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Berrettini, altro stop, scatta l’allarme (Giammò). Berrettini stop. Ora quale futuro? (Strocchi).
La rassegna stampa del 4 marzo 2023
Berrettini, altro stop, scatta l’allarme (Roland Giammò, Il Corriere dello Sport)
Se va Berrettini, < < se va», dice il telecronista sudamericano vedendo Matteo Berrettini attraversare il campo di Acapulco per stringere la mano a Holger Rune in avvio di secondo set per poi ritirarsi col danese in vantaggio 6-0, 1-0. «Una situazione molto difficile da comprendere per il pubblico», la definiscono in telecronaca, che infatti ne accompagna a suon di fischi l’uscita dal campo. 30 MINUTI. Mezz’ora. Tanto è durato il suo quarto di finale contro Rune. Sufficienti per racimolare la miseria di sette punti e decidere di non peggiorare ulteriormente l’allarme lanciatogli dal suo fisico. Gamba destra: recita cosi la scrittura ufficiale consegnata all’arbitro con cui l’azzurro ha motivato la sua decisione. Individuata la ragione, restano però da capire gravità e modalità di un infortunio i cui prodromi o avvisaglie non si erano certo notati nei due match da lui giocati in terra messicana, né tantomeno dalle dichiarazioni rilasciate dopo il quarto di finale vinto contro Ymer: «Sento di poter vincere questo torneo, sento che ogni volta che scendo in campo posso vincere la partita». Parole cariche d’ottimismo e all’insegna di una fiducia ritrovata su cui continuare a costruire la sua scalata verso un ritorno in top 20. Invece, ecco questo nuovo stop. Proprio lì dove un anno fa fu costretto a ritirarsi al primo turno contro Tommy Paul per il riacutizzarsi di un problema agli addominali. […] La scorsa stagione infatti proprio in California Berrettini rimediò l’infortunio alla mano destra che lo costrinse a operarsi e a saltare tutti i tornei sulla terra battuta. Per capire se quest’anno la sua presenza potrà essere confermata o meno, occorrerà attendere gli esiti degli esami a cui si è sottoposto. A poche ore dalla fine del match, sul sito ufficiale dei torneo il suo ritiro veniva motivato con «un problema al polpaccio destro». Spiegazione plausibile a giudicare dalla semi immobilità tenuta in campo dal romano fin dai primi scambi. Un linguaggio del corpo passivo, uno sguardo spesso assente, frequenti gli scossoni del capo: una postura che collocherebbe quindi nel warmup svolto nel pomeriggio il momento dell’infortunio. TRATTAMENTI. A nulla son serviti poi i trattamenti ricevuti prima di scendere in campo, né quelli richiesti a partita in conio e svoltisi negli spogliatoi, durante l’acquazzone che ha interrotto il match per quaranta minuti, quando il punteggio era sul 4-0, 40-15 per il danese. Al rientro in campo l’espressione di Berrettini non lasciava trasparire nulla di buono, e il suo calvario si è protratto per altri undici pinti, prima di arrendersi infine all’evidenza e cedere alla frustrazione (a fame le spese una racchetta da lui sfasciata a due punti dal forfait). Di tempo per ingoiare e metabolizzare quest’ultima battuta d’arresto ne servirà di più. A partire da quello necessario per avere un primo responso. E da lì capire se quella messicana sia stata solo una nuvola passeggera, o l’ennesimo appuntamento con un dolore che si credeva essersi lasciati alle spalle.
