Berrettini si mette alla prova (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Grande l’incertezza sotto il cielo della California, sede del primo Masters1000 della stagione al via oggi a Indian Wells. Nella notte è stato sorteggiato il tabellone dove non figura il nome di Novak Djokovic. il n. 1 del mondo, respinta quarantott’ore fa dal Dipartimento di sicurezza interna degli Stati Uniti la sua richiesta d’esenzione, a differenza dell’anno scorso non ha atteso l’ultimo momento per ritirarsi dal torneo. Ultimi momenti vissuti invece all’insegna dell’attenzione e della scrupolosità da alcuni dei protagonisti attesi alla vigilia. Primo fra tutti Carlos Alcaraz, chiamato nei due eventi statunitensi a difendere la semifinale e il titolo vinti nel 2022. Lo spagnolo n.2 del mondo e testa di serie n. 1 del tabellone, farà il suo esordio al secondo turno contro il vincitore del match tra l’americano Holt e uno dei qualificati. Infortunatosi alla coscia sinistra nella finale persa a Rio de Janeiro contro Norrie, il murciano è volato a Indian Wells con il suo fisioterapista nel tentativo di riassorbire il colpo e scendere in campo così da dar l’assalto alla vetta del ranking. L’insidia più grande nel suo quarto di tabellone è rappresentata da Hubert Hurkacz, ma i due si ritroverebbero solo ai quarti. L’incertezza è di casa anche sul fronte azzurro. Matteo Berrettini, testa di serie n. 20, darà il via alla sua campagna presumibilmente contro lo spagnolo Carballes Baena, atteso al primo turno da un qualificato. Ritiratosi meno di una settimana fa ai quarti ad Acapulco per un fastidio al polpaccio, gli esami medici hanno fortunatamente scongiurato il peggio consentendo all’azzurro – come da lui spiegato – di volare a Indian Wells e “provare a giocare testando li la gamba”. Il test si annuncia severo poiché già dal terzo turno il tabellone potrebbe riservargli un top-10 come Cameron Norrie per poi, eventualmente, proiettarlo al cospetto di uno tra Rublev e Shapovalov. E proprio il terzo turno potrebbe essere la cornice del secondo derby azzurro in carriera tra Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. I due azzurri esordiranno entrambi al secondo turno e, in caso di vittoria si ritroverebbero di fronte. Suggestivo l’esordio di Fabio Fognini contro il giovane Ben Shelton. Complicato si annuncia invece il cammino di Lorenzo Sonego, disseminato di teste di serie a partire dal bulgaro Dimitrov, suo avversario al secondo turno in caso di vittoria all’esordio contro Kubler. L’unico che sembra parer giovare di assenze e incertezze altrui è Daniil Medvedev. Il russo è reduce da quattordici vittorie consecutive e tre titoli – Rotterdam, Doha, Dubai – vinti nelle ultime tre settimane. Ha battuto Djokovic in due set e anziché dar cenni di stanchezza, la sua condizione andata è crescendo. Quest’anno punta al bersaglio grosso.
Volandri: “Sinner è diventato grande” (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
«Se Berrettini giocherà Indian Wells? Sono aggiornato sulle sue condizioni, ma non sono io a doverne parlare. Spero sia in grado di scendere in campo». Filippo Volandri, capitano dell’Italia di Coppa Davis, ha parlato del gruppo azzurro alla vigilia del main draw di Indian Wells. Il primo Masters 1000 stagionale porta tanti temi alla ribalta e oltre alla presenza di Berrettini, arrivato regolarmente in California, spicca la suggestione del possibile derby tra Sinner e Musetti al terzo turno. Lo sguardo è rivolto anche alla Coppa Davis, dove l’Italia sarà nuovamente tra le pretendenti più accreditate.
C’è grande attesa per il possibile derby. Quanto inciderebbe il differente inizio di stagione dei due?
