria in carriera contro un Top 10.
[5]J. Isner b. [6] J.J. Wolf 3-6 7-5 7-6(4)
La giornata dedicata alla semifinali del “ Dallas Open” si è aperta con la vittoria di Isner su Wolf al tiè break del terzo set dopo due ore e trentacinque minuti di lotta. Come nelle partite precedenti Isner è apparso in difficoltà quando gli scambi si sono allungati e soprattutto nel secondo set si è principalmente salvato grazie al servizio. Da evidenziare comunque ancora una volta la capacità di John di alzare il livello nei momenti decisivi. Wolf è stato protagonista di una crescita clamorosa nell’ultimo anno e avrà la sua chance di rivincita già la prossima settimana nel primo turno di Delray in condizioni outdoor sicuramente più adatte al suo gioco.
Il primo giocatore ad avere chances di break all’inizio del match è Wolf che sfrutta un’indecisione di Isner a rete per conquistare la prima palla break. John è bravo a seguire a rete il servizio in kick ma Wolf pare aver preso le misure al servizio del suo avversario. Un’ottimo recupero in allungo in slice di Wolf costringe Isner a una complicata voleè che si infrange sul nastro. Sulla terza chance di break Isner commette doppio fallo, primo turno di servizio perso in tutto il torneo da John e mormorii di stupore del pubblico. Wolf non concede nulla al servizio e vince meritatamente il primo parziale 6-3.
Il secondo set inizia con lo stesso copione del primo. Isner fatica a tenere gli scambi da fondo e cerca spesso di perdere la rete. Wolf accusa un piccolo passaggio a vuoto e concede la prima palla break del match. Con il servizio slice da sinistra riesce a salvarsi e nel game successivo è proprio Wolf ad avere tre palle break consecutive che assomigliano a tre match point. Il servizio di Isner sale in cattedra e con cinque servizi vincenti impatta sul 3 pari. Sul 6-5 in favore di Isner con Wolf al servizio arriva il primo set point per John dopo un’errore a rete del suo avversario. Wolf commette doppio fallo sul set point e Isner vince il secondo set 7-5.
Nel terzo set I due giocatori non concedono nulla
nei propri turni di battuta e si arriva all’epilogo più giusto, il tiè break. Un ace a 215 km orari e un dritto vincente inside out portano Isner sul 2-0 nel tiè break. Wolf sotto pressione commette un sanguinoso doppio fallo ma è bravo con un ottimo passante e due prime di servizio a rimanere attaccato al match sotto 4-3. Su questi campi però anche solo un mini break contro Isner può diventare un vantaggio impossibile da recuperare. Isner si guadagna tre match point e con una voleè di rovescio chiude il match. Braccia al cielo per John che festeggia la trentunesima finale in carriera, la prima dall’aprile dello scorso anno a Houston. Domani contro la sorpresa Wu andrà a caccia del diciassettesimo titolo in carriera,il quindicesimo negli Stati Uniti.
Isner si presenta in conferenza stampa molto soddisfatto di essere tornato in una finale Atp a quasi un anno di distanza dall’ultima volta: “ La chiave è stata annullare i break point nel secondo set. Ho avuto l’impressione che lui fosse il giocatore migliore per la maggior parte del match ma sono davvero felice di essere in finale”. Quando gli viene chiesto della sua longevità John gonfia il petto: “ per quanto sia vero che il mio stile di gioco mi ha sicuramente aiutato, faccio tutte le cose che devo fare per mantenermi in forma e che dall l’esterno non si vedono”.
Lorenzoni(Ubitennis): Oggi sei venuto spesso a rete dopo la seconda di servizio. Avevi preparato la partita in questo modo?
Durante la partita ho notato che lui si posizionava molto lontano in risposta, generalmente la mia seconda di servizio rimbalza molto alta e quindi se il mio avversario non colpisce un vincente so di aver ottime possibilità di giocare la voleè in una buona posizione. Mi piace giocare la stop volley, mi sento a mio agio a rete a differenza di quando sono a fondo campo.