Berrettini stop, ora quale futuro? (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
E’ uscito dal campo a testa bassa, visibilmente contrariato, anche tra i fischi del pubblico. È finita davvero nel peggiore dei modi l’avventura di Matteo Berrettini nellAtp 500 di Acapulco, dove l’azzurro rientrava nel tour dopo uno stop di oltre 40 giorni, dalla cocente uscita di scena al 1° turno degli Australian Open, con match point mancato contro Andy Murray. Appena 7 punti raccolti in sette game per il 26enne romano, fin dall’inizio apparso non al meglio fisicamente, quindi incapace di esprimere il suo tennis, e anche più nervoso del solito. Dopo un’interruzione per pioggia sul 4-0 40-15 in favore di Holger Rune, game in cui Berrettini con un cenno aveva chiesto l’intervento del fisioterapista, il “non match” è proseguito anche alla ripresa del gioco. Tanto che dopo aver incassato il primo 6-0 dall’autunno 2018 e aver spaccato una racchetta per la frustrazione, Matteo ha deciso di stringere la mano al 19enne danese (il Next Gen di Gentofte ritoccherà ancora il best ranking: sarà almeno n.8 del mondo, con possibilità di accomodarsi sulla sesta poltrona nel caso di conquista del titolo). In attesa di conoscere l’esatta entità del danno dopo gli esami clinici, il sito ufficiale del torneo parla di un problema al polpaccio destro, il quarto infortunio in meno di 12 mesi. Proprio ad Acapulco lo scorso anno, nella partita d’esordio contro Tommy Paul, per problemi agli addominali (già riscontrati a Melbourne e alle Finals di Torino 2021), si era ritirato il finalista di Wimbledon 2021, che a marzo dopo l’eliminazione negli ottavi ad Indian Wells si era sottoposto a un intervento per eliminare un edema alla mano destra, con uno stop di tre mesi e il forfait da tutti i tornei sulla terra europea, compresi Roma e Roland Garros. A giugno, poi, la positività al Covid gli aveva impedito di presentarsi sull’erba londinese, quindi ad ottobre la fascite plantare al piede sinistro durante il torneo di Napoli, trascinata per alcune settimane, fino all’apparizione in doppio in Coppa Davis a Malaga a fine novembre al fianco di Fabio Fognini (fuori causa Simone Bolelli) nel match perso con il Canada. «Ci sono stati momenti quest’anno in cui ho pensato: “Mi fermo, mi fermo per sempre”. Ovviamente poi è passato, ma lo sconforto porta a chiederti se sei fatto per fare sport», aveva rivelato Matteo dopo aver ceduto a Lorenzo Musetti nel derby in finale a Napoli. […] Viene allora da chiedersi se esiste un modo per Berrettini, a quasi 27 anni, di continuare ad essere un top player senza farsi continuamente male? Intanto appare assai incerta la sua presenza ne11000 di Indian Wells, al via tra pochi giorni, e probabilmente pure a Miami. Non il massimo, di certo, per chi puntava nel 2023 a rilanciarsi e risalire la china in classifica.
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Scanagatta: “Alcaraz sembra molto più in forma di Djokovic ma mai sottovalutare il serbo”
“Fino al 6-2 6-1 5-2 lo spagnolo ha dominato Tsitsipas Come aveva dominato Musetti e Shapovalov. Djokovic è stato in difficoltà per un set e mezzo con Khachanov che non ha saputo approfittare della inizio incerto di Nole”
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Roland Garros: super Alcaraz stende Tsitsipas e arriva all’appuntamento con Djokovic [VIDEO-COMMENTO]
Nonostante qualche patema di troppo nel finale, Carlos Alcaraz supera in tre set Stefanos Tsitsipas. La semifinale della parte alta sarà quella più attesa

(da Parigi il nostro inviato)
[1] C. Alcaraz b. [5] S. Tsitsipas 6-2 6-1 7-6(5)

Non fosse stato per lo svarione finale nel terzo set, nel quale Carlos Alcaraz si è fatto rimontare dal 2-5 al 5-5 dopo che il match sembrava già vinto, si sarebbe potuto classificare questa prestazione del giovane spagnolo come la più incredibile della sua carriera. Un’ora e tre quarti di demolizione della testa di serie n. 5 Stefanos Tsitsipas, che sembrava una comparsa qualunque, totalmente in balia dell’avversario e incapace di trovare qualsiasi soluzione. Poi un calo di concentrazione sulla dirittura d’arrivo ha complicato oltremodo la faccenda, rischiando di riaprire un match già chiuso, ma la solida prestazione del tie-break ha messo tutto a posto e consegnato al tennis la semifinale che stava cercando.
LA PARTITA – Tsitsipas inizia molto convinto con tre ace e un rovescio vincente nel primo turno di battuta. Ma è solo un fuoco di paglia, perché il match prende ben presto una piega diversa: Alcaraz sembra in grande spolvero e Tsitsipas non appare in grado di tenere la sua velocità di crociera. Tre errori gratuiti al terzo gioco inguaiano il greco sul 15-40, ma con il servizio annulla le due palle break, e una terza poco dopo. Saranno le uniche nel set (e in quello successivo), perché un doppio fallo e un diritto vincente dello spagnolo confezionano il primo break della serata.