Sinner e Musetti stanno vivendo momenti diversi della carriera. Lorenzo ha raccolto poco dalla trasferta sudamericana e vive una fase di crescita che Jannik ha già superato. Lorenzo dovrà difendere punti importanti e i conti della classifica si fanno a dicembre, ma il ranking per lui è il termine ultimo di un processo che va oltre i risultati al momento. Per arrivare in alto bisogna lavorare su una struttura ed è normale avere delle difficoltà nel cammino, capita anche a tennisti come Rafa e Nole. Se i big però hanno una struttura per riprendersi subito da questi piccoli inciampi, Lorenzo può faticare per periodi più lunghi ed è su questo che deve lavorare. Jannik invece sta molto bene e sta facendo sue le competenze aggiunte lo scorso anno. Il ritorno all’aperto lo costringerà ad adattarsi a condizioni a lui meno favorevoli di quelle indoor. Ad Indian Wells mi dicono stia facendo freddo, e vedremo quanto inciderà il vento. In generale però Sinner è un giocatore che sta iniziando ad incastrare i pezzi del puzzle.
Storicamente gli italiani non hanno mai fatto bene ad Indian Wells. Solamente un caso?
Io ad Indian Wells e Miami facevo tantissima fatica soprattutto perché ero reduce dalla terra sudamericana. Indian Wells è un paradiso ma le condizioni sono difficili perché a seconda dell’orario può fare caldissimo o freddissimo ed il rimbalzo cambia di conseguenza. Adattarsi è fondamentale ma non è facile per chi le settimane prima non ha giocato sul cemento outdoor. Se guardiamo in casa nostra: Sinner ha giocato indoor, Musetti sulla terra e Berrettini ha fatto preparazione prima di Acapulco; solo Sanego ha scelto Doha e Dubai. Vengono tutti da condizioni diverse da quelle della California e non sarà facile. Questa pero è una mia riflessione, non una legge.
Le scelte degli azzurri per la preparazione invernale sono state tema di dibattito. Rispetto a quando giocava ê diventato più difficile gestire l’off-season?
Direi di sì, ci sono meno settimane per lavorare e se arrivi in semifinale di Davis devi giocare quasi fino a inizio dicembre. Spero che l’ATP e l’ITF collaborino per trovare una soluzione sulle date di United Cup e Coppa Davis. La soluzione per i giocatori? Diventa fondamentale fare un richiamo di tre settimane durante l’anno, se no c’è il rischio di farsi male o arrivare senza energie agli appuntamenti importanti. […]
Anche quest’anno In Coppa Davis resta l’obiettivo dichiarato del titolo?
Quando siamo al completo possiamo ambire alla vittoria. Ci siamo dati qualche anno per costruire un gruppo competitivo e avendolo avuto al completo solo due volte devo dire che siamo più avanti di quanto pianificato. A fine stagione però ci sono tante incognite e non è facile per le nazionali ed i rispettivi capitani.