Y. Wu b. [1] T. Fritz 6-7(3) 7-5 6-4
La seconda semifinale ha visto la vittoria in tre set di Yibing Wu contro Taylor Fritz. La partita più bella del torneo fino a questo momento per intensità e qualità. Dopo il primo set vinto da Fritz al tiè break, Wu ha aumentato l’aggressività con i colpi da fondo campo e ha vinto meritatamente i restanti due parziali. Fritz ha sicuramente giocato la miglior partita della settimana ma non è bastato contro un tennista che è già sicuro di entrare tra i primi 80 giocatori del mondo con questo risultato.
C’è il pubblico delle grandi occasioni per la seconda semifinale del Dallas Open. Sono stati venduti per cifre esorbitanti anche i biglietti dove generalmente si siedono i media. All’inizio del primo parziale Wu sembra sentire la pressione della prima semifinale in carriera e si trova a dover annullare tre break point consecutivi già nel terzo game. Il giovane cinese mostra personalità e aiutato dalla prima di servizio riesce a tenere il turno di battuta. I due giocatori si sfidano maggiormente sulla diagonale del dritto dando vita a un braccio di ferro da fondo che appassiona il pubblico. Fritz salva due set point sotto 4-5 con due ottime prime e dopo quarantacinque minuti di lotta si arriva al tiè break. Fritz parte subito avanti di un mini break e complice qualche gratuito di Wu si aggiudica il tiè break per 7 punti a 3.
Nel secondo set continua a regnare l’equilibrio, Wu si trova a dover annullare quattro palle break nel quarto game ma c’è la sensazione che questo match sia ben lontano dalla conclusione. Il momento più critico del match per il giovane cinese arriva quando si trova a servire per rimanere nel match sul 4-5. Due gratuiti lo portano sotto 0-30 ma due ottime prime e un rovescio vincente colpito dal centro del campo gli permettono di arrivare sul 5 pari. Fritz accusa il colpo e con il primo passaggio a vuoto della partita cede la battuta nel game successivo. Wu non si fa pregare e chiude 7-5.
L’inerzia all’inizio del terzo set è tutta dalla parte di Wu. Tanta esplosività sulle gambe e un’innata capacità di giocare con i piedi dentro il campo per il giovane cinese. Fritz è incisivo con il dritto ma sulla diagonale di rovescio non riesce a trovare profondità permettendo a Wu di cambiare in lungolinea. Il break a favore di Wu arriva nel quinto game, Fritz continua a guardare il suo box ma dopo due ore e 35 minuti di lotta con l’ennesimo dritto vincente Wu chiude 6-4 e diventa il primo giocatore cinese della storia a raggiungere una finale Atp. Domani si confronterà contro Isner in una finale che si preannuncia estremamente equilibrata. Le grandi doti da ribattitore di Wu potrebbero fare la differenza ma John ci tiene particolarmente a vincere nel suo giardino di casa.
Il tabellone completo
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Tsitsipas-Badosa: una nuova coppia nel circuito? Qualche indizio c’è
La giocatrice spagnola era sugli spalti a Parigi durante il match tra il greco e Ofner. E poi le foto profilo su Spotify e l’esultanza di Stef. Amore o marketing?

Da Margot Robbie a Paula Badosa? Dopo aver provato invano a invitare l’attrice a uno dei suoi match durante l’ultimo Australian Open, Stefanos Tsitsipas sembra essere andato oltre questa cotta. I rumors lo danno infatti impegnato, tra una pastiglia di melatonina e un’altra, con una collega: non più la connazionale Maria Sakkari, su cui si vociferava più o meno fino ad un anno fa, ma la spagnola Badosa, al momento alle prese con un infortunio alle vertebre che le ha impedito di essere al via del Roland Garros. Eppure, Paula a Parigi c’era e non solo per partecipare alla cena pre-torneo organizzata dalla PTPA di Djokovic: l’attuale numero 29 del mondo, che dovrebbe aver interrotto la relazione con il modello Juan Betancourt, è stata infatti avvistata sugli spalti del Suzanne Lenglen durante il match di quarto turno proprio di Tsitsipas contro Ofner. E questo è solo uno degli indizi che hanno scatenato le voci su una possibile storia d’amore tra i due.