Carlitos sembra inarrestabile, spara vincenti da tutte le parti e Tsitsipas semplicemente non tiene il ritmo. Inizialmente Stefanos riesce a trovare qualche punto con il servizio centrale, ma è una fase che dura poco perché Alcaraz non impiega molto a trovare la misura della risposta e a fare danni anche sul servizio del suo avversario. Il secondo break della partita arriva sul 4-2 con un passante di diritto in corsa lungolinea che ha fatto fischiare le orecchie di Sampras (o Lendl, a seconda della generazione di riferimento).
Il primo set si chiude 6-2 in 30 minuti, e Alcaraz è talmente impaziente di continuare a martellare che si alza dalla sedia a metà della pausa tra i set, rischiando di farsi annaffiare dagli addetti alla manutenzione del campo, che devono scansarlo per non fargli una doccia anzitempo.
Dire che il secondo set è a senso unico sarebbe un eufemismo: 28 punti a 13, con Tsitsipas che riesce solamente a fare la metà dei punti del suo avversario nei suoi propri turni di battuta (8-16). La sequenza di vincenti di Alcaraz è impressionante: diritti, rovesci, volée, palle corte millimetriche; se fosse un match di pugilato ci sarebbero gli estremi per il K.O. tecnico. Sull’1-3 0-30 un applauso di incoraggiamento scuote un poco Tsitsipas, che però sulla palla game commette un doppio fallo (il quarto) e poi finisce per perdere ancora il servizio
Dopo 65 minuti lo spagnolo è avanti due set a zero e il pubblico comincia a rumoreggiare, forse pensando al salato biglietto pagato per assistere a questa sessione serale. Il terzo set continua sulla falsariga dei primi due: Tsitsipas si porta sul 40-15 nel secondo game, ma tre errori gratuiti e un passante incrociato di diritto di Alcaraz su una palla corta consegnano il break al murciano che poi si lancia sul 3-0 in un attimo.
Con il solo scopo di salvare quantomeno la faccia Stefanos prova a giocare in forcing, e con il sostegno del pubblico interrompe una serie di sette giochi consecutivi, salutato dal boato più assordante che questo stadio abbia prodotto negli ultimi giorni, un boato che ha probabilmente fatto male come un pugnale conficcato nel costato, nonostante le braccia alzate al cielo a festeggiare il game vinto.
Ogni errore di Alcaraz, ogni punto di Tsitsipas viene salutato da un’ovazione del pubblico che vuole vedere più tennis di quello che sembra destinato a ricevere. Sul 4-2 Alcaraz viene per la prima volta costretto al 40-40 sul proprio servizio, ma due servizi vincenti spengono ogni velleità di registrare questo game come qualcosa di più di una notazione statistica.
Sul 5-2 Tsitsipas annulla due match point, poi raccoglie due errori gratuiti che iniziano a far percepire come Alcaraz abbia tolto il piede dall’acceleratore. E infatti accade ciò che fino a qualche minuto prima sarebbe stato imponderabile: con tre errori gratuiti lo spagnolo cede la battuta per la prima volta nel match e rimette in gara Tsitsipas, il quale sospinto dal pubblico annulla con il servizio un altro match point (il terzo) sul 4-5 e pareggia.
Alcaraz prova a scuotersi con due ace, chiama il supporto della folla con un passante di diritto in corsa e tiene il servizio a zero per il 6-5. Tsitsipas raggiunge il tie-break e si carica sempre di più per provare a riaprire una partita che sembrava morta e sepolta.
Carlitos fatica a trovare la misura sulla risposta e Stefanos prova a insistere con il serve and volley, con buoni risultati, ma nel terzo punto del tie-break Alcaraz riesce a farsi spazio con diritto e tirare un vincente lungolinea dall’angolo sinistro per ottenere il minibreak che sarà decisivo. Sul 3-6 Tsitsipas annulla altri due match point, ma sulla sesta palla incontro, la prima che lo spagnolo può giocare sul proprio servizio, una volèe di rovescio chiude la contesa dopo due ore e 12 minuti di gioco.