L’ultima volta senza Re Nole è per i principi (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Provate a pensare a un David Copperfield privato del suo più inquietante antagonista, il contorto e malvagio Uriah Heep. O al contrario, a più di venti aitanti giovani Achab che inseguono per mare il sogno di una sfida all’imprendibile capodoglio bianco, resa vana dal fatto che lui non c’è, e chissà se esiste davvero. Forse sì, anzi, esiste di sicuro. Ma non c’è. E allora, dov’è? Se la domanda ha un senso, il breve (banale?) approccio letterario evita di farci scivolare nelle pastoie di ciò che l’umanità mostra di saper fare meglio, e cioè normalizzare tutto e a tutti i costi. Il tennis, che molto di letterario addensa nella sua lunga storia, viene da tre stagioni di dolorose privazioni se è vero che a più riprese è stato spogliato dell’obiettivo più alto, la sfida al numero uno. Quali siano state le conseguenze, ora che siamo giunti agli sgoccioli dell’Era Covid, e alla vigilia degli ultimi due Masters 1000 destinati a pagare il dazio dell’assenza del più forte, lo scopriremo nel corso della stagione, se eviteremo di valutare in termini di semplice ragioneria la situazione che prenderà forma. Via un Djokovic se ne fa un altro, non è una conclusione così lungimirante, tanto più se il Djoker primario torna – come è successo agli Open d’Australia di gennaio, o alle Finals dello scorso novembre – e tutti sono costretti a reinventarsi inseguitori. La presenza o la mancanza del più forte ha in realtà una molteplice valenza: offre al gruppo che insegue motivazioni ben più alte, insegna a ognuno quali siano le strategie personali per fronteggiare le sfide più toste, esorta a crescere mostrando quale sia l’altezza dell’asticella da superare. E forse fa bene anche al Moby Dick tennista, permettendogli di risparmiare in corso d’opera quelle energie che possono tornare utili negli ultimi impegni di una stagione da sempre troppo lunga ma che le ansie da prestazione di ITF, ATP e WTA sbrodolano oltre ogni logica, al punto da ridurre della metà il mese delle ferie e della preparazione fisica. È un fatto… Novak Djokovk, nell’anno delle rinunce a Indian, Miami, Open d’Australia e US Open (2022), è tornato al successo nelle Finals di Torino dopo sei anni, mostrandosi a 35 primavere ben più fresco dei suoi accoliti ancora ventenni. […] Passando agli altri, Medvedev sempre più stempiato ma un po’ meno sciroccato dell’anno scorso, è l’unico che sia riuscito a riprendere il discorso interrotto due anni prima, dalla finale di Flushing Meadows 2021, tornando a battere Djokovic in un corpo a corpo. E successo a Dubai (semifinale), poi trasformatasi nella terza vittoria (su Rublev) di un trittico (Rotterdam contro Sinner e Doha contro Murray) che lo ripropone in questi Masters nelle vesti di possibile numero uno, l’uomo da battere. […] Indian Wells e Miami, oltre a chiudere l’Era Covid, sono chiamati anche a farsi promotori di qualche ingegnoso tramestio nella classifica, ma il discorso riguarda Carlos Alcaraz e Stefanos Tsitsipas, non altri. Il guerriero spagnolo può farcela già vincendo a Indian Wells (Djokovic ha 7120 punti, Carlitos salirebbe a 7420) ma subito dopo dovrebbe confermare la vittoria di Miami dell’anno scorso (livello di difficoltà, da uno a dieci… dodici!). E ancora più stretta appare la strada utile a Tsitsipas per garantirsi il doppio sorpasso: vittoria a Indian Wells e finale (almeno) a Miami. Livello: tredici, forse quattordici! Alcaraz viene da un problema muscolare (ha vinto a Buenos Aires, perso in finale a Rio dolorante e ha saltato Acapulco), Tsitsipas ha lamentato un guaio alla spalla (dopo aver perso da Sinner a Rotterdam), Korda è fermo dagli Australian Open, Sinner ha beccato l’influenza e Berrettini torna dopo il ritiro nei quarti di Acapulco. È un tennis da astanteria, ma non è una novità. […] La problematica inforrtuni è sempre più connessa con il tennis di questi ultimi due decenni. Matteo, come gli altri, è chiamato a ripartire senza dare troppo peso ai suoi muscoli doloranti. E speriamo bene… Avanti di un “bye”, trova un qualificato o Carballes Baena, poi Norrie, quindi Rublev e Tsitsipas. […] Sinner ha un percorso simile, un qualificato o Gasquet, poi Musetti (che viene da due stop al primo turno), quindi Rune. Fognini ha subito Shelton. Sonego se la vede con Kubler, poi Dimitrov, quindi Tiafoe, e può far bene. […] Nel torneo femminile Trevisan in rotta verso Azarenka (3′ turno), Bronzetti a contatto con Samsonova, Paolini con Kasatkina, Cocciaretto con Badosa e Giorgi con Pegula (tutte al 2° turno). E Sara Errani, appena tornata nelle top 100, s è giocata la qualificazione nella notte. Bella rappresentanza, ma possibilità di sfondare il muro, poche.