Stefanos avrebbe infatti anche dedicato la vittoria sull’austriaco a Paula attraverso il suo gesto d’esultanza: indice alla tempia in segno di forza mentale. Come Wawrinka ha detto il greco, ma a dire il vero anche come Badosa che, soprattutto recentemente, ha celebrato così le sue vittorie. Coincidenze, potrebbe pensare qualcuno.
Di sicuro, però, non è una coincidenza che entrambi abbiano aggiornato le loro foto profilo su Spotify con due diversi selfie che li ritraggono insieme. E come se non bastasse, Stef e Paula hanno anche sfruttato la funzione ‘collaborazione’ della piattaforma per creare una playlist condivisa intitolata “Mood”. Qui, però, iniziano a palesarsi i primi dubbi sulla reale natura del rapporto: entrambi, infatti, hanno twittato per chiedere rispettivamente a Spotify Grecia e Spotify Spagna qualche “bonus” come ringraziamento per la pubblicità gratuita che i due hanno fatto alla piattaforma pubblicando questi selfie diventati rapidamente virali. Insomma, sembra che i due si stiano divertendo a far pensare che tra loro ci sia qualcosa di serio.
Non va poi dimenticato un altro dettaglio che potrebbe rinforzare la tesi secondo cui più che di amore si tratti di un’iniziativa di marketing. Tsitsipas e Badosa fanno parte del cast di Break Point, la serie di Netflix sulle vite in campo e fuori di alcuni giocatori del circuito, e se l’episodio con Paula come protagonista è stato già rilasciato, quello sul greco non ancora: questi rumors potrebbero quindi essere funzionali ad aumentare l’hype attorno alle prossime puntate e magari anche in vista della seconda stagione della serie.
Chissà, quindi, se davvero il tennis di vertice avrà una nuova coppia ATP-WTA in grado di “competere” con i GaElina – Monfils e Svitolina.
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Roland Garros: Djokovic diesel batte Khachanov alla distanza, è semifinale
Per la dodicesima volta in carriera, Novak Djokovic raggiunge almeno la semifinale a Parigi. Il russo vince il primo set ma cala d’intensità. Si attende Alcaraz-Tsitsipas

[3] N. Djokovic b. [11] K. Khachanov 4-6 7-6(0) 6-2 6-4

Novak Djokovic ha dovuto cedere un set prima di iniziare la sua partita e vincere, 4-6 7-6 6-2 6-4 contro Karen Khachanov, conquistando la semifinale del Roland Garros.
Kachanov conclude così uno dei periodi migliori della sua carriera. Anche oggi la partenza del russo è stata ottima, sicuro delle sue scelte e in netto comando con il dritto, accompagnato da un servizio nettamente superiore a quello di Djokovic che sembrava alla ricerche di iniziative ma senza trovarle. Troppo distante in risposta e fuori ritmo con il rovescio, il serbo che ha dovuto aspettare di concludere il secondo set per ritrovare la sicurezza nei colpi che ci ha abituati a vedere. L’equilibrio del secondo set infatti, poteva far pensare di arrivare anche fino al quinto set. Ma il russo ha iniziato a perdere la benzina (forse non ce n’era più abbastanza per un avversario come il serbo) proprio nel momento in cui Djokovic stava decidendo che avrebbe vinto la partita, come sempre, ad ogni costo. E con un tiebreak a senso unico, dove il serbo ha portato a casa tutti i punti, ha messo fine alla partita di Khachanov. Tanti applausi lo stesso per il russo che tornerà in top 10 (non succedeva dall’ottobre del 2019) dopo aver dimostrato che la stoffa per essere un giocatore da seconda settimana in uno Slam c’è e non si è trattato di un singolo episodio. Non possiamo dire che sia stata una partita eseguita alla perfezione quella di Djokovic, che però, può concedersi il lusso di non pensarci. Perché quel che conta davvero adesso è che Novak Djokovic giocherà la sua 45esima semifinale in un torneo del Grande Slam, nonché 12esima semifinale del Roland Garros dove aspetterà il vincente tra Alcaraz e Tsitsipas.