LA SEMIFINALE PIÙ ATTESA – Si è così confezionata la semifinale che tutti volevano vedere, quella tra Carlos Alcaraz e Novak Djokovic i due tennisti che per buona parte dell’anno si sono alternati alla posizione n. 1 del ranking, e che possono a buona ragione essere considerati i più forti sulla terra battuta, e forse non solo sulla terra battuta. Un solo precedente, quella incredibile semifinale al Mutua Madrid Open dello scorso anno durata 3 ore e 36 minuti e vinta da Alcaraz per 7-5 al tie-break decisivo. Speriamo la partita di venerdì sia altrettanto bella.
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Roland Garros, Muchova: “Alla fine del 2022 ero n°200, ora il cielo è l’unico limite”
Entusiasta per la prima semifinale al Roland Garros, Muchova non si pone limiti ma resta umile: “Non penso al n°1, voglio ragionare passo dopo passo”

Per la seconda volta nella sua carriera Karolina Muchova ha raggiunto le semifinali di un torneo dello Slam. La ceca ci è riuscita dopo aver gestito 7-5 6-2 Anastasia Pavlyuchenkova, finalista al Roland Garros nel 2021. “Sono felice questa vittoria e per aver chiuso in due set” – ha esordito la prossima (almeno) n°19 WTA in conferenza stampa. Di seguito le sue dichiarazioni più interessanti.
D: Quando di sei spinta in semifinale all’Australian Open o ai quarti di Wimbledon sembrava che fossi un po’ spompata fisicamente. Come ti senti adesso a livello fisico in vista della tua prima semifinale a Parigi?
Karolina Muchova: “Paragonando questo torneo con quelli citati prima mi sento alla grande. Credo di aver giocato più match che si sono conclusi in due set, sicuramente questo mi ha aiutato a risparmiare un po’ di energia. Domani avrò un giorno di riposo, mi sento bene”.
D: Senti di essere una giocatrice diversa quest’anno sulla terra battuta? I numeri sono dalla tua parte: 9 vittorie e due sconfitte finora sul rosso, qui sei in semifinale. È successo qualcosa in particolare?
Karolina Muchova: “Anno dopo anno sto cercando di diventare una giocatrice migliore su ogni superficie. Quest’anno ho fatto molto bene a Roma, mi sono preparato bene. Anche qui ho cominciato bene e ho ottenuto molta fiducia, ora ovviamente mi sento meglio sulla terra“.
D: Oltre ad essere una grande giocatrice, so che ti piace cantare e suonare la chitarra. Quando sei sul campo da tennis come fai ad essere sicura di suonare tutte le note giuste?
Karolina Muchova: “Non credo di essere così brava, al massimo so suonare qualche accordo. Se sai suonare dai 5 ai 7 accordi riesci bene o male a cavartela con tutte le canzoni. Sicuramente mi piace, è un bell’hobby per me“
D: Hai avuto un sorteggio piuttosto duro contro Maria Sakkari. Guardandoti indietro, credi che aver avuto un primo turno così importante contro un’avversaria così tosta ti abbia aiutato?
Karolina Muchova: “Nel complesso credo che mi abbia aiutato. Battere una top10 è sempre d’aiuto, poi i primi turni sono sempre complicati. La sfida con Maria era molto dura per entrambe, sono contenta di esssere stata colei che ha lasciato il campo da vincitrice”
D: Farai un grande balzo in avanti in classifica dopo questo torneo. Dove ti vedi in futuro? Qual è il limite? Ti vedi in top10?
Karolina Muchova: “Non penso troppo a queste cose. Sono molto contenta di questo torneo e di aver migliorato un po’ la mia classifica. Alla fine dello scorso anno ero intorno al n°200 (mentre da lunedì rientrerà in top20, ndr), sicuramente questo risultato mi aiuterà nei prossimi tornei. Il cielo è l’unico limite, ma non sto pensando ad essere top5 o n°1, voglio pensare passo dopo passo. Farò il possibile per spingermi oltre i miei limiti“
D: Hai già affrontato Sabalenka nel 2019, quali impressioni hai su di lei?
Karolina Muchova: “Non ho molti pensieri su Aryna a dire il vero. Che cosa posso dire? È una grandissima giocatrice, molto aggressiva. Sarà una partita durissima: darò tutta me stessa per cercare di complicarle la vita“.