Veniva da un periodo difficile, Martina Trevisan: si presentava al Sunshine Double con dieci set persi consecutivamente, fra l’Australia e il Medio Oriente. La sofferta vittoria ottenuta ai danni di Madison Brengle, tuttavia, è un segnale finalmente positivo: una rimonta ottenuta con coraggio e determinazione, come già in passato ci ha dimostrato di saper fare.
Martina si dimostra soddisfatta di questo successo sofferto, ottenuto contro un’avversaria insidiosa: “E’ stata una bella lotta, sono contenta di esserne uscita vincente nonostante il forte vento. Lei è una giocatrice fastidiosa, non fa molti vincenti ma neanche molti errori gratuiti; a fondocampo dà noia, ti fa giocare male: non è stato semplice.”
La chiave tattica della partita secondo la fiorentina è stata giocare il più possibile sul diritto, dove la palla della Brengle è più piatta e lenta: “Sul rovescio la sua palla non è lentissima, così nel corso della partita ho provato a cambiare sul diritto, in recupero. Avevo bisogno di giocare tutti i punti, di sentire un po’ di lotta.”
Indian wells è un torneo lungo, spesso da quando si arriva a quando si scende in campo può passare più di una settimana. Come ha gestito Trevisan quel tempo a disposizione? “Alla fine sono arrivata solo domenica, ho atteso sei giorni, nei quali ho cercato e trovato delle buone sensazioni in allenamento. Poi mi ha fatto bene giocare sabato.”
Martina ha speso due parole anche sul modo in cui il suo gioco si adatta alla superficie californiana: “I campi e le palline qui mi permettono di giocare una palla più carica, rispettano le mie caratteristiche. Per me è importante rubare il tempo all’avversaria, ma sta tutto nell’atteggiamento, nel come arrivi a colpire.”
Un parere infine su Muchova, la prossima avversaria, già incontrata due settimane fa a Doha (netta sconfitta per 6-2 6-2): “Karolina serve molto bene, ha una palla molto pesante, a questo punto del torneo ogni avversario è pericoloso. Userò il precedente per preparare al meglio la partita, e cercherò con il team i suoi punti deboli.”