Primo set: un solido Khachanov si dimostra superiore al servizio e comanda il gioco su un falloso e poco fantasioso Djokovic
Già dai primi game entrambi si mostrano solidi al servizio: comandano gli scambi e lasciano poche chance all’avversario. Nel quinto game, però, ecco arrivare le prime difficoltà sul turno di battuta del serbo. Khachanov riesce a spingere molto con il dritto, costringendo Djokovic a giocare dietro la linea del campo. Grazie a questo, insieme anche a un doppio fallo di Nole, il russo conquista due palle break consecutive, che però il 22 volte campione Slam annulla con un dritto all’incrocio delle righe, venendo fuori da vincitore dopo uno scambio estenuante. Il numero 3 del mondo non sfrutta un’occasione per fare suo il game e, dopo altre due palle break annullate (di cui una non concretizzata da Khachanov che sbaglia uno smash sopra la rete), alla quinta occasione strappa il servizio all’avversario dopo uno sventaglio di dritto impressionante. Quest’ultimo conferma il break nel game successivo e si rende pericoloso anche nel settimo gioco, ma Djokovic è bravo a gestire la pressione e si porta sul 3-4. Il russo grazie al servizio allunga sul 5-3, e proprio nel nono gioco si guadagna 2 set point, che però Nole è bravo ad annullare grazie a un rovescio vincente e a un servizio sulla “t”. Nel game successivo non trema il braccio di Karen che, grazie a 3 errori del serbo e una buona prima di servizio, conquista il primo set per 6 giochi a 4.
Secondo set: equilibrio per tutto il set, ma il tie-break è un assolo di Djokovic
L’inizio del secondo parziale si mostra molto simile al primo: entrambi tengono il servizio piuttosto agevolmente, anche se Djokovic fatica a essere incisivo. Nel quarto gioco il russo è costretto ai vantaggi dopo un game in cui ha giocato poche prime; riesce comunque a riagganciare il serbo sul 2-2, giocando una smorzata che lascia fermo il numero 3 al mondo. Nel quinto gioco è Nole a dover faticare, ma con un vincente di dritto e un errore in risposta di Khachanov si porta avanti 3-2. I 4 giochi successivi vengono tenuti bene dai giocatori al servizio, che incrementano la percentuale di prime in campo e difficilmente fanno partire lo scambio. Nel decimo game il 27enne di Mosca, con freddezza, si porta a casa il gioco ai vantaggi senza aver bisogno di annullare set point. Djokovic vola facile sul 6-5, e di nuovo il numero 11 al mondo ha bisogno dei vantaggi per riuscire ad agganciare il serbo. È tie-break quindi sul Philippe-Chatrier. Nole parte fortissimo: strappa due servizi all’avversario con una palla corta sublime e un dritto vincente, tiene i suoi due turni di servizio e di nuovo guadagna un mini-break con un rovescio lungolinea. Sul 6-0 chiude in bellezza il set con palla corta e volee, lasciando a bocca asciutta il russo.
Terzo set: Khachanov diminuisce l’intensità, Djokovic gioca di esperienza
Carico del set appena conquistato, Djokovic parte subito forte nel terzo parziale. Costringe Khachanov ai vantaggi e, dopo due palle break (le prime conquistate dal serbo) annullate bene dal numero 11 al mondo, alla terza occasione strappa il servizio all’avversario grazie a una palla corta aiutata dal nastro. Il 36enne di Belgrado conferma con sicurezza il break, e nel terzo gioco impensierisce Khachanov costringendolo ai vantaggi. Il russo, però, grazie a un dritto in corsa lungolinea spaventoso e un nastro fortunato rimane ancora in corsa: 2-1 per Djokovic. Il 3-1 arriva in poco più di 2 minuti, e il quinto gioco racconta la stessa storia: Khachanov lo tiene a 0 con ben 2 ace consecutivi. Sul 4-2 il russo appare decisamente sottotono e Djokovic ne approfitta. Il numero 11 al mondo gioca ormai 2 metri dietro la linea del campo, e il serbo non si fa scappare l’occasione: guadagna 2 palle break consecutive e, alla prima, concretizza il break. Il game successivo è una pura formalità per il serbo, che con esperienza si porta a casa il secondo parziale per 6 giochi a 2.
Quarto set: Khachanov prova a tirare fuori le ultime cartucce ma ormai Djokovic è entrato in modalità vittoria
Già nel primo gioco Khachanov si trova in difficoltà: rimonta da 0-30 sul suo servizio e, grazie a due dritti fulminanti, parte in vantaggio nel quarto set. Djokovic, dopo aver tenuto facilmente il servizio, nel terzo game mette pressione in risposta e riesce a breakkare l’avversario. Il russo cerca la reazione e si carica spingendo bene con il dritto. Il serbo arriva ancora tardi di rovescio e commette un brutto errore che gli costa una palla break a favore del russo che non ne aveva più viste dai tempi del primo set. Djokovic cancella questo brutto momento tenendo e dominando perfettamente lo scambio con l’angolo stretto di dritto. Due doppi falli non consecutivi incatenano Djokovic ai vantaggi di questo quarto game, Khachanov non sfrutta questi momenti preziosi. Il serbo sbaglia ancora, questa volta una volée facile sotto rete, ma alla fine chiude il quarto game dopo aver cancellato due palle del contro-break e allunga la distanza 3 giochi a 1. Il russo dimostra di essere ancora dentro questa partita con tutto sé stesso. Lascia per strada un solo 15 per colpa di un doppio fallo ma chiude in maniera impeccabile un ottimo game: 3-2 Djokovic. Sui turni di servizio del serbo però, Khachanov non legge più le traiettorie, le sue risposte sono troppo deboli. Lo sconforto del sesto game che vede Djokovic avanti 4-2, fa iniziare male il russo che va subito sotto 0-30 sul suo turno di servizio. Un altro errore di dritto di Kachanov concede due palle break al serbo che potrebbe vedersi già negli spogliatoi. Ma il russo tira fuori il braccio di ferro e cancella tutto grazie al servizio perfetto che gli spiana la strada verso l’ultima speranza: 4-3. La tenacia precedente di Khachanov viene subito ripagata dal passaggio a vuoto di Djokovic (forse si era già visto sotto la doccia) e con un doppio fallo rimette il russo in parità: 4 giochi pari. Ma l’amnesia del serbo dura poco; nel giro di un minuto Djokovic recupera il vantaggio lasciando il russo a 0 sul suo turno di servizio e si prepara a servire per il match avanti 5-4. Kachanov non ci crede più e lo sprint finale del serbo lo lascia ancora a 0. Djokovic vince 6-4 ed è in semifinale al Roland Garros per la 12esima volta.
Con la collaborazione di Andrea Binotto
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Roland Garros: Sascha Zverev dal crac ai quarti. L’anno travagliato (con lieto fine) dell’ex predestinato
Battendo Dimitrov il ventiseienne tedesco si è assicurato un posto nei quarti dello Slam parigino contro Etcheverry. Dal tremendo infortunio alla caviglia sono passati poco più di dodici mesi

Conciso. Focalizzato, direbbero adesso quelli molto addentro a un certo tipo di questioni. Sascha Zverev concede poco ai giornalisti stranieri nella conferenza stampa seguita al successo negli ottavi del Roland Garros contro Grigor Dimitrov. Quasi nulla, in realtà; tre risposte secche, un osso scarnificato che sa di fretta, perché di altro tempo da perdere ce n’è poco, in fondo all’annus horribilis durante il quale la sua mente dev’essere stata attraversata dai propositi più funesti. “Perché ti sei messo a provare il servizio alla fine del match?“, gli chiedono. “Perché sul 3-0 nel terzo mi sono deconcentrato, ho perso consistenza, mi sono inconsciamente convinto di aver già vinto e il servizio è andato un po’ a spasso. Volevo ritrovarlo, recuperare la confidenza con il movimento prima di andarmene a letto“. Una risposta apparentemente di circostanza e che invece dice tutto: il giovane, o forse ex giovane Sascha non può permettersi di buttare altre chance nel vortice della distrazione o, peggio, dell’autocompiacimento.
Oggi sono un anno e tre giorni da quel nefasto tardo pomeriggio di venerdì tre giugno 2022, campo Philippe Chatrier, tetto chiuso; fuori, diluvia. Dentro, sauna non richiesta. Zverev affronta Rafa Nadal, il presidentissimo della Repubblica della terra battuta, il notabile più in vista del Fauburg Saint-Germain declinato al rosso. Ma parte deciso; deciso a non sperperare l’inaspettato vantaggio delle condizioni indoor e, soprattutto, a non farsi irretire dalla trama delle leggendarie chele avversarie. Sascha prende e tira, mette i piedi in campo, accelera con il rovescio e insomma, anche se si stenta a crederlo, Rafacito annaspa, rema, si contraria. Come sempre, da sempre, avviene quando qualcuno abbia l’ardire di prevaricarlo, e specie a casa propria, Nadal mette in campo l’estrema difesa, rappresentata non tanto da uno dei suoi leggendari colpi, ma dalla trasposizione sul rettangolo dell’immagine di sé stesso che il ragazzo dall’altra parte della rete si è costruito nella mente guardandolo giocare per anni davanti alla tv. Senza apparenti spiegazioni plausibili, in coda a un set dominato sul piano del gioco, Zverev si trova inspiegabilmente a fronteggiare tre set point, ma li annulla con altrettanti vincenti. L’inerzia è forse ancora dalla sua parte, ma, come ha scritto il nostro Vanni Gibertini nella cronaca originale dell’evento, “il tie break della prima frazione è di quelli destinati a farsi ricordare a lungo“. Sascha scappa a martellate sul 6-2, ma contro Rafa un conto è avvantaggiarsi, un altro convertire. Come finì lo sapete tutti.
Eppure, presa una legnata che avrebbe abbattuto un bisonte, in fondo a 91 minuti di un set dominato eppure concluso con un pugno di mosche in mano, il ragazzo di Amburgo si rialza, va avanti 5-3 nel secondo, mentre Rafa litiga con il servizio, ma si fa di nuovo recuperare: 6-5 per lui, 40-30 per la leggenda, che lo attacca sul dritto, a un passo da un nuovo tie-break, e sono già passate tre ore, c’è odore di record di durata. Zverev corre sulla propria destra, prova a tirare un passante complicatissimo, mette male il piede. Urla, disperazione, sanitari in campo, Nadal che lo fissa in piedi, da un metro, con un’espressione sinceramente terrorizzata disegnata in volto. Torneo finito, la carriera chissà. Fino a un istante prima che la sciagura si materializzasse, Zverev era ancora in lizza per diventare il nuovo numero uno del mondo, risultato che i più avevano predetto sin da quando, ragazzino, egli aveva dominato l’importante Challenger di Heilbronn massacrando vecchie lenze del settore come Zeballos, Struff e Guido Pella. Pochi giorni dopo il crack arriverà la conferma: intervento chirurgico in Germania, “riuscito perfettamente”, ma i tre legamenti laterali della caviglia destra sono strappati.
“Non so quando ritornerò“, il prevedibile commento a caldo, e nessuno, del resto, vista la situazione, si aspettava vaticini di sorta. Un tentativo per lo US Open, ma le complicazioni, dietro a un infortunio tanto serio, sono dietro l’angolo: “Immaginavo di essere pronto per New York – ha in seguito dichiarato Sascha – ma si è presentato un edema osseo, altri tre mesi di stop. Ho pensato di non poter tornare più quello di prima. Forse ho accelerato troppo per volontà di rientrare presto, e allora mi sono detto di staccare, ho fatto le valigie e sono andato in vacanza“. Meglio tornare al lavoro con calma, approcciando pratiche più soft. L’attrezzo del mestiere rimesso in borsa per l’esibizione araba alla Diriyah Tennis Cup e una pesante sconfitta contro Medvedev, poi la vittoria dell’auspicabile rinascita, nella World Tennis League di Dubai contro Novak Djokovic. Un brodino, sì, ma quando si è digiunato a lungo non c’è nulla di più rincuorante.
Gli alti e bassi erano in preventivo, anche se retrocedere di un passettino quando con enormi fatiche se n’era appena fatto uno avanti è complicato da accettare. Inizio d’anno e United Cup, pesante rovescio al cospetto di Jiri Lehecka: “Il mio tennis è molto lontano da dove vorrei che fosse“, dichiara Sascha, il cui orizzonte è di nuovo incupito da nuvole cariche di cattivi pensieri. “Per l’Australian Open non ho nessuna aspettativa“. E in effetti l’inverno si complica: sconfitte al secondo turno a Melbourne contro Michael Mmoh e a Rotterdam contro Tallon Griekspoor; un paio di buone prestazioni, con la semifinale colta a Dubai e un terzo turno a Indian Wells ceduto in volata a Daniil Medvedev, che si rivelerà il crash test primaverile utile a provare i miglioramenti sulla strada del ritorno ai vertici. Un buco clamoroso a Miami, umiliato da Taro Daniel e il cauto approccio alla stagione sul mattone tritato. In mezzo, l’assoluzione per insufficienza di prove dalle accuse di violenza domestica rivoltegli dall’ex fidanzata Olya Sharypova.
Eccezion fatta per il tonfo al primo turno del torneo casalingo di Monaco di Baviera – “fatico a reggere la pressione quando gioco in Germania“, dirà – la stagione sulla terra rossa restituisce piano piano al pubblico una versione credibile di Zverev. La sconfitta a Montecarlo condita da abbondante contorno di polemiche al tie-break del terzo set contro Daniil Medvedev è la prestazione più convincente degli ultimi mesi, e se Carlitos Alcaraz, che gli lascia appena tre game in quarto turno a Madrid insieme a ulteriori dubbi sulla permanenza in vita del suo dritto, è al momento una spanna sopra le possibilità di pressocché chiunque, e un altro ko a Roma contro il futuro campione Daniil Medvedev l’avrebbe volentieri evitato, la sensazione è che Sascha, il ragazzo rientrato in campo sulla sedia a rotelle per salutare Nadal e il pubblico lo scorso, maledetto tre di giugno, sia di nuovo un giocatore di tennis. L’uscita dalla top 20 ATP dopo sei anni di continuativa permanenza è solo il risultato di un calcolo del computer.
Domani affronterà il sorprendente argentino Etcheverry per un posto nella semifinale del Roland Garros. Ad attenderlo ci sarebbe uno dei due vichingi da clay, Casper Ruud oppure Holger Rune. Il risultato, già adesso, a poco più di un anno dal rovinoso infortunio, pare eccezionale. “Ti chiamano leone – la bizzarra domanda di un giornalista nella conferenza di ieri – ti sei mai chiesto perché?“. “Non saprei – la risposta -, forse perché i leoni dormono diciotto ore al giorno e per le restanti sei mangiano o fanno sesso? Mi sta anche bene!“. Probabilmente non sono le uniche caratteristiche che accomunano Sascha nostro al Re della foresta.